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Autore: almeisan_    13/04/2012    2 recensioni
E se Elena Gilbert, l’ultima doppelgänger Petrova, stretta in un triangolo fatale, avesse una sorella gemella, totalmente dissimile da lei? E se questa sorella, Nicole, fuggita da Mystic Falls anni prima e di cui non si hanno più notizie, fosse una strega discendente da una delle più importanti dinastie di Salem? E se Klaus, l’ibrido invincibile, proprio per questo cercasse il suo appoggio?
Questa storia si ambienta nella terza stagione, per cui ci sono spoiler per chi dovesse ancora vederle, dall’episodio 3x03 e ha come protagonisti prevalentemente la famiglia Gilbert e quella degli Originari, come sfondo la cittadina di Mystic Falls attraversata dalle morti e dagli scontri soprannaturali e i suoi abitanti.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 1
Nicole

« Ha un’aria familiare, vero?»
Una bella voce maschile, bassa e lievemente roca, con un accento inglese, attirò l’attenzione delle due donne. La più anziana, dai cortissimi capelli bianchi e dalla pelle scura, si volse in direzione di essa quasi di scatto, lasciandosi sfuggire un sibilo irato. L’altra, una giovane fanciulla che non poteva essere considerata più che ventenne, aggrottò le sopracciglia curate di un biondo dorato, quasi etereo, e gli occhi azzurri le si velarono di preoccupazione. La piccola mano sul cui anulare brillava un anello particolare, dalla montatura importante d’argento come il blasone e il fondo di un blu elettrico, si posò sull’avambraccio di Gloria che le fece subito cenno di tacere.
« Non riesco a credere che esista ancora.»
La giovane trasalì e Gloria annuì in sua direzione. Aveva riconosciuto quella voce anche se l’aveva udita solo una volta in tutta la sua esistenza, e non era stato durante un’occasione piacevole.
« Nicole,» la chiamò Gloria in un sussurro lieve per non destare l’attenzione dei due vampiri, « non venire di là per nessuna ragione. Intesi?» Prima ancora che potesse scorgere il suo timido segno d’assenso, appena accennato con il capo chino,  la strega si era già diretta verso la sala principale  del suo bar, lasciandola nel piccolo studio laterale in cui stavano discutendo prima di venire interrotte da quella voce. Senza sapere a chi appartenesse, Nicole si era ritrovata a tremare come dinanzi alla più temibile delle creature e l’espressione di Gloria aveva confermato i suoi dubbi: l’ibrido originale. Poteva percepire la Natura agitarsi sotto di sé per essere stata sfidata in quel modo da un suo figlio. Ispirò con forza per allontanare quelle sensazioni disagevoli che le stavano percuotendo l’estrema parte del suo animo, il sesto senso, la magia che scorreva nelle sue vene. Percepì appena le parole di Gloria e di colui che sapeva chiamarsi Klaus. Ogni strega che potesse considerarsi tale conosceva quel nome e scuoteva il capo per poi chinarlo dinanzi alla sua potenza invincibile. Nicole non era più coraggiosa di loro, in verità, ma qualcosa la fece scattare ed emergere dal suo nascondiglio improvvisato, forse il tono con cui si era rivolto al compagno che lo seguiva, oppure il fatto di avergli udito dire di aver spezzato la maledizione. Mosse un passo appena percettibile, ma che i due vampiri poterono ascoltare come se fosse stato lo schioppo di un fucile. Klaus si sporse e Nicole lo osservò, stringendosi nelle braccia nude come per proteggersi da quegli occhi antichi, di un azzurro profondo che le sarebbe parso incantevole se non avesse conosciuto l’oscurità del suo animo. L’ibrido le sorrise, affascinante e ammaliatore, ma furono altri occhi che le fecero tremare persino il cuore: due iridi verdi che non aveva bisogno di riguardare per poter ricordare.
« Come ti chiami, cara?» le domandò Klaus con voce divertita, alzandosi e facendole cenno di sedersi al proprio posto. Non gli rispose né diede segno di volerlo fare, ma si avvicinò a Gloria e poggiò una mano candida sulla sua spalla bruna, facendo scontrare anche la diversità dei colori dei propri abiti. Quello della giovane era di un glicine chiaro, con la scollatura a balconcino, e la copriva interamente sino al ginocchio, aderendo perfettamente alle curve poco marcate mentre Gloria era vestita semplicemente da un top e un pantalone scuri.
« Nicole,» sussurrò il vampiro, quasi atterrito, incredulo e sorpreso. Sulle rosate labbra a cuore apparve un sorriso mite e gli zigomi assunsero il loro stesso colore.
« Stefan Salvatore. Non pensavo ti avrei mai più rivisto,» mormorò briosa, dimentica quasi di cosa la circondasse. Non era cambiato. Aveva sempre lo stesso viso raso e glabro, i capelli color della castagne dalle venature rossastre ribelli e gli occhi verdi come delle foglie di quercia. Il vampiro si lasciò sfuggire una breve risata, mostrando la dentatura di un bianco candido, perfetta se non per i suoi canini appuntiti e terribilmente spaventosi, « Per favore, siediti. Ci penso io. Gloria ha la brutta abitudine di nascondere gli alcolici pesanti quando sono indispensabili nelle grandi occasioni in cui qualcuno viene a farci visita,» continuò, avvicinandosi al bancone e cominciando a trafficare tra le bottiglie. Stefan annuì e il sorriso perdurò sul suo volto bellissimo. Tornò al fianco di Klaus che si era nuovamente accomodato e guardava la giovane che gli dava le spalle con le labbra appena distese.
« La tua allieva?» domandò alla strega sardonico. Gloria scosse il capo.
« Nicole è una piccola ragazzina viziata che non si farebbe comandare da nessuno, ma ormai siamo diventate amiche,» aggiunse scoccandole un’occhiata in tralice mentre ritornava con la bottiglia del suo miglior liquore, un rum di ottima annata che custodiva gelosamente. Lo poggiò sul tavolino e si sedette tra Gloria e Klaus, di fronte a Stefan che cominciò a versare il liquido scuro nei bicchieri, abbondando nel suo riempiendolo quasi sino all’orlo.
« Stefan, non mi presenti questa dolce figlia della terra? Sono in grado di percepire la sua energia, è una buona strega. Magari tra una decina d’anni potrebbe anche superarti, eh Gloria?»
« Forse. Ha un grande potenziale, ma non ha disciplina. Nessuno le ha insegnato nulla e certe volte tende ad esagerare,» la riprese quasi con dolcezza mentre Nicole chinava il capo, dandogliene atto.
« Comunque non dovresti aver bisogno della presentazione di Stefan, Klaus,» esclamò tornando a guardarlo negli occhi, quasi sfidandolo con le sue iridi color dell’oceano, venate di un grigio chiaro, plumbeo, che scuriva il suo cielo terso. Si portò un boccolo biondo, color del miele, dietro l’orecchio facendo rifulgere un lungo orecchino di diamanti. L’ibrido sciolse il sorriso e la guardò più attentamente, come per scorgere in lei qualcosa di familiare, non trovandola. Il suo sguardo, poi, si posò sull’anello e nuovo sorriso capitolò sulle sue labbra carnose, belle e perfette.
« Una Gilbert,» esclamò mefistofelico, enfatizzando le ultime lettere del suo cognome, facendola quasi tremare. Annuì senza accorgersene e incrociò per un attimo lo sguardo di Stefan che era divenuto più cupo, triste, spento.
« La Gilbert, mio caro,» puntualizzò Gloria. Nicole deglutì a vuoto poi si lasciò sfuggire una breve risata, forzata, priva di qualsivoglia forma di allegria, che sfiorava l’isteria di quella situazione assurda. Stavano mentendo ad un Originario, non un vampiro qualsiasi, il più crudele e malvagio, folle nella sua brama di potere e distruzione. Sapeva bene che Elena era al sicuro, a Mystic Falls, nella casa in cui era cresciuta e aveva ricevuto l’amore più grande, grazie a lui, al suo sacrificio e all’affetto di un padre che l’aveva sempre guardate da lontano per donar loro un’esistenza migliore, più felice e per nulla legata al meccanismo di morte che era la loro città. Le lacrime rischiarono di ottenebrarle lo sguardo, ma le spinse indietro, con forza e vigore. Pensare a lui era troppo gravoso, malinconico, intriso di quella nostalgia che era compagna della sua disavventura da quando aveva abbandonato la sua città natale. Era morto per salvarla, questo Nicole lo sapeva e lo accettava, seppur dentro di sé il cuore le si stringesse in una morsa tormentosa.
« Ci sono sempre state poche donne nella mia famiglia,» soggiunse atona prima di portarsi il bicchiere alle labbra e inghiottire un generoso sorso di rum. La gola le bruciò, ma le servì per ritrovare la sua compostezza dinanzi a quel particolare duo. Klaus perdurava nell’osservarla. Avrebbe voluto ucciderlo per tutto il male che aveva causato, ma non poteva. Doveva aspettare. Gloria era una delle poche a conoscere il modo per uccidere un Originario, distruggerlo per davvero, non farlo cadere in un torpore momentaneo.
« Sinceramente, non ho mai capito perché indossi quell’anello, Nicole,» affermò Stefan, con voce indecifrabile, che, come lei, si era appena ripreso da quel momento di sconforto. La giovane strega arrossì lievemente e posò lo sguardo carico di affetto e tenerezza sul cimelio della sua famiglia, uno dei tre tramandati da Jonathan Gilbert, « Non è efficace sugl’esseri soprannaturali, non ti riporterebbe in vita se ti dovesse accadere qualcosa.»
« Lo so, Stefan, ma questo gioiello è uno tra i pochi beni che mio padre mi ha lasciato e ora lui è morto. Comprendi che valore possa avere per me?» Il vampiro annuì e nel suo sguardo v’era una leggera richiesta di perdono. Nicole gli sorrise, poi Gloria e Klaus cominciarono a discorrere sull’incantesimo, una strega originaria e una certa Rebekah. Stefan, dopo aver terminato di gustare il suo alcolico, camminava per il locale, pensoso e meditabondo. Era strano aver trovato Nicole Gilbert proprio a Chicago, quasi un segno del Destino che lo voleva far ritornare ad Elena. Come se l’avesse mai abbandonata con la mente, rimuginò tra sé. Una foto, dietro il bancone, attirò la sua attenzione. La prese e sobbalzò nel riconoscere i due soggetti. Sembravano amici, fratelli, e Stefan non riusciva a capacitarsene.
« Che significa?»
I tre si volsero verso di lui all’unisono, attirati dalla sua voce sorpresa, esterrefatta. Mostrò la foto a Klaus, sconvolto da quell’inverosimile situazione che si era appena venuta a creare. Era tutto così confuso nella sua mente, aveva bisogno di una certezza e i suoi occhi saettarono subito verso la giovane strega, dispiaciuta e imbarazzata. Appena si accorse del suo sguardo, Nicole lo osservò, assottigliando il suo per comprendere quali pensieri stessero attraversando lo spirito del vampiro. In realtà, nulla risiedeva nella sua anima che trovò pace in quel breve, insignificante, contatto. I suoi occhi non erano quelli di Elena, dolci e accoglienti. Erano più freddi, distanti, ma al loro interno si celava una storia che nessuno mai aveva avuto l’onere di conoscere a parte lei. Stefan non ne sapeva che pochi dettagli, raccontatigli da Elena durante quei pochi momenti in cui aveva la forza di parlare di quella sorella perduta, scappata di casa a soli sedici anni per andare chissà dove. Non parlava mai del loro passato di bambine e, infatti, era stato Jeremy a dirgli che era stata proprio Elena a soffrire di più quando Nicole non era tornata a casa. Gli aveva solamente raccontato di lei e Tyler Lockwood, di come le aveva spezzato il cuore, e di John, di come fosse legata a lui, l’unica in verità nell’intera famiglia, a parte Grayson.
Avrebbe potuto guardarli per ore, secoli, senza stancarsi, ma non lo fece perché erano altri i compiti che lo attendevano. Si allontanarono in fretta, i due vampiri, entrambi in silenzio, Klaus con un ghigno sulle labbra e Stefan con le sopracciglia aggrottate, lasciando le streghe da sole.
« Questa non ci voleva,» esclamò Gloria quando seppe che erano ormai lontani.
« Perché è venuto qui? Non gli basta essere diventato un abominio in terra? Ora vuole anche crearne altri? No, Gloria, non possiamo permetterlo. La Natura si ribellerà dinanzi a questo scempio,» sbottò la più giovane, issandosi in piedi, incominciando a camminare per il locale, la mano tra i capelli.
« Cosa dovremmo fare, Nicole? È troppo forte. Possiamo sviarlo, certo, ma mai sconfiggerlo. È furbo. Dopo mille anni non si fida di nessuno e vuole troppo questi ibridi. Non lascerà nulla al caso e, se lo tradiamo, sai già quale sarà il nostro destino.»
« Ha ucciso mia sorella, dannazione,» urlò, lasciando che lacrime nere di mascara sciolto le rigassero le guance pallide. Un singhiozzo fuoruscì dalle sue labbra che tremarono per quel pianto nascente, « L’ha sacrificata su un altare di fuoco come una bestia da macello. Ha ucciso mia zia ed è stata la ragione per cui è morto mio padre. Non gli permetterò di fare ancora del male.» Gloria si era alzata e le aveva poggiato le mani sulle braccia per farla calmare, guardandola con i suoi grandi occhi scuri, pieni di saggezza e moderazione.
« Non puoi far nulla, Nicole, non da sola perlomeno. Adesso calmati,» aggiunse volgendo il capo verso l’entrata. Poche voci soffuse, allegre, giovanili, si stavano progressivamente avvicinando, « Se non vuoi servire ai tavoli, prenditi una pausa e continua a cercare tra i grimori, ma fa’ attenzione e ricordati delle mie parole,» le raccomandò, scrutandola con severità. La giovane annuì più volte, più per rassicurare se stessa che l’amica,  poi si liberò dalla sua presa e avanzò verso lo studio, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo sordo. Si lasciò cadere contro di essa e rimase sul pavimento gelido per pochi istanti, la mente governata da pensieri troppo martellanti e differenti per essere captati totalmente. Non avrebbe mai potuto sconfiggere Klaus da sola, questo era più che vero, ma aveva scorto un barlume di speranza quando aveva rivisto Stefan. I Salvatore. Suo padre gliene aveva parlato ampliamente, e anche Katherine, con toni diversi e diametralmente opposti. John li odiava per quello che provavano nei confronti di Elena perché avrebbero potuto farla soffrire a causa della loro natura, ma Katherine le aveva raccontano, a grandi linee, la loro storia. Certamente tutto ciò che la vampira diceva poteva essere creduto solo in piccola parte, però Nicole lo aveva fatto abbastanza da fidarsi di Stefan e sperava di non pentirsene. Si alzò, poggiandosi al muro dietro di lei, e si guardò intorno. I grimori antichi, alcuni anche secolari, custoditi gelosamente, come reliquie di santi pagani, da Gloria, erano sparsi sulla scrivania di noce al centro della piccola stanza quadrata illuminata dal bel tramonto di Chicago, unico e indescrivibile. Aveva cercato per tutta la mattina, rovistato per meglio dire, tra i tomi impolverati per cercare l’incantesimo, venendo, poi, scoperta da Gloria e rimproverata come una bambina. Arrossì lievemente e scosse il capo per quel pensiero, dandosi mentalmente della sciocca.  Non voleva tradire la fiducia di quella che era divenuta un’amica sincera e non l’avrebbe fatto. Cominciò a impilare i grimori per riporli nel perfetto ordine in cui li aveva trovati nella libreria oramai semivuota, cercando di non udire le voci oniriche delle streghe che li avevano scritti. Dopo che ebbe terminato, il Sole aveva lasciato il posto alla Luna nel terso cielo della terza più grande città americana. L’ibrido e Stefan dovevano essere tornati da Gloria con ciò che le serviva. Prese un respiro profondo e uscì a grandi passi dallo studio. Due uomini al bancone attirarono immediatamente il suo sguardo e inclinò il capo, sorpresa di trovare il secondo. Damon Salvatore era un mistero per lei. Pur sapendo che Katherine aveva un rapporto con entrambi, non aveva smesso di amarla per 145 anni, cercando un modo di salvarla senza sosta, poi si era innamorato di Elena, della sua sorellina così diversa dalla quella vampira crudele capace solo di distruggere. Aveva trasformato sua madre in una vampira, ma Elena continuava a volergli bene, come se fosse stato il suo migliore amico.
« Che posso dire? Amo il brivido.»
Nicole trattenne a stento un sorrisetto divertito dalla situazione paradossale, poi un’idea improvvisa le attraversò la mente. Stefan non era nel locale. Magari Elena poteva essere con lui, magari quello poteva essere un diversivo per permettere che i due innamorati si incontrassero nuovamente. Il cuore accelerò i propri battiti e un sorriso aperto, di autentica felicità, le si distese sulle labbra. Si precipitò verso l’uscita, poi verso il parcheggio. La vide subito. Bella nel suo corto abito viola fermato sotto il seno da un’elegante fascia nera, Elena era stretta nell’abbraccio vissuto con Stefan. Aveva gli occhi chiusi e sulle sue labbra brillava un piccolo sorriso, tenero, dolce, che le fece sorridere di rimando fino a quando non si accorse della siringa nella sua mano. Aggrottò le sopracciglia e schiuse le labbra, incredula ancor di più quando vide Stefan stringerle il polso con rabbia. Mosse un passo verso di loro per intervenire, ma si bloccò per ascoltare le sue parole intrise di una potenza distruttiva troppo forte per essere nata dal vampiro calmo di cui le avevano raccontato. 
« Quanto più chiaro posso essere? Non voglio tornare a casa!»
Puro dolore, non causato dalla pressione del vampiro, ma dalle sue parole, ottenebrò lo sguardo di Elena che si rivolse dinanzi a sé sino ad incontrare il suo.
« Nicole,» la chiamò, incerta, con voce tremante, totalmente dimentica di Stefan, del mondo circostante.
« Ciao, Elena,» mormorò la sorella con un sorriso timido, sfiorandosi l’avambraccio, per non portarsi le braccia al petto in posizione di difesa, e avanzando verso la coppia. Elena l’osservò attentamente. Aveva i capelli più corti che le arrivavano sulle spalle strette dello stesso colore della Luna sopra di loro, per il resto era come se la ricordava dall’ultima, spiacevole, volta in cui si erano incontrate, in occasione del funerale di John e Jenna, la mattina dopo il sacrificio. Non si erano scambiate una sola parola, ma si erano osservate a lungo, Elena troppo afflitta per avere la forza di accoglierla e Nicole non avente il desiderio di riprendere un bel niente tra di loro, « Non dovresti essere qui, lo sai,» aggiunse, sciogliendo il sorriso e volgendo il capo verso il bar, come per richiamarle alla memoria l’ibrido.
« Sono venuta per Stefan, per riportarlo a Mystic Falls, a casa,» esclamò con gli occhi velati di lacrime. La ragazza annuì, comprendendo quanto grande fosse il suo desiderio.
« Non voglio più vederti, Elena,» affermò Stefan collerico, imprimendo una potenza dirompente nelle due frasi successive, « Non voglio più stare con te. Voglio solo che tu te ne vada,» aggiunse ai limiti della malvagità prima volgerle le spalle e lasciarla lì, inerme e ferita. Nicole abbassò il capo per non vedere le sue lacrime sino a quando non sentì la portiera della macchina chiudersi di scatto con un tonfo che risuonò nel parcheggio silenzioso. Era sconvolta e avrebbe dovuto parlarle, consolarla per ciò che le era accaduto, in fondo erano pur sempre sorelle, ma una forza esterna la stava bloccando sul posto. Probabilmente Elena l’avrebbe mandata via se avesse cercato di avvicinarsi a lei, e a ragione. Era finiti i tempi in cui avevano un rapporto profondo. Udì dei passi per il parcheggio e volse il capo verso il vampiro dagli occhi di ghiaccio. Per quanto fosse assurdo quel pensiero, Nicole sentì che sua sorella era ormai al sicuro. Damon la guardò per un solo istante, non meravigliato di trovarla lì, poi avanzò verso l’auto. Nicole tornò dentro e incontrò subito lo sguardo di Gloria: tutto doveva ancora incominciare.

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Salve a tutte. Primo tentativo di scrivere una long fic su The vampire Diaries. Questa storia è stata al centro dei miei pensieri per settimane prima che decidessi di scriverla per davvero. È una Klaus/Nuovo personaggio, ovvero Nicole Gilbert, anche se non mancheranno le altre coppie, prevalentemente il mio nuovo OTP, la coppia più assurda del mondo, ma che mi ha colpito, Jeremy/Rebekah, poi il triangolo fatale Damon/Elena/Stefan, l’amato Forwood e altre.
Il personaggio di Nicole è particolare, non molto semplice da comprendere, anzi alle volte può risultare antipatico e incomprensibile, ma questo verrà spiegato più avanti. Somiglia moltissimo fisicamente a Taylor Momsen, Jenny Humphrey in Gossip Girl. Alcuni dialoghi, quelli in corsivo, sono ripresi dalla puntata. Spero che la storia possa piacervi perché a me piace davvero molto scriverla. Un saluto, alla prossima, almeisan_ 

  
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