Recensioni per
L'alba del Paese delle Nevi
di Kourin
Con questa storia hai rappresentato pienamente la personalità e l’anima di uno dei personaggi più intensi dell’universo CT. |
La tua scrittura ha qualcosa di magico. Sai coniugare prosa e poesia con delicatezza rara e per quanto il fatto che il pubblico conosca già i personaggi aiuti la comprensione, ciò non toglie nulla alla bellezza delle immagini che hai saputo creare. Complimenti. Ti ho scoperto leggendo "sogni" ma questa mi è piaciuta decisamente di più e leggerò sicuramente altro scritto da te. |
Per quanto Hikaru non sia fra i miei personaggi preferiti... questa fan me lo ha messo in una nuova luce... ho sempre apprezzato la sua determinazione ad allenarsi anche quando vi erano metri e metri di neve... servirebbe un po' anche a me... ma non lo avevo mai visto sotto con i colori del dolore e della determinazione in cui me lo hai mostrato tu... davvero vivissimo complimenti e grazie per avermi fatto rivalutare questo personaggio... alla prossima! |
Ormai non ho più parole per dirti quando questa fan mi piaccia... io non sarei mai in grado di scrivere così bene come te usando tutte le metafore e le immagini che hai usato tu... sono davvero senza fiato... |
Ahhh ora ho capito... è nella fascia che indossa sempre l'hachimari dal primo capitolo non lo avevo capito... scusa... sono proprio tonta! |
E finalmente sono qui... a lasciare le recensione che meriti essendo arrivata seconda a pari merito con Melanto nel mio contest. |
Ho trovato davvero molto interessante questa breve storia. Oltre all'originalità del soggetto e al punto di vista attraverso cui è stata narrata la vicenda, mi è piaciuta molto la scelta delle parole, il ritmo delle frasi e l'evocazione simbolica degli elementi ricorrenti: l'inverno, il caldo, il sole, il freddo... |
Sto seguendo questa storia con molto interesse. Prima di tutto trovo che l'idea di partenza sia estremamente originale e particolare e poi mi colpisce molto la scelta delle parole fin qui usate. |
Vagamente ricordo Capitan Tsubasa come una serie dove fanciulli in pantaloncini compivano assurde esibizioni con la palla, e dove i campi di calcio erano così vasti che l'occhio poteva percepire la curvatura del globo. Leggendo questa storia ho imparato due cose: una, cos'è un hachimaki (pardon, l'ho sempre chiamato bestialmente "bandana"), due, che l'autrice, qualunque cosa scriva, riesce sempre a dargli un'aria mistica, che eleva anche il più infimo degli oggetti ad una dimensione sacra. |