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Autore: Yvaine0    10/04/2012    2 recensioni
Cambio di titolo! Ex "La vita secondo loro".
Il tempo passa, le situazioni cambiano, ma loro rimangono sempre gli stessi.
Sophia è una ragazza dolce e maldestra; Rocco è un amico fedele con la testa piena di segatura; Arianne è una donna tutta d’un pezzo. Francesco è una testa calda; Steve un musicista innamorato e Federica la sua dolce metà. Una banda di sconclusionati che, attraverso gli anni, finisce sempre con l’incontrarsi di nuovo.
Episodi di vita più o meno quotidiana di un gruppo di ragazzi più o meno ordinari.
Genere: Demenziale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questo capitolo è dedicato a tutte le persone che
hanno avuto il coraggio di leggere questa raccolta
e continueranno a farlo.
 
Mi rendo conto che non sia il massimo della bellezza,
ma non posso stare senza i miei ragazzi.

 

 
Di imbarazzo, isteria
e quotidianità

 

Arianne e Rocco.
Post università.

 
 
Arianne Venturi aveva pensato spesso al suo futuro durante la sua adolescenza. Come sarebbe stata la sua vita una volta adulta? Sarebbe rimasta zitella, mal sopportando le prese in giro di sua sorella per sempre? Si sarebbe sposata e avrebbe avuto dei figli? Sarebbe stata una donna in carriera, magari, e non avrebbe avuto tempo per nulla al di fuori del suo soddisfacente lavoro.
Di tutte le cose che avrebbe potuto immaginare, però, Rocco Agostini era l’unica che non aveva mai preso in considerazione seriamente. E come avrebbe potuto? In fondo ‘Rocco’ e ‘seriamente’ erano parole che non potevano stare nella stessa frase. Non senza l’aggiunta di una negazione, almeno. 
Eppure quella sera erano lì, seduti assieme sul divano di casa a guardare un film strappalacrime che non piaceva a nessuno dei due. Lei era incinta di due gemelli iperattivi e scalcianti – e come avrebbero potuto non esserlo, con il padre che si ritrovavano? – e lui... be’, lui era il solito bonaccione di sempre. Non faceva che agitarsi sul divano nel tentativo di trovare un posizione comoda e cacciare la noia, mentre Arianne, tremendamente irritata dai suoi continui movimenti, era sul punto di esplodere. Aveva appena deciso di dargli una portentosa gomitata, quando lui balzò in piedi, proclamando che sarebbe andato a preparare cioccolata in tazza per entrambi.
Arianne in quel momento si convinse di non aver mai udito parole più dolci uscire dalla bocca del suo compagno.
Si ritrovò a riflettere su loro due. Rocco non era cambiato negli ultimi quindici anni e non sarebbe cambiato mai, ne era certa. Era stata lei a cambiare al posto suo. Non aveva mai smesso di considerarlo un cretino, era oggettivamente impossibile, ma lo aveva accettato così com’era. Aveva imparato a ridere con lui dei pasticci che combinava – la maggior parte delle volte, almeno – e a sopportare ogni suo cambiamento di umore. Aveva capito come comportarsi di conseguenza ad ogni suo atteggiamento ed era finita per innamorarsi follemente ed irreversibilmente di lui.
«Ehi, Rocco», se ne uscì improvvisamente Arianne, sentendo il desiderio impellente di esternare i propri pensieri. Non l’aveva mai fatto esplicitamente prima di allora, ma in quel momento, sotto l’influsso di un film romantico e dei propri ormoni impazziti, aveva deciso di dirgli una volta per tutte quali fossero i propri sentimenti per lui.
«Sì?» domandò, incerto.
«Credo di amarti».
Rocco guardò la ragazza con aria stralunata e arrossì leggermente sulle orecchie. «No, Riry, non scherzare, cosa ho combinato questa volta? Non l’ho fatto apposta, te lo giuro».
Lei sbuffò e incrociò le braccia appena al di sopra del pancione, esasperata. «Posso sostenere fermamente che tu sia un cretino? Io ti dico per la prima volta che ti amo e tu credi che sia una ripicca?» Era in quei momenti che desiderava che il suo compagno fosse un tantino più sveglio. Non che Ago fosse stupido, questo ormai lo aveva capito da tempo. Il problema era che si immedesimava tanto nella parte dell’idiota da non riuscire più a ricordare di avere un cervello, a volte. Quanto lo odiava in quei momenti!
Rocco abbozzò un sorriso e batté le palpebre con aria assente. «Scusa, non ti stavo ascoltando. Che hai detto?»
Le sembrava un incubo. Qualcuno lo aveva drogato? Si era rincoglionito del tutto? Che qualcuno nascondesse al più presto tutti i coltelli di casa o giurava che l’avrebbe sgozzato nel sonno. «Come sarebbe a dire che non mi ascoltavi?»
Si strinse nelle spalle. «Il film mi ha distratto», ridacchiò.
Arianne sbuffò sonoramente e spostò lo sguardo sul televisore. «Sai che ti dico, pezzo di imbecille? Io me ne vado a dormire. Ah, e tu dormi sul divano, ‘sta notte» proclamò, alzandosi a fatica.
Era incinta di sei mesi, ma il suo pancione sembrava dovesse esplodere da un momento all’altro.
Sua sorella non faceva che chiederle perché il bambino ci stesse mettendo tanto a nascere. Forse aveva fatto male i conti? E certo, pensava Arianne, perché io sono cretina. Aveva studiato medicina e, secondo lei, non era in grado di calcolare quando sarebbe dovuto nascere suo figlio? Il punto era che c’erano due bambini e che mancavano ancora tre mesi alla loro entrata in scena. Non era colpa di Genevieve, però, se la sorella non aveva raccontato a nessuno che il parto sarebbe stato doppio. Voleva che fosse una sorpresa, ma soprattutto era intenzionata ad evitare mille commenti su quanto sarebbe stato difficile crescere due gemelli.
Rocco sospettava che con la gravidanza la di lei insofferenza si fosse acuita fino a diventare cronica, ma non aveva mai osato accennare qualcosa a riguardo di fronte a lei. Ora tutto le faceva saltare i nervi, a meno che non provenisse da Sophia. Per qualche motivo tutto quello che la loro amica potesse dire o fare risultava sempre estremamente piacevole agli occhi della sua compagna. Ecco perché Ago le aveva proposto di trasferirsi a casa loro finché Arianne non avesse partorito – sempre che il parto risolvesse il problema.
«Ma, Riry, il film non è ancora finito!» obiettò lui, allarmato dalla prospettiva di dover dormire sul divano. I suoi amici –Francesco– lo prendevano in giro per via del carattere forte di Arianne, lo chiamavano il casalingo. Cosa si sarebbe detto di lui, sapendo che era anche costretto a passare la notte in salotto per un motivo così sciocco?
Lei agitò una mano con incuranza e irritazione. «E chi se ne frega? Lo abbiamo visto venti volte e fa schifo ad entrambi. Lei muore e lui piange per tutta la sua vita. Bello schifo!». Arianne, sotto quello strato di isteria, si rendeva conto di essere particolarmente suscettibile. Era sempre stata irascibile di natura e gli ormoni altalenanti la stavano facendo impazzire: nell’ultimo periodo era più lunatica di sua sorella Genevieve e Rocco messi assieme, roba da fare uscire di testa chiunque. Chiunque tranne Ago, che sembrava non essersi mai divertito tanto in vita sua, salvo poi spaventarsi ogni qual volta lei si dimostrasse affettuosa.
«Sei arrabbiata, per caso?»
Si sentiva estremamente frustrata: il suo compagno era un ritardato e per di più lei era enorme. Era una dannata balena lunatica! «Tu dici?» brontolò, un attimo prima di sparire dietro la porta della camera.
Ago rimase immobile per qualche secondo, fino a che non udì le molle del materasso cigolare fastidiosamente sotto il peso di Arianne.
Finalmente solo, si abbandonò ad un liberatorio sorriso a trentadue denti.
Rocco non era abituato a far fronte all’imbarazzo. Tante volte era stato messo in ridicolo e anche di più ci si era messo da solo, ma una donna che, dopo tanti anni insieme, gli confessava di amarlo era tutta un’altra storia.
Era sempre stato implicito, non c’era mai stato bisogno di dirlo e a lui in fondo andava bene così. Rocco glielo aveva ripetuto fino allo sfinimento; così tante volte che, in fondo, il solo fatto che lei non l’avesse – quasi mai – mandato al diavolo equivaleva ad un “ti amo anche io”.
Sentirselo dire così, con tanta semplicità, da una persona orgogliosa e riservata come lei, lo aveva pietrificato.
Potendo, si sarebbe messo ad urlare dalla gioia. E lo avrebbe fatto volentieri e in pieno diritto, se solo non ne avesse appena combinata una delle sue facendo arrabbiare Arianne. Ma si sarebbe fatto perdonare. Quello che importava in quel momento era rimettere in ordine le idee e fare in modo che la sua compagna sbollisse la rabbia in pace.
Era assurdo anche per lui che si fosse imbarazzato tanto per tre semplici parole. Eppure quando Arianne gli manifestava il suo affetto – pensò, mentre spruzzava sulla propria cioccolata una quantità industriale di panna montata –  il cervello gli andava in pappa. Si sentiva sempre disarmato e ogni pensiero compiuto sgusciava via dalla sua mente senza che lui potesse riacciuffarlo. La sua testa diventava vuota - come era credenza comune che fosse – e a lui sembrava di fluttuare nell’aria. Non aveva mai provato sostanze stupefacenti nella sua vita, ma supponeva che l’effetto fosse più o meno quello. Per dirla con una frase di sua invenzione – o almeno così sosteneva che fosse(*)–, Arianne era la qualità preferita di eroina. Dopo averlo pensato, però, Rocco decise che quelle parole non sarebbero mai uscite dalla sua bocca: erano assurdamente inquietanti!
Prese un lungo sorso dalla propria tazza e realizzò con una certa sorpresa che a lui la panna montata non piaceva.
«E ora?» sussurrò, guardandosi attorno alla ricerca di una soluzione.
 
Un numero incalcolabile di cucchiaiate di panna montata gettate nel bidone dopo, Rocco decise di andare a riposare.  
Quella notte, volente o nolente, dormì sul divano. Il suo orgoglio virile gli aveva consigliato di entrare in camera e fare finta di nulla, in fondo era lui che portava i pantaloni in casa e poteva dormire dove preferiva. Ma la porta chiusa a chiave dall’interno lo costrinse a ricordare che su quel letto stavano già dormendo in tre, sarebbe stato carino lasciare che Arianne e i bambini riposassero in pace.
 
La mattina successiva Rocco si alzò presto per preparare la colazione – sperando che ad Arianne non venisse nessuna voglia impossibile da esaudire. Preparò il caffè, mise in tavola il cartone del latte e una bottiglia di succo di frutta, così che lei potesse scegliere quello che preferiva. Dispose i biscotti preferiti della ragazza su un piatto e si impegnò per sagomare con essi un cuore, che, per quanto lui cercasse di aggiustarlo, continuava ad assomigliare ad una palla da basket (**).
Quando Arianne lo raggiunse, fu sorpresa nel trovarlo intendo ad armeggiare con dei biscotti. Non poté fare a meno di sorridere, nonostante la rabbia della sera precedente. Quella mattina si sentiva molto meglio, più serena, e aveva deciso che in fondo era stato meglio se Rocco non aveva sentito la sua confessione: a quel punto sarebbe stato imbarazzante trovarselo di fronte agli occhi.
Ago stava per gettare tutto sul pavimento, quando si accorse che la ragazza lo stava osservando dalla porta. «Ah, buongiorno, mia bella innamorata!»
«’Giorno, Ago. Che cosa combini?» domandò, sorridendo.
«Ti ho preparato la colazione. Guarda cosa ho fatto con i biscotti!»
La ragazza si sporse per osservare il piatto. «Oh – Arianne non avrebbe saputo dire che cosa ci fosse da guardare, ma decise di stare al gioco. – Che bravo!» esclamò, trattenendo a stento le risate.
Rocco si gonfiò di orgoglio e si sedette al tavolo. «Con che cosa vuoi fare colazione? Caffè, latte o succo di frutta?»
Lei si avviò verso la dispensa. «Credo che mi preparerò un tè» proclamò.
«E allora il caffè lo bevo io!» decise, ficcandosi in bocca un paio di biscotti.
Arianne accese la radio mentre aspettava che l’acqua bollisse. Ascoltarono la musica in silenzio, godendosi la strana serenità di quella mattina.
«Lavori oggi?»
«Oggi sì, ma da lunedì sono a casa».
«Peccato».
«Perché?»
«Be’, pensavo volessi farmi una dichiarazione d’amore in grande stile per riparare a quella mancata di ieri sera» sogghignò il ragazzo, sorridendo sornione.
La sentì deglutire sonoramente e poté immaginarla chiaramente stringere i pugni con aria stizzita. Poi però Arianne sospirò pazientemente, volenterosa di non perdere la calma. Non avrebbe risposto a quella provocazione bella e buona. Sarebbe stata superiore, lei era superiore.
Aprì il bidone per gettare via l’involucro del tè e... «ROCCO AGOSTINI!» strillò furibonda.
Rocco balzò sull’attenti, alzandosi immediatamente in piedi. La cucina sembrava essere improvvisamente diventato un luogo pericoloso per lui. «Sì?» domandò, con la sua migliore faccia di bronzo.
«Sai spiegarmi perché ci sono quattro dita di panna sul fondo del bidone?» ringhiò la ragazza, trovandola un’ottima scusa per sfogare la rabbia.
Rocco sorrise, cercando freneticamente una via di fuga. «Sai, Riry, credo di aver sentito Sophia nel pianerottolo, vado a...»
«IMBECILLE! Dove stai andando? Vieni subito qui
 
 
 
 
 
 
(*) La citazione è chiaramente presa da Twilight, ma Rocco ha la bizzarra abitudine di dimenticarsi dove ha sentito le cose per poi credere di averle inventate. Chiaramente a volte lo fa apposta, non è realmente ritardato.
(**) Il che la dice lunga sul talento di Ago per il disegno. Ahahah, scusate, non sono riuscita a trattenermi dal commentare. :D
 
In der Ecke – Nell’angolo
Ed ecco a voi un primo, vero stralcio di vita di Arianne e Rocco! Ebbene sì, aspettano un bambino, anzi due. Non c’è niente da dire, io li adoro insieme.
Questa shot è nata così, perché qualche giorno fa mi è capitato sotto gli un post it con scritto “ricorda di scrivere il San Valentino di Rocco e Arianne”. Chiaramente me lo sono dimenticata, ma per farmi perdonare – da me stessa, quella rompiscatole – ho scritto questa. Mi soddisfa abbastanza. Certo, non è un’opera d’arte, ma spero vi abbia fatto sorridere. :) 
Spero che abbiate trascorso delle serene vacanze pasquali. 
Un abbraccio a tutte,
Michela
  
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