Sai che penserei forse che qualcuno stia cercando
Di fare di te un suo pensiero e…
E non sopporto neanche l’idea che lui ci provi perché…
Perché tu sei solo mia… mia.
Bella
Sentire il
motore prendere vita fu un vero sollievo. Edward doveva aver pensato
che mi
sarei arresa al primo tentativo. O che Charlie non mi avrebbe mai dato
il
permesso di usare la gazzella. O ancora che se ci fosse stata
un’emergenza
improvvisa Charlie avrebbe avuto bisogno della sua auto.
Ovviamente non
aveva fatto i conti con la forza del desiderio di mio padre,
né tantomeno con
la mia voglia di vedere Jake. Non capiva quanto mi mancasse il mio
migliore
amico. E, in fondo, quando mai aveva capito qualcosa di me? Jacob
invece…
Il pensiero mi
colpì con la forza di un pugno nello stomaco. Stavo davvero
mettendo a
confronto il mio perfetto ed eterno diciassettenne fidanzato con il mio
migliore amico? La vocina nella mia testa mi rispose che sì,
lo stavo facendo.
E che sì, nonostante ce l’avessi con lui era
proprio il mio migliore amico ad
uscire vincitore dal paragone.
«Bella, la sua
mancanza ti sta facendo dare i numeri,» mi dissi, guardandomi
nello specchietto
retrovisore. Poi risi, quando mi resi conto
dell’assurdità di parlare da sola,
e tornai a dare attenzione alla strada.
L’auto della
polizia era piuttosto silenziosa, anche se le luci rosse e blu che
continuavano
a lampeggiare sulla mia testa davano alla foresta un aspetto
decisamente
sinistro – non avevo ancora capito come spegnere quei dannati
cosi. Ed era
tutta colpa di Edward se dovevo andare in giro con quella cosa
con più pulsanti di quanti avrei mai potuto imparare ad
usare
in tutta la mia vita.
Certo, con il
pick up avrei avvisato la Riserva intera del mio arrivo da miglia di
distanza,
ma almeno non mi sarei fatta prendere in giro per mesi!
Già immaginavo
Jake aprire la portiera del passeggero, o ancora meglio la mia,
sporgersi
all’interno e abbassare con sicurezza la levetta giusta con
un sorrisetto che
volentieri gli avrei tolto a forza di schiaffi, se non mi fossero
costati le
dita della mano.
Mi sentii
avvampare, ma attribuii la cosa alla rabbia che il pensiero di quel
bamboccio
di Jake che mi prendeva in giro mi faceva montare. Di certo non ero
diventata
una stufetta ambulante perché mi ero soffermata un secondo
sulla sensazione dei
muscoli di Jake che mi sfioravano distrattamente e in modo del tutto
casuale.
Feci una
risatina che tradiva il mio nervosismo e mi guardai di nuovo allo
specchietto
retrovisore. «Sembri un’adolescente in calore,
Bella.»
Poi imboccai la
strada che mi avrebbe portata a La Push.
Sentivo il
nervosismo crescere ad ogni metro che percorrevo verso la riserva.
Cosa avrei detto
a Jake? Mi avrebbe perdonata subito o piuttosto mi avrebbe cacciata
via? La sua
lettera era piuttosto chiara… ma quanto di quello
che aveva scritto sarebbe riuscito a
ripetermelo guardandomi negli occhi? Sperai che non
credesse davvero in tutto quello che c’era nel biglietto. Un
angolo della mia
testa – e del mio cuore – sperava ancora che fosse
stato costretto a
scriverlo. Magari da Sam.
Ma
poi c’era
quella vocina che mi tormentava e mi diceva: “e se invece
tutto quello che ha
scritto fosse esattamente quello che voleva dirti?”. A quel
punto la paura si
impadroniva di me e non riuscivo più a non pensare di essere
un disastro
ambulante.
Però
in quel
momento non potevo tirarmi indietro. Ero arrivata in vista delle prime
case
della riserva e svoltai nel viottolo fangoso che portava dritto a casa
di Jake.
Mi stupii di vedere tutte le luci spente, soprattutto perché
ero sicura che
Charlie si sarebbe precipitato al telefono per avvertire Billy del mio
arrivo.
Che ancora scommettessero su me e Jake era fuori da ogni ragionevole
dubbio.
Sembravano due comari pettegole.
Prima
di arrendermi
– alla mia mancanza di coraggio – decisi di fare un
tentativo a casa Uley. Con
molta probabilità avrei trovato Jake lì a fare
baldoria con i suoi amici, o
comunque sarei potuta rimanere a fare compagnia ad Emily, nel caso mi
avesse
detto che i ragazzi erano fuori a caccia. Rabbrividii. Il pensiero di
Jake nei
boschi a caccia di vampiri mi faceva sempre quell’effetto.
Era
impossibile,
per me, non preoccuparmi per lui. Anche se lui mi rimproverava sempre
per
questa mancanza di fiducia nei suoi confronti, non potevo farci niente:
lui era
fatto di carne e sangue e io mi preoccupavo per la sua
incolumità.
Il
fatto che da
casa di Emily provenisse una musica assordante, e che le luci si
vedessero da
lontano, mi fece credere che vedendomi arrivare avrebbero pensato che
qualche
vicino avesse chiamato la polizia. Sorrisi, per un attimo. Prima di
mettere a
fuoco le due persone sedute sui gradini della veranda. Jacob e una
ragazza. E
lui le sorrideva in quel mondo speciale che di solito riservava a me.
Sentii
l’impulso
irrefrenabile di schiacciare il piede sul freno e fare dietrofront,
oltre alle
lacrime che mi pungevano gli occhi e il cuore contorcersi come
l’uomo di gomma.
Rallentai, nella speranza di ricompormi prima che qualcuno si rendesse
conto del
mio turbamento. Che poi non aveva giustificazione. Jacob era libero di
ridere
con chiunque volesse. Con qualunque ragazza
volesse. In fondo io e lui non stavamo insieme, anzi, io stavo con un
ragazzo –
vampiro – meraviglioso che amavo da impazzire e che mi
rendeva felice.
E
allora perché
mi sentivo così tradita?
Mi
sorpresi,
quando la parola perfetta per descrivere quello che provavo mi
balzò in testa
senza che mi sforzassi di cercarla. Mi sentivo tradita, eppure non ne
avevo il
diritto. Lui non era mio né tantomeno io provavo quel tipo
di interesse per
lui.
Ero
così persa
nei miei pensieri che non mi resi neanche conto di aver parcheggiato e
spento
il motore. Ma ricordo chiaramente che sobbalzai quando sentii una mano
calda
poggiarsi sul mio viso.
«Va
tutto bene,
Bells?» mi chiese, preoccupato. «Non scendevi
dall’auto e allora…»
Giustificava
la
sua presenza nell’abitacolo della mia auto, o forse
giustificava la presenza
della sua mano sul mio viso?
Scoppiai
a
piangere senza un motivo preciso e gli gettai le braccia al collo.
«Va
tutto bene,
Jake, ora è tutto a posto.»
Lo
sentii
allungarsi sopra di me e cercare di togliermi la cintura di sicurezza
senza
spostare le mie braccia da dove erano – non ci sarebbe
riuscito neanche volendo
e, a giudicare da come sorrideva ogni volta che i nostri occhi si
incontravano,
non voleva – poi mi sollevò tra le sue braccia e
mi strinse al suo petto. Gli
odori della foresta si fondevano a quello dell’oceano
nell’incavo del suo collo
e non avrei mai potuto pensare a un profumo più perfetto,
per lui.
«Pa’,
avverti tu
Charlie che Bella si ferma da noi, stanotte?»
Persi
il resto
della discussione, probabilmente perché non ci fu alcuna
discussione. Jake e
suo padre spesso parlavano soltanto con gli sguardi.
«Tieniti
forte»
mi sussurrò, mentre iniziava a correre.
«Jake,
la…
macchina!» protestai, mentre continuavo a singhiozzare
aggrappata al suo collo.
«Tranquilla,
domattina sarà davanti a casa mia.»
Mi
lasciò
tornare sui miei piedi solo una volta dentro casa sua e faticai un
po’ per ritrovare
quel poco di equilibrio che avevo. Lo persi di nuovo poco
più tardi, ma non
importava, perché ero stretta a Jake nel suo letto e non ne
avevo bisogno.
«Sono
contento
che tu non abbia creduto a quello che ti ho scritto nel
biglietto.»
Due note proprio due:
Bella
fa continuamente paragoni tra Edward e Jacob, anche
nei libri, e i suoi ragionamenti sono quasi sempre esatti…
sono le conclusioni
che sono del tutto errate! Direi che la what if consiste più
che altro nel
lasciare che l’intelligenza di Bella funzionasse per benino.
Quando Bella dice a Jake “Ora è tutto a posto,” ho liberamente rielaborato un pensiero di Bella in Breaking Dawn. Al matrimonio, quando arriva Jake, lei gli chiede: “Sei venuto per rendere tutto perfetto?” o qualcosa del genere… beh, direi che questo è un chiaro segno di chi sia per davvero al persona che Bella ama di più al mondo… cioè, fosse il mio matrimonio mi sarebbe sì dispiaciuto per il migliore amico – stronzo – che non si è presentato, ma a un certo punto chi se ne frega se sono convinta di aver fatto la scelta giusta.