Un serie di sfortunate coincidenze
Quella sera era stata davvero piacevole. Dopo una bella mangiata, infatti, i due detective si erano lasciati
sprofondare nel sonno nella camera di Heiji che, notò Shin, prenotata per due posti letto. Aveva previsto
tutto questo? Si era chiesto. Forse si, forse no, ma tanto l'indomani si sarebbe chiarito tutto.
“E quindi? Adesso cosa facciamo? Siamo fregati! Li abbiamo persi per l'ennesima volta!” Gli avevo
urlato contro inviperito Shinichi, nei panni di Conan.
“Per me non è come dici tu!” Aveva replicato il diciassettenne del Kansai ”Ci deve, ci deve essere una
soluzione!”
Questo era il breve dialogo che i due detective si erano scambiati quando avevano scoperto che l'uomo
ucciso da quello suicidatosi non era registrato all'anagrafe. Non avevano nessuna informazione su di lui,
in pratica. L'unica soluzione era che fosse uno straniero in viaggio; quando tutto sembrava perso, un
barlume di speranza era brillanto negli occhi di entrambi: Numayama* poteva ancora condurli
all'organizzazione.
Protetto dall' FBI, questa volta, avrebbe compiuto il lavoretto della valigetta, ma essendo scortato dagli
agenti i
complici degli uomini nero sarebbero caduti nelle loro mani.
O perlomeno, questo era quello che speravano. Ma poi c'era stato quell imprevisto...
Fui ripotato alla realtà di sobbalzo: era stato Il mio cellulare a svegliarci. In un dormi-sveglia guidato per lo più dal
subconscio avevo raggiunto rantolando il telefonino che stava sul freddo pavimento e squillava con insistenza,
avvicinando poi la cornetta alla bocca e rispondendo con un assonnato: “Pronto?”Mi ero così ritrovato a parlare al
telefono a testa in
giù sul letto.
“Shinichi! Ciao” Squillò una voce femminile dall'
altra parte.
“Ran!” Rinvenni io.
“Ti ho svegliato?” Mi chiese premurosamente.
“No,no! Eh che... Insomma: ti stavo per chiamare!”
Dal letto di Heiji provenne quello che sarebbe dovuto
essere un risolino, ma suonò più come un mugolio assonnato.
“Cosa è stato?”
“No, niente, sta tranquilla. Stavo facendo il caffè” Le risposi mentre mi dirigevo verso il bagno, infilandomi i
pantaloni.
Un altro suono più simile ad una risata provenne da sotto le coperte, ed io per farlo zittire gli lanciai la prima scarpa
che mi passò sotto mano. Come risposta ebbi un gorgoglio indispettito. Una volta entrato in bagno e chiusa la porta
alle
spalle, riuscì a continuare la conversazione.
“Ti va se oggi facciamo qualcosa assieme?” Mi
domandò.
“Oggi?” Divagai un po' “Certo. Oggi è perfetto.
Dove ti piacerebbe andare di bello?”
“Sai che giorno è?” Mi domandò con fare sospetto.
“Emh... Oggi...” Non sapevo proprio dove andare a parare. Che giorno era? 13... No: 14 Marzo. 14 Marzo, 14
Marzo... Il White Day!**
“Oh, guarda non me lo ricordo” La stuzzicai.
“Shinichi” Sibilò con una punta di asprezza nella
voce. “Oggi è il White Day”
“Certo! Non me ne ero dimenticato!” Le risposi con
fare ironico. “Quindi... Cosa pensavi di fare?”
“Emh” Iniziò imbarazzata “Sai, ci sarebbe il luna-park che inaugurano proprio per questo giorno”
Arrossi violentemente. Voleva che la portassi alla festa
per il White Day?
“Emh ma non c'è bel tempo... Nel pomeriggio non davano acqua?” Il mio tentativo di sviare la gita era dettato
solamente dal mio imbarazzo.
“No. E' una giornata fantastica!”
“Dai Ran... Ci sono talmente tante altre mete che
potremo scegliere!”
“ E' inutile che vuoi sempre avere ragione tu -ci sono talmente tante altre mete che potremo scegliere- “ Disse
imitando la mia voce “Almeno per una
volta, perché non lasci scegliere a me dove andare?!” Sbottò.
“Emh... “ Non sapevo cosa dire: ero un tantino sotto choc. “Al-allora che ne dici se facciamo venire anche Hattori e
la
sua amica?” L'ultimo, futile tentativo di salvarmi.
“Heiji e Kazuha?! Ma come? Sono qui a Tokio?!”
“Si. Ieri ho incontrato Heiji, e mi ha detto che qui
con lui c'era anche lei. Se vuoi posso invitarli.”
Infatti la sera stessa aveva scoperto che Hattori aveva prenotato una camera per due solo perché con lui era venuta
quella
ragazza che conosceva dall'infanzia: Kazuha; per un attimo me ne ero
completamente dimenticato!
Ma quando la giovane aveva scoperto che avrebbero dovuto dormire assieme aveva rinunciato all'idea e si era fatta
assegnare
un'altra stanza. E così si era liberato quel posticino per me...
Più ci pensavo e più questo fatto mi incuriosiva. Io e quel ragazzo avevamo un sacco di analogie, ma anche tante
differenze. Entrambi siamo detective, tutti e due abbiamo un'amica dell'infanzia che ci stanno a cuore, sia io che lui
abbiamo una passione irrefrenabile per il pericolo... Ma io sono il detective dell'ovest, lui è quello dell'est. Lui è più
impulsivo di me. Tutto il Giappone ci conosceva, ed almeno una cosa era certa: insieme formavamo una coppia
inimitabile.
“Speravo che fossimo solo noi due. Ma va bene: ho
voglia di vederli.” Disse sospirando.
Le sue parole mi riportarono alla realtà ed insieme mi stupirono. Solo noi due. Lei voleva che fossimo stati solo noi
due...
“Ma cosa ti frulla in quel cervello???” Mi aveva urlato quando avevo comunicato al mio amico i nostri piani per
quella giornata “Come ti è saltato in mente di volere accettare il suo invito?!” Sputacchiando una fetta di pane
generosamente cosparsa di
marmellata.
“Non mi lasci nemmeno finire le frasi”Gli dissi con uno sguardo scocciato “le ho subito suggerito di cambiare meta.”
Continuai, mentre mi riaffioravano in mente le sue parole: Speravo
fossimo noi due....
“Tanto lo so che che ci vuoi andare” Mi stuzzicò “Ti devo dire che però avevo pensato che tu non volessi più uscire
di casa: dimmi la verità. L' avevi decifrato anche tu quel messaggio:
-Sappiamo chi sei. Vinceremo noi. Arrenditi-.***
Cosa intendi fare, geniaccio?!”
“Se si faranno
vedere, semplicemente li affronterò”
“Shinichi Kudo” Disse lui con una lentezza teatrale “la semplicità con cui tratti le questioni di vita e di morte mi
stupisce sempre. Metterai in
pericolo Ran se ti vedranno con lei. Lo sai questo, vero?”
“Certo che lo so!” Esclamai indignato “Ma almeno io non mi porto dietro la ragazza nonostante sappia come stanno
le cose!” Sbottai, un po' per
ribattere un po' per vedere la sua reazione.
"Lei... Lei non è la mia ragazza!”Esclamò arrossendo “Poi anche tu! Dovevi proprio decidere di andare alla festa per
il White Day?! Adesso me la devo
portare dietro!”
All'improvviso ci ritrovammo davanti una giovane alta, bruna, con i capelli raccolti disordinatamente in una coda,
attentamente legata da un nastro.
Indossava un una minigonna celeste abbinata ad un maglione avorio.
“Chi è che ti
dovresti portare dietro?!” Esclamò fissandoci torva.
“Oh, n-no niente...”
Balbettò Hattori.
“Kudo! Ciao!” Mi
disse appena mi notò, dapprima sorpresa, regalandomi in seguito un
sorriso.
“Ciao Kazuha” La
salutai rispondendo a mia volta “ti va oggi di venire a fare un
giro?” Diventò viola.
“I-io e t-te?!”
Chiese sbigottita.
“Ma che cosa pensi?”
Intervenne Heiji, evidentemente ingelosito “nessuno ti chiederebbe
di uscire!”
Lei si fece scura in volto “Heiji sei una maleducato!” Le rispose mentre stava già tirando fuori la borsetta da
sfoderare come arma. Per fortuna
intervenni prima che questo accadesse.
“Ti spiegheremo tutto mentre andiamo...” Le dissi per non tirarla per le lunghe.
E mentre uscivano dall'albergo, solo per un istante, a Shinichi parve di intravvedere allontanarsi una Porshe
nera. Ed un brutto presentimento si impossessò di lui, scuotendolo fin dentro le ossa.
Dovete sapere che il
Luna-park è un posto infido per tutti i giovani accompagnati da una
partner.
In ogni angolo dove può arrivare l'occhio umano è appostata una bancarella, di quelle che vendono braccialetti,
collanine o vestiti solitamente artigianali. Oltre a questi, alcuni producevano cose da mangiare. I più gettonati erano i
dolci come brioscine, cioccolato o pasticcini, ma essendo ad una fiera di divertimenti non mancavano zucchero filato e
attrazioni, come le montagne russe e i giochi come il tiro al
bersaglio con le pistole ad acqua o a pallini.
Ran aveva un bellissimo sorriso dipinto sul volto, e sembrava davvero compiaciuta mentre si gustava il suo dolcissimo
zucchero filato rosa,
che per poco non mi aveva appiccicato in testa.
Anche Kazuha se ne era fatto comprare uno da Heiji, e se lo “dividevano” beatamente seduti sulla panchina a pochi
centimetri da noi. Battibeccavano ogni volta che mentre la ragazza era distratta a parlare con Ran lui allungava la mano
e gliene rubava un pezzo. E
la mia Ran rideva di gusto, allungandomene spontaneamente un po' del
suo.
Quando
rideva era come se niente avesse più senso. Niente. Adoravo ogni
cosa di lei quando era felice.
Le si illuminavano gli occhi di una luce speciale, i suoi capelli ondeggiavano spensieratamente al minimo alito di vento e
le guance le si coloravano di una sfumatura rosa. Cosa che capitava raramente quando non c'ero io, nei panni di
Shinichi. Mi sorrideva contenta e di quando in quando si faceva cullare dalle mie braccia, mentre srotolava un pezzetto
di zucchero e me lo adagiava
sulla lingua.
“Scusate un attimo” Dissi io fissandole entrambe negli occhi “avete rotto tanto per venire qui e adesso preferite
starvene su una panchina?” Fecero delle facce scioccate, poi improvvisamente si interessarono alle punte dei capelli,
come se avessero qualcosa che fino a quel momento
non avevano notato.
“Lasciagli
finire in pace il loro zucchero filato” Sentenziò il mio compare
“abbiamo tutto il pomeriggio!”
Mi
tornò in mente il fantasma della porche che avevo visto poco prima
che uscissimo: volevo ribattere, ma non lo feci.
Eppure il resto della mattinata trascorse lento, come se un enorme orologio avesse deciso di fare scorrere il tempo più
lentamente per mettermi in difficoltà. Intanto mi opprimevano con la loro aurea pressante i tantissimi palloncini a forma
di cuore appesi alle numerose bancarelle, che gonfiati ad Elio svolazzavano qua e là occupando ogni angolino dove non
ancora si era infilato un pedone. Le ragazze ci fecero fare il giro di tutti gli stand almeno tre volte, soffermandosi su
ogni chincaglieria che non avevano notato al giro
precedente. E fidatevi se vi dico che non finivano più.
Alla fine, sfiniti, decidemmo di fare una breve pausa pranzo in un locale non poco lontano. Avevamo tutti bisogno di
rilassarci dopo una marcia sfiancante, che sembrava infinita, in mezzo alla folla e l'idea di sedermi ad un tavolo con
davanti un piatto colmo di cose da mangiare era molto allettante. Appena entrammo corse verso di noi una giovane
cameriera, che ci scortò ai
nostri tavoli affidandoci i menù: c'era solo l'imbarazzo della
scelta!
“Non
ci credo!” Vidi la faccia di Heiji illuminarsi “In questo
ristornante fanno i Takoyaki****?!”
“Non
li avete solamente voi” Gli rammendai assottigliando gli occhi.
“Allora
vi sfido!” Annunciò trionfante “Vedremo se cucina meglio la
gente di Tokio o quella di Osaka!"
Decidendo di accettare la fida, ci facemmo portare Takoyaki per tutti, ma lo vidi sciogliersi non appena ne mise uno in
bocca. Da li in poi seguii una discussione allucinante su quale delle due città era la migliore, concludendosi in parità. Ma
volle la rivincita, che sapevo
che un giorno non avrebbe mancato di ricordare.
Notai che al balcone di quel piccolo, accogliente locale si era appena seduto un uomo, di media statura, che portava un
pesante impermeabile nero. Indossava gli occhiali e aveva con se una capiente ventiquattrore sigillata da un piccolo
lucchetto. Una cameriera gli si avvicinò con in mano la sua ordinazione, la posò sul bancone, non fece in tempo ad
andarsene che la stava già degustando.
Vidi le sue pupille dilatarsi mentre con un rantolo cadeva dalla sedia e si accasciava sul pavimento, vittima di
soffocamento. Il mio amico sembrava essere assorto tanto quanto me dalla scena, e in un batter d'occhio eravamo già
in piedi: lui a sbarrare la porta agli eventuali fuggitivi, io che correvo a chiedere di un telefono per avvisare ambulanza e
polizia. In preda all'euforia e alla adrenalina del momento, sentii qualcosa che non andava: mi faceva stranamente male
il petto e mi sembrava che
ogni semplice movimento che facevo valesse per tre.
Brutto segno: era stato commesso un omicidio, ero in compagnia di Ran e stavo ritornando piccolo.
*Capitolo
prima, il testimone fermato dall' FBI.
**Il White Day è una ricorrenza giapponese e si festeggia il 14 Marzo. In questa data, infatti, i ragazzi
devono donare qualcosa alle ragazze le
quli il 14 Febbraio (San Valentino) gli hanno regalato del cioccolato.
*** La soluzione! Mi piacerebbe
tanto sapere chi ha indovinato... Recensione ;)
****Polpettine di polpo di forma sferica, originarie di Osaka.
Scusatemi tutti!!!!!!!! Mi dispiace tanto per non aver aggiornato da subito. Volevo godermi le vacanze di
Pasqua :D. Vediamo............ Qui i mitici Shin ed Heiji subiscono un risveglio, per così dire,
“traumatico”. La trama si infittisce: Quale è stato il piano organizzato dai due giovani per
mettersi sulle tracce dell'organizzazione? Perché il nostro eroe ha un brutto presentimento?
Riuscirà il nostro Shin a cavarsela?
Grazie a tutti!!!!
Marty (=