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Autore: almeisan_    15/04/2012    3 recensioni
E se Elena Gilbert, l’ultima doppelgänger Petrova, stretta in un triangolo fatale, avesse una sorella gemella, totalmente dissimile da lei? E se questa sorella, Nicole, fuggita da Mystic Falls anni prima e di cui non si hanno più notizie, fosse una strega discendente da una delle più importanti dinastie di Salem? E se Klaus, l’ibrido invincibile, proprio per questo cercasse il suo appoggio?
Questa storia si ambienta nella terza stagione, per cui ci sono spoiler per chi dovesse ancora vederle, dall’episodio 3x03 e ha come protagonisti prevalentemente la famiglia Gilbert e quella degli Originari, come sfondo la cittadina di Mystic Falls attraversata dalle morti e dagli scontri soprannaturali e i suoi abitanti.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 2
Bloody scenes of death

Il suono della sveglia squillante la scosse da quello stato di torpore della dormiveglia, ridestandola del tutto e spingendola ad affrontare quella che sarebbe stata una lunga giornata. Non era mai stata molto mattiniera, Nicole, infatti non si era mai realmente addormentata quella notte, intenta a rimuginare su sua sorella, sul suo bizzarro quanto spaventoso destino, degno di un horror crudele, e sulla sua determinazione nel voler salvare il suo amato Stefan. Poteva comprenderla poiché il suo era un vampiro diverso dagli altri, aveva un cuore nobile e uno sguardo rassicurante, che avrebbe potuto mettere a tacere qualsiasi dubbio sulla sua natura. Poi era arrivato Klaus e aveva distrutto tutto il suo mondo, annientando ogni certezza e portandole via ogni bene. Gloria le aveva detto la sera prima che dovevano essere scaltre e non fargli intendere di volerlo ingannare, ma Nicole non sapeva se ne aveva la forza. L’impulso di ferirlo, non mortalmente, sarebbe stato semplicemente impossibile per una strega giovane come lo era lei, predominava nel suo animo, distruggendo quel poco autocontrollo che possedeva. Se avesse agito però, le aveva ricordato la strega, sua sorella sarebbe stata nuovamente in pericolo e non poteva permetterlo. Elena era troppo preziosa, buona, gentile e onesta per meritare di essere braccata ancora.
I raggi del Sole, oramai alto e meravigliosamente luminoso, filtravano attraverso la finestra della sua stanza, quella che le aveva donato Gloria per il suo soggiorno dopo che Richmond era diventata troppo solitaria per lei da quando John non c’era più. Si alzò, scostando bruscamente le coperte azzurrine. Si era ripromessa di non pensare a nulla che non fosse il piano contro Klaus e ci sarebbe dovuta riuscire. Era necessario mantenere la concentrazione alta e scattante altrimenti sarebbero morte entrambe. Si lavò e si vestì velocemente con un semplice top bianco e un paio di jeans scuri, poi si diresse verso la sala principale del locale, scendendo le scale del piano superiore. Trovò Gloria al bancone, intenta a spolverarlo con un panno bianco.
« Ben svegliata, cara,» mormorò la donna, distendendo sulle labbra un sorriso pacifico a cui Nicole rispose con uno stanco, ma autentico. Si alzò i capelli in una coda di cavallo improvvisata, lasciando che alcuni boccoli sfuggissero dall’acconciatura, poi lasciò l’anello sul ripiano degli alcolici leggeri per incominciare a riordinare i tavolini in silenzio, non desiderosa di parlare ancora, troppo spossata per poter anche semplicemente discorrere con Gloria di quanto fosse bello il tempo quella mattina. Con la coda dell’occhio vide Gloria dirigersi a passo svelto verso il suo studio, probabilmente per scegliere il grimorio più adatto all’incantesimo di cui necessitava l’Originale.
« Lo ricordavo diverso,» esclamò poco lontana una voce femminile, armoniosa e autoritaria. Nicole abbandonò il panno su di un tavolo e chiuse gli occhi, respirando a fondo non appena udì una risata maschile prolungata, ma non villana, elegante e raffinata come la persona a cui apparteneva. Nicole era in grado di vedere le ombre dei due quando incrociò lo sguardo di Gloria, fra le mani un tomo dalle dimensioni enormi, che le comunicava di non fare un passo falso, di usare bene le parole per non far trapelare nulla. Lo sguardo chiaro incontrò quello intenso di una ragazza, alta e sinuosa dai biondi capelli ondulati e dal viso di porcellana che la avrebbe fatta sembrare un angelo se non fosse stata per l’espressione presente sui suoi tratti poco marcati, di assoluto disprezzo per il prossimo.
« Rebekah, tesoro.» La voce di Gloria era alta, accogliente, ma Nicole, conoscendola da tempo, avrebbe potuto con certezza affermare di aver udito una nota d’irritazione.
« Gloria,» la chiamò con un sorriso solare, andandole incontro per stringerla in un abbraccio amichevole, « Sei l’unica a non essere cambiata in questi anni. Sei ancora meravigliosa,» aggiunse con dolcezza stucchevole. La strega rise ampliamente e li lasciò accomodare nel locale. Nicole guardò alle loro spalle, cercando una terza figura che la sera prima l’aveva rattristata con il suo comportamento volto al bene di Elena, ma capace di ferirla più di una lama nel petto.
« Mi dispiace, dolcezza. Stefan non è qui con noi,» le comunicò Klaus divertito, con un sorrisetto seducente impresso sulle labbra carnose. L’ibrido avanzò verso il bancone, distendendo le gambe su di uno sgabello, mentre la compagna si andò ad accomodare sopra di esso. La stava osservando e Nicole non si sottraeva al suo sguardo indagatore.
« Nicole, cara, potresti prendermi le candele?» domandò Gloria. La strega più giovane annuì, chiuse gli occhi e distese le mani davanti a sé per evocarle e posizionarle sul tavolino più vicino. Le poche parole in latino arcaico risuonavano leggere per la stanza ampia, quasi come intonate in canto armonico e ordinato. Le candele si illuminarono di una luce soffusa e incantevole nella sua danza. Lasciò che le mani ricadessero lungo i fianchi, riaprì gli occhi e si diresse verso le scale, sedendosi sul secondo scalino per avere una visuale ottimale sullo studio improvvisato. Gloria si era seduta e stava cercando con la magia la pagina dell’incantesimo, domandando agli spiriti protettori di assisterla per ritrovare la collana della vampira. Nicole congiunse le mani e se le portò sulle labbra, aggottando le sopracciglia quando si accorse di non avere l’anello. Seppur non le fosse utile per ritornare in vita, per lei era una rassicurazione portarlo all’anulare. Era il ricordo della sua famiglia, delle sue origini, di chi erano stati i suoi antenati e per cosa avevano combattuto, mettendo il resto del proprio mondo in secondo piano rispetto alla missione che gli era stata affidata. Percepì dei passi, cadenzati e leggeri, avanzare verso di loro e volse lo sguardo, incontrando una figura alta e muscolosa. Quasi senza accorgersene, istintivamente, gli sorrise, accogliendolo con quelle labbra distese dalla felicità di trovarlo lì. Stefan rispose al suo gesto amichevole con un sorriso ancora più ampio, rassicurante e autentico, meravigliosamente capace di farle aumentare il battito cardiaco, disarmante nella sua innocenza e onestà.
« Te ne sei andato,» affermò Rebekah irritata, tediata, annoiata dal mondo intero. Pur non conoscendola, Nicole la percepì distante da sé, troppo differente per comprenderla. Si avvicinò maggiormente alla ringhiera per lasciar passare Stefan e lo vide avanzare verso gli Originali, poi osservò Gloria e la vide sin troppo concentrata, come se stesse fallendo e cercando di non darlo a vedere, troppo irritata dall’idea che le sue capacità fossero ritenute fallaci.
« Sì, scusatemi. La shopping terapia mi stava facendo esplodere la testa,» esclamò ironicamente Stefan. Il suo sguardo fu catturato da un piccolo monile luccicante sul bancone, alla sinistra di Klaus, a pochi centimetri da lui. Assottigliò gli occhi chiari, nella mente i ricordi e le immagini di un passato lontano, troppo doloroso da ricordare. I Gilbert, prima ancora di ricondurli alla sua Elena, lo riportavano a Mystic Falls, non a quella contemporanea, ma a quella del 1864, a tempi felici in cui erano presenti solamente lui e Damon, nessuna donna a dividerli, nessuna maledizione a congiungerli, solo il sangue. Non percepì nemmeno il commento di Klaus, mosse un passo e prese l’anello per poi riportarlo alla sua proprietaria che lo ringraziò prontamente. Nicole lo indossò subito, come temendo la sua scomparsa, poi lo sguardo si spostò su Gloria. La domanda di Stefan e la risposta di Klaus l’avevano irritata. Gloria era una strega abile, ma non aveva elementi per trovare il ciondolo di Rebekah. Il commento pungente dell’amica la fece sorridere soddisfatta.
« Magari, potrebbe aiutarti la tua amica, che ne dici Gloria?» le domandò sardonico Klaus, « Forse sei soltanto invecchiata,» continuò provocatorio con un sorriso appena accennato, da canaglia. Nicole scosse il capo con fermezza, puntando lo sguardo limpido in quello ancora più lucente dell’Originario.
« Gloria non ha bisogno di alcun aiuto, men che meno del mio. Ogni strega ha un modo diverso di approcciarsi alla magia e noi due siamo incompatibili. Se avesse qualcosa su cui potersi basare, sarebbe più semplice rintracciare la collana,» mormorò atona. Klaus annuì e le sorrise, quasi colpito da quell’atteggiamento. Pochi si erano rivolti a lui con un tale tono e maniera e non erano in vita per raccontarlo, ma quella ragazza godeva della protezione della sua strega preferita e, in tutta onestà, non desiderava rivolgersi altrove. Gloria era sempre stata un’amica più che una servitrice al suo servizio e quella ragazza, Nicole, in fondo gli piaceva.
« Allora usa me. L’ho avuta al collo solo per un migliaio di anni.»
Nicole si accorse dello sguardo di Stefan fisso su di sé e lo guardò interrogativa. I suoi dubbi vennero dissipati dalla domanda che rivolse a nessuno in particolare. Quel ciondolo. Forse, non era impossibile, ma quell’espressione doveva avere una motivazione valida. Elena. Aveva notato quel gioiello al suo collo non riconoscendolo come uno di famiglia, era troppo antico, vichingo. Deglutì a vuoto. Se Klaus avesse saputo, sarebbe stata la fine. Tentò di mettersi in contatto con Gloria e vide nella sua mente un’immagine che la terrorizzò per quello che era il proprio significato. Tre ragazze, amiche da sempre, nella cucina di quella che era stata la sua casa. Parlavano della famiglia e le si strinse il cuore quando sentì Elena raccontare di lei, che l’aveva incontrata la sera prima e non aveva avuto la forza di rivolgerle la parola, era troppo sorpresa per poter dire qualsiasi cosa, anche la più sciocca e inutile. Caroline rimase in silenzio e Nicole si trattenne a stento dal sorridere con malinconia. La sua migliore amica non era cambiata fisicamente, ma aveva saputo che era maturata moltissimo in quell’anno, da quando Katherine aveva deciso di trasformarla in una vampira come avvertimento per i Salvatore. Le mancavano immensamente. Nicole, Elena, Caroline e Bonnie. Avevano trascorso l’infanzia e l’adolescenza insieme, conoscendo i difetti di ognuna e mutandoli in pregi per l’affetto che nutrivano l’un l’altra. Era passato molto tempo dall’ultima volta che aveva parlato con loro, così tanto da farle sanguinare il cuore dallo sconforto, ma sentiva di provare ancora lo stesso bene nei loro confronti. Non poteva permettere che soffrissero nuovamente. Introdusse tutta la sua volontà in quel pensiero e lo inserì nella mente di Gloria, sperando che non la tradisse.
« L’ho trovata,» esclamò la strega, volgendo il capo verso Klaus. Nicole rabbrividì senza darlo a vedere e anche Stefan era spaventato dall’idea che l’ibrido scoprisse di Elena e del sacrificio di John per salvarla e non farla cambiare. Trasformarsi in una vampira sarebbe stato troppo traumatico per lei, così buona e umana, e Nicole, seppur odiasse la prospettiva di aver perso suo padre per sempre, aveva accettato la sua decisione per amore di sua sorella. Non udì lo scambio di battute tra Gloria e Klaus, ma guardò Stefan a lungo, implorandolo di fare qualcosa, qualsiasi cosa, per evitare la tragedia, attenta a non farsi notare da Rebekah. Stefan aggrottò le sopracciglia e annuì impercettibilmente, poi si mosse prima di avanzare verso Klaus e dargli un’amichevole pacca sulla spalla. Si chinò verso di lui e i battiti del cuore di Nicole rallentarono per il sollievo.
« Ehi, senti, perché non ripassiamo più tardi?» domandò prima di volgere lo sguardo a Rebekah che lo fissava con un impercettibile sorriso sulle labbra, « Sto morendo di fame,» aggiunse in un sussurro nell’orecchio dell’ibrido, « Ti lascio scegliere chi mangiare,» concluse divertito, volgendosi verso le scale. Nicole era colpita, davvero. La sua padronanza nel parlare l’aveva quasi ammaliata e sbatté le palpebre per ritornare in sé e ringraziarlo con un breve cenno del capo. Si issò in piedi al passare dei due fratelli e Klaus si fermò dinanzi a lei. Temette che avesse intercettato qualcosa tra lei e Stefan, ma il sorriso affascinante dell’ibrido era pacifico. Le prese la mano destra e se la portò alle labbra posandoci sopra un lieve bacio intriso nobiltà e grazia tali da lusingarla.
« Miss Gilbert, spero di rivederla presto,» mormorò con la sua voce bassa e arrochita dall’accento inglese. Senza attendere una risposta, sciolse la delicata presa e seguì sua sorella fuori dal locale. Nicole si sfiorò l’avambraccio destro e raggiunse Gloria che aveva il capo chino sul grimorio. Fece per parlare, ma si zittì quando la strega più anziana scosse il capo. Potevano ancora sentirla.
« Ti ringrazio, Gloria,» esclamò sollevata quando ebbe la certezza di non essere ascoltata che da lei. La strega scosse nuovamente il capo e si alzò facendo stridere la sedia contro il pavimento.
« No, Nicole, non ringraziarmi. Nessuno più di me desidererebbe uccidere quell’ibrido folle, ma non sono pazza e non voglio morire a causa di tua sorella.» Nicole rimase interdetta e aggrottò la fronte, sedendosi sul tavolino e congiungendo le mani dinanzi al volto.
« Allora perché ci hai coperti prima?» sussurrò incuriosita. La strega si lasciò andare in una composta risata prima di scuotere il capo e tornare al bancone.
« Voglio il ciondolo al collo della doppelganger Petrova, mia cara,» rivelò scoccandole un’occhiata maliziosa e accorta prima di versarsi da bere in un bicchierino da vodka. Ne riempì un altro sino all’orlo e con la magia lo fece arrivare tra le sue mani.
« Perché?»
« Apparteneva alla strega originaria, quella che ha creato i primi vampiri, gli Antichi, e ha scagliato la maledizione su Klaus. Puoi comprendere quanto potere ci sia in un suo talismano, Nicole?» le domandò quasi esasperata perché non riusciva a capirlo, non se di mezzo v’era la vita di sua sorella, « Non la venderò a Klaus,» aggiunse captando l’espressione del suo sguardo, « Voglio solo quella collana, niente di più,» concluse. Nicole sospirò e bevve sino all’ultima goccia, sentendo la gola bruciare. Poggiò bruscamente il bicchierino sul tavolo e raggiunse l’amica.
« Dammi la tua parola, Gloria. Dammi la tua parola e quel dannato ciondolo sarà tuo. Non so quanto dovrò faticare per portartelo, ma te lo assicuro. Convincerò anche Stefan, ma Elena deve essere al sicuro. La mia famiglia deve essere al sicuro e vivere senza l’oppressione di un Originale pazzoide che venderebbe sua madre al Diavolo pur di ottenere ciò che desidera,» esclamò a denti stretti immergendosi dentro quelle iridi scure che erano sempre stati porti sicuri per lei. Gloria annuì.
« Hai la mia parola, ragazzina,» aggiunse affettuosamente prima di rivolgerle un sorriso amichevole. Nel sentire quell’appellativo che le aveva affibbiato il primo giorno in cui si erano incontrate, sulle labbra di Nicole si delineò un sorriso malinconico e nostalgico. Lo ricordava come se fosse stato il giorno precedente. Quando suo padre aveva deciso di allearsi con Isobel e Katherine, era arrivato per lei il momento di andarsene da Richmond e lasciarsi la sua famiglia alle spalle almeno per poco tempo. Andare a Chicago, poi, era venuto da sé. I suoi sogni di bambina erano stati popolati dalle luci notturne, i colori, di quella città abnorme e, inoltre, aveva sentito parlare di Gloria, una delle poche streghe secolari. Era stata una fortuna trovarla per poter apprendere maggiormente sulla magia, consultare i grimori antichi e anche per avere nuovamente un’amica con cui potersi confidare. Mentre Nicole ripensava a quei bei momenti, Gloria aveva ricominciato a riassettare il locale. La giovane percepì una presenza e la riconobbe amica quando vide l’ombra di Stefan. Sorrise senza rendersene conto. Era tornato e senza gli Originali, tuttavia v’era qualcosa di strano nel suo sguardo chiaro che la fece insospettire. Sebbene fosse il fidanzato di sua sorella, era pur sempre un vampiro e Nicole non era solita fidarsi dei figli delle tenebre, fossero essi vampiri o licantropi. Percepì a stento la chiacchierata tra lui e Gloria. Nessuno dei due aveva buone intenzioni nei confronti dell’altro, era evidente. Non voleva, però, inserirsi nella loro discussione. Gloria sapeva ciò che voleva e l’avrebbe ottenuto. Era troppo anziana e potente per lasciarsi sconfiggere da una creatura che detestava con tutta la propria anima. Però Stefan era determinato nel salvare Elena e allontanarla sempre di più dalle grinfie di Klaus. Quando Stefan fu sul punto di attaccare Gloria, Nicole trattenne il respiro e si preparò ad aiutare l’amica, ma non ce ne fu bisogno. Lo immobilizzò e in poco tempo cadde a terra. La giovane si avvicinò loro e si chinò sul vampiro, posando la mano sotto il suo capo per non fargli toccare il pavimento.
« Era davvero necessario, Gloria?» le domandò sottovoce, carezzando con il pollice i lisci capelli chiari.
« Avrò quel ciondolo. In un modo o nell’altro,» esclamò con uno sguardo inceneritore e malevolo. Nicole deglutì per trattenere la rabbia che l’aveva colta. Stefan era buono, glielo si leggeva negli occhi, e le streghe dovevano agire solo per il bene comune, non per gli interessi personali. Gloria stava tradendo quel codice d’onore, andando contro quelle regole di altissimo livello che vigevano da secoli sulle figlie della terra di ogni tempo. Non poteva permetterlo, ma era troppo giovane per contrastare la sua magia. Katherine. Alzò il capo. Le aveva telefonato proprio quella mattina. Aveva detto che sarebbe potute andare a fare shopping insieme. Non vi aveva dato molto peso quando le aveva parlato. Aveva pensato che fossero soltanto le divertite parole della vampira annoiata poiché non possedeva più pedine da sacrificare, ma aveva ancora una speranza se era davvero a Chicago. In fondo Katherine amava Stefan, da sempre, e avrebbe fatto di tutto per salvarlo. Di tutto. No, non poteva affidarsi a lei. Gloria era sua amica e non voleva tradirla, vendendola a una vampira senza scrupoli come Katherine. Guardò Stefan, paralizzato dall’incantesimo di Gloria, disteso su un lungo tavolo con la camicia strappata e decine di candele intorno a lui. Lacrime amare, intrise di dispiacere e afflizione, le velarono gli occhi chiari. No, non avrebbe mai potuto abbandonarlo a se stesso. Doveva contattare Katherine. Avanzò verso l’uscita e si bloccò solo quando udì la voce di Gloria.
« Dove stai andando, Nicole?»
« Via di qui. Perdonami, ma non ho la forza di assistere a una tortura, né lo stomaco,» rispose con finto divertimento prima di chiudersi la porta del bar alle spalle. Il Sole era alto e illuminava la città, abbagliando gli abitanti intenti a camminare per le sue vie. Estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans e compose il numero di Katherine. Era semplice da ricordare e in quel momento tutta la sua mente era concentrata sull’immagine della vampira che aveva le stesse sembianze della sua sorellina. Rispose al secondo squillo e la sua voce allegra occupò tutto il suo campo uditivo.
« Nicole, ti mancavo, cara?» Nonostante la situazione non fosse delle migliori, Nicole non riuscì a trattenere un sorriso divertito. Katherine era sempre stata amica di Isobel, non sua, ma non poteva negare che quella vampira fosse la creatura più esuberante e fuori dagli schemi che avesse mai conosciuto, nonché la più capricciosa e volubile.
« Certamente manchi moltissimo a Stefan, Kath.» Il silenzio interdetto della vampira durò solo un attimo.  
« Perché?»
« Gloria vuole il ciondolo di Elena e conosci Stefan: non permetterebbe che si facesse nulla che potrebbe metterla in pericolo,» si bloccò perché udì un urlo squassare l’aria. Chiuse gli occhi e una lacrima le rigò la guancia pallida. Deglutì per imprimersi una forza che non aveva poiché doveva continuare, « Adesso lo sta torturando,» aggiunse prima di poggiare una mano davanti agli occhi. Si appoggiò al muro dietro di lei e respirò profondamente. Katherine non le rispose e dopo un po’ sentì che la comunicazione si era interrotta. La gente passava tranquillamente per quella strada trafficata e fu quella la causa che la spinse a rimanere in piedi e non lasciarsi cadere e piangere. Qualcuno la osservava e Nicole sorrideva rassicurante per non destare sospetti. Doveva sembrare proprio disperata, constatò, oppure ubriaca, o entrambi. Non passò molto tempo quando sentì una folata di vento sferzarle il volto. La chioma bruna della vampira, piena di boccoli, fu la prima cosa che riconobbe di lei.
« Vieni dentro con me,» le ordinò asciutta, non una traccia del solito divertimento né della malizia nella sua voce. Nicole si ritrovò a obbedirle istintivamente.
« Beh, questo fa rabbrividire,» esclamò Katherine a un centimetro da Gloria prima di conficcarle un coltello nella gola. Nicole si portò una mano sulle labbra e si costrinse a non rimettere sul pavimento del bar per ciò che vide.
« Oh mio Dio, Stefan,» esclamò prima di precipitarsi vicino al tavolo e poggiare una mano sulla sua guancia, i battiti del cuore accelerati e incontrollati. Chiuse gli occhi e cominciò a mormorare una formula magica che potesse sanare le sue ferite inferte con la verbena. In poco tempo il respiro di Stefan divenne più regolare e Nicole si allontanò, dispiaciuta, permettendogli di indossare nuovamente la camicia. Katherine aveva spento le candele e aveva acceso la luce, rendendo il panorama meno macabro. Gloria era distesa sul pavimento, morta, il suo sangue rosso luccicava sotto quella luce. Non fu in grado di trattenere un singhiozzo.
« Oh Nicole, non fare così, ti prego,» enfatizzò Katherine melodrammatica. La strega si dette un contegno e avanzò verso il ripostiglio. Doveva cancellare quelle macchie scarlatte. Non poteva continuare a vederle. Altro sangue era stato versato, altra morte e distruzione. Pianse, in silenzio, e udì appena le parole di Katherine e Stefan su un piano contro Klaus e di un cacciatore di vampiri. Prese un secchio e lo riempì di acqua gelida, poi tornò dai vampiri.
« Se stai cercando un diabolico compagno criminale, ti suggerisco di cercare altrove,» le comunicò Stefan prima di portar via il corpo di Gloria.
« Per favore, Kath, lasciami sola. Devo ripulire questo disastro,» mormorò Nicole chinandosi per prendere le candele. Quando alzò il capo, Katherine non c’era più. Ci mise ore che le parvero un’eternità per ripulire il pavimento. Nell’acqua del secchio v’era anche la presenza delle sue lacrime. Aveva perso un’amica, ancora. Era stato orribile ed era stata colpa sua. Se non avesse chiamato Katherine, Gloria sarebbe stata ancora viva e Stefan si sarebbe sicuramente ripreso. Aveva sbagliato per l’ennesima volta. Singhiozzò e si issò in piedi. Buttò una sedia contro il bancone e un tonfo sonoro squassò l’aria pregna di sangue. Le dava ribrezzo. Tremava convulsamente per trattenersi dall’urlare per la rabbia. Doveva darsi un contegno, però. Si asciugò le lacrime rimanenti con il dorso della mano e si cinse con le braccia per proteggersi dai suoi stessi sentimenti.
« Sweetheart, come mai quell’aria afflitta? Non rovinare quel bel faccino che ti ritrovi, è un peccato,» affermò una voce che oramai avrebbe riconosciuto tra mille. Klaus. L’ibrido invincibile. Si volse verso di lui e notò che era in cima alle scale con i gomiti poggiati sulla ringhiera.
« Klaus,» lo chiamò con la voce arrochita dal pianto prima di sorridere quasi isterica. Non era possibile che tutto quello stesse accadendo davvero a lei, « Cosa ci fai qui?»
« Ero venuto per Gloria. Sai se ha ritrovato il ciondolo, mia cara?» Scosse il capo e chiuse gli occhi quando sentì il vento sul viso. Era a pochi millimetri dal suo volto. Sentì le sue dita sotto il mento e spalancò lo sguardo terrorizzato. Con il pollice Klaus le carezzò le labbra salate. Era sorridente, ma non malvagio. Si avvicinò maggiormente, quasi azzerando la distanza tra le loro labbra, « Oh Nicole, non preoccuparti, non ho intenzione di ucciderti. Non per ora,» aggiunse imprimendo bene nella sua mente il significato di quelle tre parole, « Tu mi piaci. Sei forte. Ho sentito parlare di te, sai? Sei famosa dalla parti di Salem,» mormorò con finta dolcezza, poggiando l’altra mano per attirarla maggiormente a sé e impedirle di liberarsi dalla presa. Salem. No. Chiuse nuovamente gli occhi e scosse il capo, implorando di non aggiungere altro.
« Cosa vuoi da me, Klaus?» aggiunse prima che una lacrima le rigasse la guancia. L’ibrido avvicinò le labbra e la raccolse in un bacio appena accennato, tremendamente dolce, ma che in realtà serviva solo a dimostrare la sua potenza.
« Voglio il tuo aiuto, Nicole Bishop.» Quel cognome. Era impossibile che lo conoscesse. Lo fissò con gli occhi spalancati e increduli. Klaus la strinse a sé e Nicole non sentì più la terra sotto i piedi. La stava conducendo chissà dove e la strega percepì il suo respiro tra i capelli.
« Io non ti ho fatto nulla, lasciami andare» lo pregò con la voce spezzata dal pianto.
« Vorrei,» sussurrò Klaus, « ma non posso. Comprendimi, Nicole: non sono soltanto gli ibridi. È la famiglia.» La strega non disse più nulla. Non capiva e non era certa di volerlo fare. Quando Klaus la mise giù, scostandola con delicatezza dal suo petto marmoreo, Nicole riuscì a vedere Stefan e Rebekah. Incontrò lo sguardo del primo per trovare una sicurezza che non era in grado di offrirle.
« Cosa sta succedendo?» domandò l’ibrido a sua sorella. Stefan guardava lei e per un istante si sentì davvero al sicuro. Rebekah pronunciò il nome di Mikael e Nicole lo riconobbe come conosciuto, anche se non sapeva perché. Klaus si mosse e si avventò su Stefan, mordendolo al collo per poi lasciarlo a terra, svenuto. Chiuse gli occhi e pregò che non le toccasse la stessa sorte, « Rispondimi, Nicole, e non ti farò nulla,» mormorò veritiero Klaus scuotendola per poter guardare le sue iridi limpide, « Cosa dovrei sapere che, invece, mi è stato tenuto nascosto?» domandò scandendo bene le parole. Nicole scosse il capo e sospirò. L’immagine di Elena si faceva prepotentemente spazio nella sua mente provata, ma la cacciò indietro. Doveva resistere. Avrebbe reso il sacrificio di suo padre vano.
« Non lo so, Klaus, davvero. Io ho lasciato Mystic Falls prima di te,» si bloccò. Si era tradita da sola, per paura. Si morse le labbra e si maledì. Klaus si allontanò da lei e la lasciò libera. I suoi occhi chiari erano velati da una furia nascente. Si avvicinò così tanto pericolosamente da farla arretrare.
« Nik,» lo chiamò sua sorella quasi spaventata da quell’atteggiamento, non certo per l’incolumità della giovane, ma per la sua magia. Se l’avesse uccisa, avrebbero dovuto trovare un’altra strega. L’ibrido non si girò.
« Mystic Falls, eh? E dimmi, mia cara, quando l’hai lasciata hai salutato la tua bella sorellina?» aggiunse mefistofelico. Non doveva piangere, non dinanzi a quella persona, non dinanzi a Klaus.
« Io… Klaus, ascoltami.»
« Non voglio ascoltare altre menzogne. Perché lei è ancora viva? Sono certo di aver prosciugato sino all’ultima goccia la sua carotide,» la interruppe. Stette in silenzio. Bruciava ancora. Nessuno avrebbe dovuto toccare la sua sorellina, tanto meno per farle del male. Avrebbe voluto fargliela pagare, ma non poteva, « Non vuoi rispondere, tesoro? Bene, lo scoprirò da me. Sono piuttosto bravo a smascherare i traditori e i bugiardi,» le comunicò divertito prima di avvicinarsi al suo collo. Chiuse gli occhi e pregò di svenire presto. Quando sentì i canini perforarle la pelle, urlò come non aveva mai urlato in vita sua e tremò, tra le braccia accoglienti dell’ibrido che la stringeva in un abbraccio che sarebbe parso persino dolce e romantico. La sua preghiera fu ascoltata. Le ginocchia le si piegarono e non ci fu altro che buio.

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Salve a tutte e buona domenica. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio tutti quelli che hanno letto silenziosamente la storia e le quattro lettrici che hanno inserito la storia tra le seguite, grazie davvero. Se voleste lasciare un piccolo commento, mi farebbe molto piacere. Un saluto, al prossimo capitolo, almeisan_
  
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