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Autore: Kallia Starsshine    11/04/2012    1 recensioni
Notte da cuori infranti, come una ballata di Adam Lambert… Pesante come Sleepwalker, eppure frivola e impalpabile, eterea ed evanescente come Broken open… e con il protagonista in preda al dolore più antico e più entusiasmante del mondo, che ti fa chiedere ancora e poi cedere al masochismo della disperazione: la pena d’amore…
Phoenix ha voglia di buttarsi via, a quella festa ci era andato per stordirsi e magari rimorchiare... o sbattersi a sangue con qualcuno...
Kevin si trova allo stesso party, accompagnato, ma da una compagnia che non dovrebbe essere... una donna
Kevin è il grande amore di Phoenix, Phoenix lo è stato per Kevin?
Non sempre le cose sono come sembrano, men che meno in una notte sfuggente come una ballata di Adam Lambert
NOTE: questa fiction è totalmente original, ispirata dalla canzone di Adam Lambert Broken Open, ma da essa e dal personaggio del cantante totalmente indipendente.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Broken open

Broken Open (background music)

by Isidrinne



Non cè molto da dire se non che le emozioni in questo capitolo scorrono fluide e taglienti come gelidi torrenti di montagna
 qundi lascio i miei soliti tre baci e un

Have a nice reading! :) a tutti i lettori

Feeling 3 

Cristo! Cosa ti è successo, pulcino mio!?

Perché a te?

PERCHÈ A TE?

Riesco a muovermi a mala pena come un automa, mentre raggiungo quell’angolo in penombra.

«N-no… Phoen… Vattene!… Beverly!!»

Le sue parole sono peggio di uno schiaffo… Perché non mi vuoi vicino, perché in una situazione simile devi volere al fianco quella…

Beverly si chiama… Avresti chiamato me, prima… Sarei stato io, che avrei mosso cielo e terra pur di vederti sorridere, io che avrei dato ogni scheggia della mia anima perché la tua non conoscesse altro che felicità, la persona di cui nel buio avresti gridato il nome perché ti recasse conforto… Sarebbe stato il mio nome il primo respiro dopo l’agonia di un momento così tragicamente disperato… il mio nome il primo…

Invece… Beverly…

Che nome odioso, non…. Kevin, ti prego! Torna a chiamare me, invece di quel… grumo di silicone!

Lo osservo disperato, per un lungo attimo, ma non faccio altro che distogliere lo sguardo da quella scena per me disgustosa… 

Dovrei essere contento che in una situazione del genere lui abbia comunque qualcuno vicino, ma proprio non ci riesco…È più forte di me.

Raccolgo i suoi pantaloni «Kevin…»

Non si gira nemmeno, neppure un sospiro… 

Non mi vuole al suo fianco, rassegniamoci… 

«Te li lascio qui vicino...»

Mi si riempiono gli occhi di lacrime, mentre esitando mi giro per uscire. Cazzo, vorrei essere più forte…

Certo, è stato orribile, e vorrei riuscire a beccare chi è stato e fargli passare la voglia di riprovarci finché campa…

Ma il rifiuto di Kevin, ostinato e caparbio, a lasciare che mi accosti al suo dolore mi sta lasciando dentro più amarezza e rabbia di quanto vorrei…

Non vuoi proprio più saperne di me, amore mio? Neanche…

< Notte che avvinghia un destino, inesorabilmente… Notte che chiama due voli lontani ad intrecciarsi fluidi… Un uccello del paradiso e una fenice nera… >

Proprio lui… Dannazione, proprio lui è arrivato per primo a darmi soccorso…

Oh Phoenix!…

Se sapessi quanto mi costa non girarmi di scatto verso di te implorando aiuto…

Basterebbe uno sguardo, lo so, e subito mi ritroverei fra le tue braccia, al sicuro e protetto dal buio e dal dolore… Un solo sospiro e tu correresti a curarmi l’anima, come facevi sempre prima…

Phoenix, ti prego, vattene, vattene, non ce la farei…

Non riuscirei più a reggere la farsa di non amarti, di non averlo mai fatto e di non avere intenzione di farlo in futuro…

Non potrei più costringermi a fingere di averti preso in giro per tutti i due anni di vera felicità che sei riuscito a regalarmi…

Invece DEVO!!!

Sento freddo, tanto freddo, al punto che il pavimento gelato mi sembra una carezza calda e confortevole, eppure DEVO dimenticarmi di averti accanto e di VOLERTI accanto a me!

Mi sento un uccello caduto dal paradiso, ferito mortalmente, ma non posso rivolgere il mio sguardo all’unico essere che potrebbe veramente restituire il colore alle mie piume.

«… Beverly!» il suo nome mi arriva alle orecchie così da lontano, come se non fossi io ad averlo gridato…

Non lo avrei fatto, credimi Phoenix, no, mai, te lo giuro, non avrei chiamato una donna sapendoti vicino…

Il tuo orgoglio starà gridando vendetta lo so, ma ti giuro, Phoenix, non posso… non posso…

… non posso condannarti ad essere infelice… perché non potrò mai più renderti uomo insieme a me…

Beverly è accorsa subito e si sta prendendo lei cura di me, ti prego non…
Ma come posso pretendere che tu non pensi male di lei, quando non ti ho dato spiegazioni e non voglio neanche dartene, perché non riuscirei più a reggere e tornerei di nuovo a perdermi in quelle braccia così forti e rassicuranti?…

Perdonami, se puoi, Phoenix… Ti ho amato da impazzire, e ti amo ancora come nessuno al mondo ma…

ADDIO!

< Broken pieces break into me… Schegge spezzate esplodono in me… e rendono feroci vendicatori… in questa notte… e rendono uccelli feriti, agonizzanti al suolo… di questa notte... >

All’improvviso, lo vedo!

Il nostro acchiappasogni… inconfondibile con le due piume, pende dalla fibbia dei pantaloni di un pezzo di merda biondo e palestrato che sta sghignazzando con i suoi amici, fiero di ciò che ha appena fatto, vantandosi di aver castigato un pervertito indegno della razza umana…
Quel viscido, lurido, bastardo figlio di puttana si sta facendo bello con ciò che è stato il pegno del nostro amore, di un sentimento così bello, così… forte…

«Scusi… Lei porta alla cintura qualcosa che non le appartiene…»
«Cos…? Ma che cazzo stai blaterando, razza di…»

Non fa in tempo a finire la frase perché la mia voce si sovrappone perentoria alla sua.

«…E siccome la legge me lo impone, ho il dovere di informarla che il qui presente frocio di merda è secondo dan di karate…»

E con un colpo di mano allo sterno e un gancio al polpaccio lo stendo e gli strappo l’acchiappasogni dalla fibbia lasciandolo esterrefatto alla mercé della commiserazione degli amici, ma più che altro degli sfottò del suo gruppo di conoscenze, gran branco di ignoranti senza cervello.

Non gli lascio neanche il tempo di reagire, non ho voglia di menare le mani più del dovuto… Strano, fino al giorno prima ero un attaccabrighe di prima categoria… Anche Kevin mi rimproverava sempre di avere il sangue troppo caldo…

Kevin… l’acchiappasogni che stringo nel pugno… Forse non ha più valore per lui, eppure vorrei corrergli dietro e ridarglielo…

«Kevin! Aspetta!»...
Sta per salire in macchina, con la tettona… Non si gira nemmeno a vedere chi lo sta chiamando… 


Oddio, Phoenix! Ma perché vuoi darmi il tormento!??

NON MI IMPORTA! Ho deciso che glielo ridò, non fa alcuna differenza se appena salito in macchina lo getterà dal finestrino! Non ce la faccio a rimanere con il pensiero di non avergli detto addio come si deve!

«Kevin, per favore!… Volevo ridartelo» gli chiedo ansimando, dopo uno scatto degno di un centometrista per bloccarlo prima che salga in macchina, ma mentre gli allungo l’acchiappasogni lui continua a darmi le spalle.

«Per te potrà non valere un accidente» insisto, «ma per me ha significato molto… E… Sì, se dobbiamo dirci addio è giusto farlo nel modo migliore, non credi? Senza rancori…»
...

Per me non vale un accidente, dici? Ho deciso che sia così, ma non hai idea di quanto male mi abbia fatto vedermelo strappare di dosso senza alcun rispetto da quell’energumeno che non faceva altro che prendermi in giro e chiamarmi signorina mentre…

È solo che non ce la faccio a fissare di nuovo i tuoi occhi verde smeraldo, specchio dei miei da quando si sono incrociati la prima volta, in quel market, vicino casa tua; non ce la faccio a guardarti di nuovo in viso, a sostenere la vista dei due rubini che per così tanto tempo mi hanno riempito di baci e felicità… 

Non ce la faccio a resistere alla voglia pazza che ho in questo momento di buttarti le braccia al collo e scoppiare in singhiozzi sul tuo petto così forte, che ho imparato a conoscere e amare in quei due anni di pazza gioia…

Ho deciso di fingere che il nostro acchiappasogni non abbia più alcun valore per me, ma non posso girarmi a riprenderlo, se voglio continuare a reggere questa farsa…

< …come due gru fedeli per la vita… anche questa notte c’è chi resta fedele a ciò che era di un sentimento che ora è in pericolo… >

In tutto questo esasperante quadro notturno, Beverly, la dottoressa Foster, è rimasta a guardare allibita lo scempio che quei due stavano facendo dei propri sentimenti.

Non ci posso credere… Sto lasciando che Kevin si autodistrugga… Perché?

È così evidente a chiunque con un minimo di sensibilità che l’unica persona che può dargli un po’ di conforto è proprio l’unica che vuole a tutti i costi respingere e che caparbiamente sta cercando proprio in questo momento di chiarire definitivamente le cose fra di loro…

Phoenix… Ricordo la prima volta che ho incontrato Kevin dopo che lo aveva conosciuto…

«Oh Bev! Non puoi neanche immaginare cosa mi è successo… Non sto più nella pelle, mio Dio!!!»

«Se non ti calmi, fai un bel respiro e mi racconti tutto, non lo saprò mai… Tanto lo so che muori dalla voglia di dirmelo…»

È sempre stato così il mio Kevin: fin da piccolo un entusiasta per principio, sempre pieno di voglia di condividere il bello che gli capitava, lasciando le ombre per sé.

Tra molti ‘O mio Dio’ e parecchie torsioni delle mani mi ha raccontato di essere entrato a far spesa in un market e di esserne uscito perso in due occhi di smeraldo che erano la fine del mondo… Come il resto del proprietario di quegli occhi, ovviamente. Risultato: era cotto e stracotto, decisamente e inesorabilmente innamorato perso di un certo Phoenix Garret, conosciuto del tutto casualmente, ma frequentato in seguito in modo assolutamente cercato e voluto ogni secondo della vita.

Mi sono ‘goduta’, diciamo così, i turbamenti, le gelosie, i ripensamenti e il coming out di questa storia che è andata avanti per due anni di allegria e felicità, di cui non potevo che essere contenta anche io, fino a quel disastroso epilogo di dieci mesi fa…

E adesso dovrei starmene qui ad osservare, aspettando che Kevin si decida a salire in macchina, magari addirittura chiamandolo scocciata, perché come da copione della perfetta oca etero e capricciosa che mi è toccato in sorte stasera dovrei avere voglia di tornarmene a casa invece di sentire i piagnistei di una checca disperata perché sedotta, illusa e abbandonata…

Dovrei lasciare che il mio Kevin, quello che conosco, il bambino biondo sorridente e dolcissimo a cui ho fatto da baby-sitter per sei anni e di cui poi sono diventata amica e confidente quando doveva decidere che volto dare alla parola amore, si riduca in frantumi cuore ed esistenza così, senza battere ciglio, senza reagire??!!

NO!! BASTA!! Io non ce la faccio più a vederlo in queste condizioni… 

«Phoenix… È così che ti chiami, vero?… Kevin non è mai stato etero… MAI…»

«Bev, per favore!» 

Cazzo, perché vuoi rendermi le cose più difficili, Bev?

«… No, io l’ho praticamente cresciuto, sono stata la sua baby-sitter da quando aveva dieci anni e ti assicuro che non ha mai guardato una donna come riusciva a guardare te.»

Cosa?

«Gli unici sguardi veramente da innamorato che gli ho mai visto rivolgere ad un essere umano erano a te… Solo per te riusciva ad addolcire lo sguardo in quel modo tanto speciale da far sciogliere i ghiacciai perenni…»

«Ma allora…»

«Ricordi l’incidente?»

Annuisco. Fu un periodo terribile per lui, ma anche per me. Non dormivo, non mangiavo, ero ridotto a meno di un’ombra. Il pensiero di Kevin tra la vita e la morte uccideva anche me goccia a goccia.

«Il periodo della riabilitazione dopo il coma fu tremendo per Kevin»

«Anche per me! Volevo essergli vicino, aiutarlo, come anche lui avrebbe fatto per me, e tu, invece…»

«No, non lei!»

Non lei?

«IO ho voluto che mi stessi lontano, Phoenix… per risparmiarti la vista di un corpo massacrato… Quel corpo che tante volte avevi adorato, e assediato, e insidiato… Non volevo costringerti a subire il mio martirio… E ho chiesto a lei di…»

«Di cosa?… Dio, Kevin! Ma perché!? PERCHÉ?!!… Pensavi che ti avrei abbandonato in un momento così grave?!! Cosa credevi, che avrei provato pena o addirittura schifo per il tuo corpo in quelle condizioni?!!»



Preview: 
Feeling 4 - Finalmente scopriamo quale motivo ha portato Kevin a farsi così tanto male e anche... bé alla prossima, che è anche l'ultima, lo scoprirete ;D
  
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