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Autore: Theredcrest    17/04/2012    1 recensioni
Anderville è una metropoli come tante altre nel mondo, e come tante altre dà ospitalità ad una quantità inimmaginabile di ospiti soprannaturali. Tra tutti, spicca la società dei Vampiri per il suo intenso bisogno di contatti e relazioni con gli umani e le altre creature presenti. Questa storia parla di Rachele, una vampira ventenne mai stata umana, e del suo percorso per diventare una "Madre" e ricoprire il ruolo più ambito di tutti.
Genere: Dark, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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SVEGLIA, SVEGLIA



«Sporcarsi dalla testa ai piedi bevendo è poco dignitoso, Rachele!» mi rimbrotterebbe mia Madre se potesse guardarmi adesso.
Di solito mi attengo rigidamente all'etichetta, specialmente in pubblico dove una simile volgarità varrebbe a dire non sono stata educata adeguatamente, ma per questa volta ho fatto un'eccezione uscendone... beh, sconfitta. Non che evitare di sbrodolarmi mi interessi particolarmente al momento, le dannate sacche di sangue sono difficili da addentare senza fare danni; penso solo a quando, più tardi, dovrò gettare i vestiti in lavatrice assieme alla biancheria di mamma prima di beccarmi una bella ramanzina. Detesto quando mi tratta da neonata solo perché noi dovremmo essere le ipotetiche regine della festa, sempre perfette, acconciate, sistemate e mai con un capello fuori posto.
Risalgo la scalinata quindici minuti più tardi, sfregandomi uno straccio bagnato sul mento e sulle braccia. Do solo un'occhiata veloce all'uomo ancora disteso sul tavolo, del tutto decisa a fare i miei comodi, così mi dirigo al divano e mi spoglio velocemente di tutto il superfluo. Guanti, stivali e mantello volano sul pavimento accanto al divano e per un momento ho la tentazione di gettare nel camino il vestito sporco: risparmierei sui lavaggi. Poi però mi ricordo che non è mio, e che se lo eliminassi mamma si potrebbe ricordare alla PERFEZIONE di cosa gli è sparito dall'armadio. Meglio non incattivirla, nel caso se ne accorgesse nel luogo sbagliato al momento sbagliato potrebbe andare su tutte le furie. Lo porto al piano di sopra, in lavanderia.
Ridiscendo in tuta, tranquillamente scalza. Mi dirigo dal belloccio e già che ci sono lo scuoto malamente. Niente, dorme ancora.
Mi chino a braccia conserte sul tavolo mentre rantola qualcosa del tipo "lasciami stare". Ridacchio, ho conosciuto fratelli che possono dormire in modo naturale e che si lamentano allo stesso modo, con le stesse mezze frasi quando vengono molestati. Sul serio, non ci crederete ma a me piace terribilmente molestare la gente.
Non è malaccio. Ho visto ragazzi più piacenti di lui dal momento la Madre preferisce i modelli muscolosi dei locali notturni agli uomini da strada, ma anche senza la tipica perfezione di quei Big Jim di plastica supergonfiati questo sembra avere i suoi lati positivi sotto il punto di vista fisico. Dev'essere uno sportivo, vedendo com'è messo a muscolatura, quindi dovrò prendere la mia dose di precauzioni.
Non resto a fare altre ipotesi campate in aria, non l'ho portato lì per dormire della grossa a spese mie e del mio riscaldamento. L'ho portato lì per farmi compagnia e volente o nolente, compagnia mi farà. Altrimenti peggio per lui.
Vado a prendere un coltello da cucina e recupero il telefono tornando al tavolo, pronta a svegliarlo e a chiamare la polizia nel caso mi trovi davanti qualcuno di violento. Capisco sembri strano vedere un vampiro che si difende con un utensile quando in realtà dovremmo avere tutti superforza e vista a raggi laser; diciamo solo che... io non sono brava quanto mia Madre ad usarla e rischio solo di combinare disastri. E poi non credo i soccorsi crederebbero ad un'aggressione trovandomi illesa accanto ad una testa spappolata.

Rifilo un calcione al tavolo, tenendomi a debita distanza. A parte spostarsi di qualche centimetro, l'ospite continua a ronfare e non si sveglia nemmeno quando alzo la voce chiamandolo "tizio", ma io non mi arrendo.
Sbuffando, allungo solo il braccio toccandolo appena con la punta del coltello, pronta a ritrarmi.
Niente.
Decido di ritentare allora, più decisa, pungendogli un braccio.
Ancora niente.
La terza volta i miei nervi iniziano a ballare la samba, quindi per pura stronzeria gli infilzo una chiappa come si deve. Stavolta, finalmente, Begli Occhi spalanca le palpebre e fa un salto da record sul posto, tanto da finire quasi ribaltato giù dal tavolo.
«AHIA!»
Io balzo all'indietro tenendo il coltello puntato in sua direzione, temendo chissà quale reazione, ma quello cade giù dal tavolo tirandosi dietro la coperta e fa il botto a terra, lamentandosi ancora. Il tempo di massaggiarsi il sedere e si accorge della mia presenza, ma solo perché parlo. Scommetto che crede ancora nel sesso debole, poveretto.
«Ho un telefono!»
Lo metto in mostra mentre quello si gira, sorpreso.
«E non ho paura di usarlo!»
In realtà la frase doveva essere "ho un coltello e non ho paura di usarlo", ma immagino chiamare le forze dell'ordine sia una minaccia peggiore per qualcuno che non vuole finire in galera per infrazione di proprietà e aggressione.
Lo sento tossire, dev'essere ancora stordito per il freddo. Balbetta qualcosa di rauco, poi si schiarisce la voce.
«Dove sono? Chi sei?»
«Non credo sia tu quello che deve farle, le domande.»
Improvvisamente mi sembra di essere stata catapultata in uno di quei film americani pieni di battute scadenti. Sicuramente, la mia lo era.
«Ma...»
«Zitto o chiamo la polizia!»
Inaspettatamente si zittisce, invece di recriminare, e mi guarda un po' più sveglio di prima. Alza le mani in segno di resa smettendo di massaggiarsi il punto in cui l'ho infilzato come un maiale allo spiedo, ma comunque non mi fido e continuo a tenere la punta della lama in sua direzione. E' il massimo che possa fare, la legislazione sulle armi qui è molto rigida e non è consentito tenere pistole senza licenza.
«Allora» cerco di sembrare una che sa quello che sta facendo. Lo ero fino a poco fa, ma non posso assicurare di esserlo ancora.
«Dimmi cosa ci facevi nella mia proprietà.»
«E tu dimmi perché sei sporca di sangue.» Deve averlo notato. In effetti, non mi sono pulita un granché bene, ma non intendo distrarmi.
«Non credere ti toglierò gli occhi di dosso per così poco.»
Deglutisce. Mi sta guardando, è preoccupato e la cosa mi disinteressa totalmente.
«Vuoi uccidermi?»
«No.»
«Però ho un coltello puntato alla gola!»
«La cosa ti preoccupa?»
«Tu cosa ne dici?»
All'improvviso fa un gesto stizzito, e balzo in avanti con l'arma, spaventata. Gliela punto al torace, non riuscirei mai a prendere la mira alla gola se mi afferrasse.
«Fermo!»
«Vacci piano, tesoro!»
«Non sono il tuo tesoro. E ora te lo ripeto, cosa ci facevi nella mia proprietà?»
«Non ci posso credere, ancora! Basta! La vuoi smettere?»
«Perché?»
«Perché sei fastidiosa!»
«Ti trovo nel bosco mezzo assiderato, ti porto a casa mia e poi sarei io quella fastidiosa?!»
Dieci minuti prima sei steso a terra, minacciato da una che sembra Dexter reincarnato in donna e dieci minuti dopo vieni a sapere che ti ha salvato da morte certa per non sai quale motivo. Lo shock dev'essere stato notevole considerando si è zittito, ma fossi in lui mi sarei già fatto un paio di domandine su come stanno le cose. Evidentemente è un po' tonto, e ho l'impressione non sia nemmeno così pericoloso.
«Ti faccio paura?»
«Perché, do questa impressione?» Lo sfotto goffamente, ma il braccio destro non smette di tremarmi. Devo proprio sembrare una D.I.D., Donzella In Difficoltà, perché il momento dopo allunga una mano e io mi ritraggo. Ma come si permette?
«Non toccarmi!» Torno alla carica con l'arma e stavolta è lui a ritrarsi.
«Va bene, va bene! Ma smettila di agitarmi quel coso in faccia.»
«E chi mi assicura tu sia innocuo, se smetto?»
«Ma mi hai guardato?! Sono senza vestiti, disarmato!»
«Credo ci vogliano più dei vestiti per ridarti la dignità, e poi potresti... lasciamo perdere.» Finalmente mi convinco è abbastanza innocuo, e decido di togliergli l'arma da sotto il naso con un sospiro.
«Va bene, mettiti almeno la coperta addosso, ma prova a toccarmi e io chiamo.»
«Sai, grazie mille per l'offerta ma non credo di voler finire in Centrale» risponde sarcastico. Ancora un po' di questa 'simpatia' e potrei finire per cambiare idea sulla cena.




Note dell'autore
Ecco il terzo capitolo! Spero vi sia piaciuto, come vedete è un po' più corposo degli altri grazie ai dialoghi, altrimenti col cavolo che sarebbe così lungo xD e se ne prospettano molti altri belli rimpolpati, in futuro! Passando al resto, come sempre spero di ricevere dei commenti, lo so la storia ha appena iniziato ad ingranare ed è poco interessante... purtroppo non sono una grande esperta T_T A presto col prossimo capitolo, un saluto!
  
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