Ciao, eccomi qui ❤️
IL MIO POVERO CUORE E I MIEI POVERI POLMONI.
È incredibile come in questo capitolo abbia provato un tumulto di emozioni tanto diverse tra loro, dall'angoscia per la sorte di Martin, il dolore per i pensieri di Rick a riguardo, la rabbia per il modo in cui l'intera vicenda è stata strumentalizzata nel modo sbagliato — e al giorno d'oggi le cose non sono cambiate affatto nel mondo giornalistico — e poi al rischiare di soffocare nel leggere di Randy che fa BZZZZ a ogni battuta, cioè, ho toccato picchi altissimi e per le ragioni sbagliate, MA VA BENISSIMO LO STESSO, NON MI PENTO DI NULLA.
Innanzitutto hai reso molto realistico il modo in cui è stato — e continua a essere trattato — il caso di Martin.
È estremamente attuale nonostante lo scritto porti il lettore a vivere verso la fine degli anni '80 e penso proprio che certe cose, purtroppo, non cambieranno mai: la vittima rimane tale solo per un attimo, poi sono tutti così impegnati a demonizzarla (dato che siamo in tema) che si finisce per perdere sempre il fulcro dell'intera faccenda, un fulcro che, tra l'altro, fa un male atroce, visto che i genitori di Martin non si riprenderanno mai da questo trauma, indipendentemente che il ragazzo torni a casa o meno, perché intanto continuano a convivere con l'angoscia e la paura per la sua sorte.
Poi la tristezza con la quale l'intera comunità si mostra alla fine per ciò che è: prima tutti in pensiero e pronti a dare il proprio supporto, poi l'interesse inizia a scemare, c'è sempre meno su cui discutere e allora cominciano le insinuazioni, i pettegolezzi, e ovviamente ci si mettono pure i giornalisti che, te lo giuro, darei un pugno in faccia a ognuno di loro presente sul pianeta — gli unici giornalisti che rispetto sono quelli che rischiano la vita per portare alla luce la verità e di certo quelli che lucrano sul dolore altrui e facendo insinuazioni al limite del complottismo e della mistificazione non lo meritano neanche se si mettono a piangere in aramaico antico.
Mi sono lasciata andare, SCUSA, ma era proprio questo che ti dicevo a inizio recensione, di come il mio stato d'animo sia stato una montagna russa durante tutta la lettura.
Ho trovato i pensieri di Rick riguardo la sorte di Martin molto forti.
Perché in fondo ha ragione, per quanto triste possa essere: forse è davvero meglio che Martin sia morto anziché in balìa di chissà quali atroci sofferenze.
Ma ancora di più mi ha stretto il cuore quando realizza che non ha alcuna certezza riguardo la sorte di Martin, quindi non solo potrebbe essergli capitato di tutto, ma chissà per quanto tempo ne saranno ancora tutti all'oscuro — e magari nessuno lo scoprirà mai sul serio, c'è sempre questo brutto dubbio ad aleggiare intorno a Rick e agli altri.
Randy potrà anche essere sfrontato e senza peli sulla lingua, però non ha tutti i torti a essere così.
E poi non oso pensare come reagirà (a meno che non lo sappia o intuisca già) quando scoprirà che Rick e Bryce hanno una relazione.
E a proposito di Bryce, se non erro l'auto che guida è la stessa del prologo, ovvero la stessa auto nella quale è salito Martin mesi prima e niente, mi fa male pensare che Rick non ne sappia nulla, almeno per il momento 😭
È stato proprio un bel capitolo, già non vedo l'ora di proseguire nella lettura, sono troppo curiosa di sapere cosa succederà.
Complimenti e alla prossima ❤️
M a k o |