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Autore: Ami_Yumi    03/04/2012    1 recensioni
Può un incontro cambiare la vita? La storia di due ragazze e della loro avventura con i loro idoli...ma sarà solo una fase passeggera della loro vita, oppure un sogno destinato a diventare realtà?
Genere: Commedia, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash, Het | Personaggi: Hayley Williams, Jeremy Davis, Nuovo Personaggio, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dania.

 

Il mio volo era in ritardo, come capitava ogni volta che dovevo partire per gli States. Avvisai Tay del ritardo e gli chiesi di non aspettarmi sveglio. Era due notti che non dormiva bene, sicuramente era a pezzi. Ma sapevo che era come parlare ad un muro. Avrebbe fatto di testa sua.
Era l'una e mezza di notte quando arrivai a Nashville. Hayles e gli altri avevano preparato una sorta di festa di benvenuto, ma quando arrivai la maggior parte di loro era nel mondo dei sogni o non c'era proprio. Chi era rimasto sveglio era in cucina a mangiare gelato.
Fu Jer ad aprire la porta e il suo abbraccio mi fece un gran piacere. Poi è arrivato il mio uomo -è divertente chiamarlo così. Tay aveva due occhiaie da sembrare uno zombie. Kat ci prese in giro perché anche io ero ridotta piuttosto male. Tra volo, bus e fuso orario ero distrutta. Così dopo due ore passate a ridere e parlare, andammo a letto, nella camera che Hayls mi aveva destinato. Dormire con Tay al mio fianco mi sembrò così naturale nonostante tutti quei mesi distanti.
La mattina, l'orologio del telefono segnava ancora l'ora italiana. Presi il telefono di Tay e guardai l'ora. Le nove. Raggiunsi la cucina, invasa da un bellissimo odore di caffè e brioche. Jer e Kat mi salutarono augurandomi un buon giorno. Mi chiedevo se avessero dormito quella notte. Conoscendo Jer avranno dormito due- tre ore massimo. Il mio caffè era bollente mentre parlavo con i due sposini.
Passai un'ora a parlare con quei due. Mi aggiornarono su diverse cose. Niente che già non sapessi, in fondo, ma era bello sentirli parlare. Guardai l'ora e decisi di andare a svegliare Taylor. Ma non feci in tempo neanche ad abbandonare la cucina che le sue braccia mi afferrarono per abbracciarmi. Il suo bacio era così bello. Forse più bello anche del primo vero bacio che mi diede. Mi riportò nella cucina mentre ancora mi baciava.
“Ohh, so cute!” commentò Hayles vedendoci scambiare quel bacio.
“Good morning, Hayles!” la salutammo.
“Good morning to you, too” salutai il mio ragazzo e lo ribaciai velocemente.
“So, are you ready for introduce yourself to the York's family?”mi chiese.
“Wait! Oh, fuck!” solo in quel momento ricordai l'invito dei genitori di Tay per pranzo. Dannazione! Volevano conoscermi ufficialmente, ora che io e Tay eravamo fidanzati a tutti gli effetti. D'un tratto diventai nervosa, quasi isterica. Quando T si presentò alla mia famiglia sembrava rilassato, timido ma non nervoso. Dopo tutto era abituato a stare in mezzo a sconosciuti, era sempre a contatto con persone che non conosceva perfettamente. Io no! Frequentavo le solite persone da una vita e mi sentivo sempre a disagio e nervosa ogni volta ne conoscessi altre. Ero nervosa, timida, impacciata e soprattutto non pronta a un incontro ufficiale come quello. Dovevo sembrare perfetta. E ovviamente Tay mi rimproverò per il mio tacco 7 e per le perfezione che cercavo. Hayles si propose per truccarmi, ma sapevo avrebbe esagerato. Un filo di trucco bastava, un'ultima svista allo specchio ed ero pronta. Almeno esteriormente. Percorrevo quel vialetto e pensavo “ora muoio, ora muoio”.
“Relax and be yourself. You are amazing” il mio ragazzo tentò invano di calmarmi. Eccoci ala porta. Strinsi forte la sua mano.
“Fuck!” aprì la porta Chris, il fratello maggiore di Tay. Tratenni una risata. Una delle sue figlie lo raggiunse lamentandosi del fatto che il padre aveva fatto cadere il suo gioco a terra. Chris ci salutò chiedendoci scusa per la parola detta e invitandoci a entrare.
“So, you are Dania, right?” mi chiese mentre raccoglievo il gioco a quella piccola riccioli d'oro. Mi ricordava tanto Tay quando si faceva biondo -se l'avesse fatto ancora l'avrei ucciso!
“Nice to meet you, Chris.”. Taylor mi aveva parlato molto della sua famiglia durante il tour insieme. Era come guardarsi allo specchio. C'erano dei giorni in cui stare fuori casa sembrava essere la cosa più bella del mondo e giorni in cui volevi solo abbracciare i tuoi cari e dirgli che volevi loro un bene dell'anima.
Tay aveva preso in braccio la piccola Mikaela e con l'altra mano stringeva la mia. Stavano tutti in cucina.
“Family, she's my girlfriend, Dania.”
“Welcome to the family.” disse mia suocera abbracciandomi e baciandomi. Il marito si limitò a una stretta di mano.
“Mom, you are like Hayley when she starts the concert” disse Justin.
“But i'm not a singer and i'm not so young. And don't kidd me!”
“i love you too, mom” rispose scherzando. Quella scena mi ricordò tanto i momenti con mia madre. Mi fece sentire quasi a casa. Taylor non mi lasciò un attimo: mentre parlavamo in cucina mi abbracciava, mi teneva la mano. Chris e la ragazza di Jus lo presero in giro per come tentava di proteggermi dai “morsi della madre”. Mi spiegarono che la figlia più piccola era assente perché in viaggio per lavoro. Mentre poco dopo arrivarono America e Annabelle, moglie e figlia di Chris. Taylor aveva tantissime foto con Anne, era la sua prima nipotina e le voleva davvero bene. America era di origine italiana, suo nonno era arrivato negli States per lavoro e non era più andato via.
“So, York's family loves Italy.” scherzò Peter.
Annabelle parlava con lo zio mentre io offrivo una mano per apparecchiare. E la scena più imbarazzante arrivò in quel momento. Una volta seduti a tavola. Tutti si presero per mano, in attesa della preghiera di ringraziamento.
“Dani, do you want pray for us?” pensavo Peter stesse scherzando. Solitamente era il capofamiglia a ringraziare, ma lui insistette affinché fossi io a pronunciare quelle parole. Avevo pregato qualche volta, ma non ne ero più capace. Sapevo che la famiglia di Tay, lui compreso, erano molto fedeli ma io non ero così. Più volte i ragazzi avevano provato di convincermene ma non riuscivo proprio ad aver fede in Dio. Decisi comunque di fare un tentativo. Per Tay. E per la sua famiglia. Ma un fedele si accorge delle parole di un ateo. E la domanda scoccò come la mezzanotte di Cenerentola.
“Why you don't believe in Jesus?” sentii una piccola scossa lungo la schiene. Come spiegare a tutti loro che Dio non mi aveva dato alcuna possibilità? Credevo in Dio una volta, meglio dire che lo amavo proprio. Poi un giorno ascoltai il telegiornale. Più di duecento bambini erano morti in catastrofi naturali o incidenti. Mi domandai perché il Signore avrebbe fatto quello. Perché aveva colpito i bambini? Perché aveva spezzato delle vite innocenti? Non riuscii a trovare una risposta a tutte le domande che affollarono la mia testa e pian piano loro presero il suo posto.
“I tried to believe in him. But i need some answer that he didn't give me.”. Calò il silenzio imbarazzante e insopportabile. Sentii la mano di Tay stringere la mia sotto il tavolo. Lo guardai. Lessi nel suo labiale un “It's ok. Relax”. Forse lo disse vedendo i miei occhi tristi e forse lucidi. Tra quei bambini potevano esserci mia sorella, i miei cugini, potevano esserci Annabelle, Mikaela. Io stessa. Penso che Peter notò quegli sguardi con Tay e capì qualcosa.
“So, what about your family?” mi chiese, salvando la situazione.
“They are in Italy, mom is an housewife and my father is a entrepreneur.”
“They are amazing! And Ale? Alessia is her sister. She's so incredible.” aggiunse Tay raccontando alcuni momenti della mia festa di laurea, dove aveva conosciuto tutti i miei parenti e la mia famiglia. Peter prese in giro il figlio dicendogli che ormai aveva ripetuto quelle storie tante volte da saperli a memoria.
“He loves you so much. And i think you are an adorable couple.” disse Chris.
“I guess that Dani doesn't like blonde hair.” disse la madre. Risi vedendo di avere una complice contro i capelli biondi.
“Don't worry, i hate blonde hair.” risposi. Taylor fece una strana smorfia che fece ridere tutti. “But i love you anyways.” aggiunsi e subito tolse il broncio.
Dopo aver ritirato cibi, piatti e qualsiasi altra cosa fosse sul tavolo, Annabelle mi condusse nel salotto perché voleva parlarmi. Aveva una paura immensa che allontanassi Taylor da lei. Le promisi che non avrei mai permesso una cosa simile. Taylor adorava le sue nipotine e non potevo allontanarlo da loro. Riuscimmo addirittura a trovare un accordo: Anne poteva telefonare lo zio quando voleva e se non avesse risposto poteva telefonare me e io l'avrei subito spedito da lei.
“Ok” rispose felice e mi abbracciò. Almeno con lei avevo fatto colpo.
“Now, i can show you the photo album.” la sorella si aggiunse a noi e fingemmo di essere tre agenti segreti in missione per recuperare l'album di foto. Anne lo trovò e ci sedemmo in terra. Mika si volle sulle mie ginocchia per vere meglio.
“This is uncle Justin.”
“Really?”
“Yeah”
“O my god!” ridemmo guardando lo zio con degli orrendi pantaloni corti e le bretelle. Era da non crederci.
“And it's uncle Taylor.”. La foto risultava incomprensibile. Chiesi alle bambine cosa stesse facendo.
“Maybe he believe to be Superman, poor boy” risi all'espressione di quella streghetta.
“Hey, what are you doing? Oh no! This album!” Tay continuò a parlare mentre io dicevo alle bambine di correre e mettere in salvo il libro. Abbracciai il mio ragazzo e sorrisi.
“Sorry, darling. You are so adorable in Superman's adventures”. Anne e la sorella correvano lontane.
“What's up here?” Peter entrò nella stanza con gli altri.
“Oh, c'mon. Do you not understand? Anne has a family album.” disse il figlio un po' in imbarazzo per quelle poche foto che avevo visto.
“oh, you are so nice in these photo.” disse la madre sotto lo sguardo critico dei figli.
“Of course, mom. I'm nice too with short pants and braces. I seem Pinocchio.”
“You was six years old!” mentre l'argomentazione continuava, raggiunsi le piccole e Tay in cucina che giocavano a rincorrersi in cucina.
“Presa” disse caricandomi sulla spalla. Lo supplicai di farmi scendere, ma niente. Le bambine ridevano vedendomi fare i capricci.
“No! No! Taylor! The shoes, no!”
“You know that i hate your shoes” non riuscii a fermarlo, anche perché se mi fossi mossa ancora un po', nella posizione in cui ero, gli avrei fatto veramente male con quel tacco a spillo.
“Outdoor, outdoor!” le bambine urlavano e aprirono la porta che dava sul giardino. Tay mi coricò sull'erba fresca. Fortunatamente avevo indossato i jeans e non si sarebbero macchiati.
“Do you know that i love you?” disse. Si avvicinò per darmi un bacio ma non fece in tempo perché urlai.
“Please! Save me! Save me! Anne, mika, save me!”
“It's war!” disse poco prima di essere assalito dalle nipotine. Alla fine mi salvarono e il principe cattivo Taylor fu sconfitto. Tornammo in salotto saltellando per la vittoria.
“And your shoes?” Justin sapeva che adoravo quelle scarpe.
“Love, tell him where are my shoes”
“Oh, your shoes...right...they are in the pool.”
“Taylor!” lo rimproverò la madre. Peter rise, sapevo da Tay che anche lui aveva indetto una guerra contro i tacchi quando la figlia iniziò a indossarli.
Mentre sfogliavamo l'album di foto, Mika si volle sulle mie ginocchia e si strofinava gli occhi. Sicuramente era stanca. La vidi chiudere gli occhi sempre più, così mi allontanai in una stanza silenziosa e cantai l'unica ninna nanna che conoscevo. In italiano ovviamente. Poco dopo, riccioli d'oro si addormentò. Continuai a dondolarla per un po' fino a quando Tay non mi raggiunse con il telefono in mano avvisandomi che era Sofi al telefono. Delicatamente poggiai la bimba nel divano poco distante e mi allontanai con Tay.
“Ehi, what's up?” risposi al telefono.
“Justin è con voi?”
“si, perché?”
“Con la sua ragazza, vero?”
“Si, è con Jess, perché?”
“ho sognato di baciarlo, di provarci con lui! Ok, non ridere!”
“hunny, it's just a dream!” non riuscivo a smettere di ridere sentendola così disperata per quel sogno.
“Ok, listen to me, now. I saw Lind yesterday. She miss you. Why do you not call her and relax yourself? Ok?”
“Oh, Lind. ok. You have right!”
“Ok, i call you tomorrow. Bye.”. Era una piccola bugia. Ma a fin di bene. Così tornai dentro. In salotto le donne guardavano un orribile programma sui matrimoni gay. Così, seguendo i rumori che sentivo, raggiunsi i ragazzi. Stavano in una stanza insonorizzata, sicuramente costruita dopo tutta la casa, forse proprio per evitare di disturbare il vicinato con i suoni degli strumenti. Peter e Justin stavano suonando due Les Paul bellissime. Tay mi raggiunse per abbracciarmi e chiedermi di Sofi.
“So, dad, how are your business?”
“I have a little problem with dates with Delirious.” Peter spiegò brevemente che il gruppo dei Delirious aveva dei problemi con delle date per il tour. Guardando il calendario consigliai una soluzione nonostante non fossi un'esperta. Peter la trovò geniale e mi fece i complimenti. Mentre ne parlavamo Tay si allontanò per rispondere al telefono.
“Dakotah is at Hayley's home, so... let's go! Jus, are you with us?”
“No, i stay here. See you tomorrow” salutai tutti. Peter mi avrebbe telefonato l'indomani per farmi sapere come sarebbe andata per le date di cui stavamo parlando e mi misi d'accordo con America e Anne per vederci la settimana successiva.
“Wait! My shoes!”
“Oh, c'mon! Le prendiamo domani.” mi convinse Tay.
Durante il tragitto in macchina, parlammo un poco della giornata. Ero contenta di aver conosciuto la sua famiglia, ed ero contenta di esser stata accettata. Avevo capito che a loro non interessava se ero perfetta, se ero religiosa, l'importante era che amassi loro figlio e che lui amasse me. Io e Tay ci amavamo e avevamo tanti progetti per il futuro, anche se non ci pensavamo tanto. L'unica cosa di cui eravamo sicuri era che non sarebbe finita. Ogni cosa l'avremo superata insieme, con gli amici e la famiglia. E se necessario anche con i fan. Ormai loro erano parte della grande famiglia.

 

  
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