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Autore: Deademia    26/03/2012    2 recensioni
Sofia Nott, Serpeverde per vocazione e Purosangue di nascita, è la ragazza dagli occhi di ghiaccio che niente e nessuno, apparentemente, può scalfire. Non c'è amore dietro i suoi gesti altezzosi, né affetto nei suoi sguardi arroganti. I suoi "credo" risalgono agli antichi e nobili mantra della sua famiglia e ciò a cui si affida la porta a disprezzare chiunque non sia alla sua levatura.
Eppure tutta questa freddezza, tutta questa maniacale perfezione, nasconde il segreto di una maschera che ben pochi amici hanno avuto il permesso di calare, e che ancor meno estranei hanno avuto la capacità di intuire. Tra questi c'è lui, Logan Carter, Corvonero dagli occhi caldi e le maniere dolci, che nulla ha a che fare con l'algida figura della ragazza, così inaccessibile, così inavvicinabile per un Mezzosangue come lui.
Possono due punti così distanti, due universi così opposti, congiungersi in un connubio di rara armonia? Possono due persone tanto diverse scoprirsi e capirsi, mandando allo sbaraglio quel mondo di ingiusti pregiudizi e sciocchi doveri nel quale vivono?
Questa è un po' una favola celata dietro incomprensioni inevitabili e ostacoli insormontabili, basata sulla scoperta di un sentimento più antico di tutte quelle arcaiche tradizioni: l'amore.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio, Serpeverde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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3. Tra Pozioni e Antiche Rune

 

Quella mattina, trai i corridoi che portavano alla Sala Grande e nella stanza stessa, aleggiava silenzioso e palpabile il tormento, ben visibile sui volti di alcuni studenti, di quella che sarebbe stata l’ennesima doppia lezioni di Difesa Contro Le Arti Oscure avente come partecipanti due schieramenti decisamente e storicamente opposti: Serpeverde e Grifondoro.

Proprio a tal motivo non mancavano malumori epici, battutacce poco carine che, nonostante fossero solitamente all’ordine del giorno tra le due case, venivano drasticamente accentuate, e sgarbatezze eccessive da parte di ambedue le parti.

-E guarda un po’ dove vai- sbottò Amanda, incenerendo con un’occhiataccia una ragazzina Tassorosso la quale, dal canto suo, la guardò ad occhi sgranati dal terrore e un cadaverico pallore sulle gote, poco prima arrossate dal tiepido calore all’interno del castello.

-Per Morgana, se oggi quei dementi di Grifondoro se ne escono con le loro stronzate eroiche del cavolo giuro che sperimento una maledizione senza perdono, così per una volta potranno seriamente dire di aver fatto qualcosa che non sia sconfiggere un molliccio scemo a Difesa Contro le Arti Oscure-

Sbuffò, gettandosi su una sedia, accanto ad una Sofia più glaciale del solito, e spostandosi rabbiosamente una ciocca di capelli scuri da davanti agli occhi con fare stizzoso.

-Ma buongiorno anche a voi mie belle fanciulle, vedo che siete più gioviali del solito oggi- ironizzò Jasper, l’unico che sembrava non aver perso il buon umore nonostante le previsioni poco rosee che si prospettavano di lì a poco.

-Sta zitto, Jazz, e preoccupati piuttosto di Andrew Baston, gira voce che voglia rifarti i connotati dopo che gli hai lanciato quello schiantesimo alle spalle la volta scorsa- asserì Sofia, versandosi una tazza di caffè senza degnare di un occhiata nessuno in particolare.

-A quanto pare quel pezzente desidera che gli faccia il culo anche questa volta, poco male, è sempre un piacere umiliare la “progenie immacolata”-

-Ben detto amico, e credo proprio che io mi prenderò lo Weasley nel caso di simulazioni, mi deve una camicia in seta con quell’incantesimo da quattro soldi che mi ha incendiato i polsini- si aggiunse Scorpius, allungandosi per afferrare una brioche ancora calda.

-Mi sembri una donna, con la tua maniacale mania dei vestiti sempre in ordine e perfetti-

-Parla per te Sofi, che se non hai tutte le pieghe della gonna esattamente della stessa misura dai in escandescenza-

-Bella  battuta, ma ti conviene cambiare repertorio sai? E’ vecchia oramai mio bel biondo- sorrise lievemente in direzione dell’amico e sorseggiò distrattamente la bevanda nera e fumante, mentre il suo sguardo si perdeva oltre i finestroni dai quali una moltitudine di gufi svolazzavano liberi, chi carichi chi meno, per adempiere al loro dovere. Si ritrovò a pensare che era da tanto che non riceveva più una lettera da casa, poco più di un mese calcolò approssimativamente , il che non era propriamente strano visti i rapporti freddi e carenti di affetto che la legavano alla famiglia, quantomeno preoccupante o rilevante, ma comunque un periodo lungo per i suoi standard, così decise che avrebbe scritto quel pomeriggio stesso, almeno per sapere come stavano i suoi genitori e se c’erano novità degne di nota, una cosa sbrigativa e piatta come ogni sua altra lettera, uno scritto privo di emozioni e particolare interesse, più un dovere, una formalità abitudinaria e dovuta che si ripeteva di volta in volta.

-Ehi, mi hai sentita?-

Amanda le rifilò una dolorosa gomitata tra le costole richiamando la sua attenzione al presente con uno sbuffo seccato.

-Scusa…dicevi?-

-Dicevo, mia cara ragazza dalla testa fra le nuvole, che questo pomeriggio ho un appuntamento con Mathias, quello del settimo anno della nostra casa con cui parlavo l’altro giorno, e così mi chiedevo se potevi farmi un piccolo favore…-

La bionda la guardò sospettosa, assottigliando lo sguardo con circospezione di fronte alla sua espressione improvvisamente zuccherosa e remissiva, ben lungi dall’entrare nella lista dei suoi abitudinari comportamenti.

-Sarebbe?- domandò inquisitoria, prevedendo, con doti che avrebbero fatto impallidire la Cooman pensò distrattamente, quanto il suo già macabro malumore si sarebbe aggravato inevitabilmente dopo quella richiesta inaspettata e altamente sospetta.

-Vedi…ho un compito per domani di Antiche Rune, e proprio non ce la faccio a farlo oggi, altrimenti non riesco a prepararmi per il test di Pozioni…si si so già cosa stai pensando, che dovevo mettermi avanti e non ridurmi all’ultimo come mio solito, ma Mathias me l’ha chiesto solo ieri sera e io non so come fare…me lo potresti fare tu? Ti sarò eterna debitrice, lo giuro sul mio più costoso paio di scarpe!- asserì annuendo convinta e facendo sorridere Jazz e Scorpius, che avevano assistito alla sua richiesta con divertito interesse, sorseggiando i loro caffè e guardandola come spettatori di un film.

-Sofi, se lo giura sul suo paio di scarpe più costose allora deve proprio essere una cosa seria…- ridacchio il biondo, guadagnandosi un’occhiataccia dalla diretta interessata.

 -Sta’ zitto, serpe!- lo rimbecco schietta.

-Senti da che pulpito…-

La ragazza gli fece una linguaccia birichina e tornò a rivolgersi alla sua amica, aspettando un qualsiasi segno di accettazione o, caso che non voleva nemmeno considerare vista la sua attuale disperazione a tal proposito, rifiuto.

-Ho una domanda: hai considerato bene il piccolo e futile dettaglio che io non ho mai fatto Antiche Rune in vita mia?- domandò sinceramente colpita Sofia, guardandola come se si aspettasse che la sua improvvisa rivelazione potesse cambiare le carte in tavola. Povera, sciocca speranza…

-Ma per chi mi hai preso?!- ribatté indignata –So benissimo che non hai mai studiato questa materia, ma non è un compito così difficile, puoi farcela benissimo ne sono sicura. Ti do tutto l’occorrente dopo pranzo, vedrai, non ci metterai più di una mezz’oretta. E poi potrai chiedermi qualunque cosa in cambio, promesso- concluse con un ampio sorrisone  esponenzialmente e falsamente esagerato, tanto quanto quello di Gazza la volta in cui era stato costretto a travestirsi per Halloween assieme a tutto il corpo insegnanti, per poi sfilare davanti a studenti piegati in due dal gran ridere tanto la scena era impareggiabilmente comica.

-Attenta, strega, perché io prendo tutto alla lettera- l’avvertì Sofia con tono volutamente minaccioso e sguardo brillante di divertimento, facendo sottintendere, con sommo piacere della mora, che aveva accettato.

-Correrò il rischio bionda- la guardò con sfida e afferrò un pasticcino alla crema, addentandolo con un sorriso vittorioso sul viso

-Ragazze, questo pomeriggio dovete assolutamente venire a vedere l’allenamento al campo da Quidditch. Sono nella mia forma più smagliante oggi, me lo sento, in più nella prenotazione del campo è successo un mezzo casino la settimana scorsa, quindi ci toccherà dividerlo con quegli incapaci dei Corvonero. Poco male, li stracceremo- Jazz fece un gesto sbrigativo con la mano, dando la possibilità a tutta la tavolata Serpeverde di comprendere quanto a lui fosse ignoto e nebuloso il concetto di modestia e sorridendo arrogante al suono delle sue stesse parole.

-Io passo, le tue grandi doti di Cacciatore le vedrò un’altra volta, anche se dubito si possa aggiungere altro alle tue già molteplici acrobazie aeree boriose e artistiche-

-Bada a come parli, zuccherino, nessuno ha mai contestato le mie doti ineguagliabili- la ammonì con cipiglio fintamente severo, puntandole un dito contro e facendola così ghignare.

-Immagino-

-E tu? Almeno tu verrai ad ammirarmi, o dovrò sentirmi un genio incompreso del Quidditch anche questa sera?- chiese con voce teatralmente sconsolata ad una Sofia palesemente esasperata.

-Temo che la tua seconda ipotesi sia quella esatta, soprattutto visti i compiti supplementari che mi sono inaspettatamente capitati- gettò un’occhiataccia esplicita ad Amanda, che sorrise a mo’ di scuse –E poi, perché dici “anche”? Non sei tu quello che si vanta continuamente di essere considerato tra i più grandi giocatori di tutti i tempi?- lo schernì con una punta bonariamente malefica nello sguardo brillante.

-Bellezze, vedete di darci un taglio con tutta questa acida ironia, perché il fatto di essere donne non parerà i vostri graziosi culetti ancora a lungo di questo passo- decretò lapidario, guardando male le due ragazze e facendo scoppiare a ridere tutti i presenti.

Finirono di mangiare così, tra risate e frecciatine, battutine e prese in giro, dimentichi del malumore che si era steso sopra di loro come un velo spesso e invalicabile, alla venuta della consapevolezza di che giorno infelice fosse quello. Infine, sazi e un pelino in ritardo, si incamminarono verso l’aula di Difesa Contro Le Arti Oscure con passo lento e strascicato, segno tangibile della loro poca allegria per quella mattinata, attirando di tanto in tanto l’attenzione di ragazzi e ragazze, più o meno grandi, che li guardavano chi con ammirazione, chi con adorazione, chi con disgusto e chi con invidia, non ricevendo dai quattro altro che sprazzi di occhiate annoiate e indifferenti, superiori e dannatamente altezzose.

-Che palle, preferirei ingerire le più schifose tra le Gelatine Tutti i Gusti + 1 piuttosto che sorbirmi una lezione con quell’incapace della Crouck e quei deficienti osannati dei Grifondoro…- borbottò Scorpius, mettendo le mani in tasca e sbuffando, palesemente scocciato.

-Puoi ben dirlo, anche se un lato positivo c’è: posso fare il culo a Baston per la terza volta- Jasper sorrise monello, facendo scuotere la testa alle due ragazze.

-Ed io a Potter, ho intenzione di fargli rimangiare tutte quelle stronzate che ha sparato l’altro giorno-

-In effetti amico, ci siete andati giù pesante con le parole-

-E se la McGranitt non fosse intervenuta, avreste anche fatto perdere un bel po’ di punti alla nostra casa con quello che si preannunciava l’ennesimo scontro- puntualizzò stizzita Sofia, guardando male il ragazzo.

-Parli bene tu. Sbaglio o hai un conto in sospeso con la piccola Potter?- il biondo la guardò sorridendo sornione, per nulla intimorito dall’aria burrascosa che aveva attraversato il volto della giovane.

-E tu come lo sai?- chiese stupita, sgranando appena i limpidi occhi celesti e inarcando le delicate sopracciglia dorate.

-Dovresti sapere bene quanto le voci circolino con facilità tra queste mura…Si dice che hai tolo un bel po’ di punti a lei ed alle sue amichette, e che solo l’intervento di quel Caposcuola abbia impedito un duello-

-Oh per carità, adesso ci si mettono pure i Corvonero a fare gli eroi della situazione? Ridicolo…per di più avevo benissimo la situazione sotto controllo: l’avrei solamente disarmata, sai che non amo particolarmente i duelli-

-Come ti pare, ma non venire a farmi la predica quando sappiamo entrambi che sei attaccabrighe almeno quanto me Sofi- Scorpius la guardò divertito, facendola sbuffare ed alzare gli occhi al cielo, mentre si portava distrattamente una ciocca di capelli setosi dietro l’orecchio.

Poco più a avanti a loro si parò un siparietto di teste che variavano dal moro al rosso: impossibile non individuare i marchi di fabbrica che vi erano dietro. Sofia e gli altri furono costretti a fermarsi, attirando lo sguardo dei passanti che, incuriositi da quello che si preannunciava l’ennesimo scontro, si fermarono attorno.

-Bene bene, chi non muore si rivede, eh Potter? Come va la testa? Ho saputo che ti sei fatto un bel bernoccolo cadendo come un moccioso dalla scopa l’altro giorno, ma d’altronde che ci si poteva aspettare da un giocatore imbranato come te?- Scorpius ghignò maligno e fissò l’avversario di sempre negli occhi smeraldini, così simili a quelli del famigerato padre salvatore del Mondo Magico.

-Taci Malfoy!- sputò quello, avvicinandosi bellicoso al ragazzo e spostando la mano sul cinturino della bacchetta, pronto a cacciarla fuori alla prima occasione, dando mostra, come sempre, della sua innata impulsività, tipica Grifondoro, tipica Potter, e tipica di quel nonno che non aveva mai conosciuto ma dal quale, a detta di tutti e soprattutto del padre, che non occhi velati di dolce tristezza glielo rammentava talvolta, aveva ereditato più caratteristiche di quanto pensasse.

-Vedo che la botta in testa ti ha leso gli ultimi neuroni semi-funzionanti che ti rimanevano, adesso non trovi più nemmeno un briciolo di fantasia per formulare una delle tue solite battute infantili degne di un primino effemminato, Potter-

-Invece tutto quello sciampo schiarente che usi per risultare così ossigenato sembra ti restringa la gamma di provocazioni che il tuo cervello da figlio di furetto può formulare, Malfoy. Sai, dovresti andarci più piano con i prodotti chimici, sei belloccio ma se continui così finirai per rovinarti- sputò la bionda mezza Veela, procedendo di un passo e attirando parecchi sguardi. Non sia mai che Dominique Weasley passasse inosservata.

Jasper scoppiò a ridere.

-Sai Weasley, se non appartenessi a quegli sfigati che ti ritrovi per familiari, probabilmente ci farei un pensierino su di te- asserì con malizia, facendole l’occhiolino e confermando la sua personalità che ormai tutti avevano imparato a definire giocosa e smaliziata.

-Non verrei con te neanche fossi l’ultimo uomo sulla faccia della terra, Zabini- ribatté quella schizzinosa, arricciando il naso in una smorfia altamente schifata.

-Spari balle dolcezza, considerando la moltitudine di ormoni da quindicenne che hai in circolo e che ti rendono tanto ninfomane, penso che la tua fame di sesso te lo farebbe accettare senza pensarci due volte- asserì disgustata Amanda, incenerendola con lo sguardo dal fianco di Sofia, la quale dal canto suo rimaneva impassibile a quello scambio di battute, gelando con lo sguardo tutta la famiglia Potter-Weasley.

-Parli bene tu, Pucey, che tra te e la tua amica regina-dei-ghiacci non so scegliere quale sia la più puttana- la giovane mezza-Veela palesò il suo disprezzo con quell’espressione colorita, seguita da una smorfia carica di ribrezzo che riversò alle dirette interessate.

A quell’esclamazione davvero poco fine Zabini diventò improvvisamente serio, frapponendosi tra le amiche e la bionda, e rivelando così quanto invece sapesse essere minaccioso e serpe quando voleva, quando qualcuno osava toccare le persone a cui teneva.

-Ehi bellezza, frena un po’ la lingua e usala per qualcosa che sappiamo tutti quanto ti riesca meglio-

-Stai attento a come ti rivolgi a mia cugina, lurida serpe!- sbottò James, spalleggiato da Albus Potter e Fred Weasley.

-Ohi ohi, qui l’allegra famigliola comincia a scaldarsi un pochino, non trovate?- sfotté Scorpius, ghignando per quella schiera imparentata che gli si parava davanti in maniera, ai suoi occhi, dannatamente ridicola e patetica.

-Ehi bionda! Io e te avevamo un conto in sospeso o sbaglio?- Lily Potter fece capolino da dietro le spalle dei fratelli, guardando in cagnesco Sofia e facendola sorridere, per la prima volta da quando quel teatrino era stato messo in scena, senza reale divertimento.

-Ma guarda, la piccola Potter ha voglia di farsi dare un corso accelerato su come farsi battere ad un duello prima ancora di tirare fuori la bacchetta- piegò un angolo delle labbra rosee all’insù e la fissò con sguardo altezzoso –Dimmi, ti è poi servito il Filtro d’amore, ragazzina?- la burlò, ben sapendo come i suoi apprensivi e gelosi parenti avrebbero reagito.

A quelle parole, infatti, la giovane Potter arrossì vistosamente sotto gli sguardi scioccati dei fratelli, in particolare di James, che la guardò allibito, dimentico improvvisamente dei Serpeverde di fronte a loro.

-Era un Filtro d’Amore quello che stavate preparando?! Perché?! Per chi era?! Dimmelo subito Lily!- urlò tra lo sconvolto e l’arrabbiato

Sofia alzò gli occhi al cielo, vedendo realizzarsi esattamente la stessa scena pietosa che si era immaginata pochi istanti prima, mentre Scorpius sbuffò ironico.

-Che peccato, e io che pensavo potessimo iniziare Difesa Contro le Arti Oscure già da adesso. A quanto pare i doveri di fratellone apprensivo ti chiamano, Potter. Attento solo a non farti venire le rughe prima del previsto, con tutta quest’ansia paternale…- e così dicendo lo sorpassò, seguito dagli altri, mentre il bisticcio familiare continuava alle loro spalle.

Come previsto, le prime due ore di lezione furono letteralmente campo di battaglia per l’antica faida tra le due Case, che non risparmiarono colpi di ogni genere per infierire sul nemico, agendo, il più delle volte, contro il volere di un’esasperata professoressa la cui pazienza aveva sorpassato i generosi limiti prefissati già entro il primo quarto d’ora.

Con suo inconsapevole ed immenso piacere Scorpius era stato assegnato alla rossa Weasley, la quale aveva dovuto subire le sue inibite frecciatine tra vampate improvvise di calore che avevano coinvolto, con suo sommo imbarazzo, persino le orecchie, delineando chiaramente le sue origini di provenienza, e Schiantesimi stranamente non troppo perfetti e quasi del tutto stranamente evitabili per la Grifondoro.

Tanta fortuna non si poteva dire fosse capitata ad Amanda, almeno secondo i diversi punti di vista, la quale si era dovuta rimboccare le maniche per dare una bella lezione alla mezza-Veela per ironia del destino finita proprio assieme a lei. Chi aveva avuto la possibilità di assistere al loro duello aveva potuto affermare, alla fine, quanto gli scontri magici avevano eguagliato quelli verbali, dai coloriti, a loro dire, parecchio accesi. Nulla di cui stupirsi effettivamente, date le due signorine prese in esame.

Jasper, con suo sommo disappunto, era capitato assieme ad un ragazzo parecchio imbranato che sapeva decisamente cavarsela meglio coi libri che con le bacchette. Non gli era servito né un incantesimo di protezione, data la scarsa mira del poveretto, né uno di disarmo, poiché dopo pochi minuti la bacchetta gli era misteriosamente scivolata di mano mentre la brandiva in aria, causando una risata compulsiva e infinita al Serpeverde, che si era dovuto accasciare al suolo con le lacrime agli occhi dopo una serie di prese in giro capaci di ridurre il malcapitato Grifondoro ad un mucchietto di brace fumante ed imbarazzata.

Per finire Sofia era capitata assieme al famigerato Fred Weasley, burlone per professione e malandrino fino al midollo, il quale, a forza di battutine sciocche ed ironiche e innumerevoli Schiantesimi e incantesimi vari, aveva fatto pericolosamente saltare i nervi alla bella Serpeverde. Poco le importò dei dettami di quella megera della professoressa Crouck, dopo dieci minuti di esasperanti scontri verbali, la giovane Serpeverde incominciò a fare sul serio, lanciando una serie di incantesimi tanto vari ed ingarbugliati da mettere in seria difficoltà il ragazzo, a quel punto meno restio alle battute e più concentrato nel salvarsi la pelle.

Alla fine delle due ore, intervallate da spiegazioni e correzioni puntigliose, i ragazzi ne uscirono sfiniti e lividi peggio che in uno scontro delle epiche Guerre Magiche.

-Ho le spalle che se potessero urlerebbero da sole…- si lamentò Amanda, massaggiandosi la parte indolenzita con una smorfia di stanchezza dipinta sul volto e il passo strascicato di chi preferirebbe fosse sera, piuttosto che le dieci e mezza di mattina.

-Io sono seriamente tentata di tornarmene a letto, quell’idiota di uno Weasley non la smetteva di dare aria  alla bocca sporca che si ritrova- sbuffò Sofia, affiancandosi all’amica con la stessa lentezza teatrale, mentre si trascinavano pigramente verso i sotterranei, dove Lumacorno li attendeva per un’ora di Pozioni.

Quando varcarono la soglia della tetra aula, come al solito in molti si voltarono nella loro direzione, bisbigliando col vicino o semplicemente gettando loro un’occhiata distratta.

Tra i pochi banchi già occupati risaltavano i colori blu e argento, così in maggioranza rispetto ai Serpeverde da far ricordare a Sofia che quell’ora era condivisa coi Corvonero. Nell’esatto istante in cui se ne accorse, i suoi gelidi occhi azzurri analizzarono la stanza in automatico, in cerca, sotto volere proprio, di quel colore ambrato che sembrava non esserci. Proprio quando si stava accomodando accanto ad Amanda, lo vide entrare assieme ai suoi amici.

Non voleva guardarlo, non voleva davvero, ma la testa le si voltò senza che potesse farci nulla, facendo così incatenare il suo sguardo a quello del moro.

Erano due opposti.

Freddo e caldo.

Ghiaccio e fuoco.

Purezza e nullità.

Di fronte all’espressione gelida della ragazza, il giovane, diversamente da ciò che molti altri avrebbero fatto, sorrise, inclinando la testa in un piccolo cenno di saluto che fu palesemente snobbato, poiché lei si voltò di scatto dalla parte opposta, concentrandosi su Amy che discorreva futilmente assieme a Scorp e Jazz.

Mentre li ascoltava, girata con le spalle verso la cattedra per poter vedere anche i due ragazzi, seduti nella fila dietro la sua, con la coda dell’occhio notò l’immagine di Logan, più un’ombra ai bordi del suo campo visivo che altro, andarsi a sedere nella colonna di banchi a destra della sua, una fila dietro a quella che corrispondeva a Scorpius.

In quella posizione, volendo, si riuscivano a vedere benissimo. Volendo però…

Scosse la testa, infastidita da tutta quella sua improvvisa attenzione verso un essere insignificante e per di più insolente come lui, vista la sua insistenza nel salutarla e nell’intromettersi in fatti che non lo riguardavano, come ad esempio il piccolo scontro della sera prima, e si voltò verso la cattedra, incrociando le bracci al petto ed aspettando l’arrivo del professore con lo sguardo fisso sulla sedia scura e un po’ consunta dietro la cattedra.

Alcune ragazze più in là sorrisero, indicandola, notando forse la sua aria scocciata e lo sguardo del Corvonero che a tratti si fissava sulla sua schiena e che lei, voltata, non poteva certo notare.

Sofia, sentendole, voltò la testa nella loro direzione, ghiacciandole sul posto e facendo loro girare le teste all’unisono, con uno schiarimento di voce collettivo che le fece inarcare un sopracciglio perfettamente curato con un sospiro di esasperazione mista a pura scocciatura.

Prima che potesse dire o fare qualcosa, comunque, il professore Lumacorno entrò in aula, facendo drizzare tutti in un unico, rumoroso movimento fluido accompagnato dallo strusciare delle sedie sul pavimento in pietra levigata.

-Oh sedetevi, sedetevi mie cari ragazzi, e perdonatemi il ritardo, ma dovevo assolutamente procurarmi questi ingredienti per la pozione che prepareremo oggi- e così dicendo posò sulla cattedra alcune boccette dal contenuto dubbio in modo che tutti potessero osservarle.

-Prendete i vostri calderoni e disponetevi a coppie, mentre io scrivo gli ingredienti della pozione-

Sofia posizionò il calderone tra lei ed Amy, intenta nel frattempo a ricopiare ciò che Lumacorno stava scribacchiando sulla lavagna impolverata dal gesso.

 

Veritaserum:
  • 3 cucchiai e ½ di Sciroppo di Elleboro
  • 3 cucchiai e ½ di Sangue di Salamandra
  • una spruzzata di Mandragola in polvere
  • 3 zanne di Serpente
  •   una spruzzata di Asfodelo in polvere
  • 1 cucchiaio di Infuso di Artemisia
  • tre giri in senso orario, due in senso antiorario, uno in senso orario, tre in senso antiorario

 

-Veritaserum?- domandò a nessuno in particolare Amanda, fissando con stupore la lavagna.

-Se ti stai chiedendo come fare a raccoglierne un po’ e nasconderlo in borsa, sappi che posso coprirti- sorrise Sofia, ben conscia di quanto quelle pozioni vagamente proibite attirassero l’amica come dolce miele per gli orsi.

-Oh grazie del pensiero gentile, ma ti ricordo che il Ministero della Magia tiene sotto controllo il suo uso, non voglio beghe-

-E da quando ti preoccupi di questi dettagli futili?-

-Da quando nella gamma delle mie priorità giornaliere è comparsa la voce: “evitare di finire ad Azkaban”, sai com’è, ci tengo alla mia felicità-

-Che esagerata- sorrise, poi si avviò verso l’armadietto degli ingredienti, dove ne recuperò alcuni. Si accorse che mancavano l’Asfodelo in polvere e i fiori di Artemisia, probabilmente era quello il contenuto delle boccette che il professore aveva portato con sé.

Voltandosi di scatto, diretta alla cattedra, non si accorse di una persona che avanzava nella sua direzione, e così facendo ci finì addosso, rischiando di far cadere le boccette che teneva precariamente in mano e  di finire col sedere a terra, se non fosse stata prontamente trattenuta per le spalle da due mani forti e calde, le stesse del ragazzo con il quale aveva accidentalmente collisionato .

-Scus..- alzò lo sguardo, pronta a scusarsi per la sua sbadata fretta, ma una sfumatura ambrata ed un sorriso appena accennato ma dannatamente dolce la gelarono sul posto.

Non è possibile! Pensò, chiudendo di scatto la bocca ed indurendo lo sguardo.

-Scusami- sussurrò invece Logan, non accennando a lasciare la presa sulle sue esili spalle coperte dal maglione di cachemire verde e guardandola con gentilezza, come se non si fosse reso conto del disprezzo che traspariva dalle iridi celesti della bionda.

Sofia si scrollò di dosso le sue mani con un gesto così brusco che rischiò di sbattere con la schiena contro le ante aperte dell’armadietto e gli si allontanò di un passo, guardandolo con alterigia.

-Levati di torno, Mezzosangue- sibilò aspra, e quasi fosse stato un comando al quale non si poteva disobbedire, lui si spostò di lato, facendola passare. Abituata a ricevere insulti masticati a mezza voce o dirette minacce, dopo uscite di quel genere, le venne quasi da sgranare gli occhi a quel gesto tra l’ubbidiente ed il galante, ma si trattenne, scoccandogli un’ultima occhiataccia prima di superarlo e dirigersi fieramente verso la cattedra.

Mentre afferrava gli ingredienti mancanti, ripensò a quanto quel tipo era capace di sorprenderla. Più lei lo insultava, e più lui si comportava gentilmente nei suoi confronti. Due erano quindi le soluzioni: o era tremendamente stupido, o tremendamente insolente e presuntuoso, tanto da ignorare i suoi avvertimenti. Delle due, rifletté lei, la più plausibile le sembrò l’ultima, e ciò contribuì solo a innervosirla maggiormente.

Quello stupido, sfacciato di un Mezzosangue, come osava starle sempre tra i piedi?!

Si accomodò nuovamente al suo posto e quando alzò lo sguardo notò quello divertito della sua amica puntato su di lei.

-Beh? Che c’è?-

-Oh non so, dimmelo tu…Quel gran figo ti abbraccia e tu non hai niente da dirmi?-

Alzò gli occhi al cielo.

-Punto primo: non mi ha abbracciata, ci siamo scontrati. Punto secondo: è un Mezzosangue, ecco cos’ho da dirti, e per di più parecchio insolente, visto che sembra non cogliere i miei avvertimenti. E punto terzo: non è figo-

-La prima te la abbono, magari ho esagerato, la seconda faccio finta di non averla sentita, perché se proprio devo fare un appunto in merito mi vien solo da dirti quanto tu sia stata maleducata, e la terza è veramente una gran stronzata, bionda-

-Io maleducata? E’ un Mezzosangue. Hai presente? Me.zzo.san.gue. Feccia, essere indegno, o come meglio credi. Non so se comprendi-

-No, non comprendo, e non voglio nemmeno provarci- sbuffò sonoramente –Sai che ti dico? Fai quel che ti pare. Fatti scappare un ragazzo a quel modo solo perché è Mezzosangue, fatteli scappare tutti, anzi, solo perché li ritieni indegni. Che poi in base a cosa non l’ho capito. Comunque alt, time-out, stop, finiamola qui e facciamo questa pozione, perché il discorso è sempre quello, e non voglio arrivare alla conclusione di ieri-

-Sarà meglio. Tieni, questi sono gli ingredienti- posò tutto sul tavolo, sospirò rumorosamente e incominciò a versarli nel calderone assieme ad Amy.

Circa mezz’ora dopo, tutti avevano in mano una fialetta con un liquido incolore al suo interno, che andarono diligentemente a posare sulla cattedra non appena ci passavano davanti per uscire dall’aula.

-Siamo due pozionisti formidabili! Se non ci da una E con questa, dubito che la potrà dare mai- asserì Jazz una volta fuori dalla porta, assestando una pacca sulla spalla di Scorpius e ridendo in direzione delle ragazze.

Amy, ormai dimentica del piccolo battibecco, sorrise di fronte a tutta quella poca modestia.

-Ti sbagli, la nostra sarà da E, la vostra…più una O direi-

-Piccola impertinente!- le scompiglio i capelli, ridendo assieme a tutti loro, senza accorgersi del colorito acceso che avevano assunto le gote della giovane Serpeverde al suo semplice ed innocente tocco.

-Ehi, ma chi è quel tipo? Prima ti ho visto mentre gli parlavi- Scorpius indicò un ragazzo poco distante da loro che, appoggiato con le spalle al muro e le mani in tasca, rideva assieme agli amici.

Per quanto si fosse odiata per quel pensiero, Sofia per un istante trovò bella la sua risata. Ma solo per un istante.

-Un idiota Mezzosangue, e non ci stavo parlando, ma litigando- lo informò con voce annoiata, distogliendo lo sguardo e fissandolo sull’amico.

-E Caposcuola Corvonero- aggiunse Amanda nella vana speranza di salvarlo, sbuffando poi al commento di Scorp.

-Insignificante insomma-

 

Le ultime lezioni passarono piuttosto in fretta, specialmente quella di Ruf, dove le giovani Serpi non fecero altro che ignorare il professore, come al solito, per parlare dei fatti loro.

Dopo pranzo, mentre Scorpius e Jazz andarono a studiare per poi raggiungere al più presto il campo da Quidditch, e Amanda si preparò per il suo appuntamento, Sofia si allontanò, ritornando in camera per scrivere una breve lettera da spedire a casa.

Raggiunta la guferia una lieve brezza, proveniente dagli ampi finestroni privi di vetro, la fece rabbrividire. Era ottobre, ma l’aria quell’anno era particolarmente gelida, tanto che si dovette stringere nel pesante mantello di lana per non battere i denti.

Guardò in alto, tra le varie travi che ospitavano la miriade di gufi delle più numerose specie, finché non vide il suo. Era un gufo reale dal piumaggio beige, screziato di nero e bianco, con due vispi occhi giallo-nocciola.

-Ehi, Calliope, vieni qui-

Il gufo planò con grazia, posandosi sul suo braccio steso e allungando una zampa per farsi legare il messaggio, mentre col becco le pizzicava affettuosamente la stoffa del mantello.

-Porta questa lettera a casa- le sussurrò, accarezzandole piano la testa soffice mentre si avvicinava al davanzale, poi stese il braccio oltre il parapetto e con un movimento secco le diede la spinta per spiccare il volo.

Rimase lì, affacciata alla torre, gurdandola volare via e scomparire tra le nubi, mentre si chiedeva come sarebbe stata la risposta. Probabilmente una lettera tanto formale quanto lo era stata la sua, con non più di qualche riga in cui la informavano delle novità, se ce n’erano, che la potevano riguardare, e le auguravano di passare delle belle giornate. Niente domande sulla sua vita, sui suoi amici, sui suoi svaghi, niente interesse da parte loro per quella figlia che sembravano dimenticare alle volte, solo frasi di circostanza che avrebbe preferito bruciare, piuttosto che conservare stupidamente in un cassetto della scrivania come invece da sempre faceva, senza sapere bene il motivo neppure lei.

Infine, stanca di quei pensieri malinconici, voltò le spalle al cielo e, chiudendo le dita sottili sul colletto del mantello per evitare spiacevoli brividi, scese velocemente le scale, scalino dopo scalino, ascoltando il ticchettio dei suoi passi rimbombare per tutta la torre con la voglia di lasciare lassù, a congelare nel vento freddo, le sue sciocche e deboli delusioni.

Con sé aveva tutto il necessario per fare i compiti che le avevano assegnato, più quelli della sua pazza ed incosciente amica, così so diresse spedita verso la biblioteca.

Se non c’avesse capito nulla, si disse, si sarebbe arrangiata, quella rubacuori che cerca di affogare il suo amore non corrisposto in storielle che valgono meno di niente.

Quando vi entrò, notò la maggior parte dei tavoli occupati da studenti immersi in pile e pile di libri e pergamene, così incominciò a girovagare in cerca di un posto tranquillo e poco affollato dove poter passare l’intero pomeriggio.

In un angolo lontano, immerso tra gli scaffali ricolmi di vecchi e polverosi volumi, notò un piccolo tavolo con quattro sedie, tutte vuote, e prima che qualcuno potesse acciuffarlo, si affrettò in quella direzione, atterrando delicatamente sulla sedia e poggiando la cartella sul ripiano di fronte a lei.

Per le prime ore studiò Storia della Magia, fece il tema di Pozioni, di Trasfigurazioni e quello di Incantesimi, infine, completati i suoi doveri, afferrò stancamente il testo di Antiche Rune e cominciò a sfogliarlo, consultando sia il vocabolario sia l’elenco di termini e spiegazione che le aveva preparato Amy.

Dopo tre dannatissimi quarti d’ora, era ancora china su quel maledetto libro senza averci capito una virgola di più. Voltava freneticamente le pagine, imprecando contro Amanda in ogni maniera conosciuta, e si passava febbrilmente le mani tra i capelli, ormai sciolti e scomposti sulle spalle curve sul tavolo, tentando di decifrare quello che per lei poteva benissimo essere aramaico od una qualsiasi lingua aliena.

Appena l’avesse vista, l’avrebbe uccisa, per Merlino se l’avrebbe fatto!

-Ma porca miseria, non può essere così difficile dannazione!- sbottò esasperata, tirandosi indietro i capelli con un gesto brusco e fissando la pagina quasi come volesse darle fuoco.

Infine sospirò pesantemente, chiuse gli occhi e si chinò in avanti, poggiando i gomiti sul tavolo e massaggiandosi le tempie doloranti in un gesto sconfitto, mentre il sole ormai calante le colpiva la nuca, giocando armoniosamente coi riflessi sui suoi capelli.

Non si accorse della presenza di qualcun altro di fronte a lei finché questo non spostò la sedia con un rumore secco e stridente, sedendosi con calma e appoggiandosi alla spalliera.

Sofia alzò la testa di scatto, spaventata da quell’improvviso rumore e colta di sorpresa per quell’arrivo del tutto inaspettato.

-Se non hai mai fatto Antiche Rune, dubito tu possa riuscire a tradurre quel testo in un solo pomeriggio- sorrise Logan, guardandola con gentilezza negli occhi.

Lei lo fissò con un espressione dapprima meravigliata, poi sconcertata ed infine…incazzata nera.

-Esattamente, Mezzosangue, cosa non ti è chiaro del fatto che mi devi girare alla larga?-

-So che non gradisci la mia presenza, ma ti posso assicurare che da sola non riuscirai a fare niente più di questo, e a meno che tu non voglia passare la nottata qua, penso ti convenga farti aiutare-

Continuava a sorridere in quella sua maniera appena accennata ben sapendo che lei lo disprezzava, e come se ciò non bastasse, le stava offrendo il suo aiuto. Era destabilizzante.

-Non ho bisogno del tuo aiuto, sono benissimo in grado di cavarmela da sola, non  osare mai più affermare il contrario-

-Non volevo offenderti-

Sembrava sinceramente dispiaciuto di aver fatto quell’impressione, tanto che l’ambra nei suoi occhi sembrò diventare oro colato mentre la sua espressione diventava colpevole.

Ma lei non s’intenerì, non doveva né poteva.

-E allora cosa?-

-Offrirti semplicemente il mio aiuto-

-Perché? Perché sembri tanto desideroso di aiutarmi? Perché non ti arrabbi come tutti gli altri quando ti offendo, e invece te ne stai lì a fissarmi aspettando chissà cosa? Si può sapere qual è l’assurdo motivo di tanta premura nel volermi dare una mano? Neanche ti conosco!-

Sbottò leggermente accalorata, stufa di doversi rimangiare tutti quei quesiti e perfettamente conscia di aver perso il suo solito contegno di fronte ad un essere che, a onor del vero, non avrebbe neanche dovuto essere lì, a ricevere la grazia delle sue parole, quali che esse fossero amichevoli o bellicose.

-Perché sei in difficoltà, anche se non lo ammetterai mai. Ed è vero, non ci conosciamo, ma penso di averti capita in questi anni, e forse è arrivato il momento di aprire gli occhi anche a te-

-Ma che stai dicendo? Sei davvero ridicolo, sai? Vieni qui, quando non ne hai alcun diritto, e mi parli come se sapessi tutto di me, credendo addirittura di capirmi! E allora, caro Mezzosangue, se davvero è così, se davvero ritieni di conoscermi, saprai anche quanto tu non sia degno neanche di respirare l’aria che mi sfiora, perché non vali niente, niente in confronto a me. Pensi ancora di potermi aiutare? -

Il ragazzo sospirò.

Non si inalberò, non urlò insulti vari contro lei e quelli della sua specie né se ne andò offeso facendo una sfuriata per le sue parole dispregiative.

Semplicemente sospirò.

-Studio Antiche Rune, tu no. Quindi si, penso ancora di poterti aiutare-

Sofia lo guardò in cagnesco, furibonda per la sua schietta ed arrogante sincerità, palesando il suo disgusto in una smorfia alquanto pittoresca.

-Io invece credo di no. Quindi ti avverto, piccolo maghetto da quattro soldi, non osare mai più rivolgerti a me, men che meno con questo tono da saputello orgoglioso. Chiaro?-

Lui non rispose, rimase semplicemente a fissarla, le braccia incrociate sul petto, una gamba distesa in una posa rilassata, e quello sguardo perennemente dolce che era in grado di farla vacillare, se non ora in futuro.

-Chiaro?- sibilò nuovamente, chinandosi in avanti sul tavolo per risultare maggiormente minacciosa.

Ciò che ottenne però, non era propriamente a suo vantaggio. Da così poca distanza infatti, poté distinguerne perfettamente il profumo: menta e fumo. Era avvolgente, attraente.

E non aveva niente di sporco.

Alla fine lo vide sospirare e chiudere gli occhi in un gesto sconfitto, mentre piano scuoteva la testa.

-Come vuoi, Nott- si alzò chinando in avanti il busto, e le loro teste, in quella posizione vagamente strana, si avvicinarono tanto da permetterle di scorgere nitidamente le pagliuzze nocciola che macchiavano le sue iridi baciate dal sole.

E il suo profumo l’avvolse.

Rimase così, leggermente protratta in avanti, con gli avambracci posati sul tavolo che la sorreggevano e lo sguardo fisso sull’ampia schiena del Corvonero che pian piano si allontanava da lei e dalla biblioteca, fino a scomparire oltre la porta principale, nel corridoio adombrato.

Perché? Perché quel dannato Mezzosangue non poteva semplicemente sparire? Perché doveva sempre rivedere quegli occhi, così caldi rispetto ai suoi? Perché aveva dovuto sentire il suo profumo, fresco e pungente?

Perché semplicemente, in quel maledettissimo istante, stava pensando a tutto quello?

Si passò stancamente una mano sul volto e lentamente tornò a sedersi compostamente sulla sedia, trascinando la lampada più vicina al testo.

Non aveva bisogno del suo aiuto.

Non aveva bisogno dell’aiuto di nessuno.

Non lei, Sofia Nott, che sempre se l’era cavata con le sue forze.

Era solo uno stupido testo di Antiche Rune, se uno sciocco Mezzosangue presuntuoso era in grado di farlo, lei, una Purosangue, ne sarebbe stata altrettanto capace, si disse, chinando lo sguardo stanco sul foglio e dimenticandosi di tutto ciò che la circondava.

 

Un’ora dopo la luce della candela al suo fianco era ormai un debole bagliore che aveva consumato quasi tutta la cera, facendola colare sul tavolo in chiazze imperfette proprio accanto alla sua mano, abbandonata assieme all’altra vicino al capo posato sulle braccia conserte. Il lieve tremolio della luce illuminava dolcemente la curva dei suoi zigomi, gettando ombre sull’incavatura degli occhi, ora chiusi in un sonno tranquillo, e il respiro regolare e continuo che usciva dalle sue labbra appena dischiuse andava a cozzare ritmicamente contro la fiammella, minacciandola inconsapevolmente.

Accanto a lei, il libro di Antiche Rune era chiuso e i fogli di pergamena, prima candidi e intatti, ora giacevano immobili, completamente riempiti da una scrittura elegante e fluida scaturita dalla stessa mano che con delicatezza aveva posato il mantello, prima abbandonato sulla sedia accanto alla sua, sulle sue spalle infreddolite.

 

 

 

 

- - - Angolo dell’autrice - - -

Salve a tutte! Ecco qui il terzo capitolo, in cui la figura di Logan si fa sempre meno sfocata e più concreta.
Mi è dispiaciuto non vedere commenti, o quasi, negli scorsi capitoli…Spero che con questo vada meglio, perché mi serve davvero sapere se la storia piace o meno, anche per regolarmi sul continuarla e come…
Ci vediamo al prossimo capitolo, un bacio,
Calypso

 

PS. Questa è Calliope =3

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