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Autore: Ale HP    06/04/2012    0 recensioni
Sarebbero arrivati gli Oscuri a poco, era sempre così, ogni singola sera: quando il sole calava, portando via ogni luce e ogni rassicurazione nella Terra del Mare, gli Oscuri si impadronivano del cielo e lo tingevano di un nero spettrale per popolare gli incubi della gente.
Elnath, però, era diverso. Non aveva paura degli incubi, perché solo lì poteva vederlo.

Crossover tra Mondo Emerso/Harry Potter. Crossover molto Fantasy e molto contorta.
Slash, Elnath (OC)/Albus Severus Potter
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Draco Malfoy, Neville Paciock, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Parte II – Terra
 
Elnath immaginava la Terra ben diversa da quello che si trovava davanti. Pensava di trovarci solo un luogo desolato pieno di macigni, colmo di disperazione. Non si sarebbe mai aspettato di trovare strane costruzioni in strani materiali che non aveva mai visto e tanta gente che camminava con lo sguardo spento. Erano evidentemente tutto sotto “incantesimo”, ma – in un modo o nell’altro – sopravvivevano.
Albus si sentì morire quando vive Londra in quello stato. Certo, non si aspettava di meglio, ma la situazione non era delle migliori. Fu quando si rese conto che conosceva la maggior parte di quelle persone, che capì quanto la situazione fosse orrenda.
Albus vide il salumiere Babbano che abitava nello stesso quartiere di zio Ron; vide l’aiutante dell’ormai anziano Fortebaccio; vide la maestra dell’asilo della piccola Roxanne; vide un amico di Fred girare l’angolo; e, infine, vide suo padre. Fu la cosa più orrenda che potesse provare, come se tremila giganti gli fossero passati sopra. Non poteva essere successo per davvero, non a suo padre, non ad Harry Potter! Proprio lui, il ragazzo che è sopravvissuto, colui che aveva sconfitto Voldemort, l’Auror che aveva catturato ogni mangiamorte fuggitivo, il padre comprensivo e dolce… Albus stentava a crederci, eppure era lì, gli occhiali che incorniciavano i suoi occhi verdi, ormai spenti, e la solita cicatrice a forma di saetta che da piccolo lo terrorizzava.
Elnath notò all’istante che c’era qualcosa che non andava, qualcosa che faceva stare male Albus. Fu quando notò l’uomo che il ragazzo stava guardando, che capì.
Era un uomo che si avviava verso i cinquant’anni, con i folti capelli neri e qualche ciocca biancastra, degli occhiali tondi e una cicatrice sulla fronte. E gli occhi verdi, proprio come quelli di Albus, forse solo meno belli.
« Albus… mi… mi dispiace » sussurrò, poggiando una mano sulla sua spalla.
« Sapevo che non ce l’aveva fatta » disse, con un groppo in gola, parlando più con se stesso che con Elnath. « Speravo solo che fosse morto con onore, e non schiavizzato ».
La voce di Albus era colma di rabbia, tristezza e dolore, come quando gli aveva parlato di Scorpius e del resto dei suoi amici.
« Dobbiamo andarcene da qui. Non possiamo stare tra tutti loro, dobbiamo indagare » disse poi Albus, cambiando espressione.
Elnath annuì, quindi prese la sua mano e trovarono un posto in cui nascondersi per capirci qualcosa.
 
Passarono una giornata intera prima di decidere cosa fare. Infine, quando ebbero tratto delle conclusioni, stabilirono che Albus avrebbe usato una moneta magica del padre per capire se c’era qualche sopravvissuto – Elnath in realtà questa cosa non l’aveva capita molto bene, ma non replicò nulla – e, se il responso sarebbe stato positivo, i due sarebbero andati dai superstiti e da lì si sarebbero fatti spiegare la situazione.
Elnath si rese conto che tutto quel piano si reggeva su praticamente nulla, ma – ancora una volta – non disse niente.
Albus iniziò a muovere incessantemente la moneta, facendola illuminare in uno strano modo ed Elnath restò fermo al suo posto.
Dopo nemmeno qualche secondo il ragazzo finì e rivolse un lieve sorriso all’amato.
« Allora? » domandò Elnath, curioso.
« Dobbiamo aspettare » rispose lui, con una scrollata di spalle.
 
Il responso arrivò quella notte, mentre i due ragazzi si stringevano in quella casa abbandonata e fredda.
Elnath stava ancora dormendo – o meglio, sognando.
Era come sempre immerso nel buio, ma un buio diverso. C’era uno spiraglio di luce, nel fondo, e lui ci si diresse senza aspettare un attimo.
Vi trovò una donna che tutti gli uomini avrebbero considerato bellissima, accovacciata tra mille carte.
 « Sapevo che saresti venuto » disse, con un tono di voce glaciale. « Io sono Rekla, uno degli Oscuri originali, e sono venuta nei tuoi sogni per ucciderti ».
Elnath rimase senza parole, come paralizzato.
Perché se ne stava così, ferma in un angolo, se voleva ucciderlo?
« Ma purtroppo tu sei più forte, qui dentro » continuò, senza perdere la sua calma ovattata. « Per questo verrai al mio covo, quando lo riterrai opportuno. Mi troverai a Diagon Alley, in uno stupido negozio di scherzi ».
Elnath si svegliò di scatto, sudato.
Era la prima volta che provava davvero paura in un sogno, ma non proferì parola ad Albus.
E, mentre lui era ancora immerso nei suoi pensieri riguardanti il sogno, il mago saltò subito in piedi felice, poi gli porse una mano e si alzò subito.
« Ci sono, ci sono! Non puoi immaginare quanto sia felice! » esclamò.
« Sai anche chi sono? » domandò curioso l’altro, anche se seppure gli avesse detto dei nomi lui non avrebbe mai capito chi fossero.
« Non proprio. Qui dice “Alle sei del prossimo giorno, stamberga strillante. N e D”. Potrebbe essere chiunque. N starà sicuramente per Neville, ma D… » borbottò, pensieroso.
« E questo Neville è uno di noi, immagino ».
« Certo che sì! Era uno dei migliori amici di mio padre e un mio insegnante » confermò il mago, iniziando a camminare in tondo, come faceva sempre ad Hogwarts, quando non riusciva a risolvere un quesito di Aritmansia.
« Ora non torturarti, scopriremo tutto lì. Mancano solo poche ore » gli disse Elnath, mentre si lasciava cadere a terra.
« Hai ragione » disse l’altro con un sorriso, « come sempre ».
 
Quelle “poche ore”, per Albus furono uno strazio. Certo, Elnath al suo fianco continuava a coccolarlo, come poteva fare solo una mamma, e lui davvero gli era grato per questo, ma il continuo pensiero di chi si nascondeva dietro a quelle iniziali lo torturava.
“N e D”. Potevano essere chiunque.
Poteva essere Neville, ma anche Nathalie, l’amica di Dominique. E, appunto, la D sarebbe potuta essere la cugina.
Quando le sei furono quasi arrivate i due si presero per mano ed Albus usò la smaterializzazione.
La Stamberga Strillante era proprio come quando Albus l'aveva lasciata: sporca, che cadeva a pezzi e in alcuni punti c’erano mille macchie di sangue.
« Sei arrivato » disse qualcuno, nella penombra.
Albus riconobbe all’istante quella voce fredda, ma con una strana tenerezza celata sotto.
« Dai, Draco, così li fai spaventare! » esclamò qualcun altro, entrando dalla porta di fronte ai due ragazzi.
Neville Paciock, con una lunga barba stile Albus Silente e una sporca camicia begie, sorrideva al buio di quella mattina invernale, che non aveva la forza di illuminare la casa.
« Albus! » esclamò dopo un attimo, dandogli una pacca sulla spalla. « Dove sei stato tutto questo tempo? Devi raccontarmi tutto ».
« Calma, Neville. Penso che voglia che parliamo prima noi » lo interruppe Draco, sempre in penombra, come in vecchio film dell’orrore.
« In effetti » borbottò Neville, grattandosi la testa. « Veramente, non abbiamo fatto molto. Dopo che ve ne siete andati, con tuo padre e i tuoi zii abbiamo cercato di sconfiggere gli Oscuri, mentre i tuoi nonni si erano rifugiati nella Stanza delle Necessità ad Hogwarts, con tutti i bambini e i vecchi. Comunque, non abbiamo potuto fare nulla. Abbiamo perso un mago dopo un altro; morti – come i tuoi nonni e tua madre – oppure messi in una sorta di ipnosi – come è capitato a tuo padre e a molti altri ».
Albus sentì qualcosa dentro di sé, qualcosa di doloroso, scattare come una molletta. Sua madre era morta, e chissà quante altre vite spezzate non gli aveva detto Neville. Aveva pensato che lei non sarebbe mai morta, che fosse la mamma immortale e dolce. E invece non era stato così.
« Al, so che può far male, ma devi accettarlo. Ho cercato di aiutarla, di aiutare tutti, ma quei due Oscuri sono peggio di Voldemort. Hanno dei poteri che qui non riusciamo nemmeno a comprendere ».
« Lo sappiamo questo » disse all’improvviso Elnath, prendendo in mano la situazione. « Io vengo da un altro Mondo, che sta per cadere come è già caduto questo. Noi vogliamo evitare che accada, ma l’unico modo è uccidere gli Oscuri, e so che si trovano qui, lo sento ».
Elnath continuò a lungo con la sua spiegazione; parlò dei suoi sogni e di quelli di Albus, parlò degli Oscuri e dei maghi divenuti tali, parlò di come erano arrivati lì – cosa che a Neville interessò molto – e, infine, parlò del loro amore.
Draco storse subito il naso quando sentì quella parola.Amore. Da quando Scorpius e sua moglie erano morti aveva smesso di credere a quella cosa – non che ci avesse mai creduto più di tanto – e, specialmente, smise di credere che con esso tutto si potesse risolvere.
Infatti Scorpius diceva di amare Albus, glielo aveva confessato, ma era morto lo stesso, mentre quel Potter si era salvato la pelle. Forse era una cosa di famiglia, si disse, tutti intorno ai Potter muoiono, ma loro mai, ad incominciare da Harry, che era ancora vivo.
« Basta con queste idiozie » urlò quindi, arrabbiato.
« Su, Draco. Calmati » borbottò Neville, un po’ stufo. Era da quando erano rimasti solo loro due e qualche altro ragazzino che continuava ad essere più scorbutico del solito. Era convito che non ci fosse una via d’uscita, mente Neville continuava a sperare.
« Signor Malfoy » intervenne allora Albus, lo sguardo basso e le mani giunte dietro la schiena, « so che sta soffrendo, ma qui dobbiamo farci forza l’un l’altro, dobbiamo appoggiarci. Il suo atteggiamento non ci porterà da nessuna parte ».
« Come ti permetti? Sei tu che hai fatto uccidere mio figlio! Sei tu il colpevole di tutto questo! Sei tu il cattivo, qui, quello che intralcia le cose. A quanto ho potuto capire, se tu non ci fossi stato, con i tuoi stupidi incubi, questo ragazzo sarebbe arrivato prima! » urlò ancora,  facendo esaltare la grossa vena sul collo. « E Astoria non sarebbe morta » concluse, affievolendo la voce, così tanto che nessuno lo sentì.
Sul volto di Albus si formò all’istante una smorfia di dolore, rabbia e tristezza assieme. Era stata una pugnalata da parte di Draco, proprio colui che credeva che l’avrebbe capito più di tutti, ma stette ugualmente zitto.
« Albus è l’unica salvezza che abbiamo, non puoi trattarlo così. Albus ed Elnath hanno rischiato la vita per venire qui, e non certo per essere insultati da te, Draco. Anche se non ti fidi più di lui, anche se lo odi, devi affidarti a lui e al suo amico, perché noi non ce la faremo ancora per molto, il cibo scarseggia e in ogni caso non ha senso continuare a vivere così, specialmente dopo essersi lasciati sfuggire un’occasione del genere ». Neville, saggio come al solito, aveva pronunciato quelle parole con un piccolo sorriso, anche se forse la situazione non lo richiedeva.
Albus era contento che il suo professore fosse rimasto lo stesso.
 
 
Dopo essersi accordati decisero che quella notte avrebbero dormito assieme, ed Elnath avrebbe sperimentato per la seconda volta il sonno sulla Terra.
Per quanto fu uguale per tutti gli altri, lui notò una lieve differenza.
I suoi sogni non erano calmi come nel Mondo Emerso, non provava quel senso di coraggio che aveva lì, e – specialmente – riuscì a capire più cose.
Forse era solo il fatto che stava più vicino agli Oscuri, o era semplicemente un caso, in ogni modo riuscì a comprendere che i due che avevano dato il via a tutta quella sciagura erano non diversi da tutti gli umani che popolavano la Terra e il Mondo Emerso, e quella Rekla che aveva visitato i suoi sogni ne erano una prova.
Riuscì a vederne uno, di sfuggita, prima che si svegliasse. Portava dei lunghi capelli biondi, quasi bianchi, e la carnagione pallida lo faceva sembrare tutt’altro che sano.
Sapeva che poteva essere chiunque, ma chiese in ugual modo informazioni a quelli che erano diventati i suoi “compagni di avventura”, come lo erano stati Sennar e Laio per Nhial.
Gli dissero che, come aveva pensato lui, poteva essere chiunque, ma quando Elnath ripeté per la seconda volta la descrizione dell’Oscuro Draco strabuzzò gli occhi.
« Penso di sapere chi sia » annunciò, compito. « Lucius Malfoy, mio padre. Io… io in realtà ho sempre avuto questo sospetto » concluse, insicuro se pronunciare o meno quelle ultime parole.
« Come sarebbe a dire che avevi sempre avuto questo sospetto? » domandò esterrefatto Neville. « Perché non hai parlato? »
« Io non volevo crederci. Poco tempo prima che mio padre scomparisse, continuava a disegnare strani simboli per casa, simboli come quello che ha Albus sulla gamba. Io e Astoria all’inizio abbiamo pensato che fosse uscito fuori di senno, tanto che la situazione è peggiorata. Pochi giorni dopo lui scrisse qualcosa in una strana lingua e poi continuava a parlare di una persona chiamata Rekla. Diceva che era una donna bellissima, giovane ma vecchia. Non… non aveva senso » spiegò lui, stavolta in difficoltà e senza il suo tono aspro.
« Avresti dovuto dirlo prima » disse Elnath. « Io so chi è questa Rekla e so anche dove si trova ».
 
 
Partirono dopo nemmeno un secondo, con le loro bacchette alla mano e il pugnale che Elnath aveva trovato nella roba del padre, prima di andarsene dal Mondo Emerso.
Avrebbero potuto sconfiggere gli Oscuri, e i loro mondi sarebbero finalmente stati in pace.
L'unica cosa di cui Elnath aveva paura era ciò che sarebbe successo dopo la lotta che era sicuro che ci sarebbe stata. Cosa ne sarebbe stato di lui e Albus? Sarebbero rimasti assieme sulla Terra - o sul Mondo Emerso - oppure si sarebbero detti addio per sempre?
La mano di Albus strinse la sua improvvisamente, facendolo sussultare.
« So a cosa stai pensando. Sappi che io non ti lascerò ai solo » disse, lo sguardo fisso nel vuoto, e la voce leggermente tremante.
Detto questo, i due iniziarono a guardarsi intorno. Si erano smaterializzati da ormai qualche minuto - ad Elnath dava ancora un forte senso di nausea quella magia - nel vecchio negozio di scherzi dello zio George.
Elnath osservò rapito una grande bacheca, sulla quale c'era intagliato il nome dl negozio "Tiri Vispi Weasley", e sotto c'era una foto con due ragazzi uguali in ogni dettaglio, ancora più sotto, c'era una piccola scritta, che Elnath riuscì a leggere con difficoltà. "Fred, il negozio resterà sempre tuo, ma i soldi sono i miei". Non sapeva se ridere o meno davanti a ciò.
« Elnath, avevi detto che quella Rekla sarebbe dovuta essere qui, ma non c'è nessuno » disse Neville, dopo aver controllato tutto il negozio.
« Ed è qui che ti sbagli » sussurrò una voce glaciale.
I quattro compagni alzarono immediatamente la testa e videro una bellissima ragazza bionda seduta sullo scaffale più alto.
Saltò giù da esso come poteva fare solo un gatto, poi si avvicinò ad Elnath così tanto che Albus si parò subito davanti.'
« Chi è questo bel giovanotto? » chiese maliziosa, accarezzando una guancia al mago. « E bravo, ti sei fatto un amichetto » continuò, stavolta rivolta a Elnath.
« Chi sei tu!? E cosa vuoi da me?! » urlò a sua volta il ragazzino biondo, infuriato dalle mani che continuavano ad accarezzare il suo ragazzo.
Albus era l'amore della sua vita,  e non avrebbe permesso a niente e a nessuno di toccarlo.
Così, cacciò il pugnale all'istante, e saltò in avanti. Albus si scostò d'istinto, ma la ragazza, al suo contrario, prese un pugnale dallo stivale, e con un colpo secco colpì il fianco di Elnath.
Il ragazzo si accasciò immediatamente a terra, soccorso da un preoccupato Albus.
Il mago guardò prima il suo ragazzo, in una piccola pozza di sangue che sembrava crescere pian piano, e sfilò subito la sua felpa, per poi legarla intorno all'intera pancia di Elnath, come aveva visto fare in una montagna di film Babbani.
Poi, alzò la testa, e guardò la loro avversaria, sorridente come non mai.
Vi si gettò sopra immediatamente, colmo di rabbia e noncurante del fatto che contro di lei era in netto svantaggio, specialmente se non cacciava la sua bacchetta.
La ragazza gli diede un forte pugno sulla mascella, facendolo cadere all'indietro, e poi parlò.
« Non è con te che voglio combattere. In realtà, con te non posso nemmeno farlo: sei uno di noi, che tu lo voglia o no ».
« Non è così! » urlò, gli occhi che fuoriuscivano dalle orbite e la grossa vena rigonfia che poteva fare invidia persino ad un infuriato Draco Malfoy. « Se voglio essere buono, lo sarò! »
Rekla rise di gusto, ma dentro a quella risata Albus riuscì a vedere tutta la cattiveria dell'intero mondo.
Lui non era così, ne era certo.
Prese la bacchetta dalla tasca dei suoi pantaloni e stordì l'Oscuro con uno schiantesimo, per poi gettarsi sopra di lei.
« Dimmi dove è finto l'altro Oscuro. Dimmelo! » urlò, la bacchetta puntata sul suo collo.
Sarebbe bastato anche un semplice reducto e sarebbe scoppiata in aria.
« O che mi farai? » chiese ridendo.
« Ti uccido. E ne sono capace » rispose lui, più serio che mai.
« Oh, lo so che ne sei capace, ragazzino ».
« Allora parla! » urlò stufo, aumentando la presa sulla bacchetta.
« Lo sai che non mi fai paura, vero? In ogni caso dirtelo non cambierà le cose. L'altro Oscuro, quello scemo, l'ho fatto fuori proprio ieri. Non mi era più utile » confessò, infine.
Albus fu silenziosamente grato a quella donna, per un breve istante, poi ricordò ciò che doveva fare.
Impugnò la bacchetta con un leggero tremolio, conscio di quello che avrebbe fatto.
« Avada Kedavra » mormorò, con il tono basso ma con tutta la convinzione che poteva avere.
Un fasciò di luce verde colpì in pieno Rekla, con gli occhi aperti e la bocca spalancata in un urlo silenzioso.
Albus sospirò quasi felice, poi si ricordò di Elnath e corse da lui, circondato da Draco e Neville, che pronunciava degli incantesimi di guarigione sulla ferita sanguinante.
« A-al » borbottò lui, con gli occhi chiusi, e una smorfia di dolore sul volto. « Ce l'hai fatta ».
Lui sorrise e prese la mano dell'amato tra le sue.
« E ce la farai anche tu » disse, con un sorriso.
 
 
I giorni seguenti passarono in fretta ed Elnath guarì più velocemente del previsto.
Tutti gli umani sotto ipnosi si risvegliarono magicamente e Albus poté riabbracciare suo padre.
Sul Mondo Emerso, intanto, gli incubi erano finiti, e coloro trasformati in Oscuri erano tornati loro stessi.
Neville e Draco - che anche se quest'ultimo non lo voleva ammettere, erano diventati buoni amici - erano andati lì a recuperare i Potter che erano stati fatti diventare Oscuri insieme ad Albus.
Quando Lily vide il fratello si gettò fra le sue braccia in lacrime.
« Non volevo farlo, Al, sul serio. Io... io non ero me stessa » disse, mentre il fratello le accarezzava i capelli rossi
James gli diede una pacca sulla schiena e si presentò subito a Elnath, ancora steso nel letto di Albus, a casa Potter.
Harry era ancora scosso, nonostante tutto fosse tornato alla normalità. Aveva perso sua moglie e non c'era modo di farla tornare.
Neville e Draco si rassegnarono all'idea che anche le loro mogli fossero morte, ed andarono entrambi a vivere nell'appartamento sopra i Tre Manici di Scopa, che dopo la morte di Hannah veniva gestito dalla madre, aiutata nelle vacanze da Neville.
Il resto dei cugini Potter tornò alla loro vita famiglia-amore-Hogwarts e Ron e Hermione aiutarono parecchio Harry, in quel momento di lutto.
Infine, George riportò al vecchio splendore i Tiri Vispi Weasley, aiutato dal figlio.
In quanto a Elnath e Albus, per loro non c'era altro futuro che restare assieme.
 


NdA:

E siamo arrivati alla fine! Fine abbastanza veloce, direi.
Comunque, vi devo la seconda parte delle spiegazioni: Rekla qui ha sedici anni, e anche se secondo il filo logico delle Guerre dovrebbe già trovarsi alla Setta per la mia trama l'ho fatta uscire per qulche anno xD In più, secondo la mia mente malata, quando una persona appartenente ad un determinato mondo muore in un altro - come Rekla che muore sulla Terra - ritorna in vita nel suo mondo di appartenenza. 
Ultima cosa, che non ho detto nel capitolo precedente: tutta la vicenda si è svolta cinque anni dopo la scomparsa del Tiranno, ed Elnath, se non si fosse capito, è più piccolo di Laio. Non mi chiedete di quanto perchè già è tanto se so fare 2+2 xD


Au revoir, mes amis! (:
   
 
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