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Autore: Severa Crouch    05/04/2012    1 recensioni
Questo è un altro spin-off de l'Orizzonte degli Eventi e parte da una frase dell'epilogo: “Alice ricordava, come fosse ieri, l'estate dopo la fine della guerra magica, fu la prima estate di vacanze dopo tanti anni. Alice e Severus viaggiarono molto e trascorsero alcuni giorni nel Wiltshire, lì decisero di sposarsi.”.
Mi son detta perché non mettiamo i nostri due in giro per il mondo (o almeno per la Vecchia Europa) alle prese con qualche avventura -disavventura magica che possa cementare il loro rapporto? (come se 24 anni passati insieme non fossero stati sufficienti..). Dedicata ai lettori che hanno amato la mia Alice. :-)
Ho fatto qualche casino aggiungendo il prologo e spostando i capitoli.. spero che lo recuperiate dal menu!
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'orizzonte degli eventi'
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Terza tappa: Praga, l'Alchimia e il Golem


Il fiume Moldava scorreva lento sotto il ponte Carlo. L'estate boema, fresca come quella inglese, rendeva piacevole passeggiare lungo le strade dell'antica città medievale. Attraversando il ponte, mentre erano diretti al Castello Antico, Severus si godeva la leggera brezza del fiume che smuoveva i suoi pesanti capelli, mentre Alice era intenta a leggere la guida turistica per maghi.


Secondo la leggenda, ogni sera, dopo il tramonto, le statue del ponte Carlo si muovono per andare a prendersi cura dei bambini della vicina isola di Kampa”, Alice scosse la testa, guardò le statue ed esclamò: “Solo le statue di santi cristiani possono essere così premurose, non trovi?”.


Severus sorrise sarcastico: “Basterebbe un piertotum locomotor e le statue inizierebbero a muoversi, facendo quello che tu desideri”. Alice rivolse uno sguardo indulgente a Severus, lui conosceva benissimo l'antica tradizione magica praghese, anche se era piuttosto diffidente circa la possibilità di creare dei Golem.


A giudizio di Severus, i Golem erano delle creature mitiche, frutto della fantasia di qualche studioso della Cabala, che sperava di poter usare la magia. Invece, gli studi di magia antica di Alice sembravano sostenere tutt'altra versione: secondo lei, la Cabala era una trovata di qualche mago per proteggere il segreto di questo antico incantesimo. A Praga si trovava il discendente del rabbino Loew, uno dei pochi che era riuscito a creare un Golem lavorando l'argilla del Moldava.


Alice era molto curiosa di incontrarlo, gli aveva scritto tempo addietro e lui, dopo qualche scetticismo circa il reale interesse di Alice, non appena scoprì che era una strega, si mostrò più incline ad incontrarla e a farle vedere quella che lui chiamava la creatura. L'appuntamento era previsto per l'indomani, dopo i festeggiamenti e le preghiere dello Shabbat, di modo che la sinagoga in cui era conservata la creatura fosse libera dalla presenza dei fedeli e che questi non venissero disturbati durante le preghiere.


Nei pressi del Palazzo Reale sorgeva il quartiere magico di Praga, in quello che era chiamato il Vicolo d'oro, dove i Babbani, non senza fondamento, credevano che il re Rodolfo II avesse radunato i più illustri alchimisti perché lavorassero alla pietra filosofale.

In questi vicoli, il celebre Nicolas Flamel aveva iniziato i suoi studi alchemici, che lo avrebbero portato più in là a realizzare la pietra filosofale e ottenerne l'elisir di lunga vita. Attualmente, dopo la distruzione della pietra filosofale concordata con Silente, Nicolas Flamel e sua moglie stavano invecchiando allegramente in campagna e sistemavano le loro faccende in vista della morte.


Il vicolo d'oro era una strada stretta e in salita, frequentata da turisti babbani per via della leggenda e delle numerose botteghe orafe che sorgevano lungo la strada. In una strettoia sul lato sinistro del vicolo si trovava l'accesso al quartiere magico di Praga, bastava attraversare il muro d'avanti al quale erano posti ordinatamente dei cassonetti dei rifiuti. Mai un quartiere magico era stato così esposto e al contempo invisibile agli occhi dei babbani: i maghi boemi confermavano la fama che li circondava.

Severus girava allegramente tra quelle piccole botteghe. L'alchimia esercitava un notevole fascino su un pozionista come lui, desideroso di esplorare nuovi campi, per le sfide che poneva al mago, anche se la creazione della pietra filosofale, dopo le disavventure di Flamel, gli interessava veramente poco. Tuttavia, la possibilità di compiere nuovi studi, di fondere le conoscenze e magari utilizzare qualche ritrovato alchemico per perfezionare alcune pozioni lo intrigava non poco.

Alice curiosava tra i libri, cercava qualche antico manoscritto, magari dimenticato tra gli scaffali polverosi da chissà quanto tempo, in cui erano conservate antiche formule alchemiche.


Alcuni dei più grandi scienziati e pensatori celebri anche tra i babbani, come Isaac Newton e Giordano Bruno, erano noti alchimisti e i loro studi erano andati persi nel tempo. L'economista John Maynard Keynes riuscì ad entrare in possesso di alcuni manoscritti di Newton ad un'asta e provvide a pubblicarli, tuttavia, negli ambienti magici si vociferava che il manoscritto non fosse completo e che il grosso degli studi alchemici di Newton era andato perduto per sempre, a meno che l'illustre scienziato non avesse deciso di affidarli a qualcuno che li custodisse gelosamente.


Gran parte degli storici babbani e degli studiosi di magia antica erano da secoli sulle tracce dei manoscritti perduti di Newton, o di qualcosa che indicasse loro la direzione in cui proseguire la ricerca. Alice non credeva di poter trovare qualcosa del genere tra queste librerie, tuttavia, un antico libro alchemico, in grado di ispirare nuovi studi o di approfondire qualche ricerca sarebbe stato un ottimo risultato per il suo viaggio in Boemia.

La ricerca non portò grandi esiti, Alice riuscì a trovare soltanto due libri: uno sulla storia dell'alchimia e un altro sulle teorie per la realizzazione del Golem, con riferimenti all'antica magia mediorientale e alla Cabala.


Severus, al contrario, se ne uscì dalla libreria pieno zeppo di libri sull'alchimia, l'entusiasmo sul suo volto era abbastanza inaspettato, dopo anni di studi pensava di non riuscire più a trovare altri stimoli, quando gli si era aperta innanzi una nuova via, che stuzzicava non solo la sua proverbiale curiosità, ma anche la sua voglia di mettersi alla prova: l'alchimia era una scienza magica piuttosto rara, per l'esercizio della quale erano necessarie doti fuori dal comune, Severus riusciva a sentirsi stimolato, come solo le Arti Oscure in passato avevano saputo fare.


La locanda in cui soggiornavano era piuttosto semplice, un fabbricato a tre piani in legno di pino, in cui al piano terra si trovava un'ampia sala piena di tavoli per mangiare, mentre in un angolo, vicino al camino erano sistemate delle poltrone rivestite di una spessa stoffa a quadri con dei tavolini, dove i viaggiatori potevano riposare sorseggiando del tè o del whisky incendiario. Ai piani superiori, le stanze per gli ospiti della locanda erano arredate con lo stesso stile in legno e decorate con tessuti a quadretti.


Dall'aspetto del posto c'era da giurare che in inverno facesse parecchio freddo da quelle parti, visto che tutta la struttura sembrava orientata ad evitare ogni dispersione di calore e garantire un riparo caldo e comodo agli avventori.


La cucina del posto prevedeva come specialità il gulash: un piatto a base di carne e patate che soddisfaceva molto i gusti altrettanto essenziali di Severus, mentre Alice preferiva la zuppa di cipolle, più consona alle tradizioni della cucina francese.


Quella sera Alice e Severus erano distrutti dalla lunga camminata per le strade della città antica, ancora rivivevano le atmosfere della piazza dell'orologio e avevano nelle orecchie il suono di quel meraviglioso marchingegno segna tempo: era incredibile quante opere prodigiose riuscissero a fare i Babbani! Il giro per il quartiere alchemico nel quale soggiornavano e l'acquisto dei libri aveva contribuito ad alimentare la stanchezza, tanto che a cena avevano divorato qualsiasi cosa la gentile locandiera portasse loro. Alla fine della cena, sazi, si gustavano il famoso Trldo, detto anche manicotto di Boemia, un cilindro di una pasta simile a quella delle brioche francesi spolverato con zucchero di canna e cannella, un dolce semplice e gustoso, che rappresentava il giusto culmine per una cena altrettanto essenziale.


Il giorno dopo, ristorati dal sonno, Alice e Severus ripresero il giro per Praga. Dal quartiere magico dovevano tornare alla città vecchia, nei pressi della quale sorgeva l'antico quartiere ebraico, anche se solo in serata avrebbero incontrato il rabbino Loew nella vecchia sinagoga di famiglia. Tornarono in piazza dell'orologio, si spinsero fino a piazza Venceslao, anche se i rumori dei caffè e dei negozi babbani un po' li mettevano a disagio, così che ripresero a girovagare per i vicoletti dell'antica cittadina medievale.


Nei pressi del ponte Carlo si fermarono ad osservare un banchetto che vendeva biglietti per alcuni concerti di musica classica, tenuti nei numerosi teatri della città e in alcune chiese. Presero due biglietti per uno spettacolo pomeridiano che prevedeva l'esecuzione di alcuni pezzi del repertorio di Mozart, tra cui spiccava la sinfonia di Praga.


Severus amava Mozart. La precocità del talento del pianista glielo aveva fatto percepire come uno spirito affine: l'armonia e l'eleganza delle composizioni del giovane austriaco erano paragonabili alla raffinatezza dei composti e degli incantesimi di Severus e negli anni di solitudine le opere di Mozart avevano accompagnato tante notti insonni di Severus, per cui non poteva esimersi dall'andare ad ascoltare un concerto dedicato al suo amato compositore.


Alice lo accompagnava volentieri, anche lei amava Mozart, la cui musica le ricordava le numerose notti passate con Severus a lavorare sulle pozioni e la costante ricerca dell'armonia, dell'eleganza e della perfezione.


La sala in cui si teneva il concerto era molto piccola, tuttavia l'acustica era ottima ed entrambi godettero di tutto il repertorio proposto, così che quando uscirono si era fatta sera e andarono alla sinagoga dei Loew con lo spirito ben nutrito.


La sinagoga Staro-nova, il cui nome significa Vecchia-Nuova, mostrava la sua storia. Originariamente era chiamata Nuova sinagoga, per distinguerla dal vecchio tempio andato distrutto, con la costruzione di altre sinagoghe, al nome Sinagoga Nuova si aggiunse anche l'aggettivo vecchia.


Il tempio, guidato ancora dai discendenti del rabbino Loew, era un edificio molto semplice, di epoca gotica, che tuttavia aveva subito alcuni interventi conservativi. Il corpo chiaro dell'edificio risaltava per contrasto con l'enorme tetto spiovente scuro che lo sormontava. All'interno, sei volte pentagonali erano sormontate da pilastri ottagonali. La sala centrale era l'unico corpo medievale che fosse rimasto, mentre le altre sale dell'edificio erano di epoca più moderna.


Le funzioni religiose dello Shabbat erano terminate e il rabbino Jehuda, che portava il nome del suo celebre antenato, stava riponendo le scritture che aveva recitato durante la cerimonia. Era un uomo mite, con un fisico magro, nonostante la mezza età e una barba già bianca corta e ordinata. Impegnato a meditare su alcuni passi del Talmud che aveva appena letto, sobbalzò quando Alice e Severus entrarono facendo cigolare la porta d'ingresso. Pensando che si trattasse di qualche fedele che aveva dimenticato qualcosa, Jehuda Loew si affrettò ad andar loro incontro e si meravigliò quando vide che in realtà non si trattava di fedeli ma dei due maghi a cui aveva promesso di mostrare il segreto della sua famiglia.


Madmoiselle Leroux, Mr Piton, che piacere! Prego entrate. Ero intento in alcune riflessioni sul Talmud e non mi sono accorto del tempo che passava.” disse in un inglese che indicava le sue origini boeme.


Alice sorrise andandogli incontro: “Rabbi, Loew, che piacere! Grazie per la disponibilità.”. La sinagoga odorava della cera delle candele che la illuminavano, era un ambiente semplice e accogliente, Severus seguiva Alice, ci fu il momento delle presentazioni e poi il rabbino invitò i due maghi in un'altra stanza.


Lo statuto di segretezza nella Repubblica Ceca era piuttosto rigido e il Ministero prevedeva delle sanzioni esemplari per i trasgressori, così che i maghi erano molto prudenti nel parlare di magia o di qualsiasi cosa attinente al loro mondo.


Lo studio del rabbino era molto accogliente. Nonostante tre pareti fossero completamente occupate da scaffali ricolmi di libri, la parete sotto la finestra era stata arredata con un divanetto e un tavolino basso in cui ricevere gli ospiti per chiacchierate un po' informali. Jehuda prese una delle sedie poste di fronte la scrivania e l'avvicinò al tavolinetto, invitò i suoi ospiti ad accomodarsi sul divano e lui si sedette sulla sedia, in fronte a loro. Estrasse la bacchetta in legno di ulivo e piuma di fenice, che usò per far comparire del tè da offrire ai suoi ospiti inglesi.


Sorseggiando il tè, disse loro: “E così voi sapete della creatura”. Alice e Severus annuirono, Loew non mancò di notare l'espressione diffidente di Severus e gli chiese: “Mr Piton, lei non crede all'esistenza della creatura?”. Severus non si scompose minimamente, posò con estrema lentezza la tazza di tè e disse con la sua espressione atona: “Non mi sembra nulla che non si possa realizzare con un piertotum locomotor, un banalissimo incantesimo di locomozione”.


Loew sorrise placidamente, la sua calma ricordava quella di Silente, in un certo senso, o forse era la barba bianca e l'aura di saggezza a ravvivare il ricordo del vecchio preside di Hogwarts. “Saprà certamente che l'incantesimo di locomozione è stato inventato dai maghi egizi per agevolare la costruzione delle piramidi e la loro difesa. Sa anche che nell'incantesimo di locomozione l'oggetto, o la statua, si muove”.


Piton annuiva con un'espressione annoiata, Loew continuò: “Ebbene, la creatura che le mostrerò, la magia antica che la anima, non solo fa muovere la statua ma le fa anche compiere dei gesti umani”. Severus inarcò il sopracciglio ed aggiunse: “Le statue di Hogwarts ci hanno difeso e hanno combattuto durante la guerra, con il piertotum locomotor”.


Loew lo guardò dritto negli occhi, aveva d'avanti a sé un osso duro ma lui amava le sfide, il suo lavoro richiedeva grandi dosi di pazienza e perseveranza: “Dimentica che le statue di Hogwarts sono statue magiche. La nostra creatura è fatta con l'argilla del Moldava e nient'altro. La magia che la anima è molto antica. Risale ai nostri illustri antenati. Il rabbino Loew, di cui mi onoro di portare il nome, non solo ha realizzato questa impresa poderosa, con cui ha protetto la città di Praga da numerosi attacchi, ma era anche un fine studioso della Cabala e uno dei suoi più illustri ermeneuti. La Cabala contiene indicazioni importanti per gli incantesimi degli antichi, per l'alchimia, l'aritmanzia e la divinazione”, fece una pausa per bere un ultimo sorso di tè e sorridendo concluse: “Ovviamente, i miei fedeli babbani pensano solo che siano scritture divine attinenti al loro mondo, riescono ad accettare solo la divinazione.”.


Comprensibile, è la branca della magia più semplice da accettare per un babbano. Forse anche la più stimolante, visto che loro riescono a vivere egregiamente anche senza la magia ma non possono conoscere il futuro. Questo è il fascino della divinazione.” disse placidamente Alice che aveva appena finito di gustare il suo tè.


Esattamente, Madmoiselle Leroux. Adesso rompiamo gli indugi e andiamo in soffitta, vi farò vedere la creatura!” concluse Jehuda Loew.


Salirono una stretta scala a chiocciola, fin su, nel sottotetto della sinagoga. In un'ampia sala in pietra, completamente vuota e con un soffitto ancora molto alto, un'immensa statua d'argillla era coricata sul pavimento.


Severus ne fu impressionato, pensò che dovevano avere un grosso senso dell'umorismo per chiamare creatura qualcosa di queste dimensioni, si avvicinò, la statua era molto più grande di Hagrid, probabilmente aveva le dimensioni di un gigante, la cui espressione, tuttavia, era benevola. Il busto era decorato con incisioni di simboli ebraici e scritte cabalistiche, che dovevano essere formule propiziatorie per la statua, una volta sveglia.


Il rabbino Loew si avvicinò alla testa della statua. Alice non si perdeva neanche un gesto, ammirava l'eleganza dei suoi movimenti e la serenità che promanava. Vide che Loew scriveva un biglietto nel quale ordinava al golem di alzarsi, prendere Alice in mano e posarla sulla spalla, senza farla cadere. Alice fu un attimo intimorita dal contenuto del biglietto, tuttavia, decise di fidarsi del rabbino Loew e non disse nulla.


Il biglietto venne posto nella bocca del golem, sulla sua fronte venne incisa la parola emet, verità, la statua aprì gli occhi e si alzò, il rabbino Loew rivolse un saluto gentile al Golem e questo avvicinò la mano alla strega lì presente. Alice guardò titubante il rabbino, incoraggiata da un suo sguardo e consapevole che Severus avrebbe vegliato su di lei, salì sulla mano della creatura.


Salire in cima alle sue spalle era una sensazione spaventosa, i movimenti non erano molto aggraziati ed Alice temette di cadere o di essere sbattuta al soffitto. Il Golem si accorse dei movimenti scoordinati e si fermò un attimo, poi riprese a far salire la mano contenente la sua giovane ospite più lentamente, finché non arrivò sulla spalla. La vista da lassù era meravigliosa, Alice rivolse un sorriso di ringraziamento al Golem. Adesso capiva perché lo chiamavano la creatura: era proprio come se fosse vivo.


Il rabbino impastò un biglietto con un po' di argilla e lo aggiunse al corpo della statua, questa eseguì immediatamente l'ordine scritto: prese Alice, la posò dolcemente a terra e poi si coricò immobile. Loew gli si avvicinò, cancellò la parola emet, vi incise met, morte. Il Golem ritornò ad essere la statua d'argilla che avevano conosciuto.


Severus era impressionato da questa forma di magia, chiese delle informazioni e il rabbino Loew gli regalò una copia del Sefer Yetzirah, il libro della formazione, nel quale avrebbe trovato tutte le informazioni per costruire un Golem, se solo fosse diventato abbastanza esperto di studi cabalistici. Severus sorrise, dubitava di voler costruire un Golem ma fu grato per il regalo: era bello essere trattato con tanta gentilezza, questa umanità gli era mancata nel corso degli anni. Forse, avrebbe trovato qualche informazione alchemica e questa sì che gli sarebbe stata di grande interesse.


Ringraziarono il rabbino per la sua cordialità, si promisero di scriversi e di aggiornarlo sull'andamento dei loro studi alchemici, senz'altro sarebbero tornati a fargli visita. Lo invitarono anche in Inghilterra ma la sua funzione non gli dava molto tempo per viaggiare, i fedeli avevano bisogno di lui. In ogni caso, promise loro che avrebbe trovato il tempo far far loro visita: erano anni che sognava di vedere i luoghi magici della Gran Bretagna.


Tornarono alla locanda, dove decisero che l'indomani sarebbero partiti alla volta dell'Antica Grecia.

   
 
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