3. Tra Pozioni e Antiche Rune
Quella mattina, trai i
corridoi che portavano alla Sala Grande e nella stanza stessa, aleggiava
silenzioso e palpabile il tormento, ben visibile sui volti di alcuni studenti,
di quella che sarebbe stata l’ennesima doppia lezioni di Difesa Contro Le Arti
Oscure avente come partecipanti due schieramenti decisamente e storicamente
opposti: Serpeverde e Grifondoro.
Proprio a tal motivo non
mancavano malumori epici, battutacce poco carine che, nonostante fossero
solitamente all’ordine del giorno tra le due case, venivano drasticamente
accentuate, e sgarbatezze eccessive da parte di ambedue le parti.
-E guarda un po’ dove vai-
sbottò Amanda, incenerendo con un’occhiataccia una ragazzina Tassorosso la
quale, dal canto suo, la guardò ad occhi sgranati dal terrore e un cadaverico
pallore sulle gote, poco prima arrossate dal tiepido calore all’interno del
castello.
-Per Morgana, se oggi quei
dementi di Grifondoro se ne escono con le loro stronzate eroiche del cavolo
giuro che sperimento una maledizione senza perdono, così per una volta potranno
seriamente dire di aver fatto qualcosa che non sia sconfiggere un molliccio
scemo a Difesa Contro le Arti Oscure-
Sbuffò, gettandosi su una
sedia, accanto ad una Sofia più glaciale del solito, e spostandosi
rabbiosamente una ciocca di capelli scuri da davanti agli occhi con fare
stizzoso.
-Ma buongiorno anche a voi
mie belle fanciulle, vedo che siete più gioviali del solito oggi- ironizzò
Jasper, l’unico che sembrava non aver perso il buon umore nonostante le
previsioni poco rosee che si prospettavano di lì a poco.
-Sta zitto, Jazz, e
preoccupati piuttosto di Andrew Baston, gira voce che voglia rifarti i
connotati dopo che gli hai lanciato quello schiantesimo alle spalle la volta
scorsa- asserì Sofia, versandosi una tazza di caffè senza degnare di un
occhiata nessuno in particolare.
-A quanto pare quel
pezzente desidera che gli faccia il culo anche questa volta, poco male, è
sempre un piacere umiliare la “progenie immacolata”-
-Ben detto amico, e credo
proprio che io mi prenderò lo Weasley nel caso di simulazioni, mi deve una
camicia in seta con quell’incantesimo da quattro soldi che mi ha incendiato i
polsini- si aggiunse Scorpius, allungandosi per afferrare una brioche ancora
calda.
-Mi sembri una donna, con
la tua maniacale mania dei vestiti sempre in ordine e perfetti-
-Parla per te Sofi, che se
non hai tutte le pieghe della gonna esattamente della stessa misura dai in
escandescenza-
-Bella battuta, ma ti conviene cambiare repertorio
sai? E’ vecchia oramai mio bel biondo- sorrise lievemente in direzione
dell’amico e sorseggiò distrattamente la bevanda nera e fumante, mentre il suo
sguardo si perdeva oltre i finestroni dai quali una moltitudine di gufi
svolazzavano liberi, chi carichi chi meno, per adempiere al loro dovere. Si
ritrovò a pensare che era da tanto che non riceveva più una lettera da casa,
poco più di un mese calcolò approssimativamente , il che non era propriamente
strano visti i rapporti freddi e carenti di affetto che la legavano alla
famiglia, quantomeno preoccupante o rilevante, ma comunque un periodo lungo per
i suoi standard, così decise che avrebbe scritto quel pomeriggio stesso, almeno
per sapere come stavano i suoi genitori e se c’erano novità degne di nota, una
cosa sbrigativa e piatta come ogni sua altra lettera, uno scritto privo di
emozioni e particolare interesse, più un dovere, una formalità abitudinaria e
dovuta che si ripeteva di volta in volta.
-Ehi, mi hai sentita?-
Amanda le rifilò una
dolorosa gomitata tra le costole richiamando la sua attenzione al presente con
uno sbuffo seccato.
-Scusa…dicevi?-
-Dicevo, mia cara ragazza
dalla testa fra le nuvole, che questo pomeriggio ho un appuntamento con
Mathias, quello del settimo anno della nostra casa con cui parlavo l’altro
giorno, e così mi chiedevo se potevi farmi un piccolo favore…-
La bionda la guardò
sospettosa, assottigliando lo sguardo con circospezione di fronte alla sua
espressione improvvisamente zuccherosa e remissiva, ben lungi dall’entrare
nella lista dei suoi abitudinari comportamenti.
-Sarebbe?- domandò
inquisitoria, prevedendo, con doti che avrebbero fatto impallidire
-Vedi…ho un compito per
domani di Antiche Rune, e proprio non ce la faccio a farlo oggi, altrimenti non
riesco a prepararmi per il test di Pozioni…si si so già cosa stai pensando, che
dovevo mettermi avanti e non ridurmi all’ultimo come mio solito, ma Mathias me
l’ha chiesto solo ieri sera e io non so come fare…me lo potresti fare tu? Ti
sarò eterna debitrice, lo giuro sul mio più costoso paio di scarpe!- asserì
annuendo convinta e facendo sorridere Jazz e Scorpius, che avevano assistito alla
sua richiesta con divertito interesse, sorseggiando i loro caffè e guardandola
come spettatori di un film.
-Sofi, se lo giura sul suo
paio di scarpe più costose allora deve proprio essere una cosa seria…-
ridacchio il biondo, guadagnandosi un’occhiataccia dalla diretta interessata.
-Sta’ zitto, serpe!- lo rimbecco schietta.
-Senti da che pulpito…-
La ragazza gli fece una
linguaccia birichina e tornò a rivolgersi alla sua amica, aspettando un
qualsiasi segno di accettazione o, caso che non voleva nemmeno considerare
vista la sua attuale disperazione a tal proposito, rifiuto.
-Ho una domanda: hai
considerato bene il piccolo e futile dettaglio che io non ho mai fatto Antiche
Rune in vita mia?- domandò sinceramente colpita Sofia, guardandola come se si
aspettasse che la sua improvvisa rivelazione potesse cambiare le carte in
tavola. Povera, sciocca speranza…
-Ma per chi mi hai
preso?!- ribatté indignata –So benissimo che non hai mai studiato questa
materia, ma non è un compito così difficile, puoi farcela benissimo ne sono
sicura. Ti do tutto l’occorrente dopo pranzo, vedrai, non ci metterai più di
una mezz’oretta. E poi potrai chiedermi qualunque cosa in cambio, promesso-
concluse con un ampio sorrisone
esponenzialmente e falsamente esagerato, tanto quanto quello di Gazza la
volta in cui era stato costretto a travestirsi per Halloween assieme a tutto il
corpo insegnanti, per poi sfilare davanti a studenti piegati in due dal gran
ridere tanto la scena era impareggiabilmente comica.
-Attenta, strega, perché
io prendo tutto alla lettera- l’avvertì Sofia con tono volutamente minaccioso e
sguardo brillante di divertimento, facendo sottintendere, con sommo piacere
della mora, che aveva accettato.
-Correrò il rischio
bionda- la guardò con sfida e afferrò un pasticcino alla crema, addentandolo
con un sorriso vittorioso sul viso
-Ragazze, questo
pomeriggio dovete assolutamente venire a vedere l’allenamento al campo da
Quidditch. Sono nella mia forma più smagliante oggi, me lo sento, in più nella
prenotazione del campo è successo un mezzo casino la settimana scorsa, quindi
ci toccherà dividerlo con quegli incapaci dei Corvonero. Poco male, li
stracceremo- Jazz fece un gesto sbrigativo con la mano, dando la possibilità a
tutta la tavolata Serpeverde di comprendere quanto a lui fosse ignoto e
nebuloso il concetto di modestia e sorridendo arrogante al suono delle sue
stesse parole.
-Io passo, le tue grandi
doti di Cacciatore le vedrò un’altra volta, anche se dubito si possa aggiungere
altro alle tue già molteplici acrobazie aeree boriose e artistiche-
-Bada a come parli,
zuccherino, nessuno ha mai contestato le mie doti ineguagliabili- la ammonì con
cipiglio fintamente severo, puntandole un dito contro e facendola così
ghignare.
-Immagino-
-E tu? Almeno tu verrai ad
ammirarmi, o dovrò sentirmi un genio incompreso del Quidditch anche questa
sera?- chiese con voce teatralmente sconsolata ad una Sofia palesemente
esasperata.
-Temo che la tua seconda
ipotesi sia quella esatta, soprattutto visti i compiti supplementari che mi
sono inaspettatamente capitati- gettò un’occhiataccia esplicita ad Amanda, che
sorrise a mo’ di scuse –E poi, perché dici “anche”? Non sei tu quello che si
vanta continuamente di essere considerato tra i più grandi giocatori di tutti i
tempi?- lo schernì con una punta bonariamente malefica nello sguardo brillante.
-Bellezze, vedete di darci
un taglio con tutta questa acida ironia, perché il fatto di essere donne non
parerà i vostri graziosi culetti ancora a lungo di questo passo- decretò
lapidario, guardando male le due ragazze e facendo scoppiare a ridere tutti i
presenti.
Finirono di mangiare così,
tra risate e frecciatine, battutine e prese in giro, dimentichi del malumore
che si era steso sopra di loro come un velo spesso e invalicabile, alla venuta
della consapevolezza di che giorno infelice fosse quello. Infine, sazi e un
pelino in ritardo, si incamminarono verso l’aula di Difesa Contro Le Arti
Oscure con passo lento e strascicato, segno tangibile della loro poca allegria
per quella mattinata, attirando di tanto in tanto l’attenzione di ragazzi e
ragazze, più o meno grandi, che li guardavano chi con ammirazione, chi con
adorazione, chi con disgusto e chi con invidia, non ricevendo dai quattro altro
che sprazzi di occhiate annoiate e indifferenti, superiori e dannatamente
altezzose.
-Che palle, preferirei
ingerire le più schifose tra le Gelatine Tutti i Gusti + 1 piuttosto che
sorbirmi una lezione con quell’incapace della Crouck e quei deficienti osannati
dei Grifondoro…- borbottò Scorpius, mettendo le mani in tasca e sbuffando,
palesemente scocciato.
-Puoi ben dirlo, anche se
un lato positivo c’è: posso fare il culo a Baston per la terza volta- Jasper
sorrise monello, facendo scuotere la testa alle due ragazze.
-Ed io a Potter, ho
intenzione di fargli rimangiare tutte quelle stronzate che ha sparato l’altro
giorno-
-In effetti amico, ci
siete andati giù pesante con le parole-
-E se
-Parli bene tu. Sbaglio o
hai un conto in sospeso con la piccola Potter?- il biondo la guardò sorridendo
sornione, per nulla intimorito dall’aria burrascosa che aveva attraversato il
volto della giovane.
-E tu come lo sai?- chiese
stupita, sgranando appena i limpidi occhi celesti e inarcando le delicate
sopracciglia dorate.
-Dovresti sapere bene
quanto le voci circolino con facilità tra queste mura…Si dice che hai tolo un
bel po’ di punti a lei ed alle sue amichette, e che solo l’intervento di quel
Caposcuola abbia impedito un duello-
-Oh per carità, adesso ci
si mettono pure i Corvonero a fare gli eroi della situazione? Ridicolo…per di
più avevo benissimo la situazione sotto controllo: l’avrei solamente disarmata,
sai che non amo particolarmente i duelli-
-Come ti pare, ma non
venire a farmi la predica quando sappiamo entrambi che sei attaccabrighe almeno
quanto me Sofi- Scorpius la guardò divertito, facendola sbuffare ed alzare gli
occhi al cielo, mentre si portava distrattamente una ciocca di capelli setosi
dietro l’orecchio.
Poco più a avanti a loro
si parò un siparietto di teste che variavano dal moro al rosso: impossibile non
individuare i marchi di fabbrica che vi erano dietro. Sofia e gli altri furono
costretti a fermarsi, attirando lo sguardo dei passanti che, incuriositi da
quello che si preannunciava l’ennesimo scontro, si fermarono attorno.
-Bene bene, chi non muore
si rivede, eh Potter? Come va la testa? Ho saputo che ti sei fatto un bel
bernoccolo cadendo come un moccioso dalla scopa l’altro giorno, ma d’altronde
che ci si poteva aspettare da un giocatore imbranato come te?- Scorpius ghignò
maligno e fissò l’avversario di sempre negli occhi smeraldini, così simili a
quelli del famigerato padre salvatore del Mondo Magico.
-Taci Malfoy!- sputò
quello, avvicinandosi bellicoso al ragazzo e spostando la mano sul cinturino
della bacchetta, pronto a cacciarla fuori alla prima occasione, dando mostra,
come sempre, della sua innata impulsività, tipica Grifondoro, tipica Potter, e
tipica di quel nonno che non aveva mai conosciuto ma dal quale, a detta di
tutti e soprattutto del padre, che non occhi velati di dolce tristezza glielo
rammentava talvolta, aveva ereditato più caratteristiche di quanto pensasse.
-Vedo che la botta in
testa ti ha leso gli ultimi neuroni semi-funzionanti che ti rimanevano, adesso
non trovi più nemmeno un briciolo di fantasia per formulare una delle tue
solite battute infantili degne di un primino effemminato, Potter-
-Invece tutto quello
sciampo schiarente che usi per risultare così ossigenato sembra ti restringa la
gamma di provocazioni che il tuo cervello da figlio di furetto può formulare,
Malfoy. Sai, dovresti andarci più piano con i prodotti chimici, sei belloccio
ma se continui così finirai per rovinarti- sputò la bionda mezza Veela,
procedendo di un passo e attirando parecchi sguardi. Non sia mai che Dominique
Weasley passasse inosservata.
Jasper scoppiò a ridere.
-Sai Weasley, se non
appartenessi a quegli sfigati che ti ritrovi per familiari, probabilmente ci
farei un pensierino su di te- asserì con malizia, facendole l’occhiolino e
confermando la sua personalità che ormai tutti avevano imparato a definire
giocosa e smaliziata.
-Non verrei con te neanche
fossi l’ultimo uomo sulla faccia della terra, Zabini- ribatté quella
schizzinosa, arricciando il naso in una smorfia altamente schifata.
-Spari balle dolcezza,
considerando la moltitudine di ormoni da quindicenne che hai in circolo e che
ti rendono tanto ninfomane, penso che la tua fame di sesso te lo farebbe
accettare senza pensarci due volte- asserì disgustata Amanda, incenerendola con
lo sguardo dal fianco di Sofia, la quale dal canto suo rimaneva impassibile a
quello scambio di battute, gelando con lo sguardo tutta la famiglia
Potter-Weasley.
-Parli bene tu, Pucey, che
tra te e la tua amica regina-dei-ghiacci non so scegliere quale sia la più
puttana- la giovane mezza-Veela palesò il suo disprezzo con quell’espressione
colorita, seguita da una smorfia carica di ribrezzo che riversò alle dirette
interessate.
A quell’esclamazione
davvero poco fine Zabini diventò improvvisamente serio, frapponendosi tra le
amiche e la bionda, e rivelando così quanto invece sapesse essere minaccioso e serpe quando voleva, quando qualcuno
osava toccare le persone a cui teneva.
-Ehi bellezza, frena un
po’ la lingua e usala per qualcosa che sappiamo tutti quanto ti riesca meglio-
-Stai attento a come ti
rivolgi a mia cugina, lurida serpe!- sbottò James, spalleggiato da Albus Potter
e Fred Weasley.
-Ohi ohi, qui l’allegra
famigliola comincia a scaldarsi un pochino, non trovate?- sfotté Scorpius,
ghignando per quella schiera imparentata che gli si parava davanti in maniera,
ai suoi occhi, dannatamente ridicola e patetica.
-Ehi bionda! Io e te
avevamo un conto in sospeso o sbaglio?- Lily Potter fece capolino da dietro le
spalle dei fratelli, guardando in cagnesco Sofia e facendola sorridere, per la
prima volta da quando quel teatrino era stato messo in scena, senza reale
divertimento.
-Ma guarda, la piccola
Potter ha voglia di farsi dare un corso accelerato su come farsi battere ad un
duello prima ancora di tirare fuori la bacchetta- piegò un angolo delle labbra
rosee all’insù e la fissò con sguardo altezzoso –Dimmi, ti è poi servito il
Filtro d’amore, ragazzina?- la burlò, ben sapendo come i suoi apprensivi e
gelosi parenti avrebbero reagito.
A quelle parole, infatti,
la giovane Potter arrossì vistosamente sotto gli sguardi scioccati dei
fratelli, in particolare di James, che la guardò allibito, dimentico
improvvisamente dei Serpeverde di fronte a loro.
-Era un Filtro d’Amore
quello che stavate preparando?! Perché?! Per chi era?! Dimmelo subito Lily!-
urlò tra lo sconvolto e l’arrabbiato
Sofia alzò gli occhi al
cielo, vedendo realizzarsi esattamente la stessa scena pietosa che si era
immaginata pochi istanti prima, mentre Scorpius sbuffò ironico.
-Che peccato, e io che
pensavo potessimo iniziare Difesa Contro le Arti Oscure già da adesso. A quanto
pare i doveri di fratellone apprensivo ti chiamano, Potter. Attento solo a non
farti venire le rughe prima del previsto, con tutta quest’ansia paternale…- e
così dicendo lo sorpassò, seguito dagli altri, mentre il bisticcio familiare
continuava alle loro spalle.
Come previsto, le prime
due ore di lezione furono letteralmente campo di battaglia per l’antica faida
tra le due Case, che non risparmiarono colpi di ogni genere per infierire sul
nemico, agendo, il più delle volte, contro il volere di un’esasperata
professoressa la cui pazienza aveva sorpassato i generosi limiti prefissati già
entro il primo quarto d’ora.
Con suo inconsapevole ed
immenso piacere Scorpius era stato assegnato alla rossa Weasley, la quale aveva
dovuto subire le sue inibite frecciatine tra vampate improvvise di calore che
avevano coinvolto, con suo sommo imbarazzo, persino le orecchie, delineando
chiaramente le sue origini di provenienza, e Schiantesimi stranamente non
troppo perfetti e quasi del tutto stranamente evitabili per
Tanta fortuna non si
poteva dire fosse capitata ad Amanda, almeno secondo i diversi punti di vista,
la quale si era dovuta rimboccare le maniche per dare una bella lezione alla
mezza-Veela per ironia del destino finita proprio assieme a lei. Chi aveva
avuto la possibilità di assistere al loro duello aveva potuto affermare, alla
fine, quanto gli scontri magici avevano eguagliato quelli verbali, dai
coloriti, a loro dire, parecchio accesi. Nulla di cui stupirsi effettivamente,
date le due signorine prese in esame.
Jasper, con suo sommo
disappunto, era capitato assieme ad un ragazzo parecchio imbranato che sapeva
decisamente cavarsela meglio coi libri che con le bacchette. Non gli era
servito né un incantesimo di protezione, data la scarsa mira del poveretto, né
uno di disarmo, poiché dopo pochi minuti la bacchetta gli era misteriosamente
scivolata di mano mentre la brandiva in aria, causando una risata compulsiva e
infinita al Serpeverde, che si era dovuto accasciare al suolo con le lacrime
agli occhi dopo una serie di prese in giro capaci di ridurre il malcapitato
Grifondoro ad un mucchietto di brace fumante ed imbarazzata.
Per finire Sofia era
capitata assieme al famigerato Fred Weasley, burlone per professione e
malandrino fino al midollo, il quale, a forza di battutine sciocche ed ironiche
e innumerevoli Schiantesimi e incantesimi vari, aveva fatto pericolosamente
saltare i nervi alla bella Serpeverde. Poco le importò dei dettami di quella
megera della professoressa Crouck, dopo dieci minuti di esasperanti scontri
verbali, la giovane Serpeverde incominciò a fare sul serio, lanciando una serie
di incantesimi tanto vari ed ingarbugliati da mettere in seria difficoltà il
ragazzo, a quel punto meno restio alle battute e più concentrato nel salvarsi
la pelle.
Alla fine delle due ore,
intervallate da spiegazioni e correzioni puntigliose, i ragazzi ne uscirono
sfiniti e lividi peggio che in uno scontro delle epiche Guerre Magiche.
-Ho le spalle che se
potessero urlerebbero da sole…- si lamentò Amanda, massaggiandosi la parte
indolenzita con una smorfia di stanchezza dipinta sul volto e il passo
strascicato di chi preferirebbe fosse sera, piuttosto che le dieci e mezza di
mattina.
-Io sono seriamente
tentata di tornarmene a letto, quell’idiota di uno Weasley non la smetteva di dare
aria alla bocca sporca che si ritrova-
sbuffò Sofia, affiancandosi all’amica con la stessa lentezza teatrale, mentre
si trascinavano pigramente verso i sotterranei, dove Lumacorno li attendeva per
un’ora di Pozioni.
Quando varcarono la soglia
della tetra aula, come al solito in molti si voltarono nella loro direzione,
bisbigliando col vicino o semplicemente gettando loro un’occhiata distratta.
Tra i pochi banchi già
occupati risaltavano i colori blu e argento, così in maggioranza rispetto ai
Serpeverde da far ricordare a Sofia che quell’ora era condivisa coi Corvonero.
Nell’esatto istante in cui se ne accorse, i suoi gelidi occhi azzurri analizzarono
la stanza in automatico, in cerca, sotto volere proprio, di quel colore ambrato
che sembrava non esserci. Proprio quando si stava accomodando accanto ad
Amanda, lo vide entrare assieme ai suoi amici.
Non voleva guardarlo, non
voleva davvero, ma la testa le si voltò senza che potesse farci nulla, facendo
così incatenare il suo sguardo a quello del moro.
Erano due opposti.
Freddo e caldo.
Ghiaccio e fuoco.
Purezza e nullità.
Di fronte all’espressione
gelida della ragazza, il giovane, diversamente da ciò che molti altri avrebbero
fatto, sorrise, inclinando la testa in un piccolo cenno di saluto che fu
palesemente snobbato, poiché lei si voltò di scatto dalla parte opposta,
concentrandosi su Amy che discorreva futilmente assieme a Scorp e Jazz.
Mentre li ascoltava,
girata con le spalle verso la cattedra per poter vedere anche i due ragazzi,
seduti nella fila dietro la sua, con la coda dell’occhio notò l’immagine di
Logan, più un’ombra ai bordi del suo campo visivo che altro, andarsi a sedere
nella colonna di banchi a destra della sua, una fila dietro a quella che
corrispondeva a Scorpius.
In quella posizione,
volendo, si riuscivano a vedere benissimo. Volendo però…
Scosse la testa,
infastidita da tutta quella sua improvvisa attenzione verso un essere
insignificante e per di più insolente come lui, vista la sua insistenza nel
salutarla e nell’intromettersi in fatti che non lo riguardavano, come ad
esempio il piccolo scontro della sera prima, e si voltò verso la cattedra,
incrociando le bracci al petto ed aspettando l’arrivo del professore con lo
sguardo fisso sulla sedia scura e un po’ consunta dietro la cattedra.
Alcune ragazze più in là
sorrisero, indicandola, notando forse la sua aria scocciata e lo sguardo del
Corvonero che a tratti si fissava sulla sua schiena e che lei, voltata, non
poteva certo notare.
Sofia, sentendole, voltò
la testa nella loro direzione, ghiacciandole sul posto e facendo loro girare le
teste all’unisono, con uno schiarimento di voce collettivo che le fece inarcare
un sopracciglio perfettamente curato con un sospiro di esasperazione mista a
pura scocciatura.
Prima che potesse dire o
fare qualcosa, comunque, il professore Lumacorno entrò in aula, facendo
drizzare tutti in un unico, rumoroso movimento fluido accompagnato dallo
strusciare delle sedie sul pavimento in pietra levigata.
-Oh sedetevi, sedetevi mie
cari ragazzi, e perdonatemi il ritardo, ma dovevo assolutamente procurarmi
questi ingredienti per la pozione che prepareremo oggi- e così dicendo posò
sulla cattedra alcune boccette dal contenuto dubbio in modo che tutti potessero
osservarle.
-Prendete i vostri
calderoni e disponetevi a coppie, mentre io scrivo gli ingredienti della
pozione-
Sofia posizionò il
calderone tra lei ed Amy, intenta nel frattempo a ricopiare ciò che Lumacorno
stava scribacchiando sulla lavagna impolverata dal gesso.
- 3
cucchiai e ½ di Sciroppo di Elleboro
-
3
cucchiai e ½ di Sangue di Salamandra
- una
spruzzata di Mandragola in polvere
- 3 zanne di Serpente
-
una
spruzzata di Asfodelo in polvere
- 1
cucchiaio di Infuso di Artemisia
- tre
giri in senso orario, due in senso antiorario, uno in senso orario, tre in
senso antiorario
-Veritaserum?- domandò a
nessuno in particolare Amanda, fissando con stupore la lavagna.
-Se ti stai chiedendo come
fare a raccoglierne un po’ e nasconderlo in borsa, sappi che posso coprirti-
sorrise Sofia, ben conscia di quanto quelle pozioni vagamente proibite
attirassero l’amica come dolce miele per gli orsi.
-Oh grazie del pensiero
gentile, ma ti ricordo che il Ministero della Magia tiene sotto controllo il
suo uso, non voglio beghe-
-E da quando ti preoccupi
di questi dettagli futili?-
-Da quando nella gamma
delle mie priorità giornaliere è comparsa la voce: “evitare di finire ad
Azkaban”, sai com’è, ci tengo alla mia felicità-
-Che esagerata- sorrise,
poi si avviò verso l’armadietto degli ingredienti, dove ne recuperò alcuni. Si
accorse che mancavano l’Asfodelo in polvere e i fiori di Artemisia,
probabilmente era quello il contenuto delle boccette che il professore aveva
portato con sé.
Voltandosi di scatto,
diretta alla cattedra, non si accorse di una persona che avanzava nella sua
direzione, e così facendo ci finì addosso, rischiando di far cadere le boccette
che teneva precariamente in mano e di finire
col sedere a terra, se non fosse stata prontamente trattenuta per le spalle da
due mani forti e calde, le stesse del ragazzo con il quale aveva accidentalmente
collisionato .
-Scus..- alzò lo sguardo,
pronta a scusarsi per la sua sbadata fretta, ma una sfumatura ambrata ed un
sorriso appena accennato ma dannatamente dolce la gelarono sul posto.
Non è possibile! Pensò,
chiudendo di scatto la bocca ed indurendo lo sguardo.
-Scusami- sussurrò invece
Logan, non accennando a lasciare la presa sulle sue esili spalle coperte dal
maglione di cachemire verde e guardandola con gentilezza, come se non si fosse
reso conto del disprezzo che traspariva dalle iridi celesti della bionda.
Sofia si scrollò di dosso
le sue mani con un gesto così brusco che rischiò di sbattere con la schiena
contro le ante aperte dell’armadietto e gli si allontanò di un passo,
guardandolo con alterigia.
-Levati di torno,
Mezzosangue- sibilò aspra, e quasi fosse stato un comando al quale non si
poteva disobbedire, lui si spostò di lato, facendola passare. Abituata a
ricevere insulti masticati a mezza voce o dirette minacce, dopo uscite di quel
genere, le venne quasi da sgranare gli occhi a quel gesto tra l’ubbidiente ed
il galante, ma si trattenne, scoccandogli un’ultima occhiataccia prima di
superarlo e dirigersi fieramente verso la cattedra.
Mentre afferrava gli
ingredienti mancanti, ripensò a quanto quel tipo era capace di sorprenderla.
Più lei lo insultava, e più lui si comportava gentilmente nei suoi confronti.
Due erano quindi le soluzioni: o era tremendamente stupido, o tremendamente
insolente e presuntuoso, tanto da ignorare i suoi avvertimenti. Delle due,
rifletté lei, la più plausibile le sembrò l’ultima, e ciò contribuì solo a
innervosirla maggiormente.
Quello stupido, sfacciato
di un Mezzosangue, come osava starle sempre tra i piedi?!
Si accomodò nuovamente al
suo posto e quando alzò lo sguardo notò quello divertito della sua amica puntato
su di lei.
-Beh? Che c’è?-
-Oh non so, dimmelo
tu…Quel gran figo ti abbraccia e tu non hai niente da dirmi?-
Alzò gli occhi al cielo.
-Punto primo: non mi ha
abbracciata, ci siamo scontrati. Punto secondo: è un Mezzosangue, ecco cos’ho
da dirti, e per di più parecchio insolente, visto che sembra non cogliere i
miei avvertimenti. E punto terzo: non è figo-
-La prima te la abbono,
magari ho esagerato, la seconda faccio finta di non averla sentita, perché se
proprio devo fare un appunto in merito mi vien solo da dirti quanto tu sia
stata maleducata, e la terza è veramente una gran stronzata, bionda-
-Io maleducata? E’ un
Mezzosangue. Hai presente? Me.zzo.san.gue. Feccia, essere indegno, o come
meglio credi. Non so se comprendi-
-No, non comprendo, e non
voglio nemmeno provarci- sbuffò sonoramente –Sai che ti dico? Fai quel che ti
pare. Fatti scappare un ragazzo a quel modo solo perché è Mezzosangue, fatteli
scappare tutti, anzi, solo perché li ritieni indegni. Che poi in base a cosa
non l’ho capito. Comunque alt, time-out, stop, finiamola qui e facciamo questa
pozione, perché il discorso è sempre quello, e non voglio arrivare alla
conclusione di ieri-
-Sarà meglio. Tieni,
questi sono gli ingredienti- posò tutto sul tavolo, sospirò rumorosamente e
incominciò a versarli nel calderone assieme ad Amy.
Circa mezz’ora dopo, tutti
avevano in mano una fialetta con un liquido incolore al suo interno, che
andarono diligentemente a posare sulla cattedra non appena ci passavano davanti
per uscire dall’aula.
-Siamo due pozionisti
formidabili! Se non ci da una E con questa, dubito che la potrà dare mai-
asserì Jazz una volta fuori dalla porta, assestando una pacca sulla spalla di
Scorpius e ridendo in direzione delle ragazze.
Amy, ormai dimentica del
piccolo battibecco, sorrise di fronte a tutta quella poca modestia.
-Ti sbagli, la nostra sarà
da E, la vostra…più una O direi-
-Piccola impertinente!- le
scompiglio i capelli, ridendo assieme a tutti loro, senza accorgersi del
colorito acceso che avevano assunto le gote della giovane Serpeverde al suo
semplice ed innocente tocco.
-Ehi, ma chi è quel tipo?
Prima ti ho visto mentre gli parlavi- Scorpius indicò un ragazzo poco distante
da loro che, appoggiato con le spalle al muro e le mani in tasca, rideva assieme
agli amici.
Per quanto si fosse odiata
per quel pensiero, Sofia per un istante trovò bella la sua risata. Ma solo per
un istante.
-Un idiota Mezzosangue, e
non ci stavo parlando, ma litigando- lo informò con voce annoiata, distogliendo
lo sguardo e fissandolo sull’amico.
-E Caposcuola Corvonero-
aggiunse Amanda nella vana speranza di salvarlo, sbuffando poi al commento di
Scorp.
-Insignificante insomma-
Le ultime lezioni
passarono piuttosto in fretta, specialmente quella di Ruf, dove le giovani
Serpi non fecero altro che ignorare il professore, come al solito, per parlare
dei fatti loro.
Dopo pranzo, mentre
Scorpius e Jazz andarono a studiare per poi raggiungere al più presto il campo
da Quidditch, e Amanda si preparò per il suo appuntamento, Sofia si allontanò,
ritornando in camera per scrivere una breve lettera da spedire a casa.
Raggiunta la guferia una
lieve brezza, proveniente dagli ampi finestroni privi di vetro, la fece
rabbrividire. Era ottobre, ma l’aria quell’anno era particolarmente gelida,
tanto che si dovette stringere nel pesante mantello di lana per non battere i
denti.
Guardò in alto, tra le
varie travi che ospitavano la miriade di gufi delle più numerose specie, finché
non vide il suo. Era un gufo reale dal piumaggio beige, screziato di nero e
bianco, con due vispi occhi giallo-nocciola.
-Ehi, Calliope, vieni qui-
Il gufo planò con grazia,
posandosi sul suo braccio steso e allungando una zampa per farsi legare il
messaggio, mentre col becco le pizzicava affettuosamente la stoffa del mantello.
-Porta questa lettera a
casa- le sussurrò, accarezzandole piano la testa soffice mentre si avvicinava
al davanzale, poi stese il braccio oltre il parapetto e con un movimento secco
le diede la spinta per spiccare il volo.
Rimase lì, affacciata alla
torre, gurdandola volare via e scomparire tra le nubi, mentre si chiedeva come
sarebbe stata la risposta. Probabilmente una lettera tanto formale quanto lo
era stata la sua, con non più di qualche riga in cui la informavano delle
novità, se ce n’erano, che la potevano riguardare, e le auguravano di passare
delle belle giornate. Niente domande sulla sua vita, sui suoi amici, sui suoi
svaghi, niente interesse da parte loro per quella figlia che sembravano
dimenticare alle volte, solo frasi di circostanza che avrebbe preferito bruciare,
piuttosto che conservare stupidamente in un cassetto della scrivania come
invece da sempre faceva, senza sapere bene il motivo neppure lei.
Infine, stanca di quei
pensieri malinconici, voltò le spalle al cielo e, chiudendo le dita sottili sul
colletto del mantello per evitare spiacevoli brividi, scese velocemente le
scale, scalino dopo scalino, ascoltando il ticchettio dei suoi passi rimbombare
per tutta la torre con la voglia di lasciare lassù, a congelare nel vento
freddo, le sue sciocche e deboli delusioni.
Con sé aveva tutto il
necessario per fare i compiti che le avevano assegnato, più quelli della sua
pazza ed incosciente amica, così so diresse spedita verso la biblioteca.
Se non c’avesse capito
nulla, si disse, si sarebbe arrangiata, quella rubacuori che cerca di affogare
il suo amore non corrisposto in storielle che valgono meno di niente.
Quando vi entrò, notò la
maggior parte dei tavoli occupati da studenti immersi in pile e pile di libri e
pergamene, così incominciò a girovagare in cerca di un posto tranquillo e poco
affollato dove poter passare l’intero pomeriggio.
In un angolo lontano,
immerso tra gli scaffali ricolmi di vecchi e polverosi volumi, notò un piccolo
tavolo con quattro sedie, tutte vuote, e prima che qualcuno potesse acciuffarlo,
si affrettò in quella direzione, atterrando delicatamente sulla sedia e
poggiando la cartella sul ripiano di fronte a lei.
Per le prime ore studiò
Storia della Magia, fece il tema di Pozioni, di Trasfigurazioni e quello di Incantesimi,
infine, completati i suoi doveri, afferrò stancamente il testo di Antiche Rune
e cominciò a sfogliarlo, consultando sia il vocabolario sia l’elenco di termini
e spiegazione che le aveva preparato Amy.
Dopo tre dannatissimi
quarti d’ora, era ancora china su quel maledetto libro senza averci capito una
virgola di più. Voltava freneticamente le pagine, imprecando contro Amanda in
ogni maniera conosciuta, e si passava febbrilmente le mani tra i capelli, ormai
sciolti e scomposti sulle spalle curve sul tavolo, tentando di decifrare quello
che per lei poteva benissimo essere aramaico od una qualsiasi lingua aliena.
Appena l’avesse vista,
l’avrebbe uccisa, per Merlino se l’avrebbe fatto!
-Ma porca miseria, non può
essere così difficile dannazione!- sbottò esasperata, tirandosi indietro i
capelli con un gesto brusco e fissando la pagina quasi come volesse darle fuoco.
Infine sospirò
pesantemente, chiuse gli occhi e si chinò in avanti, poggiando i gomiti sul
tavolo e massaggiandosi le tempie doloranti in un gesto sconfitto, mentre il
sole ormai calante le colpiva la nuca, giocando armoniosamente coi riflessi sui
suoi capelli.
Non si accorse della
presenza di qualcun altro di fronte a lei finché questo non spostò la sedia con
un rumore secco e stridente, sedendosi con calma e appoggiandosi alla
spalliera.
Sofia alzò la testa di
scatto, spaventata da quell’improvviso rumore e colta di sorpresa per
quell’arrivo del tutto inaspettato.
-Se non hai mai fatto
Antiche Rune, dubito tu possa riuscire a tradurre quel testo in un solo
pomeriggio- sorrise Logan, guardandola con gentilezza negli occhi.
Lei lo fissò con un
espressione dapprima meravigliata, poi sconcertata ed infine…incazzata nera.
-Esattamente, Mezzosangue,
cosa non ti è chiaro del fatto che mi devi girare alla larga?-
-So che non gradisci la
mia presenza, ma ti posso assicurare che da sola non riuscirai a fare niente
più di questo, e a meno che tu non voglia passare la nottata qua, penso ti
convenga farti aiutare-
Continuava a sorridere in
quella sua maniera appena accennata ben sapendo che lei lo disprezzava, e come
se ciò non bastasse, le stava offrendo il suo aiuto. Era destabilizzante.
-Non ho bisogno del tuo
aiuto, sono benissimo in grado di cavarmela da sola, non osare mai più affermare il contrario-
-Non volevo offenderti-
Sembrava sinceramente
dispiaciuto di aver fatto quell’impressione, tanto che l’ambra nei suoi occhi
sembrò diventare oro colato mentre la sua espressione diventava colpevole.
Ma lei non s’intenerì, non
doveva né poteva.
-E allora cosa?-
-Offrirti semplicemente il
mio aiuto-
-Perché? Perché sembri
tanto desideroso di aiutarmi? Perché non ti arrabbi come tutti gli altri quando
ti offendo, e invece te ne stai lì a fissarmi aspettando chissà cosa? Si può
sapere qual è l’assurdo motivo di tanta premura nel volermi dare una mano?
Neanche ti conosco!-
Sbottò leggermente
accalorata, stufa di doversi rimangiare tutti quei quesiti e perfettamente
conscia di aver perso il suo solito contegno di fronte ad un essere che, a onor
del vero, non avrebbe neanche dovuto essere lì, a ricevere la grazia delle sue
parole, quali che esse fossero amichevoli o bellicose.
-Perché sei in difficoltà,
anche se non lo ammetterai mai. Ed è vero, non ci conosciamo, ma penso di
averti capita in questi anni, e forse è arrivato il momento di aprire gli occhi
anche a te-
-Ma che stai dicendo? Sei
davvero ridicolo, sai? Vieni qui, quando non ne hai alcun diritto, e mi parli
come se sapessi tutto di me, credendo addirittura di capirmi! E allora, caro
Mezzosangue, se davvero è così, se davvero ritieni di conoscermi, saprai anche
quanto tu non sia degno neanche di respirare l’aria che mi sfiora, perché non
vali niente, niente in confronto a me. Pensi ancora di potermi aiutare? -
Il ragazzo sospirò.
Non si inalberò, non urlò
insulti vari contro lei e quelli della sua specie né se ne andò offeso facendo
una sfuriata per le sue parole dispregiative.
Semplicemente sospirò.
-Studio Antiche Rune, tu
no. Quindi si, penso ancora di poterti aiutare-
Sofia lo guardò in
cagnesco, furibonda per la sua schietta ed arrogante sincerità, palesando il
suo disgusto in una smorfia alquanto pittoresca.
-Io invece credo di no. Quindi
ti avverto, piccolo maghetto da quattro soldi, non osare mai più rivolgerti a
me, men che meno con questo tono da saputello orgoglioso. Chiaro?-
Lui non rispose, rimase
semplicemente a fissarla, le braccia incrociate sul petto, una gamba distesa in
una posa rilassata, e quello sguardo perennemente dolce che era in grado di
farla vacillare, se non ora in futuro.
-Chiaro?- sibilò
nuovamente, chinandosi in avanti sul tavolo per risultare maggiormente
minacciosa.
Ciò che ottenne però, non
era propriamente a suo vantaggio. Da così poca distanza infatti, poté
distinguerne perfettamente il profumo: menta e fumo. Era avvolgente, attraente.
E non aveva niente di sporco.
Alla fine lo vide
sospirare e chiudere gli occhi in un gesto sconfitto, mentre piano scuoteva la
testa.
-Come vuoi, Nott- si alzò
chinando in avanti il busto, e le loro teste, in quella posizione vagamente
strana, si avvicinarono tanto da permetterle di scorgere nitidamente le
pagliuzze nocciola che macchiavano le sue iridi baciate dal sole.
E il suo profumo
l’avvolse.
Rimase così, leggermente
protratta in avanti, con gli avambracci posati sul tavolo che la sorreggevano e
lo sguardo fisso sull’ampia schiena del Corvonero che pian piano si allontanava
da lei e dalla biblioteca, fino a scomparire oltre la porta principale, nel
corridoio adombrato.
Perché? Perché quel
dannato Mezzosangue non poteva semplicemente sparire? Perché doveva sempre
rivedere quegli occhi, così caldi rispetto ai suoi? Perché aveva dovuto sentire
il suo profumo, fresco e pungente?
Perché semplicemente, in
quel maledettissimo istante, stava pensando a tutto quello?
Si passò stancamente una
mano sul volto e lentamente tornò a sedersi compostamente sulla sedia,
trascinando la lampada più vicina al testo.
Non aveva bisogno del suo
aiuto.
Non aveva bisogno
dell’aiuto di nessuno.
Non lei, Sofia Nott, che
sempre se l’era cavata con le sue forze.
Era solo uno stupido testo
di Antiche Rune, se uno sciocco Mezzosangue presuntuoso era in grado di farlo,
lei, una Purosangue, ne sarebbe stata altrettanto capace, si disse, chinando lo
sguardo stanco sul foglio e dimenticandosi di tutto ciò che la circondava.
Un’ora dopo la luce della
candela al suo fianco era ormai un debole bagliore che aveva consumato quasi
tutta la cera, facendola colare sul tavolo in chiazze imperfette proprio
accanto alla sua mano, abbandonata assieme all’altra vicino al capo posato
sulle braccia conserte. Il lieve tremolio della luce illuminava dolcemente la
curva dei suoi zigomi, gettando ombre sull’incavatura degli occhi, ora chiusi
in un sonno tranquillo, e il respiro regolare e continuo che usciva dalle sue
labbra appena dischiuse andava a cozzare ritmicamente contro la fiammella,
minacciandola inconsapevolmente.
Accanto a lei, il libro di
Antiche Rune era chiuso e i fogli di pergamena, prima candidi e intatti, ora
giacevano immobili, completamente riempiti da una scrittura elegante e fluida
scaturita dalla stessa mano che con delicatezza aveva posato il mantello, prima
abbandonato sulla sedia accanto alla sua, sulle sue spalle infreddolite.
- - - Angolo dell’autrice
- - -
Salve a tutte! Ecco qui il
terzo capitolo, in cui la figura di Logan si fa sempre meno sfocata e più
concreta.
Mi è dispiaciuto non
vedere commenti, o quasi, negli scorsi capitoli…Spero che con questo vada
meglio, perché mi serve davvero sapere se la storia piace o meno, anche per
regolarmi sul continuarla e come…
Ci vediamo al prossimo
capitolo, un bacio,
Calypso
PS. Questa è Calliope =3