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Autore: tonight    01/04/2012    1 recensioni
Salve a tutti! Questa è la prima volta che realizzo una fanfiction e, soprattutto, è la prima volta che rendo pubblico qualcosa che ho scritto io. Sto cercando di fare una storia simpatica e non troppo sdolcinata, con nuovi personaggi oltre a Niall, Harry, Zayn, Louis e Liam. Nel racconto infatti troverete anche delle ragazze, praticamente le protagoniste, che non sono Directioners. Quindi non vi dovrete stupire troppo delle cose, che hanno fatto e che faranno nel corso della storia, che noi fans non approveremmo mai. Spero che la storia vi piaccia...buona lettura!!!
*dal testo*
Eravamo in quelle condizioni già da troppo quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi vanne addosso talmente forte da farmi cadere a terra. Sbattei un gomito sull'asfalto e mi caddero anche gli ochiali da sole. Un'automobile, evidentemente non soddisfatta della mia già abbondante sfortuna, ci passò sopra, frantumandoli.
Guardai verso l'alto per capire chi fosse stato a venirmi contro, pronta per dirgliene quattro e vendicare i miei occhiali.
Le parole mi si bloccarono in gola.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Roma. Giugno. Il caldo era talmente forte da mozzare il respiro e solo una leggera brezza lo rendeva sopportabile. Le ultime settimane di scuola si avvicendavano noiose, mentre compiti in classe, interrogazioni e test vari, sempre più difficili, si susseguivano ogni giorno.
Approfittando della giornata all'apparenza noiosa, io, An e Marti avevamo deciso di fare due passi in città, così magari avremmo anche potuto comprare il vestito. Al ballo di fine anno mancavano ancora due settimane, ma noi eravamo probabilmente le uniche dell'istituto ancora indecise su cosa indossare.
Dopo aver girato per tutto il centro di Roma,dopo aver scandagliato ogni negozio, magazzino o boutique, ci eravamo inevitabilmente accorte che, l'acquisto di vestito, scarpe e borsa, andava decisamente oltre il nostro budget. Quindi ci eravamo accontentate di un semplice gelato. Solo An aveva comprato una sciarpa. Lei la adorava, io la ritenevo orribile. In effetti in nostri gusti erano molto diversi, anzi direi del tutto opposti, ma forse proprio per questo eravamo amiche da così tanto tempo.
Mentre passeggiavamo per le strade grandi e affollate, continuavamo ad incontrare gruppi di ragazzine, sui tredici o quattordici anni, che lanciavano gridolini ed esclamazioni ad ogni passo. Sembravano eccitatissime per chissà quale grande avvenimento di cui noi, ovviamente, non eravamo a conoscenza. Dopotutto non era la prima volta che ci sfuggiva qualche cosa che invece interessava particolarmente gli altri, per esempio una volta eravamo andate inutilmente a scuola senza immaginare che fosse chiusa per dei lavori.
Tra una chiacchiera e l'altra arrivammo ad un magazzino enorme. Senza dubbio quello era il luogo adatto a trovare un abito e, comunque, ci saremmo divertite ad aggirarci tra le montagne di oggetti, per la maggior parte inutili, che erano ammucchiati in ogni angolo.
Le porte a vetri si spalancarono al nostro passaggio, e un'ondata di profumo ci investì. Su tavoli, scaffali e ripiani erano appoggiate, in particolari composizioni, bottigliette di qualsiasi profumo una donna possa desiderare. Da nomi sconosciuti a marche costosissime, l'aria era impregnata del loro aroma. Commesse sorridenti venivano verso di noi per aiutarci nella scelta.
Impiegammo più di qualche minuti per attraversare tutto il piano ed arrivare a quello dedicato all'abbigliamento: la tentazione di provare il maggior numero possibile di fragranze era stata troppo forte.
Le scale mobili ci portarono lentamente al settore vestiti. Qui i colori sgargianti delle stoffe facevano a gara tra quale fosse il più abbagliante. Iniziammo a curiosare qua e là, tra magliette a righe o tinta unita, scollate, senza maniche, pesanti, leggere. Ci tuffammo tra pantaloni, gonne, jeans, scarpe e cappelli. Restammo lì fino a quando la stanchezza non iniziò a farsi sentire.
Stavamo quasi per uscire quando qualcosa attirò la ia attenzione. Due ragazze stavano discutendo per un vestito. Era senza dubbio molto bello, l'ultimo rimasto. Le due stavano iniziando ad usare parole piuttosto pesanti; una sembrava pronta a venire alle mani, se fosse stato necessario.
Marti alzò gli occhi al cielo, poi mi guardò storcendo il naso: << Ma la gente non si accorge di quanto può essere ridicola? Perchè non si prendono a testate già che ci sono? >>. Scoppiammo a ridere e uscimmo dal negozio.
Stavamo attraversando la strada quando An esclamò con voce stridula: << La sciarpa! >>. Io e Marti la guardammo con aria interrogativa: << L'ho dimenticata nel camerino! >>. An era davvero incredibile, se non avesse avuto la testa attaccata al collo, probabilmente avrebbe perso anche quella.
Quando rientrammo nel negozio la scena che si presentò ai nostri occhi ci lasciò sbalordite. Evidentemente le due ragazze avevano seguito il consiglio di Marti: mentre due commesse disperate gli intimavano di uscire dal negozio, pena la denuncia, le due si tiravano i capelli prendendosi a schiaffi. Restammo ammutolite, con gli occhi spalancati e la bocca aperta, mentre le donne, con uno sguardo implorante, ci chiedevano aiuto per separare le litiganti.
Dopo qualche secondo Marti corse in soccorso delle negozianti, io le tenni dietro mentre An ci guardava incapace di muovere un muscolo. Sembrava di stare in un pollaio. E le galline erano anche piuttosto maleducate.
Tra gridi e insulti, nella confusione più totale, un sonoro scricchiolio rese tutti immobili. Poi con uno strap una manica del vestito finì a terra.
Vidi le commesse lanciare degli sguardi infuocati verso le ragazzine. Guardai il cartellino: << Porca miserai! >>. Duecentoventi euro. Il vestito costava quasi quanto tutto il mio guardaroba.
An intanto aveva recuperato la sciarpa. Mentre ci avvicinavamo doloranti all'uscita, le commesse si avvicinarono sommergendoci di ringraziamenti esagerati. Ci regalarono anche un buono. Penso di averlo perso appena rientrata a casa.
<< Insomma, un pomeriggio tranquillo >>. An teneva gli occhi fissi sulla strada.
<< Direi che per oggi può bastare >>, disse marti sbuffando.
<< Penso di essere diventata sorda. Avete sentito come strillavano? >>.
Restammo tutte e tre in silenzio per un po'. Piano piano però dei sorrisi si affaciarono sui nostri volti. Poi una risata troppo a lungo trattenuta si riversò fuori di noi. Ci ritrovammo a ridere senza contegno, An con le lacrime agli occhi e io, piegata in due, non riuscivo neanche a vedere dove mettevo i piedi.Non riuscivamo a fermarci, stavamo zitte un paio di secondi, ma poi riprendevamo più forte di prima.
Eravamo in quelle condizioni già da troppo quando qualcosa, o meglio qualcuno, mi vanne addosso talmente forte da farmi cadere a terra. Sbattei un gomito sull'asfalto e mi caddero anche gli ochiali da sole. Un'automobile, evidentemente non soddisfatta della mia già abbondante sfortuna, ci passò sopra, frantumandoli.
Guardai verso l'alto per capire chi fosse stato a venirmi contro, pronta per dirgliene quattro e vendicare i miei occhiali.
Le parole mi si bloccarono in gola.

  
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