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Autore: li wei    28/10/2006    1 recensioni
Garnet ha perso suo padre da poco..a Lindblum troverà suo zio, una città in festa, e forse...qualcosa o qualcuno che la renderà felice..
Genere: Romantico, Malinconico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

“Stringo ancora un po’?” chiese Beatrix stringendo tra le mani due nastri di seta rosa.
Da qualche tempo la principessa aveva preso l’abitudine di farsi vestire da quella ragazza che le era stata vicina da quando era bambina.
Di Beatrix si fidava, sentiva che era una brava ragazza e che le era davvero affezionata.
Mentre le infilava l’ampio abito sopra la testa, la distraeva raccontandole le buffe mosse di Steiner per riuscire sempre a sapere dove si trovasse la sua piccola Garnet, e i mille modi in cui lei invece riusciva ogni volta a confonderlo o bloccarlo,per impedirgli di disturbarla.
Forse perché stava crescendo, ora si vergognava a far vedere il suo corpo a delle sconosciute, mentre con Beatrix quella strana sensazione di imbarazzo non si era mai palesata.
“Si, è ancora un po’ largo..” rispose Garnet osservando il bustino del vestito che ancora non le calzava alla perfezione.
Beatrix strinse un po’ troppo forte, facendo sussultare Garnet per la mancanza di respiro.
“Scusatemi principessa, ho esagerato. Lo sostengo da tempo che dovrebbe chiedere a qualcun altro di aiutarla. E’ un compito troppo delicato perché venga svolto da un soldato.”
Garnet sapeva bene che Beatrix aveva ragione, ma sentiva anche che non avrebbe mai voluto che le cose cambiassero di una virgola.
Del resto era una bambina ancora, e quindi si meritava che l’accontentassero almeno in questo capriccio.
Beatrix vide lo sguardo corrucciato e pensieroso della sua principessa e si concesse una piccola risatina.
“Suvvia Principessa, ovviamente per me è un piacere poterla aiutare, e se qualcuno si prendesse questo mio privilegio sono certa che ne sarei molto gelosa.”
Vedere l’espressione della principessa tramutarsi da un broncio ad un dolce sorriso fu la migliore ricompensa per la ragazza.
I sorrisi sinceri di Garnet le aprivano il cuore. Da quando era piccola la principessa le aveva sempre riservato un trattamento speciale, le diceva sempre che i suoi morbidi capelli chiari le piacevano tanto, e spesso le chiedeva se poteva pettinarla.
Aveva provato in tutti i modi a non accettare, però come si poteva negare la richiesta di una piccola bambina con occhioni brillanti e una spazzola più grande della sua faccia, stretta in mano come uno scettro?
Quando poi riusciva a realizzare i suoi desideri, ecco che compariva il suo sorriso ingenuo e delicato, colmo di amore e felicità.
Garnet non era una principessa qualsiasi, Beatrix lo sapeva. Era una bambina sensibile e crescendo stava maturando un carattere nobile ma rispettoso, non aveva mai avuto screzi con nessuno e non si era mai atteggiata con superiorità.
Sarebbe diventata una splendida regina, nel corpo e nell’anima, e Beatrix sentiva nascere in sè il desiderio di esserle accanto per proteggerla.
“Dovrò vedermela con Steiner per questo” pensò rispondendo al sorriso della principessa e slacciando leggermente il bustino.

Garnet tornò a guardare l’abito che ora le stava perfettamente, lo zio aveva ottimo gusto, ma di certo nella scelta del capo e del tessuto doveva esserci anche lo zampino della zia Hilda.
Poche persone avevano una tale capacità di selezione e giudizio dei capi di abbigliamento da potersi mettere al confronto con la Regina Hilda di Lindblum.
Del resto era una donna molto attenta alla moda e alle apparenza, senza che questo facesse di lei una persona superficiale o di poco valore. Semplicemente amava divertirsi e voleva che la sua famiglia e il suo regno fossero i più affascinanti di tutta Gaya.
Quell’abito bianco dai ricami rosa antico le dava un’aura mistica che la faceva apparire come una creatura divina, con il potere di consolare e puricare col solo sguardo.
Beatrix le pettinò i capelli e adagiò sul suo capo un piccolo diadema che emanava numerosissime piccole luci, una per ogni pietra brillante che la decorava.
Non pensò nemmeno per un istante di proporle una collana diversa dal grande ciondolo che la principessa teneva al collo. Sapeva che non lo avrebbe mai tolto, per nulla al mondo.
“Bene Principessa, credo si possa definitivamente dire che lei è pronta ad andare in città a farsi ammirare in tutta la sua bellezza dal popolo di Lindblum!” disse Beatrix allargando le braccia come per gloriarsi del suo capolavoro compiuto.

Garnet guardò la sua immagine allo specchio.
Era proprio un bel vestito, era proprio uno stupendo diadema…ma, non sapeva per quale ragione, stonavano con l’immagine che aveva di sé.
La figura nello specchio era così sgargiante e lei non si sentiva a suo agio.
Era una principessa però e come tale doveva vestirsi, per il suo paese, per sua madre, per i suoi zii che le avevano regalato l’abito, e per rispetto a suo padre.
“Sai Beatrix…ogni volta che devo visitare una città, mi invade sempre una strana paura.”
Beatrix aggrottò le sopracciglia, cosa poteva turbare la sua principessa?
“Ho sempre paura che, in mezzo alla folla che ci saluta festosa, mi capiti di cogliere uno sguardo arrabbiato, torvo , capisci cosa intendo? Lo sguardo di qualcuno che mi voglia dire che mi devo vergognare di me, di quello che sono, e della mia fortuna, io temo sempre di incrociare un sguardo così perché so che avrebbe r..”
La ragazza la zittì prima che Garnet avesse il tempo di aggiungere altro.
“In quel caso, mia Principessa, ricordatevi che voi non avete fatto altro che bene alla vostra nazione, e che il nome degli Alexandros risuona adorato per le vie di Alexandria, e che come i vostri sudditi amavano vostro padre, ameranno anche voi che siete buona e meritevole quanto lui.”
“Io proteggerò il mio paese.” Disse Garnet come per convincersi che tutto andava bene, bastava non perdere l’autocontrollo.
“Io lo proteggerò e il mio regno prospererà in eterno. E nessuno penserà che non sono all’altezza del compito, perché io ci riuscirò”.
Beatrix guardò soddisfatta la sua principessa, era sicura che Garnet ce l’avrebbe fatta.
Dall’altro alto della porta una voce irruppe nella stanza.
“Signorina Beatrix, la Principessa è pronta?”
La ragazza riconobbe subito la voce del ciambellano Oltania che richiamava la loro attenzione.
Si erano perse a chiacchierare come loro solito, ed ormai erano in ritardo.
“Arrivo subito Oltania” disse Garnet alzando un po’ il tono della voce, quanto bastava perché la sua risposta giungesse al di là del legno della porta.

L’ampia carrozza percorreva la strada principale di Lindlum non senza fatica. La strada di ciottoli e gradini non era sicuramente il percorso più agevole immaginabile, ma tutti i passeggeri si erano abituati con gli anni al saltellio del mezzo.
Garnet sentiva il pesante ciondolo premerle ripetutamente contro il petto , costringendola a respirare ancora più faticosamente di quanto il bustino non le imponesse.
Steiner, seduto al suo fianco, la osservava premurosamente e le chiedeva continuamente se si sentiva bene, se il viaggio era di suo gradimento, se preferiva fermarsi e tornare indietro.
Ma Garnet sorrideva sempre, prima di tornare a osservare la città che faceva capolino dai vetri del veicolo.
La gente di Lindblum sembrava entusiasta all’idea dell’imminente festa, molti erano impegnati nell’allestire decorazioni e luminarie per la strada, ma tutti si fermavano al passaggio della carrozza per sbracciarsi e salutare la regina di Alexandria e la sua splendida figlia.
Garnet agitava leggiadra una mano, mentre la madre si sporgeva accanto alla figlia,avvicinandosi tantissimo al vetro e spingendola indietro, per mostrare il suo gigantesco sorriso alla popolazione. Cid si teneva in disparte, ma adorava seguire dal posto preferenziale quello spettacolo di caratteri così diversi, ma uniti in modo complementare.
Garnet così pacata ed eterea, e sua madre, invece, così irruente e estrosa.
Certo, un po’ più di brio non avrebbe contaminato l’anima pura della piccola principessa, l’avrebbe semmai resa ancora più amabile, sebbene sembrasse impossibile.
All’improvviso la ripetitiva sequenza di gesti e sorrisi venne interrotta da una brusca frenata del cocchiere e dal nitrito dei cavalli.
Steiner portò subito la mano alla spada, ergendosi davanti alla principessa per farle scudo, Brahne trovò la cosa molto cavalleresca, anche se leggermente scortese nei suoi confronti.
“Che succede?” chiese Cid parlando nella fessura che collegava la carrozza alla zona di guida.
“Ci sono dei…degli…non ne ho idea mi dovete scusare mio Re.”
Il cocchiere sembrava decisamente perplesso e Cid sempre più imbarazzato.
La sola idea che qualcuno stesse architettando un attacco contro di lui o contro la famiglia reale di Alexandria lo fece rabbrividire ed infuriare al medesimo tempo.
Note malinconiche che lasciavano addosso la sensazione di un gioco mesto e solitario si librarono nell’aria, presto accompagnate da una voce roca e profonda.
“Osservate cosa i Tantarus hanno organizzato per Lindblum, sua altezza Cid, ci conceda di mostrare una breve anteprima ai nostri amati ospiti.”
Cid alzò gli occhi al cielo e sorridendo sbuffò rassegnato.
“Su, sua Maestà!Abbiamo preparato delle comode panche per l’occasione, rivestite di tutto punto di lana e velluto, eh eh eh. Non vorrete deludere un gruppo di attori scanzonati spero.”
Cid sapeva bene che più che attori quelli erano dei veri e proprio briganti, balordi di strada che si divertivano a rubacchiare qua e là nei modi più sciocchi e impensabili.
Ladruncoli si, ma con uno stile tutto sommato cortese, sapeva che poteva fidarsi, che non lo avrebbero messo in una situazione imbarazzante con i regnanti di un paese vicino, che per anni aveva avuto come nemico in guerra, tra l’altro.
Si voltò verso Brahne che lo guardava perplessa chiedendosi cosa dovevano fare, scendere o aspettare?
“Vi andrebbe uno spettacolo veloce, Signore?” chiese Cid sorridendo e sperando di non far infuriare Brahne; la regina di Alexandria era una donna bonaria e vitale, ma quando si arrabbiava sul serio, era meglio essere il più lontano possibile.

Stranamente Brahne rise e accettò volentieri.
Non aspettò neanche che le venisse aperta la porta, se la aprì e alzò il suo grosso fondoschiena dalla morbida seggiola, muovendosi verso il gradino che l’avrebbe fatta scendere dal veicolo.
Garnet sollevò le spalle, poteva essere un passatempo divertente, anche se inaspettato.
Steiner la bloccò prima che lei osasse appoggiare il suo peso sulle gambe.
“Principessa, aspetti che faccia il giro per aiutarla a scendere. Non mi perdonerei mai se qualcuno si questi fannulloni le facesse qualcosa mentre sono distratto.”
Le premure di Steiner erano veramente dolci, ma talvolta diventavano oppressive e soffocanti, e questo per Garnet era uno di quei momenti. Sorrise a stento, consapevole che qualunque tentativo di opposizione avrebbe scaturito solo una maggiore ostinazione da parte del soldato, e aspettò impaziente che lui giungesse dal suo lato per accompagnarla nella discesa.
Il forte sole di Lindblum che si rifletteva nel vetro della portiera le indeboliva gli occhi. Li socchiuse delicatamente, in attesa di sentire la mano di Steiner che sfiorava la sua.
Ed ecco il contatto che aveva atteso.
Aprì gli occhi e sussultò.
Chi era quella persona dal cappuccio colorato? Perché le aveva preso la mano?
Ebbe paura solo per un’ istante.
Poi un viso dolce sbucò dal cappuccio. Un ragazzo le sorrideva malizioso, e le faceva cenno di seguirlo.
Garnet sentì da lontano Steiner che chiedeva di poter raggiungere la principessa, e la voce profonda di prima dire che non si doveva preoccupare, che era uno dei suoi.
Il ragazzo l’aiutò a scendere i due gradini della carrozza, mentre lei si reggeva l’abito pesante con la mano libera. Sentiva le guance scaldarsi sempre di più e la vista tremolare leggermente. Da un momento all’altro sarebbe caduta, sicuramente.
Se la presa del ragazzo fosse ceduta per un solo istante si sarebbe trovata con il volto al suolo, tra le risate di tutti.
Ma il ragazzo la guidò passo dopo passo fino alla postazione che le avevano assegnato, tra sua madre e il soldato in armatura, come una lenta danza, mostrando a tutta la gente che in lei c’era la bellezza straordinaria di un fiore che sta per bocciare.
La fece adagiare, si piegò in un lieve inchino e sollevò il capo sciogliendo le labbra in un sorriso. Poi portò la mano di lei alla bocca e vi stampò un delicato bacio.
In un istante scivolò via, mentre la mano della principessa lentamente ricadeva sulla gonna dell’ampio abito.
  
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