Recensione premio per il contest "Darkest fantasy": 2/4
Carissimo, ciao di nuovo!
Eccomi a proseguire con quest'appassionante e avvincente lettura, Qui si entra più nel vivo della questione.
Skaer ci spiega le sue ragioni, ci racconta delle terribili cose che stanno accadendo nella città ed Ehrenold, in piena mentalità di Kjarr, asserisce che Karaali si è cercata il suo destino, perché si è concentrata più sui commerci che sul costruire un esercito degno di questo nome. Una visione schietta e dura, cinica, che può essere condivisa o meno, ma che per quelli di Kjarr è naturale verità: i deboli devono soccombere, e pertanto non è necessario né sensato provare pietà per loro.
Tutto il capitolo è, dunque, una diatriba tra il rigore militare di Kjarr e il sentimentalismo di Rowden: quest'ultimo preme sulla necessità di agire subito, perché non si possono lasciare gli abitanti di Karaali al loro destino. Certamente lo fa per via di un interesse nei confronti di Skaer, ma già qui si dimostra umano e sensibile, com'è stato ne "Il Lupo di Hudach": Rowden mitiga quella che è la rigidità di Kjarr e di lui mi è sempre piaciuto moltissimo quest'aspetto, ovvero che, nonostante sia fedelissimo alla sua patria, nonostante sia un buon soldato, egli ha in sé stemperati e smorzati quelli che sono i cardini della mentalità di Kjarr: li rispetta, li segue, ma in lui ci sono tanta umanità e comprensione. E credo che, unitamente alla mente calcolatrice e rigorosa di Ehrenold, sia un grande valore aggiunto per quest'immensa compagine guerriera, e ciò che lo rende, a suo modo, un grande uomo e un grande combattente.
Ho ben compreso le ragioni di Ehrenold circa la sua titubanza a portare aiuto a Karaali: oltre a uno sprezzo di fondo per una città di deboli, vi è invero un ragionamento molto accurato. Kjarr non è in pericolo e non si può lasciare sguarnito un avamposto di frontiera per portare aiuto a una città basandosi solo sulle notizie riportate da un ragazzino spaventato e per nulla avvezzo alla guerra. Per quanto la sua analisi possa risultare sgradita, non si può fare a meno di definirla oculata e giusta: non ha senso mandare al massacro dei soldati per una questione che nemmeno li riguarda. Non nell'attuale stato delle cose, quantomeno. Trovo che Ehrenold abbia agito nel giusto e abbia fatto un ragionamento molto assennato: di nuovo, si è dimostrato un comandante arguto e capace, in grado di analizzare bene le situazioni e di scegliere con saggezza.
Dall'altra parte, poi, abbiamo un Rowden reso debole dall'amore e accecato da esso, che forse in un certo senso si rende conto di star agendo in maniera avventata e sfrontata, ma non può farne a meno, Nega a Ehrenold il suo coinvolgimento emotivo nei confronti di Skaer, anche se è evidente che ci sia. Avevo sospettato che Rowden avrebbe fatto qualcosa per aiutare il ragazzo nella sua causa, ma mai mi sarei immaginata che sarebbe arrivato a uccidere due Orchi Cinerei, mentendo su dove e come li abbia trovati. Ha davvero rischiato moltissimo, compiendo un'azione di tal genere, date la rigidità e la severità che contraddistinguono regole e punizioni di Kjarr. Rowden conosce bene il regolamento, e lo sfrutta a suo vantaggio lui vuole aiutare Skaer, che ricambia i suoi sentimenti, vuole portare aiuto alla sua città, e obbliga l'esercito di Kjarr a muovere guerra agli Orchi Cinerei. Reputo che abbia fatto un'azione alquanto sconsiderata, ma che non si può giudicare male del tutto, poiché le ragioni che ci sono dietro sono pure, e poi stiamo parlando di un capitano alle prime armi, che ancora deve farsi la sua gavetta, come sottolineano anche i veterani.
Mi è paiciuta molto la parte della preparazione alla spedizione, poiché ci dimostri ancora unna volta come Kjarr sia una macchina da guerra bel oliata e congegnata e come tutto funzioni alla perfezione e all'unisono. Di nuovo, Ehrenold si dimostra un ottimo comandante, gestendo tutto alla perfezione e con arguzia, e lasciando spazio alla saggezza quando chiede consigli al maresciallo: riconosce i suoi limiti e non si lascia affliggere o indebolire da essi.
Ho amato la parte finale, quella del confronto tra Rowden e Ehrenold. Di nuovo, lasci emergere tra le righe il rapporto che si è andato formando tra i due, il legame che ha preso a unirli profondamente. Rowden si sente di dover dire la verità a Ehrenold circa gli Orchi Cinerei uccisi, una verità che il comandante già conosce. “Non devi dirmi niente, Rowden, a parte gli esiti del pattugliamento di oggi. Perché vedi, se tu avessi altre cose da dirmi, io dovrei fermare l’operazione, e dare una giustificazione a chi di dovere per la decisione presa. Dovrei dire, ad esempio, che ho fermato tutto perché determinate notizie sugli orchi che mi erano state riferite da un mio ufficiale non rispondevano a verità.” Fece una pausa. “Sai anche tu cosa succede a chi mente, vero?” In queste parole di Ehrenold credo che sia racchiuso tutto: vi è racchiusa la grande persona che quest'uomo è, sia come comandante che come uomo, e vi è racchiuso quell'affetto che ha iniziato a provare per l'altro, perché non vuole che venga punito. "Non dirmi nulla e facciamo questa spedizione come se vi fossero le basi per attuarla" gli dice Ehrenold. Credo che questa sia una grande dimostrazione d'amicizia, al di là dei doveri di soldato, al di là di Kjarr e tutto il resto.
Sono davvero curiosa di proseguire con la lettura e di vedere l'esercito di Kjarr alle prese con i temibili Orchi Cinenrei, che paiono essere problematici anche per un esercito così potente e ben organizzato.
Alla prossima :) |