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Autore: Breathinfire_    05/04/2012    2 recensioni
- A volte devi solo farlo vincere. - le disse - Perché perdere una discussione è più facile che perdere lui. -
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quella mattina, Leyleen era più nervosa del solito: non si fermava più, camminava avanti e indietro in quello spazio ristretto, ripetendo la lezione che avrebbe dovuto esporre agli studenti del primo anno di Matematica e Statistica, voltandosi di tanto in tanto a guardare Thomas che si assicurava che non dicesse idiozie.
-Amore, ti calmi un pò, per favore? - le chiese, gentilmente.
Sette parole in una frazione di secondo, non gli facevano capire niente del discorso.
La mora si voltò di poco, fulminandolo con gli occhi.
- Se fosse stato così semplice, non credi che già l'avrei fatto? - gli gridò sottovoce, mentre lui si alzava sospirando per abbracciarla.
Lei si appoggiò con i palmi delle mani al lavello, chiudendo gli occhi e respirando regolarmente.
- Ti sei laureata con il massimo dei voti, conosci questo argomento alla perfezione. Hai parlato di fronte a dieci matematici, ed adesso hai paura di farlo davanti a centinaia di ragazzi che non sanno neanche la metà di quello che sai tu? - cercò di tranquillizzarla, accarezzandole i capelli.
Indubbiamente aveva ragione, pensò la ragazza, ma quel giorno sarebbe stato diverso.
Non sarebbe stata una delle sue solite lezioni, ne era sicura. Ci sarebbe stato il padre, che non aveva mai approvato la sua scelta universitaria, ed aveva sempre cercato di ostacolarla.
Non riusciva a trovare una buona motivazione, per quello.
Secondo lui, era assurdo che sua figlia avesse scelto quell'indirizzo invece di Giurisprudenza. Non era mai riuscito ad accettare che la figlia non volesse diventare un avvocato come lui, la madre ed il fratello.
Thomas la sentì borbottare qualcosa, e sorrise.
- Davvero, piccola. Fa come se lui non ci fosse. - continuò, prima di lasciarla scappare dalla presa dalle sue braccia.
- Ci proverò. - disse, prima di guardare l'orologio ed accorgersi di essere in ritardo pazzesco.
Nervosamente mise vari libri, che probabilmente non le sarebbero serviti, nella borsa e salì al piano di sopra per prendere un quaderno a fiori su cui aveva segnato degli appunti.
Diede un veloce sguardo alla libreria, e di quel quaderno nemmeno l'ombra.
- Porca troia! - imprecò ad alta volce, pestando i piedi a terra quasi fosse una bambina.
Mise a soqquadro ogni singolo centimetro della stanza, imprecando ancora ed ancora.
Intanto i minuti passavano, e lei era sempre più in ritardo.
- Leyleen, mi ha appena chiamato mamma, devo andare da lei. Mi dispiace, giuro che mi farò perdonare. -
- Thomas! - cercò di richiamare la sua attenzione, ma lui era già andato via. - Lo odio, lo odio, lo odio, lo odio. - diceva, quasi fosse uno sciogli lingua, rassegnandosi dal cercare quel benedetto quaderno.
Doveva dire addio al passaggio, e soprattutto al suo assistente per le dimostrazioni.
Era nella merda più totale.
Riscese, più veloce della luce, le scale e si precipitò a prendere il cellulare.
Doveva assolutamente trovare qualcuno disposto a farle da assistente, non c'erano vie d'uscita.
Sentii il campanello bussare, aggiustò la giacca, prese la borsa, ed andò ad aprire.
- Signorina, un pacco per lei. - le disse gentilmente il postino, indicando un pacco enorme accanto i suoi piedi.
- Oh, grazie! - esclamò lei, strappando lo scotch dalle chiusure per vedere cosa c'era dentro.
Libri di Fisica.
Aprì un bigliettino che c'era dentro.
'
Signorina Lehmann, buongiorno. Questi sono per la sua lezione di Matematica applicata di giovedì 27. - Lewis.'
Quello stramaledettissimo pacco, pensò, le sarebbe dovuto arrivare circa dieci giorni prima. Non sapeva neanche di dover tenere una lezione di Matematica applicata.
Se il buongiorno si vedeva dal mattino, sarebbe stata decisamente la giornata più brutta della sua vita.
Ringraziò il postino, mise il pacco in auto, dopodiché salì ed iniziò a guidare verso l'università.
Guardò l'orario segnato sul cruscotto: era sempre più in ritardo.
Stava per avere una crisi isterica, anche il traffico ci si metteva.
Decise di chiamare il professor Lewis, per avvertirlo.
- Signorina, sa che è in estremo ritardo? - non le fece neanche aprir bocca.
- Sì, per questo l'ho chiamata. Potrebbe posticipare la lezione di un quarto d'ora? -
- Ringrazi che è indispensabile. - ed attaccò.


- La statistica studia un fenomeno con lo scopo di metterne in evidenza gli aspetti
essenziali, risalendo anche alle leggi che lo regolano. Nella maggior parte dei casi rappresenta il mezzo più efficace per ridurre il margine di incertezza delle nostre scelte. - si fermò un attimo, guardando il volto di ogni singolo studente.
Alcuni sembravano spaesati, quasi come se non avessero scelto loro quella facoltà, altri impazienti che lei continuasse.
- E' diventato uno strumento indispensabile di lavoro in tutti i campi e proprio per questo è regolato da precise norme. La statistica indaga su fenomeni collettivi, raccogliendo informazioni relative ad essi e traducendole poi in un modello numerico che possa essere analizzato semplicemente e compreso da tutti. -
Decise di non prendere in ostaggio un povero malcapitato, ma di spiegare funzionalmente cosa fosse davvero la statistica.

 

 

Arrivata a casa, era esausta, sfinita, KO.
Fortunatamente il padre non s'era fatto vivo, per questo il suo umore a terra era dovuto soltanto alla stanchezza.
Si buttò a capofitto sul divano, senza neanche togliersi quegli scomodissimi abiti.
Cercò il cellulare per spegnerlo, ma poi si accorse di aver ricevuto un messaggio a cui non aveva risposto.
'E' passato Nathan, gli ho detto che eri all'università, e che poteva trovarti nel tardo pomeriggio. Renditi presentabile, babe! -Med.'
Saltò di scatto dal divano, accorgendosi di avere indosso soltanto una gonna alta ed una camicia azzurrina.
Sentì il campanello bussare, troppo tardi per cambiarsi.
Andò ad aprire, titubante.
Poteva giurare di non aver mai visto degli occhi così belli.
- Leyleen. - sorrise, cingendole il collo per abbracciarla.
Lei si sciolse completamente tra le sue braccia, ed inspirò il suo buonissimo profumo.
In quel modo entrarono, senza neanche staccarsi per chiudere la porta.
Le sembrò che lui non stesse aspettando altro che vederla, ed era una sensazione bellissima.
Lui pensò che non ci fosse cosa più bella che tenerla stretta a sè e sentire il suo respiro regolare, ed il battito accellerato.
- Nathan? - lo chiamò lei, sorridendo.
Vide sbucare la testa del ragazzo dai suoi capelli e notò un certo rossore sul suo volto. Lui provava uno strano impulso di baciarla, in quel momento, eppure si conoscevano da soli due giorni, in realtà.
- Mi sei mancata. - d'un tratto le sembrò che tutta la stanchezza fosse svanita, e che il cuore avesse perso un battito.
- Che ne diresti di restare? - gli chiese la ragazza, di getto.
Nathan pensò ai due ipotetici significati: il primo, di rimanere quella sera, il secondo di rimanere nella sua vita come.. qualcosa di più.
Preferiva fosse la seconda, ma aveva capito che lei era un osso duro, e che avrebbe impiegato un bel po' di tempo per raggiungere la meta.
- Per quanto vuoi. - rispose, dandole un sonoro bacio sulla guancia – Ero venuto qui per proporti una cosa, in realtà. - le prese la mano.
- Cioé? -
- Io e te a casa mia, ti presento gli altri. Ci stai? -
- Devo cambiarmi, però. -
- Sei bellissima anche così. -
- Sembro una vecchiaccia. -
- Sei bellissima anche così. -
- Siediti e zitto. - rise lei, salendo in camera sua.
Nathan si sedette sul divano, con un sorriso stampato sulle labbra che non accennava ad andare via.
L'aria che lo circondava aveva il profumo di Leyleen, e lui non potè fare a meno che respirare profondamente.
Pensava a lei ogni sera, immaginava che fosse lì con lui, e che con un braccio attorno alla sua vita. Immaginava di baciarle delicatamente la fronte, e stringerla più possibile. Lo aiutava a dormire e non riusciva a spiegarsi perché. Forse quella ragazza aveva davvero preso ogni singola parte del suo organismo.
Sentì delle labbra posarsi sul suo collo, e chiuse gli occhi per un attimo. Non poteva essere altro che lei, quindi si voltò sorridendo.
Indossava dei jeans stretti, ed una maglia verde acqua con scritto 'KEEP CALM and DRINK TEA'. Era decisamente la ragazza perfetta per lui.
- Andiamo? - gli chiese euforica.
- Bella maglia, andiamo, babe! -


- Leyleen, vero? - le chiese Max, tendendo la mano.
Di solito lei non stringeva mai la mano di nessuno, né tantomeno diceva 'piacere', ma in quell'occasione, come un incontro all'università, doveva farlo.
- Direi di sì. - sorrise, lasciando che lui afferrasse la sua mano.
- Mi ricordo di te! - la abbracciò Jay, che aveva intuito quanto la ragazza fosse in imbarazzo.
- Oh beh, anche io! - fece ridere tutti.
- Sei più bella dei racconti di Nath. - esclamò Tom, tirandola a sé.
Era più muscoloso di quanto immaginasse, si ritrovò a pensare lei, ed era anche più caldo.
- Però che palle, sempre io l'ultimo! Ciao Leen. - le baciò la guancia Siva.
- State già insieme? - andò dritto al sodo Tom, che come al solito non si faceva i cazzi suoi.
Era quasi più pettegolo di Jay, il che era abbastanza preoccupante.
- Tom! - lo rimproverò Nathan, stringendo la mano della ragazza.
I due si lanciarono degli sguardi di fuoco, fin quando Siva ebbe una splendida idea.
- Cocacola e patatine fritte is the way! - esclamò, catapultandosi in cucina.
- Seev, sei un idiota! - gridarono tutti insieme.
Nathan seduto sul divano azzurrino con Leyleen, che aveva appena appoggiato la testa sulla sua spalla, le diede un dolce bacio sul collo, che lasciò una scia umida.
- Sykes, chi ti dice che io non possa saltarti addosso in questo momento? - gli diede una leggera spinta prima di guardarlo negli occhi e sorridere.
- Fallo. - rise lui.

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Hiya, everybody!
Secondo me questo capitolo è bruttissimo, l'ho scritto di getto, ma spero che comunque vi piaccia almeno un pochino..
I hope for recensions (?), see ya soon! *fauncuoricino*

  
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