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Autore: Severa Crouch    27/03/2012    3 recensioni
Questo è un altro spin-off de l'Orizzonte degli Eventi e parte da una frase dell'epilogo: “Alice ricordava, come fosse ieri, l'estate dopo la fine della guerra magica, fu la prima estate di vacanze dopo tanti anni. Alice e Severus viaggiarono molto e trascorsero alcuni giorni nel Wiltshire, lì decisero di sposarsi.”.
Mi son detta perché non mettiamo i nostri due in giro per il mondo (o almeno per la Vecchia Europa) alle prese con qualche avventura -disavventura magica che possa cementare il loro rapporto? (come se 24 anni passati insieme non fossero stati sufficienti..). Dedicata ai lettori che hanno amato la mia Alice. :-)
Ho fatto qualche casino aggiungendo il prologo e spostando i capitoli.. spero che lo recuperiate dal menu!
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'orizzonte degli eventi'
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Prologo – Ogni arrivo è una partenza

 

Wiltshire, casa Leroux, 1 giugno 1998

Pop.

Nel giardino di casa Leroux si materializzarono due figure nere. Avevano lasciato Hogwarts per sempre, senza idee su dove andare.

La ferita di Severus necessitava stare del tempo sotto osservazione, così il Wiltshire sembrava una buona idea, un posto dove stare tranquilli. I genitori di Alice si erano rifugiati in Francia da quando Voldemort aveva eletto casa Malfoy come sua residenza e non avevano ancora fatto ritorno, nonostante fosse caduto ormai da qualche giorno.

Era il crepuscolo, il sole batteva sulle finestre di casa Leroux rendendo difficile capire se tutto fosse tranquillo, tuttavia l'occhio attento ai dettagli non mancò di notare un leggero cambio di riflesso: dentro qualcuno aveva mosso una tenda.

Avanzarono con la bacchetta stretta in mano, pronti a reagire al minimo cenno di attacco. Quando furono abbastanza vicini alla porta questa si spalancò e uscirono i due elfi domestici. Fanon esclamava: “Alice! Alice! Bentornata! Padron François ci ha lasciati a vegliare sulla casa! Nessuno ha osato avvicinarsi!”.

Alice scoppiò in un sorriso di gioia: “Fanon! Aerine! Come facevate a sapere che...”, Aerine mostrò all'ingresso i bagagli, Alice scosse la testa e disse: “Minerva! Quella donna anticipa tutti!”, poi entrando con gli elfi chiese loro: “Come state? Ci sono stati combattimenti? Avete avuto paura?”, Fanon era emozionatissimo dal poter raccontare come aveva protetto la casa con la magia elfica: “i Mangiamorte se la sognano la nostra magia!” esclamava compiaciuto.

Severus parve confuso, il modo in cui Alice trattava i suoi elfi, il modo in cui questi si esprimevano erano così lontani dalla sua passata esperienza con Dobby, Kreacher e Winky. Aerine prese i mantelli dei due arrivati e portò i bagagli nelle stanze che avevano preparato per l'occasione. Era tutto così insolito che quando l'elfa chiese il mantello a Severus, lui glielo porse e le disse anche: “Grazie.”.

L'elfa non mancò di stupirsi: “Oh! E' gentile come te, Alice!”

Severus sorrise imbarazzato: “I tuoi elfi sono un po' insoliti per essere degli elfi domestici, non trovi?”, Alice si voltò, sorrise e, come se fosse la cosa più naturale del mondo, disse: “Eh? Sì, sono elfi liberi”. Notò lo stupore sul viso di Severus, si sentì in dovere di aggiungere qualcosa alla sua spiegazione, come quando studiavano insieme e le sue risposte non sembravano mai abbastanza complete: “Li abbiamo liberati io e Charlotte da piccole, costringendoli a vestirsi per giocare a prendere il tè con noi. Loro hanno deciso di rimanere, perché i miei genitori li trattavano molto bene. Non hanno mai voluto essere pagati, però mio padre ha insistito perché imparassero a parlare bene, sai che lui ama insegnare.”.

Severus sorrise, i Leroux non avevano nulla a che vedere né con i Black, né con i Malfoy, i cui elfi vivevano nel terrore dei loro padroni, pensava che nemmeno Silente si era mai preoccupato di insegnare a parlare correttamente agli elfi che lavoravano nelle cucine di Hogwarts.

Nella sala da pranzo la tavola era apparecchiata e la cena stava per essere servita da Aerine che esclamava: “Sarete affamati! La cena è pronta!”.

Ebbero il tempo di rinfrescarsi un attimo e poi gustarono un'ottima cena. Gli elfi volevano fare bella figura, erano contenti di vedere qualcuno della famiglia di nuovo a casa, finalmente non si sentivano più abbandonati.

Dopo cena, sedettero in soggiorno a controllare la ferita di Severus, non era tanto la cicatrice che preoccupava, gli incantesimi curativi avevano rimarginato tutte le lesioni; tuttavia il primo utilizzo dell'antidoto su una persona andava monitorato per controllare che non ci fossero strani effetti collaterali. Fortunatamente sembrava tutto a posto.

Entrambi erano stanchi, provati dagli ultimi avvenimenti e poco inclini a chiacchierare. Rimasero in silenzio, seduti l'uno accanto all'altra con lo sguardo perso nel vuoto, ognuno immerso nei propri pensieri. Stranamente, entrambi si trovavano a proprio agio. Alice aveva sempre apprezzato questo aspetto di Severus: non era una persona con cui bisognasse parlare per forza e sembrava che lui fosse dello stesso avviso.

Il silenzio che regnava tra loro non era di quelli imbarazzanti, non era un silenzio che indicava un vuoto da colmare, non era neanche uno di quelli noiosi, il loro era un silenzio di intesa. Semplicemente non avevano bisogno delle parole. Non esistevano parole o argomenti di cui parlare: erano vivi per miracolo e avevano lasciato Hogwarts. Bisognava metabolizzare il tutto. Inoltre, Severus aveva baciato Alice e lei aveva ricambiato.

Se Charlotte fosse stata presente avrebbe fatto una marea di domande su come il loro rapporto fosse cambiato dopo il bacio, su cosa provasse lei, su cosa pensava provasse lui, insomma, tutto quel genere di cose che dicono interessare le ragazze.

Alice, invece, non era abituata a farsi domande del genere, non aveva mai indagato le sfumature dei sentimenti, quasi fosse il cuore un territorio assai pericoloso. La persona seduta accanto a lei era Severus e tanto bastava a definirlo.

“Forse è meglio prepararsi per la notte.”, proruppe Severus, come sempre con la parola giusta al momento opportuno. In queste piccole cose la loro intesa era formidabile, tuttavia, veniva da chiedersi: era questo che avrebbe fatto di loro una coppia?

Il pensiero non poté fare a meno di andare alle coppie che Alice conosceva: James e Lily, Charlotte e Alain, Sabina e William, i suoi genitori, nessuna di queste sembrava combaciare o avvicinarsi a Severus e lei.

Alice continuò queste riflessioni a letto nella sua vecchia camera, mentre nella stanza accanto Severus probabilmente era sprofondato in un sonno ristoratore. Continuava a girarsi nel letto per avere un indizio di quello che sarebbe stata la sua vita. Avrebbe tanto voluto sentire le farfalle nello stomaco, come da ragazzina le aveva sentite per Regulus Black. Avrebbe voluto avere il folle ottimismo di Lily che l'aveva spinta con gioia a legare la sua vita a quella di Potter, ricordava le parole: “E' quello giusto, ne sono sicura.”

Severus era quello giusto? Era solo un bacio ad aver fatto credere che le loro vite fossero legate? Era il fatto di essere sopravvissuti ad una guerra, gli unici sopravvissuti della loro generazione, ad averli spinti a credere di appartenersi? Perché in ventiquattro anni, di cui ventuno trascorsi insieme, non era successo niente? Era solo perché Severus era innamorato di Lily? E poi, lui aveva scelto Alice solo perché era viva? Era solo una seconda scelta rispetto a Lily? Questo pensiero le fece male, tremendamente male.

Aveva bisogno di respirare, le mancava l'aria, aprì la finestra e una leggera brezza notturna entrò nella stanza. Non era sufficiente. Infilò le pantofole e senza neanche prendere la giacca da camera uscì dalla stanza, scese le scale e andò sul patio all'ingresso della casa. Sedette sugli scalini che degradavano verso il giardino. Chiuse gli occhi e iniziò a respirare, avida e bisognosa di quell'ossigeno che le mancava. Il vento serale le provocava dei leggeri brividi sotto il cotone bianco della camicia da notte.

Quando aprì gli occhi Severus era seduto accanto a lei, con le braccia appoggiate sulle ginocchia ed i polsi incrociati, mentre la mano destra impugnava la bacchetta, esattamente come lei: una delle tante posture che avevano in comune e nessuno dei due sarebbe stato in grado di dire chi avesse iniziato a sedersi così e chi avesse preso il vizio per imitazione.

“Non riesco a dormire” disse lui, “Già”, rispose Alice. Il silenzio tra i due questa volta non era d'intesa, una parte di Alice aveva paura di quell'intimità, come se potesse essere il preludio di nuove sofferenze.

Fu Severus a colmare il vuoto e le distanze che li stavano separando: “Non c'è una veglia da fare”, “No” rispose Alice scuotendo la testa. “Non ci sono nemici da aspettare”, “No”. “Non ci sono studenti da punire”, “No” fu sempre la risposta. “Abbiamo portato a termine la missione”. “Sì, l'abbiamo fatto”, questa volta la risposta fu più lunga. Entrambi continuavano a guardare davanti a sé, come se fossero in attesa di un segnale, di un'indicazione.

Fino ad allora Silente aveva guidato in un modo o nell'altro le loro vite e loro si erano lasciati condurre, perché entrambi sapevano che era giusto così.

“Ho espiato la mia colpa” disse Severus, “Suppongo di sì” rispose Alice.

“Adesso cosa posso fare?”, Alice sorrise, sospirò e disse: “Hai passato la tua vita nel rimorso, hai sopportato pesi incredibili cercando di rimediare ad un errore, hai espiato la tua colpa. Lascia andare il passato, Sev, i bei ricordi ti ritorneranno con il tempo, senza il dolore”, poi aggiunse: “Adesso puoi provare ad essere felice”.

Severus fece un sorriso amaro, nella risposta di Alice vide scorrere tutta la sua vita: “Non so se ne sono ancora capace. E' troppo tempo che non so cosa significhi essere felice”. Alice guardò i profondi occhi neri del suo amico, quelli che dalla morte del Signore Oscuro erano ritornati gli occhi del ragazzo di Serpeverde che aveva conosciuto e per anni aveva cercato di scorgere invano nel Mangiamorte, disse: “Puoi cominciare con un sorriso.”.

“Un sorriso?” disse lui meravigliato dalla semplicità della risposta, “Sì, come quello che avevi la volta in cui abbiamo capito che i fagioli soporiferi andavano schiacciati con il coltello d'argento, o quando ci vedevamo il primo settembre a King's Cross con Regulus.” disse Alice ricordando i sorrisi più belli che aveva scorto sul volto del giovane Piton.

“O come quando ti ho vista arrivare al Ballo del Ceppo”, concluse lui.

“Hai sorriso?” chiese Alice felicemente sorpresa, Severus si fece pungente: “Guardavi Karkaroff?”. Lei scosse la testa sorridendo: “No, cercavo Minerva, ma tu hai sorriso? Tu?”. Severus si strinse nelle spalle, una mano teneva il polso, l'altra la bacchetta, sorridendo disse: “Lo trovi strano? Sorridevano tutti, quella sera eri bellissima. Sei sempre bellissima. Quella sera toglievi la parola.”.

Se c'era un argomento di cui Alice e Severus non avevano mai parlato erano proprio le questioni estetiche: di entrambi non si poteva dire che fossero vanitosi, Alice non si sentiva per nulla bella, come le sue sorelle non mancavano mai di rimarcare; pertanto le parole di Severus la colpirono. Il buio della notte nascose il rossore sulle guance, ma non fu in grado di nascondere il sorriso che le comparve in volto: “Sev, stai sorridendo anche adesso”.

“Non sarò mai un sentimentale, tu sei l'unica che riesce a farmi sorridere. Avrei dovuto capirlo molti anni fa”, disse lui con molta naturalezza, mentre con un braccio le cingeva le spalle, dimostrandole con un gesto, più efficace di innumerevoli discorsi, che i suoi timori non avevano ragione di essere, che no, lui non sarebbe andato da nessuna parte.

Alice appoggiò la testa sulla spalla di Severus, sentendo finalmente nello stomaco qualcosa che si muoveva, avvertendo un po' di quel confuso ottimismo: i dubbi iniziavano a svanire. “Sarebbe stato tutto così diverso se lo avessimo capito per tempo” disse lei, che non voleva tirarsi indietro, che aveva le sue responsabilità, che aveva avuto bisogno di tempo per capire i propri sentimenti, che ancora adesso tutto appariva confuso e pieno di interrogativi. Soprattutto se passi la vita intera a pensare agli altri per soffocare quello che potresti sentire tu. Se ti lasci coinvolgere in una missione suicida perché così riesci a dare un senso a quella solitudine, mascherandola da dovere. Se, contro ogni tua aspettativa, la vita ti concede l'opportunità, o la sventura, di sopravvivere, il tempo che si pone d'avanti è pieno di domande per le quali non hai risposte, è una pergamena bianca per un tema di cui non conosci la traccia. E se quello che nascondevi in fondo al cuore, a te stessa in primo luogo, si avvera, allora pensi solo che la vita si sta prendendo gioco di te, perché a trentaquattro anni ti ritrovi a vivere le sensazioni che l'adolescenza ti ha negato. Sai che non hai il tempo, l'esperienza e la forza di sopportare quelle sensazioni, perché ogni palpito ti fa sentire che sei viva, contro ogni previsione. E' la paura che la portava a cercare la sua spalla, a voler sentire il calore del suo corpo.

Severus guardava avanti a sé e sentiva il peso e il calore della testa di Alice sulla sua spalla. Anni di doppio gioco ti rendono sensibile alle sfumature dell'animo, ai tremori involontari, ai dubbi, le paure e le riserve mentali; tuttavia con Alice non ebbe bisogno del suo sesto senso o dell'esperienza maturata sul campo perché da sempre riusciva a leggerle dentro, nonostante lei fosse molto brava a nascondere i suoi sentimenti, specie a se stessa, ed era un altro tratto che avevano in comune.

Dopo una vita di sofferenza dovuta alle parole non dette, non puoi permetterti di rischiare di nuovo, perché contro ogni aspettativa sei sopravvissuto e non puoi continuare a nascondere l'evidenza anche a te stesso, o assurgere come pretesto inutili timori adolescenziali, perché a trentotto anni non hai più l'età e sei ridicolo come Potter con la figlia di Weasley. Allora ti schiarisci la voce e ti metti a nudo, come quando ipotecasti la vita per dimostrare un amore che non sarebbe mai stato compreso, certo che questa volta tutto andrà bene. La tua arma più affilata, il tuo sarcasmo ti fa notare quanto sia patetico il tuo ottimismo, ma decidi di ignorare quella che è stata la tua difesa contro il mondo intero e accetti la sfida, perché sai che lei ne vale la pena.

“Alice, non vorrei mai che pensassi che siamo insieme qui, adesso, perché siamo sopravvissuti o perché mi hai salvato la vita. Voglio che tu sappia che adesso io sono qui con te perché quello che provo non lo sento da molto tempo e non voglio compiere gli errori del passato, non con te”.

Alice si strinse a lui, che aveva sempre la risposta alle sue domande. Lui aggiunse: “Non dovresti essere sorpresa, sei l'unica che mi conosce abbastanza da sapere come ero prima che tutto iniziasse”, lei sorrise: “Sono solo sorpresa di vedere il Severus di una volta, mi è mancato terribilmente!”.

Alice spostò la cortina di capelli neri che cadeva al lato del volto di Severus: era proprio il Severus di un tempo, il Principe Mezzosangue era tornato, stentava a crederci.

Era come se il presente si fosse finalmente saldato al passato, i pezzi tornavano a combaciare. Severus le sfiorò il volto, la baciò dolcemente e le sussurrò: “Torniamo dentro”.

Adesso erano due adolescenti che si erano improvvisamente svegliati nel corpo di due trentenni, era come se una parte della loro vita, quella legata agli aspetti più intimi, si fosse fermata il giorno in cui Severus ottenne il Marchio Nero. La sofferenza che scaturì da quella scelta fu paralizzante e dovette finire una guerra perché i loro cuori tornassero a battere.

Fuori dalla camera di Severus continuavano a baciarsi, perché quella nuova forma di intimità era meglio di tutti i loro silenzi e di tutti i loro discorsi, del tempo trascorso sui libri e degli incantesimi fatti insieme. Non smettevano di sorridere, proprio come due adolescenti, entrambi sapevano che sarebbero risultati ridicoli a chiunque li avesse visti, perché c'è un tempo per ogni cosa e loro avevano molta strada da recuperare.

Non era solo un nuovo amore che nasceva, come quando a trent'anni si inizia una nuova relazione, era l'embrione della prima relazione di entrambi. Avevano deciso di abbandonare la sfera di dolore e sofferenza che si erano costruiti attorno per incontrarsi e adesso dovevano formarsi quell'educazione sentimentale che l'esperienza regala ai giovani. Dalla loro c'era la fiducia totale nell'altro e la profondità di un sentimento che ai giovani è precluso dai furori e l'incostanza delle infatuazioni. Avevano abbandonato l'alibi dell'amore impossibile dietro cui si erano trincerati per anni, nella folle paura che quel sentimento potesse nuovamente causare tanta sofferenza. Si erano lasciati scivolare la vita addosso e dovevano assistere alle morti di tutti i loro conoscenti perché potessero apprezzare l'importanza e il valore della vita, riuscendo finalmente a capire che vale sempre la pena di amare, perché quello che stavano perdendo era enormemente più grande delle sofferenze che un amore sbagliato avrebbe potuto provocar loro.

La presa di coscienza fu lenta e graduale, come il risveglio da un lungo sonno. Adesso, che come due adolescenti si scambiavano baci fuori la porta della camera di Severus, il desiderio chiedeva di essere ascoltato da chi per troppo tempo era stato sordo ai suoi richiami.

“Ti va di entrare?”, chiese Severus, che non voleva separarsi da quei baci. Alice annuì mordendosi un labbro, neanche lei sembrava non voler mettere fine a quel momento.

La stanza di Severus era buia, illuminata soltanto dalla luce lunare che entrava dalle ampie finestre aperte: anche a lui era mancata l'aria.

Severus le stringeva le mani e la guardava con un misto di dolcezza ed esitazione, il pallore di Alice era amplificato dalla luce chiara della luna, lui le accarezzava il viso ed Alice sentiva le mani fredde e nervose sfiorarle le guance, come se avessero paura di toccarla, di romperla o quasi lei fosse un fantasma e non potesse essere toccata da mano mortale.

Alice guardava Severus esitare e non capiva le ragioni del suo turbamento, gli accarezzò il volto. Come la sua mano toccò la tempia e iniziò a scendere lungo lo zigomo per poi raggiungere la guancia, Severus chiuse gli occhi, le prese la mano e la strinse tra le sue, con molto imbarazzo le confessò: “Alice, io non ho mai...”. Alice sorrise teneramente, avvolse la sua mano libera intorno a quella di Severus, che aveva interrotto le sue carezze, e scuotendo la testa ammise: “Neanche io”.

Severus le sorrise, sorpreso dalla rivelazione: avevano molte più cose in comune di quanto non avessero finora sospettato. Abbracciò Alice, la strinse forte a sé, come se avesse paura che fosse tutto un sogno. Lui che aveva sempre pensato che nonostante tutto lei fosse andata avanti, perché era sempre tranquilla, perché l'aveva vista ridere in modo complice con Lupin, perché Regulus Black si era vantato di cose non vere, e lui aveva sofferto da giovane, e aveva deciso di non rivolgerle la parola, pensando che lei fosse esattamente come l'altra: pronta a dimenticarlo dopo finte scuse e a crearsi una vita con un altro. Invece no, lei aveva sofferto per questa decisione al punto da rinunciare a tutto e quando lo aveva ritrovato, preferiva essergli amica e collega per non affrontare il dolore straziante della perdita. Si era impegnata con Silente che non sarebbe andata oltre, che voleva solo che lui stesse bene e tutto il resto non importava, anche il prezzo che lei avrebbe dovuto pagare non era importante. Avrebbe dovuto capirlo quando lei si prese cura di lui dopo la morte di Lily, nonostante anche lei fosse devastata da quella perdita. Invece lui si chiuse nel suo dolore, egoisticamente, senza capire.

Adesso che i conti con il passato erano stati saldati ed era caduto anche l'alibi del dolore per Lily, dietro al quale si era rifugiato per una vita intera, pur di non ammettere di avere una paura folle di essere rifiutato un'altra volta. Adesso che sapeva quanto potesse essere forte un amore e a cosa avesse rinunciato Alice pur di stargli accanto, adesso tutto il suo passato gli sembrava un grosso sbaglio. Pensava che avrebbe dovuto chiederle scusa per il sectumsempra, che avrebbe dovuto mandare al diavolo Regulus Black, continuare gli esperimenti con Alice, trovare un lavoro al San Mungo e quando lei si sarebbe diplomata l'avrebbe sposata ed entrambi a quest'ora sarebbero stati dei genitori orgogliosi dei loro figli. Perché a volte bisognava mettere a tacere lo stupido orgoglio che gli aveva imposto di perseverare sulla strada sbagliata. Guardando gli occhi scuri di Alice, Severus capì che raramente la vita ti dà la possibilità di ritornare sulla strada che hai abbandonato e questa volta si sarebbe fidato e non avrebbe preso più alcuna deviazione.

Le sorrise: “Allora, tu vuoi?”, lei annuì sorridendo per la tenerezza di quell'uomo che per lungo tempo aveva portato la maschera dell'inflessibilità. “Abbiamo aspettato abbastanza, non credi?” disse lei divertita e un po' maliziosa. Severus annuì, i timori svanivano e sentiva il desiderio crescere in lui: “dici che dovresti... o ci penso io?”. Nessuno dei due era esperto di queste faccende preliminari, però era un bene che Severus mantenesse sempre il suo lato pragmatico. “Hai ragione, ci penso io”, disse Alice, facendo apparire la boccetta con la pozione e un calice: non era il caso di rischiare una gravidanza proprio il giorno in cui avrebbe scoperto il lato più profondo dell'intimità. Finito di bere, tornò tra le braccia di Severus, impaziente di stringerla di nuovo. Sentì un leggero brivido al contatto delle mani fredde di lui lungo la schiena calda, nonostante la leggera barriera di cotone della camicia da notte. Le mani indugiarono sui fianchi di lei, stringendola con desiderio, poi tornarono su, verso il petto. Severus poteva sentire il battito del cuore di Alice ed i respiri più intensi, non appena le sfiorò il collo con il naso e la bocca si posò sulla clavicola. Le mani corsero a slacciare il nastro che chiudeva la scollatura della camicia da notte, nascondendo dei seni piccoli, ancora tondi e sodi come dovevano esserlo nel fiore degli anni. Liberò le spalle dalla camicia da notte, che scivolò lungo il corpo pallido di lei senza alcuna esitazione: era bellissima.

Alice si morse un labbro per il desiderio e sollevò la maglietta di Severus, voleva sentire il contatto con la sua pelle, emerse lo stesso corpo magro che si poteva immaginare sotto la divisa da Serpeverde e che per anni lui aveva nascosto sotto gli spessi strati della sua veste da mago, portata sempre con un lungo mantello. Sentì i brividi di lui non appena gli sfiorò il torace, il battito cardiaco accelerato e il movimento del diaframma che indicava una respirazione più intensa. Le mani scesero lungo i fianchi stretti di lui e si fermarono all'attaccatura dei pantaloni, sciolse il nastro che stringeva i pantaloni del pigiama alla vita e li fece cadere. Adesso erano entrambi con un solo indumento.

Nel loro abbraccio Alice poté sentire il desiderio di Severus contro il suo ventre, guardandolo negli occhi, sorrise mentre giocava con l'elastico dei suoi boxer di cotone bianco. Lui le prese le mani e la condusse a letto, sdraiandosi lungo il corpo di lei, non c'era fretta, dopo un'attesa lunga una vita, adesso volevano assaporare ogni istante, lasciavano che le loro mani esplorassero i corpi in lunghe e intense carezze, che le loro labbra gustassero ogni singolo bacio e che il loro olfatto si inebriasse del profumo dell'altro.

Si guardavano, sorridevano e prestavano attenzione ad ogni dettaglio, come durante la preparazione dei loro composti, verificavano le reazioni dell'altro ad ogni carezza o sfioramento. Bastava un sospiro di lei, la schiena leggermente inarcata perché lui capisse che era sulla strada giusta, così come a lei bastava vedere gli occhi chiusi di lui, un tremore nella voce o un sospiro più profondo per capire che stava giocando con una zona sensibile. Presto anche il loro ultimo indumento venne abbandonato tra le lenzuola, le loro mani scesero ad esplorare le zone intime, con dolcezza, prestando ancora più attenzione alle reazioni dell'altro, perché avevano molto da imparare, su se stessi e sull'altro.

Alice pensava che non avrebbe voluto scoprire queste sensazioni con nessun altro al di fuori di Severus, che la sua dolcezza ed una certa abilità nell'uso delle mani, che sembravano dedicarle delle attenzioni degne del più raro e delicato ingrediente magico, le stavano regalando delle sensazioni mai provate prima e si schiuse al tocco delicato di lui.

Sentì le mani risalire lungo il corpo, non appena lui si installò sopra di lei e anche in questo caso l'incastro era perfetto. Era pronta a sentire un po' di dolore, ma Severus fu molto dolce e delicato e dopo un po' riuscì persino a sentire il piacere provocato dal movimento di lui dentro di lei. Entrambi non staccavano il contatto visivo dall'altro, perché ogni espressione aumentava il piacere e il desiderio. Lei lo trovava bello, bello come non lo aveva mai trovato e pensava che in fondo era valsa la pena aspettare lui, ringraziava la vita che gli aveva dato l'occasione di essere così felice e adesso sentiva che sì, lui era quello giusto. Quando gli affondi di lui si fecero più intensi e profondi, Alice inarcò la schiena per il piacere e sollevò lo sguardo al soffitto, sopra di lei. In quell'istante lui la trovò talmente bella da non riuscire più a contenersi e si liberò dentro di lei, che provava un brivido e un'onda di piacere nel sentire la forza dell'orgasmo di lui, cui seguirono brevi e intensi brividi e piacevoli spasmi muscolari, mentre il respiro tornava lentamente regolare.

Rimasero a lungo abbracciati, Severus le scivolò accanto e lei appoggiò la testa sulla spalla, mentre si lasciava accarezzare la schiena nuda. Questa volta il silenzio mostrava un'intimità molto più profonda dell'intesa che da sempre regnava tra loro.

Il vento della notte faceva venire i brividi ai loro corpi nudi, ancora accaldati, con un gesto della bacchetta sul comodino, Severus chiuse le finestre e accostò le tende, così che non sarebbero stati svegliati dalle prime luci del giorno. Si addormentarono stretti l'uno all'altro, riuscendo finalmente ad assaporare un sonno intenso e profondo come non capitava loro da anni.

Il mattino successivo, Alice fu risvegliata da un movimento di Severus, aprì gli occhi e sorrise nel vederlo accanto a lei, pensava che sarebbe stato meraviglioso aprire gli occhi ogni mattina in questo modo. Lui le diede un tenero bacio sulla fronte, mentre Alice si stropicciava gli occhi come una bambina. Fu tutto molto naturale, non ci fu imbarazzo nel ritrovarsi a letto, nudi dalla sera precedente. Si rivestirono e si diedero appuntamento a colazione, dopo una doccia che avrebbe tolto gli ultimi residui di sonno.

Leggere la Gazzetta del Profeta accanto a Severus, sorseggiando una tazza di té, non era mai stato tanto bello, sembrava l'inizio di una nuova vita.

Durante quella giornata decisero di fare un viaggio insieme, quello che tutti i maghi e le streghe facevano dopo il diploma, al quale avevano rinunciato a causa della guerra.

Alice aveva viaggiato molto grazie a Silente e suo padre, tuttavia i suoi non erano mai stati viaggi di piacere, erano per lo più missioni. Sarebbe stato bello girovagare per il mondo, mostrando a Severus alcune meraviglie e facendo le esperienze che la vita aveva loro negato. Lui pensava che un po' di tempo insieme, da soli, avrebbe rafforzato il loro legame, perché l'unica cosa di cui era certo era che non voleva perderla, perché non esisteva al mondo una creatura in grado di amare Severus Piton esattamente per come era, nonostante il pessimo carattere, il suo sarcasmo e quei maledettissimi capelli unti, che non volevano assolutamente migliorare con nulla.

 

 

 

N.d.A: Ce l'ho fatta. Scusate per la sbadataggine. Presa dalla foga di scrivere su Istanbul, ho dimenticato l'inizio e a mio avviso era fondamentale. E' stata una fatica immane, per la sofferenza che mi ha provocato la scrittura, perché Severus non è un personaggio semplice (lo sappiamo) e la mia Alice neanche. Insomma, la guerra è finita e loro devono fare i conti con un passato pesante per entrambi, che durante la guerra hanno volutamente evitato di affrontare, perché non c'era tempo e non aveva senso (entrambi pensavano di non sopravvivere). Immaginare l'iniziazione sessuale di due adulti è stato difficilissimo, avrei potuto immaginare che Severus avesse avuto le sue esperienze, solo che il pensiero della vita di Severus, dei suoi ricordi, di come dice a Silente “Always”. Insomma, tutto deponeva contro l'idea che lui si fosse divertito con qualcun altra e idem Alice, che era solitaria e aveva sofferto per la perdita dell'amicizia di Severus, per la morte di Lily e sappiamo come pur di salvare Sev da Azkaban lei si fosse impegnata con Silente in quel compito che le imponeva la più assoluta solitudine. Io penso che per accettare di pagare un prezzo così alto, non si sufficiente solo l'amore per l'altro, penso che ci sia anche una gran componente di paura della sofferenza e che Alice conoscesse così bene la solitudine da considerarla confortevole. Silente, astuto giocatore di scacchi, come lo immagino, (o manipolatore come lo descrive Aberforth) ha saputo sfruttare le debolezze delle persone: la paura di Alice e il dolore di Severus e grazie a queste debolezze è riuscito a sconfiggere Voldemort (perché è chiaro che Harry è solo una pedina, o al massimo un alfiere nella scacchiera mossa da Silente). Spero di non aver rovinato i personaggi, in particolare Severus, che magari sembra un po' insolito, però dobbiamo tenere presente che lui non è il doppio giochista occlumante della saga, è la persona gentile dei primi anni che gioca con Lily, quella in lacrime che offre se stesso pur di salvare Lily. Consideriamo che molta della percezione che abbiamo di Severus è dovuta alle sensazioni di Harry e all'atteggiarsi di Severus come insegnante di Pozioni, però anche il più esigente dei professori, fuori l'aula è una persona normale e nella saga ci sono mille indizi che ci dicono che lui era una persona dolce e sensibile, nonostante il pessimo carattere. Ecco, ho voluto spogliare (in tutti i sensi, eheheh) Severus da tutte le percezioni e mostrarlo per come realmente dovrebbe essere.

Come sempre, i commenti sono i benvenuti. Un saluto ai lettori silenziosi e alle anime buone che lasciano due parole. La mia pagina Facebook è https://www.facebook.com/SeveraShaEfp

Alla prossima tappa (Praga)

Severa_Sha 

   
 
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