Fanfic su artisti musicali > Justin Bieber
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Autore: FrancescaLelly    15/04/2012    0 recensioni
Lei e Lui.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Io ero lì. Seduta proprio lì. Non potevo crederci. Su una poltrona del più bell’albergo che avessi mai visto, a Los Angeles, con mia madre e il mio manager. Avevo in mano un pezzo di carta. Un semplice pezzo di carta che però mi avrebbe cambiato la vita. Era un contratto discografico.
Ero spaventata, avevo paura. Paura di non riuscire ad arrivare al pubblico, ai possibili fan. C’erano troppe cose da fare, troppo da imparare e forse non ero pronta, ma non m’interessava: dove provarci!
I “forse”, i “probabilmente” erano sempre stati parte integrante della mia vita. Ciò che sarebbe potuto essere, ciò che non è stato, ciò che sarà. Tutto è un FORSE, non si ha mai la certezza di qualcosa. Ecco, neanche io ero certa di potercela fare. Ma se anche altri c’erano riusciti, io non sarei potuta entrare a far parte di quegli “altri”?  Chi lo diceva? In fondo è ciò che sognano e sperano tutti. Lavorare, guadagnare soldi con la cosa che si ama fare di più. Bhè io amavo il canto, ma sapevo anche suonare; la chitarra, il piano e il violino erano la mia quotidianità, quel qualcosa che ti completa l’esistenza. Speravo poi  di incontrare il vero amore. Sentivo un bisogno enorme, implacabile, di avere qualcuno che mi amasse accanto, qualcuno che mi avrebbe sempre sostenuta, qualcuno che mi supportasse e sopportasse. Certo avevo la mia famiglia, ma non era la stessa cosa.
Mentre mi perdevo nei pensieri, riuscii comunque a sentire John (il mio manager) che mi parlava.
-dobbiamo andare.- disse.
-ok- sussurrai in risposta.
Mi alzai dalla poltrona, lanciai un’occhiata a mamma. Mi sorrise, come per dire “va tutto bene, stai solamente realizzando il tuo sogno”. Prendemmo la macchina di John. Un enorme macchinone nero dai vetri oscurati e arrivammo in uno studio di registrazione, il più grande che avessi mai visto. No scherzo, l’unico che avessi mai visto! Lì ci aspettava un tizio, molto cordiale, che ci fece entrare e ci spiegò le varie funzionalità dello studio.
Stavamo girando avanti e indietro per quell’enorme edificio, e fissavo tutto a bocca aperta, estasiata. Ero così concentrata che non mi accorsi neanche di Lui. Già proprio di LUI! Almeno in un primo momento.
Ad un tratto udii una voce. Anzi, LA VOCE. Quella voce che mi faceva sognare, che mi trasportava ogni volta come fosse la prima, in luoghi lontani, sconosciuti, con paesaggi mozzafiato, con ampie distese d’erba e onde blu cobalto. Tutto in quei luoghi era perfetto, così maledettamente perfetto, proprio come Lui.
Mi spostai di qualche centimetro, mi voltai. Eggià, lui era proprio là. Lui, in carne ed ossa, con la maglietta blu a scritte viola, jeans e supra. Strano vero? Un look irriconoscibile, no?
Stava cantando beato, ignaro dei colpi al cuore che mi causava ogni volta che apriva bocca, che si muoveva, o semplicemente il fatto che esistesse. Lo stavo fissando, in un modo sfacciatamente imperterrito.
Alzò gli occhi, quegli occhi. E prima che potessi girarmi per evitare di fare una bella figuraccia, mi fissò dritto negli occhi. Smise di cantare. Uscii dal trance che mi aveva provocato la sua canzone. Lui invece sembrava proprio in trance. Mi fissava, proprio come lo stavo fissando io poco prima. Mi guardava con quegli occhi color ambra. Aveva la bocca poco aperta, gli angoli tirati all’insù. Con un movimento quasi improvviso uscì dalla sala in cui stava registrando e mi venne incontro. Ok. Forse stavo ancora sognando. Forse no. Forse? Si avvicinò, mi prese la mano.
-Ooooh- udii. Già perché parlò in modo quasi impercettibile.
Ciò fu sufficiente per mandarmi in ebollizione, e diventai tutta*rossacolorpeperone*.
Mi sorrise. Gli sorrisi anch’io. Ero lì. Proprio lì. IO! A un passo dal possibile. A un passo da lui. Continuavamo a fissarci.
-Wow, sei incredibilmente bella.- disse, rompendo il ghiaccio.
-ti va di bere qualcosa?- continuò, quasi sfacciatamente.
-è ciò che aspetto da una vita- gli risposi, senza badare al fatto che io stavo dicendo proprio la verità!
Okkeeei, ciò che avete letto era ciò che sognavo! xD La parte reale è fino a quando esce dalla stanza e si dirige verso di me.
Lo fissavo, lo fissavo e lo fissavo. E Lui mi fissava. Insomma: ci fissavamo! Ahah
Non avevo la mente lucida, perciò non capii la prima volta quando mi disse – Ciao, sono Justin! Piacere di conoscerti! Mi avevano detto che saresti arrivata!-
Ero ancora imbambolata. Ok, figuraccia. Soprattutto quando gli chiesi di ripetermi ciò che aveva appena detto.
-Ciao, sono Justin! Piacere di conoscerti! Mi avevano detto che saresti arrivata!-
E scoppiò in una fragorosa risata, ampia, limpida, genuina. Forse si era accorto del mio stato di imbambolataggine!? D:
Risi anch’io, la sua risata mi metteva allegria, e lo feci anche per sdrammatizzare un po’ la mia situazione di completo imbarazzo.
Mi guardava ancora, e mi chiese se volevo fare un giro per lo studio.
Iniziammo a camminare, mi spiegava cosa avremmo dovuto fare, perché ero lì, e perché Lui era lì.
In pratica venni a sapere, che in un giro di pochi giorni avrei registrato una canzone con Justin, (si proprio con Lui) per lanciarmi nel mondo della musica e per avere già una star dalla mia parte. Bella idea no? :D
Continuammo a parlare, anche di altro, di musica, di passioni, di sport e di passatempi. Scoprii allora che era anche molto simpatico. Bello, bravo, simpatico, dolce, gentile.. Cosa si può desiderare di più? Io penso niente.
Stavamo parlando da ore ormai, e non ci eravamo resi conto del tempo che scorreva, anche se noi eravamo rimasti lì, insieme, in sintonia.
Driiiiin, driiiiin. Justin fissava la tasca della mia felpa, e non capivo il perchè. Poi lo intuii. Stava squillando il mio cellulare, ma non me ne ero accorta, poiché ero tutta intenta ad osservare i suoi capelli così perfettamente spettinati…
Era mamma, mi disse che mi stava aspettando con John alla porta d’ingresso. Decisi di raggiungerla e Justin si offrì di accompagnarmi.
Arrivammo e iniziarono le presentazioni. O meglio mamma allungò la sua mano verso quella di Justin che si presentò da vero gentiluomo. Io ero un tantino imbarazzata, soprattutto a causa delle  occhiate che mi lanciava mia madre, sembravano quasi dire “tesoro, lui è Justin Biebeeeer! Wow! Fatti avanti tesoro! Ahaha”. Sembravano le tipiche presentazioni tra i genitori di lei e il suo ragazzo. E anche se lui era Lui, mi sentivo comunque in soggezione.
Invece John e Justin sembrava che si conoscessero già! Erano molto cordiali l’uno con l’altro e stavano discutendo tranquillamente del mio contratto e del nostro duetto in prossima uscita.
Erano le 7 di sera, ma ero incredibilmente stanca. Loro parlavano e parlavano, e mi feci scappare uno sbadiglio. Tutti e tre mi fissarono e ridacchiando mi dissero che era tardi e che saremmo tornati in hotel. Non volevo andare. Temevo che tutto potesse finire, come se non fosse reale. Che Justin non tornasse più. Ma avevo un tale sonno, che acconsentii.
Mamma e John andarono verso la macchina, io che stavo per seguirli fui però fermata dalla mano di Justin.
-non si saluta eh?!-
-perdonami. Ho davvero sonno. E poi non pensavo ti andasse di salutarmi-
Rise beffardo.
-e invece si, mia cara Jenn!-
oh mamma, Justin sapeva il mio nome. Ah già. Che stupida gliel’avevo detto poco prima -.-
ci scambiammo un tenero saluto, affettuoso, ma breve. Mi diede un bacio sulla guancia sinistra. Forte e deciso, e io non potei che scambiare il gesto. Perciò gli lasciai un po’ del mio lucidalabbra sulla sua guancia destra.
-Jenn, ti va se mi lasci il numero così domani mattina ci mettiamo d’accordo sul da fare?-
Ok. Questa proprio non me l’aspettavo.
Mi porse il suo iPhone, ed io il mio.
-ok, allora scrivi anche tu il tuo- risposi.
Brava, pensai. Mi stavo auto controllando,  sembravo quasi in presenza di una persona normale.
Subito dopo mi accompagnò alla porta e ci salutammo di nuovo. Salii in macchina e lo salutai da dietro i finestrini che però erano oscurati e quindi non mi vide.
  
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