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Autore: Violet 95    06/04/2012    2 recensioni
Cassia disegna. Cassia crea. Cassia dipinge. E dona un cuore, una parvenza di vita ai suoi ritratti. A Radiant Garden è conosciuta solo per questo e come unici amici ha due ragazzini da lei soprannominati Rosso Veneziano e Turchese. Eppure tutti la temono per il suo dono e per una maledizione che sembra portarsi dietro da quando era piccola, dalla morte di suo padre. Un giorno, però, qualcosa sembra finalmente cambiare e la sua carriera trova uno sbocco: Ansem il Saggio le chiede di fare un ritratto ai suoi allievi, così che lui stesso possa vedere di persona il suo "dono". Niente di più semplice per lei. Finché non fa la conoscenza di Xehanort, allievo prodigio di Ansem.
Ombre da tempo assopite sembrano ridestarsi, così come sentimenti che Cassia credeva di non poter più provare. E intanto il ritratto non sembra prendere forma, né vita...
Fanfiction su Xehanort prima di diventare ciò che poi diventa e sul creatore del suo ritratto, esposto ancora nel suo ufficio.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Xemnas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: KH Birth by Sleep
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Capitolo 1

Colori caldi, colori freddi

 

 

 

Il pennello si muoveva leggero, tracciando curve sinuose e appostandosi delicato nei pochi spazi bianchi rimasti. Precisione, ci voleva precisione e lei ce l’aveva sempre messa in tutto. Stavolta, però, la mano ferma sembrava sempre sul punto di tremare, rovinando per sempre quel lungo velo fatto di mille gradazioni di blu che stava creando.

In verità, non sapeva nemmeno lei cosa stava disegnando. Aveva semplicemente chiuso gli occhi e si era lasciata andare ai suoni, agli odori che la circondavano, tentando di cogliere qualcosa che le potesse dare una qualche ispirazione. E infine l’aveva trovata. Nell’aria aveva sentito odore di salsedine, anche se a Radiant Garden non c’era l’ombra del mare nemmeno a chilometri di distanza; ma lei lo aveva sentito e questo le aveva stuzzicato la fantasia.

Osservandola ora quella che dipingeva sembrava una donna, una principessa, magari, coperta da un lungo velo fatto di mille tonalità di blu. Il volto era una piccola macchia rosa, seminascosta dal vestito che ricopriva totalmente quel corpo. Lei la trovava bella, anche se non sapeva chi era.

Fermò la mano e guardò il suo lavoro. Un sorriso di soddisfazione si dipinse sul suo volto.

Abitare lì a Radiant Garden, una piccola città tutta racchiusa su se stessa e baciata dai raggi del sole, con i suoi prati fatti solo di fiori, era stata la migliore delle sue scelte: l’aria di questo posto le faceva bene alla sua vena artistica. Era in questi momenti che notava i risultati.

 

“Buongiorno, mia principessa…” sussurrò amorevolmente al suo dipinto, come se stesse parlando per davvero a un essere vivente.

 

“Che fai, adesso ti metti a parlare perfino ai tuoi quadri?” disse una voce beffarda dietro le sue spalle, una voce che richiamava alla mente i pomeriggi soleggiati e le braci scoppiettanti.

 

Lei non si girò nemmeno, ma allargò ancora di più il suo sorriso. Aveva riconosciuto subito quella voce.

 

“Ieri parlava ai colori, oggi ai quadri. Di cosa ti sorprendi, Lea?” disse sarcastica l’altra voce, fredda, distante, che faceva pensare alle notti di luna piena.

 

“Se credete che io sia pazza, allora perché mi venite a trovare ogni volta?” ribatté lei, rimettendo a posto il pennello con estrema calma.

 

Un volto tondo e due occhi verdi acqua la fissarono da sotto il mento, mentre un sorriso divertito la riscaldò ancora di più.

 

“Perché ci divertiamo a darti fastidio mentre lavori!”

 

“Piccole pesti…! Avanti, levati di qui, Rosso Veneziano, mi ostruisci la visuale!” gridò lei, dando un leggero schiaffo per togliersi quella testa rossa dagli occhi.

 

Il ragazzo soprannominato Rosso Veneziano si allontanò con un agile salto all’indietro e per poco non travolse il suo compagno, che lo spinse via urlandogli un insulto. Il secondo arrivato, un ragazzino della stessa età del rosso con corti capelli azzurri e un paio di occhi di un verde brillante e felini che scrutavano ogni cosa, si avvicinò silenzioso alla pittrice e si affacciò curioso per vedere la tela.

 

“Cosa dipingi oggi?” domandò, mantenendo un volto impassibile, nonostante la curiosità.

 

“Una principessa, mio caro Turchese! Se osservi bene, da qualche parte nel velo dovrebbe esserci anche la tua tonalità di capelli”

 

Il ragazzo sbatté più volte le palpebre e, a un osservatore più attento come lei lo era, parve arrossire impercettibilmente. La pittrice sorrise e gli mise una mano fra i capelli, scompigliandoglieli; Turchese si allontanò infastidito, senza però allontanare la mano.

 

“Allora? Non siete venuti qui solo per vedere una povera pazza che parla ai suoi quadri, giusto?” li intimò lei, alzandosi in tutta la sua altezza.

 

Rosso Veneziano prese la parola, mettendosi sull’attenti.

 

“Lea e Isa a rapporto, signora! Nessun nuovo cliente che necessita di un ritratto”

 

“Oh…” sospirò delusa lei. C’erano sempre meno clienti di quei tempi.

 

“Ma…” intimò Turchese, che corrispondeva al soprannome di Isa.

 

“Ma non tutto è perduto! Sono arrivati dei tipi strani qui in città che sembrano apparsi dal nulla. Due ragazzi, di cui uno della nostra età, e una ragazza. Sembravano però cercare qualcosa…” disse pensoso Lea.

 

“E voi li avete seguiti?” domandò lei.

 

“Purtroppo no, non sono arrivati insieme” rispose Isa, incrociando le braccia.

 

“E allora cosa fate ancora qui a perdere tempo?! La volete o no questa cena offerta da me in un ristorante? Bene, se la volete, al momento non ve la posso offrire perché non ho soldi, ma se riesco a vedere qualcosa a questi turisti avrete la vostra ricompensa per la ricerca di miei possibili clienti! Soldi uguale cena. Niente soldi, niente cena di lusso. Chiaro?”

 

Questo discorso fece brillare di desiderio gli occhi dei due ragazzi. Lea le rivolse un sorriso furbo e fece per partire a guadagnarsi il suo meritato compenso, quando fu fermato per il colletto dal suo amico.

 

“Fermo lì, Rosso Veneziano” lo canzonò Isa.

 

“Che vuoi, Turchese?”

 

“Chi dobbiamo intrattenere?” si rivolse alla pittrice, come un subordinato si rivolgerebbe al proprio capo.

 

“Dunque… Io mi occuperò della ragazza, è possibile che sia più propensa a farsi ritrarre rispetto agli altri due…”

 

Vanità femminile… La conosco bene.

 

“Pensate al ragazzino, tenetelo occupato finché non arrivo! E se va via, correte da me a dirmi dove si è diretto”

 

“E l’altro?” domandò Lea.

 

La pittrice si fermò a riflettere, colta alla sprovvista dalla domanda. Non ce l’avrebbe mai fatta a fare un ritratto a tutti e tre, quindi uno lo doveva sacrificare…

 

“Pazienza! Se ce la farò, un ritratto potrà averlo anche lui. Adesso, sparite dalla mia vista, funghetti!” ordinò con un gesto imperioso, mentre si voltava per rimettere a posto la sua attrezzatura.

 

Con la coda dell’occhio vide i due ragazzi – che considerava quasi come suoi fratelli o, addirittura, come figli – tornare nella direzione da cui erano venuti. Entrambi riuscirono però a gridare poco prima di scomparire un augurio.

 

“Buona fortuna, Cassia!”

 

Cassia dentro di sé sorrise di nuovo, sorprendendosi del fatto che potesse ancora riuscirci, come si sorprendeva ogni volta che scopriva di voler sempre più bene a quei due ragazzini. Si chiese se la sua fosse solo ipocrisia, ma accantonò subito questo fastidioso pensiero. Da quando abitava qui aveva iniziato la sua nuova vita, lontana dai ricordi e dalle immagini di quella notte, di molti anni fa…

 

Piccole ombre scure.

Occhi gialli che la fissavano.

Una sagoma scura, alta, vicino all’impermeabile color cappuccino.

Un cuore disegnato sull’asfalto, il tubetto di sangria aperto.

E un nome.

 

“Adesso basta” si disse, cancellando ogni traccia di quelle immagini che richiamavano solo ricordi spiacevoli. Aveva già passato la fase in cui disegnava solo quelle, non intendeva ripeterla.

 

Prese la valigetta di colori, la tela della principessa, il cavalletto e poi si allontanò anche lei per dirigersi a casa a prendere tre nuove tele. Si portò una mano al petto, dove doveva esserci il cuore.

Niente, neppure un battito. Solo silenzio.

Cassia sospirò, ma continuò ad avanzare con la sua solita andatura sicura per quelle strade che aveva imparato a conoscere e ad amare. Lea e Isa – un misto di colori caldi e freddi in grado di riscaldarla, rinfrescarla e donarle quelle sfumature tanto amate – la stavano aspettando. E perfino i soldi.

 

Forza, è ora di andare a lavorare, papà…

 

 

 

 

Spazio dell’autrice:

Ecco subito il capitolo uno, l’inizio di tutto… Che carini Lea e Isa quando ancora non sono dei Nessuno *-* e Cassia, beh, il suo carattere verrà definito in seguito, capitolo per capitolo, passo per passo… Soprattutto grazie anche a una certa persona. Mi ha sempre attirato il lavoro di un pittore e chissà perché l’ho sempre associato a una carriera maledetta, forse per colpa dei romanzi di Carlos Ruiz Zafon che mi hanno influenzato molto anche a scrivere questa storia. Vabbè, spero di avervi incuriosito con questo capitolo, vi aspetto al prossimo!

See you again!

  
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