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Autore: Darik    20/04/2004    1 recensioni
Qualcuno emerge dal nulla.
Genere: Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Kaname Chidori, Sousuke Sagara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La fine e l'inizio.'
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1° CAPITOLO

Di buon mattino, Kyouko come suo solito si avviava verso la scuola con la sua espressione perennemente tranquilla. Sembrava che niente fosse in grado di turbare la sua capacità di mantenere la calma e di vedere sempre il lato positivo di ogni cosa.

Mentre camminava, vide la sua migliore amica, Kaname Chidori, che si dirigeva anche lei verso la scuola scrivendo qualcosa su un taccuino.

“Ciao Kana-chan” la salutò sorridente Kyouko.

Kaname rispose al saluto con un distratto “Ciao” e continuò a scrivere sul suo taccuino.

“Che cosa stai scrivendo di cosi importante su quel taccuino?” domandò allora incuriosita Kyouko.

“Per cercare di non farmi più cogliere impreparata, sto pensando già da adesso quali casini può compiere quell’idiota, in modo da avere una risposta pronta per il sempai Hayashimizu” rispose Kaname ancora più concentrata.

Kyouko stava per fare un’altra domanda, finché nella scuola, di cui ormai era già visibile il tetto, ci fu un esplosione.

“Accidenti… corriamo subito!” esclamò Kyouko.

“Lo odio quando comincia sin dal primo mattino…” ringhiò a denti stretti Kaname con la faccia piena di nervature.

Lo spogliatoio delle ragazze era invaso dal fumo, le ragazze sbigottite, mezze nude o in lingerie, ricoperte da polvere e cenere, fissavano alcune il grosso buco che era stato aperto in una delle pareti della stanza, altre un ragazzo che stava inginocchiato davanti alla porta, con in mano un bazooka ancora fumante.

“Invasione arrestata!” commentò deciso il ragazzo.

Poi un grosso ventaglio bianco si abbatté sulla sua testa.

Nella sala del consiglio degli studenti, il presidente del medesimo consiglio, l’intelligentissimo e imperturbabile Atsunobu Hayashimizu con in mano un piccolo ventaglio e fiancheggiato dalla sua dolce collaboratrice, Ren Mikihara, fissava seriamente Sosuke Sagara con a fianco Kaname che velocemente leggeva il suo taccuino alla ricerca di adeguate risposte tra quelle che aveva scritto.

“Sagara, voglio una spiegazione rapida e precisa di quanto avvenuto” ordinò con calma Hayashimizu.

“Sissignore. Stamattina, mentre stavo effettuando la mia perlustrazione quotidiana dei corridoi, ho sentito delle grida provenire dallo spogliatoio delle ragazze, e alcune di esse gridavano che stava avvenendo una invasione, e che gli invasori erano decine. Pensando ad un attacco terroristico ho preso il mio bazooka ultimo modello, un D-378 ottimo per le azioni di sfondamento, e funzionale anche contro carri armati dal peso non superiore alle cinquanta tonnellate, ho sfondato la porta e ho fatto fuoco contro la parete di fronte a me, l’unica che avrebbe permesso, data la sua posizione, un’invasione nemica”.

Sosuke aveva risposto parlando con espressione imperturbabile e stando sull’attenti.

“E gli invasori?” domandò Hayashimizu.

Sosuke, sempre imperturbabile e sull’attenti: “Quando la situazione si è normalizzata, si è scoperto che si trattava di una piccola colonia di scarafaggi che da una crepa alla base del muro stavano entrando nello spogliatoio”.

Kaname si sentì sprofondare: “E se si fosse trattato di un moscone, cosa avresti usato? Un missile terra-aria?” mormorò.

Il rappresentante degli studenti chiuse il ventaglio e rimase in silenzio a riflettere.

Kaname si preparò a rispondere, ma non avendo trovato risposte giuste sul suo taccuino (era la prima volta che Sosuke usava un bazooka) doveva improvvisare.

La ragazza fece per aprire la bocca, ma fu anticipata da Hayashimizu che aveva concluso la sua riflessione.

“Bravo Sagara. Hai fatto bene”.

E Kaname crollò a terra.

Faticosamente la ragazza si rialzò: “Mi… scusi… sempai… ma perché questo… idiota… avrebbe fatto bene a far saltare una parete dello spogliatoio femminile?!”

“Chidori” rispose con tono deciso e tranquillo il sempai “gli scarafaggi possono trasmettere molte malattie, ma Sagara con il suo provvidenziale intervento è riuscito ad eliminarli tutti al primo colpo. Inoltre il fuoco dell’esplosione ha sicuramente eliminato tutti i germi che quegli scarafaggi avrebbero lasciato con il loro passaggio.

E non bisogna preoccuparsi per il muro, il budget scolastico è più che sufficiente per ripararlo.

La salute degli studenti viene prima di tutto”.

“Se lo dice lei, sempai” disse rassegnata Kaname.

“Comunque” proseguì il sempai “chiarita questa faccenda, ho da fare un importante comunicazione. E siccome voi due siete già qui, ve la anticiperò: da domani verrà un nuovo supplente, un insegnante di storia”.

“Un insegnante di storia? E il sensei Akamusa?” domandò incuriosita Kaname.

“Ultimamente è stato colpito da una grave infezione intestinale” spiegò sorridendo Mikihara.

Conclusa la giornata a scuola, Kaname e Sosuke rientravano ai rispettivi appartamenti, che stavano in due condomini affiancati.

“Un nuovo insegnante, secondo te che tipo sarà?” domandò la ragazza.

“Non so come rispondere a questa domanda. I dati sono insufficienti. Comunque trovo che sia una strana coincidenza: il sensei Akamusa cade malato e subito viene trovato un nuovo insegnante. E’ troppo sospetto. Credo che dovrò richiedere al servizio segreto della Mithril un controllo sui dati personali di questo professore. E se dovesse risultare qualcosa di strano…”

Il ventaglio bianco di Kaname si abbatté implacabile sulla testa di Sosuke.

“Guarda che siamo nella realtà, non in un film di 007. So che hai l’ordine di proteggermi, ma devi smetterla di vedere sempre terroristi dietro ogni angolo!”

Giunsero infine a destinazione e dovettero dividersi.

“Allora io vado a casa, ciao” lo salutò sorridendo Kaname.

“Arrivederci a domani” la salutò Sosuke impassibile e si avviò verso il suo appartamento.

Kaname rimase ferma a guardarlo.

Lo richiamò.

“Ehi, Sosuke…”

“Si?”

“Non vuoi dirmi nient’altro?”

“Cos’altro dovrei dirti?” domandò incuriosito il ragazzo.

“No, niente”.

La ragazza si diresse verso il suo appartamento.

Lo raggiunse, entrò, chiuse la porta e vi si appoggiò.

“Uffa, ma perché continua a salutarmi in quel modo cosi freddo?”

  
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