Grammatica e stile: 7/10
La grammatica, in generale, va bene. Non ho trovato molti errori, e – per quanto riguarda quelli che, invece, mi sono saltati all’occhio – si tratta principalmente di problemi di punteggiatura, che dunque vanno ad incidere sul parametro “Stile”. Sfortunatamente, dal momento che in questo contest la voce in questione è accorpata a quella della “Grammatica” alla fine il voto risulta essere uno solo.
“Emma sei così bella vestita da sposa” metterei una virgola tra “Emma” e “sei”.
“ho sbagliato non dando ascolto a Tinkerbell” secondo me manca una virgola tra “sbagliato” e “non”.
“Nonostante tutto, nonostante il mio passato tu mi hai dato una possibilità” inserirei una virgola anche tra “passato” e “tu”.
“Se io avessi fatto qualcosa? Cosa sarebbe successo?” forse sarebbe meglio “Cosa sarebbe successo se io avessi fatto qualcosa?”.
“Ormai, sto bene. Tranquillo Robin” non avrei messo la virgola tra “Ormai” e “sto”, mentre l’avrei inserita senza dubbio tra “Tranquillo” e “Robin”.
“o mio caro Robin”: secondo il dizionario della lingua italiana è corretto, per cui non l’ho contato come errore, tuttavia preferirei sempre che con il vocativo venisse usato “oh”, anziché “o”, poiché quest’ultima potrebbe essere confusa con la congiunzione disgiuntiva.
Problema di tempi verbali: usi sempre il presente, tranne nella frase “volevo solo farti sapere che sarai per sempre nel mio cuore”. Forse sarebbe meglio mettere “vorrei solo farti sapere”. Inoltre, quando narri le azioni avvenute in precedenza, è scorretto usare il passato remoto. O, perlomeno, in questo caso sarebbe da prediligere il passato prossimo, al massimo l’imperfetto, ma non il passato remoto, che invece si usa per narrare eventi veramente lontani nel tempo [nei racconti che, come questo, si ambientano in un tempo narrativo presente, mi viene in mente che il passato remoto si usa ad esempio quando vengono narrate delle leggende – “Tanto tempo fa, in un regno lontano, venne alla luce un neonato meraviglioso”; perdonami, ultimamente la mia fantasia non fa scintille, però volevo mostrarti con una frase pratica cosa intendessi]. Lo schema è: racconto al presente → azioni precedenti narrate al passato remoto o, al massimo, all’imperfetto → leggende al passato remoto; racconto al passato remoto → azioni precedenti al trapassato prossimo o, al massimo, al trapassato remoto.
Grammaticalmente, non mi pare di aver rilevato altro. Passando allo stile, invece, devo ammettere che non mi ha convinta granché. Il lessico – che, a mio avviso, incide parecchio sullo stile di un autore – è piuttosto povero, tant’è che un altro dei problemi che ho ritrovato all’interno della tua storia è una buona presenza di ripetizioni [non te le segnalo perché so che, per alcuni, inserire delle ripetizioni all’interno del proprio testo è una scelta stilistica – che io, francamente, non apprezzo, altrimenti cosa sono stati inventati a fare i dizionari dei sinonimi e dei contrari?; mi rendo conto tuttavia che, per l’appunto, si tratta di una scelta stilistica personale di un autore, per cui, visto che non sono nessuno per criticare i gusti altrui, penso che non mi dilungherò oltre su questo punto] e, in taluni punti, forse quasi elementare. Non l’ho trovato per niente ricercato, cosa che, invece, apprezzo di trovare in un racconto. Inoltre, forse a causa della generale brevità dei componimenti, temo che tu non sia riuscita a far emergere del tutto il tuo stile. Per carità, ho letto flashfic in cui pathos e raffinatezza linguistica spiccano al meglio, in questo caso, tuttavia, non ho trovato nulla che mi abbia fatto fare i salti di gioia, ecco.
Caratterizzazione: 6/10
Non posso parlare di IC in generale, bensì di caratterizzazione, perché, per quanto in passato abbia seguito OUAT, non ho visto tutte le stagioni. So tuttavia che le scene che hai trattato sono tratte direttamente dalla serie, per cui, per quanto questo sia un ottimo modo per restare IC, lo trovo un po’ carente di ciò che dovrebbe essere il tuo pensiero in merito agli avvenimenti trattati.
In generale, non ho percepito la caratterizzazione dei tuoi personaggi, come se, di fatto, non ve ne fosse alcuna. Credo di avertelo già detto, in un altro mio contest, ma a mio avviso, se si vuole sviluppare una buona caratterizzazione, è necessario che i personaggi vengano letteralmente “sviscerati”. Non basta scrivere “Tizio è triste” per far sì che sul lettore abbia presa il sentimento in questione. Il senso di immedesimazione nasce nel momento in cui ci si ritrova a provare le stesse sensazioni del personaggio di un racconto senza che l’autore debba scrivere che chi vive quella vicenda è di un determinato stato d’animo. Un buon esercizio che potresti fare per imparare a descrivere al meglio le emozioni dei personaggi delle tue storie è, ad esempio, quello scrivere di ciò che provano senza citare il nome del sentimento stesso. Ti faccio un esempio: quando un personaggio è felice, anziché scrivere direttamente “x è felice”, potresti provare con qualcosa del tipo “se avesse potuto, si sarebbe messo a saltellare lungo la strada, mentre un sorriso beato si allargava sempre di più sul suo volto”. Oppure, quando devi descrivere la rabbia, puoi usare frasi come “gli sembrava di non riuscire più a distinguere il contorno degli oggetti. Doveva serrare e rilassare i palmi delle mani ad un ritmo serrato e continuo, se non voleva colpire ciò che gli capitava a tiro. Digrignò con forza i denti, mentre ogni cosa, dentro di sé, urlava”. Visto? Non ho mai detto esplicitamente le parole “felicità” o “rabbia”, tuttavia leggendo ti viene spontaneo provare qualcosa del genere, no. nel caso di Regina – che definirei “afflitta”, giacché si rimprovera di non aver dato ascolto a Tinkerbell – potresti scrivere “era come se ogni cosa, dentro di lei, si fosse infranta. Minuscole schegge di vetro, depositate sul fondo della sua anima, a ricordarle del suo fallimento. A causa del suo ego non aveva dato ascolto a quelle parole, ed ora era quella la sua punizione: di ritrovarsi lì, sola, seduta, ad ascoltare l’eco dei suoi errori”. Credo che abbia tutto un altro sapore, non trovi? Capisco che, quando si scrive storie brevi, spesso ci si trovi a dover sacrificare l’introspezione, tuttavia eliminando frasi prettamente narrative e concentrandosi perlopiù sulla descrizione dei sentimenti si dovrebbe riuscire ad ovviare a questo problema, oppure potevi sempre decidere di scrivere una one-shot, magari dividendola in tre sezioni, dove ripercorrevi ed ampliavi ciò che hai scritto in queste flashfic. [mi è venuto da paragonare i rimorsi a vetri rotti come nel titolo del contest: chiedo perdono, ma di tanto in tanto la mia mente tende a creare delle “immagini fisse” per descrivere qualcosa. Anche io ho i miei problemi, vedi?]
Comunque, di fatto, la caratterizzazione di Regina non mi è arrivata, come se il suo personaggio non fosse altro che acqua che è scivolata fin troppo in fretta via dalle mie dita. Mi dispiace un sacco, tuttavia non considero la tua come una caratterizzazione ben riuscita.
Rimpianto (o rimorso): 5/10
Rimorso – i rimorsi di Regina
Ecco… io credo di non aver capito. La richiesta di questo contest era semplice: scegliere uno o più rimpianti (o uno o più rimorsi, o un rimpianto e un rimorso, o più rimpianti e un rimorso, o più rimorsi e un rimpianto, o più rimpianti e più rimorsi… insomma, hai capito) e scrivere una storia che vertesse su di esso/i. Il punto è che desideravo leggere qualcosa di più specifico, non “i rimorsi di Regina”. Così è troppo vago, una persona potrebbe avere rimorsi anche sul non aver messo un determinato ingrediente nell’arrosto. Nella vita rimpiangiamo fin troppe cose, per cui, per così com’è stata impostata, l’indicazione è davvero fin troppo vaga. Quando mi trovo a dover valutare questi rimorsi, inoltre, mi trovo un po’ in difficoltà: fondamentalmente, anche a causa della brevità del tipo di storia da te scelto, sembra quasi che all’interno della storia vi sia una sorta di elenco dei rimpianti, senza tuttavia che questi vengano approfonditi. Mi dispiace, ma non era sufficiente inserire le parole “rimpianto” o “rimorso” ogni due per tre perché le richieste del contest fossero soddisfatte. Volevo l’introspezione, il dissidio interiore… e qui non ho trovato niente di tutto ciò. Regina si dispiace per la perdita di Robin, vero, tuttavia il suo dolore non mi tocca in alcun modo. Non mi salgono le lacrime agli occhi se penso alle sue vicende – cosa che, invece, mi è successa con i protagonisti di altre storie tra quelle presenti in gara – poiché sembra che ci si limiti a scriverlo, “rimpiango di non aver dato ascolto a Tinkerbell”. Dov’è il coinvolgimento emotivo, in queste otto parole? Mi dispiace, ma non riesco proprio a trovarlo. Un vero peccato.
Gradimento personale: 6/10
La storia non mi ha fatta impazzire. Già il fatto che, a mio avviso, siano state disattese le indicazioni del contest mi infastidisce parecchio, inoltre, sommato ad una punteggiatura lacunare e ad un’introspezione del tutto assente, non si può certo sperare che l’abbia amata.
Titolo e impaginazione: 2/5
L’impaginazione, più di tanto, si salva: classico Times New Roman, grandezza 12 e testo giustificato, per cui direi che ci siamo. O, almeno, il file che è arrivato a me era così, poi però, al momento della pubblicazione sul sito, ho notato che la formattazione era differente – e, in tutta onestà, non mi piaceva affatto, sembrava quella base che offre NVU senza che si vadano a modificare font e quant’altro. Per cui ti chiedo: hai avuto qualche problema con l’editor?
Il titolo, invece, non è affatto di mio gradimento: “Pensieri”. Non sarei riuscita ad immaginare niente di più banale, perdonami. Potrà anche essere adatto alla storia, poiché sono dei brevi componimenti che illustrano i pensieri di Regina, ciò non toglie che avrei di gran lunga preferito qualcosa di più originale.
Totale: 26/45 |