A/N : apparentemente il capitolo più lungo è stato proprio Nightmare. Quello più corto, escludendo il prologo, the Ghost of You and Me. Quindi, sembrerebbe che scrivo sempre di più man mano che vado avanti °_° Fermatemi, mi si fonderà il cervello, prima! >_<
- Miyu, mi hai uccisa con tutte le volte che mi hai chiesto se era pronta X°D E ti ripeto che non se l’è mangiato, ecco ç__ç Non prendere alla lettera ogni mio delirio >_< Stupida Sakura mezza nu… morta >_>”
- Per Darkphoenix, lo so. Quel ragazzo è assurdo, ma lo amiamo anche per questo u_ù. Non leggere troppo nella mia mente, però. Tutto a tempo debito X°°D Intanto possiamo affilare i coltelli per la prossima bella idea di suicidio che gli verrà °_°
- Mia cara eraclitea, non rispondi dei tuoi commenti, immagino °_° Cercherò di non fisimare più per un capitolo – il punto esclamativo rosso l’ho trovato. Mii che smacco >_>” L’immagine finale del capitolo era quella a cui mi ero tanto affezionata, piombata nella mia mente durante una lezione non di filosofia, ma di matematica. Bel cambiamento no? XD Si potrebbe dire che tutto il capitolo è stato scritto per quella scena, ma mi son tolta la pulce dall’orecchio ora.
- Helen Lance, vediam se mi fai fare altro papiro XD Andando per gradi: neanche io penso che Sasuke riuscirà mai ad uccidere Itachi, a dire il vero. Normalmente. Ma le condizioni di Itachi non erano al meglio; Sasuke fisicamente stava meglio di lui, all’inizio. E poi, mi è smattato. Oddio, è tutto fuori controllo, ecco, respiro, respiro. Phew. Viva. Dicevo… Tsukiyomi. Se hai notato, non l’ho fatto usare neanche nei “flashback-incipit” di ogni capitolo. Perché? Io penso che sia un modo di vincere troppo facile. Sasuke era riuscito a ferire Itachi, per la prima volta. Ha salito uno scalino della considerazione: si può dire che, nella mia mente bacata, era una sorta di “compenso”. Della serie: “Va bene, fammi vedere cosa sai fare. Questa volta, non ti stronco sul primo colpo, e vediamo.” … che fisime mentali >_<”
- DartStheo: amore fraterno? Forse nella sua più malsana accezione. XD Io trovo che il rapporto tra Itachi e Sasuke sia dannatamente morboso, ossessivo dalla parte del minore, a dire il vero. Ho tutta una mia teoria sul perché Itachi ha massacrato il clan, e credo sarà la mia prossima long fic. Se dio vuole X°D
- SasuSaku. A Sasuke manca un occhio… sarà che sto seguendo troppo Full Metal Alchemist: per avere qualcosa, devi dare qualcosa X°D Sinceramente, non era nei miei piani, s’è scritto da solo. Chissà °_°”
- Jaly Chan: per Itachi, ti rimando a ciò che ho scritto per Helen XD Per la coppia: dannazione, si >_<”” Assassina, non avrei mai pensato che mi sarebbe piaciuta >_<”
Un grazie mille anche a Artemisia89 [Honey °_° We’ll see. Of course.], Gryffindor_ery e Francy, prometto che non scompaio più ç__ç
Canzone : “ Hide - Creed. ”
Mentre correva, sapeva che Kakashi e Naruto lo stavano seguendo.
Per questo, aveva corso più che poteva.
Mentre si fermava, sapeva che Kakashi e Naruto si sarebbero fermati con lui.
Per questo, si era fermato solo quando aveva visto lei.
Lei, per terra, con le palpebre pesanti su occhi sfocati.
Lei, per terra, con un rivolo di sangue all’angolo delle labbra.
Lei, per terra, con i vestiti strappati sulla schiena, il sangue sulla schiena.
Lei, per terra.
Aveva visto rosso.
Aveva visto Itachi.
Itachi aveva visto lui, ma questa volta non gli aveva voltato le spalle.
[ Dopotutto… ora non mi consideri più un bambino. ]
[ La tua vita è stata tra le mie mani, un tempo. ]
Aveva stretto i pugni: il sangue di Sakura ora non era solo sul suo
braccio.
Era sul braccio di entrambi gli Uchiha.
Era assurdo.
Assurdo
E non poteva permetterlo.
“Itachi… non è il tuo fratellino?
Ecco perché corre voce che il Villaggio del Suono si stia mobilitando verso
Konoha.”
Kakashi non provò neppure a colpire Itachi, parandosi dinanzi a Kisame,
con velocità invidiabile.
Ma Naruto era lì, e fremeva quanto lui.
”Naruto…” un sibilo minaccioso dalle labbra di Sasuke.
Il compagno di squadra soffocò un suono stizzito, stringendo i pugni.
”… è una mia battaglia, Naruto. Stanne fuori.”
”Finirai per farti ammazzare e pigliare a calci in culo.”
”Ti piacerebbe. E’ la mia battaglia, e tu ne stai fuori. Non c’entri niente.”
”Sono a Konoha per col…”
”… non c’entri niente!”
Non più un sibilo, ma un vero e proprio grido di battaglia.
[Sakura non c’entrava niente.]
Si era fiondato contro Itachi, che aveva gli occhi solo per lui.
[Per lui ora sono una minaccia. ]
Naruto rimase lì, interdetto. Digrignò i denti, affondò il canino nel labbro.
E corse da lei.
X – Hide.
To what
do I owe this gift my friend?
My life, my love, my soul?
Nella stanza, l’unico rumore era la voce di Tsunade.
Ridotta ad un rumore di sottofondo, giacché nessuno pareva ascoltarla davvero.
Da qualche ora, andava avanti così. La corsa nell’ufficio dell’Hokage, i primi
interventi medici per fermare il sangue, la medicazione che gli avevano stretto
sull’occhio: Sasuke non aveva detto una parola.
Assorto, rigirava fra le dita l’anello dell’Akatsuki, rubato da Itachi.
Perché, anche se era morto, quello non è prendere.
E’ rubare.
Rubato dalla mano destra di Itachi, l’anulare, ad
essere precisi.
Era un particolare che aveva già dimenticato. Rigirava quell’anello dalla pietra
rossa fra le mani, senza vederlo davvero. Si sarebbe potuto pensare che stesse
provando rimorso, che stesse pensando al passato, conoscendolo.
Invece, la sua mente in quel momento era beatamente vuota da qualsiasi cosa.
Semplicemente, rimandava fioca l’immagine che il suo unico
occhio in quel momento vedeva.
Un anello dalla pietra rossa. Nient’altro.
Il resto era sfocato, e la voce di Tsunade-hime era ridotta ad un rumore di
sottofondo.
Sakura, più in là, se ne stava seduta come Shizune l’aveva lasciata. Un po’
curva, per evitare che la schiena ferita, bendata, toccasse qualsiasi cosa.
Aveva gli occhi socchiusi, e guardava lui. Con tutte le sue forze, guardava lui.
Assorta, anche lei.
Sebbene Tsunade avesse smesso da un pezzo di parlare con Kakashi, e stesse
parlando con loro due… i due non la ascoltavano affatto.
”Uchiha, neanche due mesi, ed è la seconda volta che devo chiamare il consiglio
per colpa tua. Sia mai, davvero, ma è assurdo. E tu, Kakashi Hatake, dovevi per
forza dirgli il perché? Perché dovevano venire qui? Sei un idiota.”
Kakashi si limitò a grattarsi la nuca, con la solita disinvoltura, mentre
Shizune stringeva un po’ troppo forte la benda sul braccio, cipiglio seccato sul
viso.
”Sakura… cosa avevo detto io? Mi hai delusa. Mi hai tremendamente delusa. C’è un
motivo, per le cose che faccio. C’è un motivo, non le decido arbitrariamente
facendo il tocco, come pensa quell’altro piccolo idio… mh.”
Tsunade sbuffò, ormai al limite della pazienza necessaria per sostenere quel
monologo. Naruto, in disparte, ciondolava le gambe sulla sedia, spaziando gli
occhi chiari dal soffitto ai compagni.
Dai compagni al soffitto.
Ed intanto, la parole di Tsunade cadevano nel vuoto. La Godaime camminava avanti
e indietro per l’ufficio, nervosamente, la mano destra premuta contro la tempia.
Di tanto in tanto si fermava, nel cercare una
giustificazione da parte della ragazza. Una spiegazione dal maestro, un qualcosa
da chiunque. Che puntualmente, non arrivò.
Fermò quel passeggiare frenetico soltanto quando un ANBU aprì la porta, e fece
un piccolo cenno d’assenso. La donna sollevò lo sguardo, per un attimo
interdetto. Ed annuì.
La porta si richiuse.
”Il corpo di Itachi Uchiha oramai non può più rivelare i segreti di Konoha.”
Annunciò con un fil di voce alla camerata. Ma l’unica reazione che ottenne fu un
plateale “ahi” da parte di Kakashi, quando Shizune strinse le bende.
Il sopracciglio biondo di Tsunade tremò sulla fronte, e lei si lasciò cadere
seduta sulla scrivania.
Ancora una volta silenzio, interrotto di tanto in tanto dalla voce di Kakashi,
da qualche mugugno di Naruto. Da parte dei due diretti interessati, nulla. Non
un cenno di vita.
“Naruto…” esordì la donna, scostando lo sguardo sul
ragazzo. Lui si limitò a ricambiare lo sguardo, battendo ciglio.
”Mh?”
”… fai sparire l’Uchiha dalla mia vista per favore. Che se ne andasse a casa,
non si muoverà di lì. Ho da fare adesso. Con lui me la vedrò dopo. Non lo voglio
tra i piedi.”
”Eh?”
“Shizune, Sakura nell’ospedale. Forza. Con lei parlerò
dopo. Quella… mh. Kakashi, sparisci anche tu. Non è proprio aria. Voi, ANBU…”
qui si interruppe, e la porta s’aprì appena. Maschera di coniglio. “… convocate
il consiglio, per favore. Dio, ho voglia di ammazzare qualcuno…”
Voltò le spalle, fece qualche passo, si interruppe. Si voltò di nuovo,
crucciata.
Nessuno aveva mosso un dito.
“Siete ancora qui?”
I've
been dancing with the devil way too long...
and it's making me grow old.
[ M a k i n g m e g r o w o l d ]
Aveva realizzato di non essere più nell’ufficio della Godaime a metà strada, quando aveva alzato lo sguardo dall’anello rosso, e aveva visto un muro di intonaco colorato, scrostato a pezzi.
A quel punto si era fermato, e con lui Naruto. Gli aveva intimato di lasciarlo in pace, perché a casa sapeva arrivarci da solo.
Incredibile senso di dejà-vu.
E Naruto l’aveva lasciato in pace, non l’aveva seguito più.
Limitandosi ad un “Hai messo Sakura-chan nei guai.”, a cui Sasuke non aveva
neanche provato a rispondere.
Lo so.
“Però… non ti sei fatto ammazzare, ne, Sas’ke?”
Che cosa assurda. Itachi non
muore.
E’ il sogno più infimo che io abbia mai fatto.
Un sogno dove il sogno diventa realtà.
Il ragazzo sfiorò distrattamente le bende che coprivano l’occhio vuoto, ed accennò un piccolo segno d’assenso, morto a metà gola. Naruto sembrò cogliere il messaggio, e con un sospiro voltò le spalle.
Ancora una volta…
Uchiha Sasuke vuole stare da solo.
Sei prevedibile, Uchiha.
I piedi fecero il dovere che la testa non aveva la
prontezza di compiere.
La strada scorreva sotto i suoi passi, ed il sole era alto, ed il cielo era
terso, e la brezza autunnale spingeva qui e lì foglie cadute da chissà dove.
Ormai sono cadute, che importa?
Le strade cominciavano a popolarsi di gente, per lo più donne, che ridevano e chiacchieravano tranquille, borse della spesa fra le braccia. Lui, ridotto ad uno straccio, vestiti strappati e bruciacchiati, bruciacchiato lui stesso qui e lì, avanzava in silenzio. Verso casa.
Indicato, più volte. Fermato più volte. – Stai bene?
Si, ora lasciami in pace.
Alle mura scrostate d’intonaco si susseguirono presto
quelle decorate dai ventagli bianchi e rossi, e lui rallentò il passo
all’interno di quella piccola città fantasma. Posò la mano rovinata dal sangue
di Sakura sul ventaglio incrinato, sottile carezza che presto si strinse in un
pugno.
Colpì forte, gesto di stizza, quell’insegna. Il disegno sbriciolò via, ampliando
l’incrinatura.
Io. L’ho fatta io.
Non Itachi.
Rimase a fissare, assorto, il risultato. Poi, mordendo il
labbro, gli volse le spalle ed entrò in casa.
Aperta, come sempre. Ma casa.
Il sole filtrava, nel piano più basso, nel corridoio, dalle finestre.
“Non puoi vivere al buio, ne, Sasuke-kun?”
La luce del sole filtrava sulle fotografie riverse,
nascoste al mondo. Lasciò la porta socchiusa, avvicinandosi al mobile basso
vicino all’ingresso, alla fila indiana di foto rivolte verso il basso.
Rimase lì, immobile, per qualche minuto. Poi, allungò una mano, a sollevarne
una.
Sono anni che stanno così, Uchiha.
Ora non più.
La prese tra entrambe le mani, mani che tremavano. Il volto
bianco di sua madre, sorridente, che lo teneva in braccio. Suo padre, austero
capofamiglia, fiero nel suo portamento. Lui stesso, più piccolo, gracile, che
tendeva le braccia verso…
… verso Itachi, suo fratello. Quando non voleva stare tra le braccia della
madre, ma tra le sue, ed avere un po’ d’attenzione da parte di quella persona
considerata un genio. Persona che era suo fratello.
E’ assurdo.
Strinse i denti, assottigliò quell’unico occhio e gettò la
cornice a terra.
Con un rumore acuto di vetro infranto.
E’ assurdo. Non sento niente.
E’ assurdo, è assurdo…
Sulla seconda foto, c’era solo lui sulle spalle del fratello.
Cadde per terra anche quella.
Non sento niente.
Dovrei essere felice.
Sulla terza, l’intera famiglia con gli zii.
Fece la stessa fine.
Dovrei essere felice.
E non sento niente del genere.
Voltò le spalle a quel mobile, ignorando le altre foto che riposavano lì. Attraverso il corridoio, notando assentemente che in cucina, sul tavolo, c’erano ancora le ciotole vuote del ramen di quella mattina.
Soltanto…
…stamattina.
Il pensiero lo disturbava più di quanto non volesse ammettere, quindi chiuse la porta con uno scatto e proseguì lungo il corridoio, trafitto qui e lì da qualche raggio di sole.
Concluse che aveva bisogno di riposare. Perché era una situazione assurda. Era assurdo che…
… che lei mi abbia visto in quello stato…
… che lui sia morto…
… che io sia vivo…
… che lei mi abbia visto in quello stato, che lui sia morto, che io…
è assurdo non sento niente ed è assurdo.
Ma, arrivato di fronte alla porta della camera, non si
mosse
Spalla poggiata contro lo stipite, sguardo fisso sul letto sfatto.
Lentamente, si voltò verso la porta chiusa da anni. Lentamente pose qualche
passo.
“Non ci sono i mostri
nii-san?”
”Non esistono.”
Da quella porta non uscirà
certo un mostro, Uchiha.
Non lo sai?
Posò la mano sulla maniglia. Attese qualche attimo.
La ritrasse, scuotendo violentemente il capo mentre muoveva passi incerti verso
la sua camera, verso il suo stesso letto. Si lasciò cadere seduto lì. Si
distese, e lasciò sfuggire il respiro che non si era accorto di trattenere.
Una mano passò distrattamente sulle bende che coprivano l’orbita vuota. Le dita
si strinsero in un pugno, frustrato. Lacrime frustrate.
Non sono felice. Non sento
niente. Se non…
… non sento niente.
Non era questo che volevo.
Non era questo che volevo!
I pugni frustrati che infierì sul materasso non ebbero alcun effetto.
Let's
leave...oh let's get away.
Get lost in time,
where there's no reason left to hide.
Let's
leave...oh let's get away.
Run in fields of time,
where there's no reason left to hide.
Camera di Itachi era piena di polvere. Non un’orma sul
pavimento.
Il letto era ancora sfatto. Era spoglia, come la ricordava lui. Piegati su una
sedia, i vestiti che aveva indossato anni prima, impolverati. Per terra, in un
angolo, dei rotoli sparsi qui e lì.
Sul mobile accanto al letto, disposti con ordine quasi maniacale, due set di
shuriken, dei kunai. Sul muro, il diploma dell’accademia. Impolverato, anche
lui.
La camera di Itachi, otto anni prima.
Otto anni passati, ed ancora si sentiva quasi colpevole ad entrarci senza il suo
consenso.
Nessun mostro era uscito ad attaccarlo, se non gli acari della polvere. Era
soltanto una camera.
Una stupida, stupidissima camera.
Non era questo che volevo.
Ma lei era lì…
è assurdo.
Sulla scrivania di legno, qualche foglio dalla calligrafia illeggibile. Sembravano essere appunti di qualcosa.
Non li capiva. Non capendoli, li accartocciò, e li gettò
via.
Appesa al muro, accanto al diploma, c’era una foto. Solo loro due.
Sorridevano entrambi.
Quand’è che hai smesso di
sorridere?
E’ assurdo…
Non era questo che volevo.
Non sento n i e n t e , ma dovrei essere felice.
Era la mia ambizione, ero pronto a darci la vita.
E non sento niente. Niente.
Per quelle lacrime che minacciavano di uscire, diede la
colpa alla polvere.
Per il respiro che diventava via via più frammentato, fece la medesima cosa.
E’ assurdo. Sono assurdo. E’ tutto assurdo.
Si lasciò cadere seduto sulle lenzuola disordinate ed
impolverate, tenendo quella foto tra le mani. Non doveva avere più di tre anni,
lì. Quando le lacrime cominciarono ad essere più consistenti di una vaga
minaccia, lasciò cadere anche quella foto per terra, e si sdraiò sul letto in
una piccola nuvola di polvere.
Tossì, una, due volte. Guardando il vetro infranto sul sorriso discreto di suo
fratello.
Nascose il viso in un cuscino che, nonostante la polvere, aveva ancora il suo
odore.
Non un mostro. Mai.
Non un Dio. Mai.
Cosa cazzo eri?
Dovrei essere al settimo cielo, dovrebbe essere il giorno più bello della mia
vita.
E’ colpa tua, dannazione, è tutta colpa tua!
[ Anche quando tu, tu non c’entri niente.]
Gli occhi gli bruciavano
Anche ridotto così… posso piangere?
Serrò quell’occhio scuro, nella schiacciante consapevolezza che non avrebbe mai visto come prima.
Questi occhi…
erano tutto ciò che mi era rimasto.
[Tutto…? E lei?]
Dovevi per forza tentare di portarmi via anche questi, tu.
E lei. Dovevi per forza…
E’ un bene. Che tu sia morto, è un bene.
E’ meglio così.
E allora, perché…?
Strinse quelle lenzuola polverose nella mano sinistra, e se le tirò da un lato.
Era tutto, troppo, troppo assurdo.
Era troppo. Troppo, e basta.
Stava andando tutto così bene, eh?
Rintanarsi sotto quelle lenzuola era più freddo di star fuori, sotto quel vento autunnale.
What are
you going to do with your gift, dear child?
Give life, give love, give soul?
Era buio, fuori. Le tende non erano tirate, ed un unico
spicchio di luna si affacciava sopra i tetti delle case.
Lui era ancora lì, seduto su quel materasso cigolante, avvolto da quelle
lenzuola.
Ramen freddo fra le mani: Naruto era andato via da un po’ ormai.
Lui non lo aveva neppure sentito. Dormiva, pensava… non sapeva dirlo con
certezza.
Ma quando si era accorto di essere vivo, il ramen era poggiato per terra,
accanto a letto.
”Non morire di fame, sceeemo!” recitava solennemente una scritta frettolosa su
un pezzetto di cartone della confezione.
Non lo aveva trovato divertente. Non aveva neanche voglia di mangiare. Era
orrido, era al pesce…
… Nii-san odiava il pesce, se
lo mangio in camera sua si riempirà di puzza e poi…
… oh.
Il pesce non gli piaceva, ed era freddo. Aveva piluccato un po’, per poi poggiarlo di nuovo a terra dove l’aveva trovato. Cerchio nella polvere sul pavimento.
Rivoglio il mio occhio indietro, Itachi. Per piacere?
Guardare fuori dalla finestra non era interessante.
Si era sdraiato sul letto, e aveva cominciato a guardare il soffitto.
Nel pugno
stretto, l’anello rosso.
L’aveva fatto saltare una, due volte.
L’aveva ripreso.
Si era girato da un lato, serrando le labbra, crucciando le sopracciglia.
E’ assurdo.
Basta, qui sto impazzendo.
[“Stare solo non ti farà bene,
Sasuke-kun.”]
Lui è morto,
io sono vivo,
lei è viva,
e lui è morto.
Questo è tutto.
Q u e s t o è t u t t o .
Ma non era questo che volevo...
Per quanto tempo era andata avanti così, non era in grado
di dirlo. Barricato in quella camera polverosa, di tanto in tanto sentiva
qualcuno entrare in casa. Di tanto in tanto si svegliava, trovando
saltuariamente cibo, o acqua.
Ramen. Sempre Ramen.
Dopo aver visto che quello al pesce veniva puntualmente lasciato lì, il cuoco
misterioso [ insomma ], si era dedicato alla carne. Di tanto in tanto, al
posto del ramen, c’erano i dango.
Una volta, sushi. Preconfezionato. – Pesce, insomma. Non aveva toccato neanche
quello.
Una settimana, forse, passata a quel modo. Senza che la Godaime si facesse viva.
Senza che Sakura si facesse viva.
Assurdo… a quel modo… lei…
Aspetto te, qui. Saresti
dovuta venire da tempo, ormai.
Tu sei viva, no?
Allora… perché non vieni?
Si sentiva quasi appartenere a quella stanza ormai. Odorava di suo fratello, non di Itachi, ed a furia di stare lì era diventato una cosa polverosa e dimenticata anche lui.
Fa nulla. Nii-san non se la prenderà se uso la sua camera. Non lo saprà m a i.
Divided is the one who dances,
for the soul is so exposed.
S o e x p o s e d .
“Giù all’ingresso ci sono cocci dappertutto.”
”Mh.”
“Sei assurdo, Sasuke-kun”
Odio quando fai finta di
sorridere.
Smettila.
”E’ vivo, e ti
deprimi.”
”…”
”E’ quasi morto, ma ancora vivo… e ti deprimi.”
”…”
”E’ morto, e continui a deprimerti.”
“…”
”… cosa stai
cercando Sasuke-kun? Cosa vuoi?”
”Io volevo solo mio fratello.”
E’ tutto così strano.
Parlava con lei ancora prima di essersi accorto che lei
fosse lì. I passi li aveva sentiti. Fiacchi, deboli, stanchi.
Ma li aveva riconosciuti come suoi. Come un animale che era stato addomesticato,
ormai…
… li aveva riconosciuti come suoi, dopo tutto quel tempo che li aveva aspettati.
L’aveva sentita fermarsi sulla soglia dell’altra
camera, come era rimasta interdetta nel non vederlo lì, nel vedere la
porta aperta.
Quando era entrata nella vecchia stanza di Itachi, aveva tossito un paio di
volte, a causa della polvere. Aveva scansato le confezioni di Ramen, i cocci di
vetro. Poi, aveva sussurrato. “Sei assurdo, Sasuke-kun.”
Sentì il peso sul materasso spostarsi, e lei si era seduta fra le lenzuola impolverate, accanto a lui. Aveva sentito la sua mano fredda passare fra i capelli scuri, disordinati- sicuramente non puliti – in un gesto quasi materno.
“Non era più lì? … tuo fratello?”
“ Non lo so. No. Penso di no.”
Calò quel silenzio tranquillo, mentre lui le nascondeva il viso.
Lei lo chiamava amore…
… ma lei non avrebbe dovuto vedere tutto quello.
“Capisco.”
Quella mano fredda si fermò sulla sua spalla, prima di scuoterlo piano. “Hai
intenzione di vegetare così?”
“Penso proprio di si.”
La sentì, suo malgrado, sorridere. Poi, con un sospiro,
quell’espressione tornò malinconica.
”… quella mattina… non eri tu. Vero?”
Silenzio a quella domanda. Sasuke si voltò dall’altra parte, e non rispose.
Let's
leave...oh let's get away...
Get lost in time.
Where there's no reason left to hide...
Let's leave...oh let's get away,
run in fields of time.
Where there's no reason left to hide...
“Non eri tu... vero?” incalzò lei, voce flebile. Non ancora
del tutto rimessa, ma era lì. Il tono tranquillo incrinato appena. Ripeté quella
domanda come se fosse un ultimo, infantile appiglio, l’ultimo che le era
rimasto.
Vuoi sapere se è troppo tardi, per me?
“Come ti sei ridotto…”
”Ero io. Lui…”
Sentì il respiro di lei fermarsi, per un lungo interminabile momento.
” Non aveva il diritto di trattarti così. Non avrei…”
” Tu…”
” … non avrei retto che… anche tu… io… Ero io.”
“… per me, Sasuke-kun?”
Tornò il silenzio, mentre il respiro di lei riprendeva
normalmente.
Mentre la mano di lei riprendeva ad accarezzare distrattamente quella schiena
che le dava le spalle.
Nessuna allusione oltre il semplice bisogno di contatto, di sapere che era lì, e
che stava bene.
Lentamente, lui si voltò verso di lei, sopracciglio appena crucciato.
La vide adombrarsi appena alla vista della medicazione sull’orbita vuota.
”… ormai lui non c’è più, Sasuke. Non dovresti permettergli… di controllare
ancora la tua vita.”
“ Tu non c’entravi niente.”
“ Per te, io non c’entro mai niente.”
” Tu non c’entravi niente! Lui… ”
“ Lui è morto, Sasuke-kun. Devi semplicemente lasciartelo
alle spalle.”
” Ma… è tutto sbagliato. Dovrei essere… ed invece…”
” Invece ti manca il fratello che hai perso. E’ normale, Sasuke-kun. Ma ora è
morto”
” Però…”
” Tutti questi anni hai vissuto per lui, Sasuke-kun. Ora… non puoi…”
La ragazza si interruppe, abbassando la voce. Senza essersi resa conto di averla
alzata, da qualche parte durante quello scambio di parole. “ … non puoi provare,
negli anni che seguiranno… a vivere per me?”
Concluse in un piccolissimo sussurro, quasi timido. “ … per noi?”
“Sakura…”
“ Andrà tutto bene Sasuke-kun. Ci sono io con te, le promesse le mantengo, ora. Hai visto no?”
“Ecco perché corre voce che il Villaggio del Suono si stia mobilitando verso Konoha.”
“ Ma…”
“ Quel tuo sogno non valeva niente, Sasuke-kun….”
Questo bastò a zittirlo, e lui chiuse quell’unico occhio,
serrandolo ostinatamente. Lei, pallida, stanca, accennò l’ombra di un sorriso,
piantando l’indice sulla fronte del ragazzo.
Il gesto, vagamente troppo familiare, lo fece corrucciare appena.
Domani, Sasuke.
“ Non ne avevi due di sogni, tu?”
“ … già.”
Lui scostò lo sguardo, e per un attimo lei giurò d’aver visto una barlume di
qualcosa, in quell’unico occhio scuro. Come se ne avesse bisogno, eppure…
“Corre voce che Orochimaru
si stia mobilitando contro Konoha.”
Per me, vero? Non ci credo.
Per l’ultimo sharingan. Ormai…
Devo restare qui, davvero?
A Konoha? A casa?
“Ci proverai, Sasuke-kun?”
”Hai fatto tanto per me, per un motivo così assurdo...”
” … allora?”
” Per te… posso provare.”
“Ecco perché corre voce che il Villaggio del Suono si stia mobilitando verso Konoha.”
Posso… posso restare qui?
Anche se non servirà assolutamente a niente…
Per te posso provare.
Perché, anche se tu hai visto…
Hai visto come mi sono
ridotto... cado a pezzi ormai.
Ma per te… sembra che non sia cambiato nulla.
E per questo ti ringrazio, Sakura.
E’ facile fare promesse…
Ed io sono certo di non poterle mantenere come vorresti tu.
[ Davvero posso restare, in questo modo? ]
Ma per te, posso provare.
[ There
is no reason to hide. ]
A/N :
Minchia se è
stato veloce da scrivere questo capitolo. Solo altri quattro capitoli rimasti,
compreso l’epilogo. Nyaaah. Spero di essere riuscita a mantenere l’IC.
Difficile, ma almeno il livello di depressività di Sasuke mi pare ragionevole.
Mi pare un po’ tutto ragionale.
[ Uccide la vena ItaSasu che scorre in lei ] spero di esser riuscita a tenerla a
bada X°D Mi sento troppo Dottor Jekyll e Mister Hyde! Comunque… non mi piace
tantissimo come capitolo… è uno di quei capitoli di “collegamento”. Parte
l’ultima parte della fic, sioriii >_<” Siamo quasi alla fine del giro *_*
[Qualcuno mi
ucciderà prima che io ci arrivi. Ne sono sicura.]
Prossimo capitolo... direi che avremo anche qualcos'altro, oltre che - di nuovo - Tsunade. Avete notato quant'è difficile scrivere quella santissima donna? °_° Beh, approfondimento dell'intera vicenda da parte di Sakura [abbiam visto l'emo-boy, ci manca la fangirl scatenata] ... e poi... segreto! °_°