Capitolo 2: L’idea Sbagliata
Mi avviai in cucina con passo
lento e confuso, penso di aver preso botte contro la
metà dei mobili che si annidano in casa. Come ogni domenica aprii il
frigorifero e come ogni domenica lo trovai vuoto, dopo essermi espresso con
termini molto poco idonei a un testo come questo mi
avviai di nuovo in camera mia per accendere il computer per svagarmi chattando e fissando il mio desktop. Dopo una mezz’oretta il mio computer, che è famoso per essere veloce come
Achille nel paradosso di Zenone, si accese.
Come ogni mattina l’hard disk del mio computer
emetteva un rumore molto simile a quello di un dj che
remixa una canzone rep.
Appena accesa la scatola
magica misi della musica dopodichè entrai su msn. L’ora non era delle migliori e non c’era un cane
connesso o meglio, un cane c’era, era un mio compagno di classe, uno di quelli
che una volta mi aveva detto “nella mia vita al primo
posto metto la persona che amo, al secondo il MOTORINO, al terzo i miei amici e
al quarto la mia vita”. Ora io personalmente non ho nulla in contrario al motorino ma dubito seriamente che qualcuno si ammazzerebbe
per salvare il suo ciclomotore.
A un certo punto alzando la mano dal mouse notai che
sotto il mio gomito c’era un bigliettino attaccato sulla scrivania bianca piena
di cianfrusaglie varie che non ho mai avuto il coraggio di rimuovere. “siamo
usciti che ancora dormivi, torneremo per l’ora di cena il cibo è in frigo da
riscaldare, spero che Ekips ti faccia compagnia,
baci, mamma”.
Una volta
letto il biglietto mi girai a
destra verso il mio letto dove Ekips stava ancora
sonnecchiando.
“ti va di fare due
chiacchiere?” gli chiesi
non rispose.
“mamma, speri male” dissi
alzando gli occhi al cielo “al cane non va nemmeno oggi di parlare”.
Appena conclusi
di vaneggiare in questa triste maniera mi balenò in testa l’idea di mangiare la
pasta riscaldata al microonde, lo facevo spesso, ma mi disgustava sempre. Per
un attimo pensai che forse avrei dovuto imparare a cucinare qualcosa di più dei
wurstel bolliti, ma poi mi ricordai delle rare volte che avevo provato a farmi
un piatto di pasta da solo… “corro al microonde”
pensai.
Dopo 5 minuti avevo finito di
pranzare, non perché avessi trangugiato tutto, ma perché avevo lasciato circa
la metà del cibo. Mi ricordo ancora cosa mi diceva la mia baby sitter quando
non mangiavo a pranzo, era dieci anni fa, ma ancora me lo ricordo: “questo”
diceva indicando il piatto “te lo riscaldo per cena”. Non gli piaceva cucinare,
ma gli piacevano molto i bambini, un po’ come a Micheal Jackson.
Ad ogni modo era ormai l’una
e mi resi conto che dovevo fare qualcosa del mio pomeriggio, ero molto propenso
a cimentarmi in un giro in bici, premetto che io adoro
la bicicletta, mi piace veramente tanto, per me farmi un giro in bici è una
gioia immensa, un orgasmo sportivo.
Ma mentre stavo fantasticando
sulla mia passione mi tornò in mente un episodio
accaduto due giorni prima, mi ricordai che stavo sfrecciando per la discesa che
porta a casa mia, poi mi ricordai di un gruppetto di ragazzi alcuni più piccoli
di me, altri più grossi. Mi alzai la maglietta del pigiama e guardai i vari
lividi che tempestavano il mio ventre “però ne sono
uscito vivo” mormorai “la prossima volta che un gruppo di giovanotti mi chiede
la bicicletta gliela darò senza fare storie, in più il mio coraggio non mi
aveva aiutato, la bicicletta l’avevano presa comunque, l’avevo solo barattata
con una decina di cazzotti sui reni”.
Nonostante
al pronto soccorso mi avevano
offerto delle polpette che erano la fine del mondo, non ero ancora riuscito a
riprendermi dallo sconforto: non tolleravo il furto e non tolleravo
l’umiliazione. Proprio in quel momento mi sentii carico di una nuova energia, un’ energia forte, di quelle che ti fa sentire immortale, un
po’ come quando ti fai di steroidi prima di una gara di atletica.
Tornai in camera mia guardai
il mio cane dritto nelle orecchie perché dormiva “Ekips, vado a riprendermi la bicicletta!”
Ekips non rispose, in compenso sollevò la testa e mi guardò
come si guarda un uomo che si è messo in ginocchio a
piangere dopo aver ballato nudo in metropolitana.
“è inutile che fai cosi,
cane! Tu non capisci, ho subito troppe ingiustizie, è come avere Alice, la
prima volta che si rompe gliela passi, la seconda lo
porti a far vedere, ma la terza frulli il modem dalla finestra!”
Bene, a quel punto sapevo
cosa fare del pomeriggio, rimaneva un solo piccolo interrogativo, COME?