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Autore: hurrem    15/04/2012    9 recensioni
Cosa è successo prima, durante e dopo l'arrivo di Bra? Nella mia storia ho immaginato una serie di vicende che coprono quest'arco di tempo. Da sempre accanita fan del pairing Bulma/Vegeta ho deciso di raccontare dal punto di vista di entrambi un particolare momento della loro vita che si colloca dopo la sconfitta di Majin Bu e che vede il sayan e la terrestre alle prese con dubbi, imprevisti e ricerca della felicità anche in tempo di pace. Spero vivamente di essere rimasta IC e vi prego... recensite! Il progetto è diviso in una quindicina di capitoli (non so quanto ci vorrà a inserirli tutti) ed ognuno di essi ha il titolo di una canzone che richiama la trama. Il rating è rosso ma le scene di sesso esplicito sono alquanto ridotte. Aggiornamento: ho diminuito il rating, non credo che serva il rosso.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note dell’autrice: Buona domenica a tutti!

Secondo capitolo di cui Vegeta è unico protagonista. Potreste notare delle contraddizioni al suo interno, in realtà non è così. Ho cercato di dare voce ai pensieri di Vegeta analizzandoli il meno possibile e me lo sono immaginato costantemente a convincersi di cose che non pensa veramente. Spero vi piaccia!

La canzone è quella famosissima dei Beatles, capirete a cosa si riferisce! Recensite, please!!!

 

 

 

CAP. 2    STRAWBERRY FIELDS FOREVER

 

Quando Vegeta smise di allenarsi il tramonto era ormai inoltrato e la poca luce rossastra rimasta gettava lunghe ombre su tutto il prato curato della Capsule Corporation. Trunks era passato a salutarlo dicendogli che andava a dormire da Goten e lui si apprestava a salire in casa per fare una doccia prima della cena.

Il suo sguardo venne attratto dalla rivista che Bulma aveva lasciato sul tavolino. Aveva sperato ardentemente di riuscire a dimenticarsene o quantomeno di riuscire ad ignorarla ma, dannazione, se non avesse dato nemmeno un’occhiata, il tarlo della curiosità l’avrebbe divorato per tutta la notte. Con aria indifferente si avvicinò al tavolo e poi, dopo aver controllato che nessuno lo stesse spiando, prese la rivista e la aprì maledicendosi perché, anche con il solo interessarsi ad sciocchezza simile, la dava vinta a lei.

Sfilò il biglietto e lo dispiegò. All’interno, nella sottile e appuntita grafia di Bulma c’erano solo due parole:

Pagina 34

Che diavolo significava? Era forse uno scherzo? Quella donna lo avrebbe davvero mandato al manicomio prima o poi. Sentendo crescere l’irritazione verso quell’insulsa perdita di tempo, appallottolò il foglio e lo gettò via.

Pagina 34… Doveva essere la pagina 34 della rivista quindi. Era l’unica spiegazione possibile. Sfogliando sgarbatamente le prime pagine in cerca della numerazione, si sentì un cretino. Stava lasciando che Bulma giocasse con lui in modo fastidiosamente simile a quando organizzava per Trunks quelle stupide cacce al tesoro.

Pagina 34, eccola. Nessun biglietto, nessun messaggio. Niente di niente. Vegeta stava già per incenerire il periodico quando lo sfiorò l’ipotesi che la risposta potesse trovarsi nell’articolo stesso. Diresse quindi lo sguardo sul titolo che troneggiava in cima alla pagina…

Quello che le donne vogliono

Seguiva un elenco numerato di cose con  accanto la spiegazione di altre sciocche galline terrestri che evidentemente condividevano con Bulma l’interesse per quelle ridicole letture. Evidentemente i terrestri erano più minorati di quanto pensasse, se ad una donna capace come Bulma in tutte le discipline tecniche e scientifiche interessava quella robaccia.

Ma cosa si aspettava quella donna? Che lui le procurasse tutta quella roba? Lesse distrattamente qualche punto a caso dell’elenco. La quantità di idiozie era impressionante.

Vorrei un corpo perfetto. Vorrei trovare il principe azzurro. Vorrei essere meno stupida. Sì, quest’ultimo sarebbe stato un regalo perfetto per Bulma, pensò malvagio.

Un momento. Uno dei punti era sottolineato. Ed era sottolineato con la penna verde che Bulma aveva rosicchiato per gran parte del pomeriggio.

Vorrei avere un altro figlio.

Vegeta si bloccò con la rivista in mano e dovette rileggere più volte quella riga prima di realizzare.

 Davvero?

 

 

Sotto la doccia Vegeta pensava a quanto quella rivelazione l’avesse sorpreso. Bulma non aveva mai lasciato intendere di volere un altro figlio, nemmeno quando quell’oca starnazzante di sua madre si era lamentata del fatto che Trunks chiedesse sempre come mai non poteva avere un fratello, come Goten. Adesso che ci pensava qualcuno le aveva chiesto se aveva intenzione di avere altri figli, ma lei aveva risposto che stava bene così. L’aveva sentita lui stesso.

Infatti stavano bene. Avevano trovato un loro equilibrio dopo il Cell Game e dopo gli eventi dell’anno precedente, beh… aveva persino permesso che, nella fase degli incubi su Majin Bu, Trunks invadesse il sacro spazio del suo letto. Cos’altro poteva pretendere, quella donna?

Inoltre Bulma era il tipo che si presentava a cose fatte, così fastidiosamente arrogante e testarda. Non gli aveva mai chiesto il permesso di fare nulla prima, ma del resto Vegeta aveva capito che vietarle qualcosa era un modo per assicurarsi che lei lo facesse al più presto. Un maledetto mulo, ecco cos’era. Quindi perché adesso stava rimettendo la cosa a lui? Non si era forse preoccupata sempre lei del contraccettivo?

Mentre l’acqua calda gli scorreva sui muscoli indolenziti con l’effetto di un balsamo ricostituente, Vegeta si sintonizzò sul conflitto interiore che ogni cosa riguardante Bulma gli generava.

 A tratti emergeva la sua parte più istintiva e ancestrale, quella che solo l’anno prima aveva fatto volontariamente esplodere durante la trasformazione operata da Babidy. Non era affar suo se la donna voleva un figlio. Poteva averne dieci per quanto lo riguardava, i marmocchi non gli interessavano. Anzi no, non poteva permettere che il suo prezioso sangue regale scorresse in altri insulsi mezzosangue. A che pro generare degli ibridi fannulloni e svogliati, inadatti alla stirpe di un guerriero come lui e probabilmente forniti di giganteschi, disarmanti occhi azzurri?

Maledizione, perché quell’immagine non lo disgustava come avrebbe dovuto? Ecco che subentrava quell’altra parte più destabilizzante di sé, quella più difficile da accettare e di cui si vergognava ancora, quella che aveva preso il sopravvento quando si era sacrificato per altri, quella che non riusciva a dominare quando Bulma la mattina riempiva la sua schiena di baci soffici e caldi e quando Trunks urlava entusiasta giocando nella neve.

Lui cosa desiderava? Per Trunks non era stato quel che si dice un padre perfetto, ma nonostante tutto quel ragazzino sembrava felice di averlo come padre. Con un altro figlio sarebbe stato diverso? Forse no, a patto che Bulma non si aspettasse da lui cose da volgare terrestre. Aveva più o meno capito di cosa avesse bisogno un lattante e non aveva nessuna intenzione di partecipare attivamente alla sua cura. Comunque Bulma non gli aveva chiesto mai niente nemmeno per Trunks, a parte passare un po’ di tempo con lui ogni tanto. E se quel marmocchio non gli fosse piaciuto? E se invece avesse contribuito ad addomesticarlo ancora di più?

Chissà per quale associazione mentale, da quando aveva cominciato a pensarci, gli tornava in mente la prima volta che aveva mangiato le fragole. Era primavera anche quella volta ed erano seduti su un prato con Trunks che cominciava a formulare le prime parole di senso compiuto. Bulma lo aveva costretto ad andare con lei, ricattandolo con una serie di migliorie alla Gravity Room.

Quel frutto aveva un profumo che gli piaceva. Gradevole. Ben presto aveva capito di associarlo al profumo dei capelli di Bulma o meglio, al profumo del suo shampoo. Sfortunatamente in un’altra occasione glielo aveva fatto notare e si era rivelato uno degli errori più grandi della sua vita, visto che da quel momento quella serpe ammaliatrice soleva farsi perdonare utilizzando le fragole in modi decisamente impudichi.

Sta di fatto che, durante quella giornata, Trunks si era impiastricciato dappertutto con quei frutti rossi e sugosi e ne aveva lasciato pezzi ovunque e su chiunque, persino su di lui che aveva cercato invano di sottrarsi alle sue mani disgustosamente sporche. Quel profumo gli era rimasto addosso e nelle narici tutto il giorno; una giornata intera in cui loro tre avevano avuto lo stesso odore.

Ed ora non riusciva a togliersi dalla testa l’immagine di Trunks che rideva felice, con le manine grassocce piene di fragole spappolate…

 

 

Vegeta uscì dalla doccia frizionandosi i capelli con l’asciugamano. Probabilmente lei lo stava aspettando per cena, dove lo avrebbe sommerso di chiacchiere inutili come sempre. Si avvicinò al comodino di Bulma, sopra al quale la donna teneva gli occhiali, i fazzoletti e una foto rubata di loro tre sulla spiaggia. Ne aprì il cassetto e non dovette frugare molto per trovare quello che cercava. La scatola era lì in superficie. Se la rigirò tra le mani e, riconoscendola come quella da cui lei prendeva le pillole tutte le sere, la schiacciò tra le dita e ne buttò i resti accartocciati nel cestino.

Lei avrebbe capito.

   
 
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