2_secondo capitolo
Naruto rimase a fissare la schiena ampia e forte di Sasuke,
sulla quale torneggiava il simbolo di famiglia, che, dato il suo incedere
cadenzato, si allontanava lentamente.
Classe…stile…
Null’altro.
Forse una lieve vibrazione di pericolo…
Ma queste tre semplici cose, unite al suo aspetto magnetico,
lo rendevano completamente, totalmente, irresistibile.
Le lunghe dita candide e affusolate di strinsero attorno
alla rientranza del legno che costituiva l’intelaiatura per la carta di riso, e
lo fece scorrere con un movimento sinuoso.
Del tutto intenzionato ad uscire, se non fosse stato che
qualcuno parato di fronte a lui glielo impedì.
Naruto trattenne il respiro.
Una sensazione forte, fortissima, di pericolo, che gli
stritolò la bocca dello stomaco, nel momento in cui i suoi profondi occhi
azzurri si posarono sul rosso intenso come sangue arterioso che caratterizzava
quelli dell’altro.
Imponente, con un’aria di giustificata superiorità (leggasi:
so’ figo solo io NdHiei&A), incombeva sul moro dall’alto dei suoi quindici
centimetri in più.
Faceva evidentemente parte del clan, vista non solo la sua
straordinaria somiglianza con Sasuke, ma anche il fatto che portasse il loro
classico kimono nero.
Affascinante, sensuale, attraente, col torace quasi
totalmente scoperto, poiché la stoffa era libera di ricadere al lato delle
spalle.
Il biondo era incapace di staccargli gli occhi di dosso, e
lo stesso accadeva all’altro, il quale, però, si soffermava molto di più, per
non dire un po’ troppo, sul collo dall’aspetto morbido e caldo, sotto cui
poteva quasi sentire il sangue che pulsava ritmicamente, portando ossigeno e
nutrimento alle cellule.
Una zaffata di vita…non solo per il suo proprietario…
Si leccò voluttuosamente le labbra, e avrebbe volentieri
continuato a fissarlo, se non fosse che l’astio che sentiva trasparire dagli
occhi scuri di colui che aveva di fronte si era fatto talmente persistente da
non essere più ignorabile.
Sasuke, difatti, continuava insistentemente a guardarlo, con
una muta richiesta imperativa, che non avrebbe accettato un “no” come risposta:
“la vuoi finire?!”.
Un live sorriso sufficientemente bastardo inarcò le labbra
carnose.
«otooto…» cominciò.
« hanase, nii-san» (dimmi, fratello) sibilò lui con evidente
ostilità per colui che aveva osato fissare per troppo tempo quella che lui
considerava una sua esclusiva proprietà.
« Chi è quel ragazzino, otooto?» domandò, decisamente
interessato.
«questi non sono fatti che ti riguardano, fratello» sbottò
seccamente «piuttosto…dov’è nostro padre? Avrei bisogno di parlargli…»
« a che pro?» tentò d’informarsi.
Il rifiuto della confidenza fu però tanto secco quanto
immediato «nemmeno questi sono affari che ti riguardano…»
Questi sbuffò «nostro padre sta ancora dormendo. Appunto per
questo, dì a me, che penso i-…»
«chi è che sta ancora dormendo, Itachi?»
una voce aspra e roca alle sue spalle fece trasalire il
maggiore, tarpando ogni sua baldanza nei confronti del fratello, per poi farlo
voltare quasi atterrito.
« To-too-sama…»
«in persona» rispose lui seccamente, per poi posare lo
sguardo sul suo secondogenito «mi cercavi, Sasuke?».
Il ragazzo piegò reverenzialmente la schiena, in un assai
rispettoso inchino rivolto al genitore.
« Sì, padre mio. Avevo l’ardire di voler conferire con la
vostra persona».
Lo sguardo affilato dell’uomo si spostò dal figlio minore al
ragazzino biondo che osservava la scena con i grandi occhi azzurri sgranati,
cominciando ad intuire quale potesse essere l’argomento.
« Va bene, figlio mio. Siediti, e parliamo con calma».
Sasuke eseguì, inginocchiandosi al fianco di Naruto, il
quale si spostò lievemente cosicché le loro spalle si sfiorassero leggermente.
Il capofamiglia, nel frattempo, si era accomodato su un
cuscino all’estremità opposta dello tsuge (tavolino basso giapponese,
altrimenti detto tsukue!NdA), per poi voltarsi freddamente verso il primogenito
che aveva osato mancargli di rispetto.
Molte cose lo irritavano, ma poche riuscivano a stimolare la
prima scintilla della sua ira, ed una di queste era l’arroganza da parte dei
suoi figli, che lui e sua moglie avevano diligentemente educato affinché
fossero una perla di perfezione in mezzo ad un mucchio di pietre informi.
E quell’atteggiamento da parte di Itachi lo aveva
decisamente indisposto nei suoi confronti.
«Lasciaci, Itachi» sibilò quasi «ritirati nelle tue stanze e
restavi. Quando avrò finito con Sasuke, mi recherò da te».
Il giovane deglutì come se gli fosse stata fatta la peggiore
delle minacce esistenti al mondo, poi chinò la testa, inchinandosi, e sparì
dietro lo shoji.
«E ora, Sasuke…» lo invitò con un cenno della mano ad
esporgli la questione.
« Padre, lui è Naruto Uzumaki» cominciò.
L’uomo si dispose benevolo quando vide il ragazzino che,
sempre tacendo, s’inchinava, riconoscendo in modo indiscusso la sua autorità.
« Un essere umano adolescente…» constatò sottovoce.
« Sì, padre. È il mio donatore, ed è proprio per questo che
mi rivolgo a voi» disse Sasuke, stringendo lievemente, sotto lo tsuge, la
piccola mano morbida e calda di Naruto tra le sue dita gelide, avendo la
certezza di non essere visto.
« Cosa desideri che io faccia per te? Non mi chiedi mai
molto, dunque ti accontenterò ben volentieri, se sarà in mio potere ciò che tu
mi chiederai»
« Non riesco ad immaginare qualcosa che non sia in vostro
potere, padre» mormorò il moro.
L’uomo sorrise a quella piccola forma di adulazione, priva
di ipocrisia poiché fermamente sentita.
« In ogni caso, vorrei chiedervi di scortare Naruto altrove,
in un luogo più sicuro di questa città, in cui voi sapete bene quale sia la
situazione…»
« Sì…purtroppo lo so fin troppo bene…»
« appunto per questo dovreste facilmente capire la mia
preoccupazione per lui» proseguì « Adoro il suo sangue, padre, e non sopporterei
di doverne fare a meno per colpa di qualche infimo demone minore dal quale lui,
con tutto l’impegno, non è e non sarà mai in grado di difendersi!».
Al padre non sfuggì come il figlio si stesse infervorando a
quella prospettiva funesta, evidentemente irritante solo da immaginare.
Doveva piacergli proprio molto il gusto della linfa vitale
di quello…
« Non sapevo che ti piacessero le cose dolci, Sasuke.
Pensavo ti dessero la nausea…»
« Non mi piacciono, infatti, i sapori melassi da ragazzine
isteriche (ogni riferimento a fatti o personaggi reali e con capelli rosa
shoking è puramente voluto!XDndA). Lui è tutta un’altra cosa»
liquidò rapidamente la questione.
L’uomo si alzò in piedi, sovrastando i due ragazzi, che
furono costretti ad alzare la testa.
« E va bene, figliolo. Questa stessa notte il tuo donatore
partirà alla volta di Skià (ombra, in greco!ndA&hiei), che è a circa tre
ore di viaggio da qui, Nuxpolìs (“città della notte” in greco!NdA&H).
Rimarrà lì, protetto da alcuni dei nostri, fino alla fine dei tumulti»
sentenziò, con somma gioia di entrambi « Posso affidargli una scorta o, se lo
preferisci, puoi accompagnarlo tu stesso, visto che gli sei così attaccato; a
patto, però, che tu sia di ritorno la notte di domani» disse.
« Preferisco la seconda opzione, grazie mille».
S’inchinò fino a terra, posando la fronte sulle mani
adagiate sul tatami, imitato così celermente da Naruto che il loro movimento fu
quasi contemporaneo.
Il capofamiglia sorrise nuovamente, aspettando che il biondo
si rialzasse per prendergli il volto morbido tra le dita ghiacciate. Quello
rabbrividì lievemente, ma non si scostò.
« Mi piace, figliolo. L’hai scelto decisamente bene. E’
molto ubbidiente e rispettoso, ma nei suoi occhi vedo anche l’autonomia. Un donatore
perfetto, bravo»
Sasuke apparve lusingato dal complimento.
« Può rimanere tranquillamente qui, in attesa della
partenza. Passa un buon resto di serata, figlio mio».
«buona serata anche a voi, padre»
Con quest’augurio, l’uomo sparì dietro la porta scorrevole,
diretto in camera del figlio maggiore.
Appena il legno batté contro la fine del canale di
scorrimento, lasciandoli soli, Naruto di voltò verso Sasuke, con un sorriso
luminoso che gli si apriva sul volto.
Così come la fredda luna bianca brilla solo grazie ai raggi
riflessi dell’opposto sole, così un leggero inarcarsi di labbra pallide fu il
massimo con cui Sasuke riuscì a rispondere alla splendida e calorosa
espressione che arricciava graziosamente il bel volto di Naruto.
Con lentezza, il moro allungò una mano bianca e affusolata
per passarla poi tra i capelli color grano dell’altro, che vi si strusciò
contro, soddisfatto.
« Vieni con me» sussurrò Sasuke alzandosi, seguito da
Naruto, e uscendo dalla stanza.
« Dove mi porti?» gli chiese, trotterellandogli al fianco.
« Seguimi, e lo scoprirai» rispose criptico Sasuke, con un
sorrisino.
Lo condusse imperterrito per alcuni lunghi corridoi, mentre
l’altro lo seguiva guardando a terra, quasi ipnotizzato dai riflessi del
parquet, fin quando il moro non si fermò di botto, e lui non andò a sbattere
con la fronte sulla sua schiena.
Con un « Ite!» cadde seduto, facendo voltare l’Uchiha, il
quale gli mostrò uno sguardo così buffo, tra lo stupito e lo sconvolto, che il
biondo non poté fare a meno di ridere.
Sasuke ridacchiò a sua volta, trovando la situazione
alquanto paradossale, per poi porgergli una mano e aiutarlo a rialzarsi.
« Ma che combini?» chiese con un lieve sorriso, osservando
il ragazzo che ancora rideva, brillando quasi di luce propria nella penombra
che invadeva la casa, senza accennare a voler lasciare quella mano fredda, la
quale, a sua volta, strinse la sua di buon grado.
« Comunque, siamo arrivati!» così dicendo, con un cenno
della testa, gli indicò uno shoji aperto che dava su una porzione laterale del
grande giardino.
Sasuke si lasciò scivolare aggraziatamente, prima sulle
ginocchia, per poi far pendere le gambe al di fuori, sfruttando il lieve salto
tra il pavimento della casa, sopraelevata, rispetto al terreno sottostante.
Naruto lo seguì poco dopo, titubando lievemente, indeciso se
soddisfare o meno il desiderio di appoggiare la testa sulla sua spalla, finché
non fu lui stesso ad afferrargli dolcemente un lato della testa e a sistemarlo.
«Se lo vuoi fare…fallo e basta» lo rimproverò bonariamente
«ma non farti tutti questi problemi»
Il biondo sorrise sereno, strusciandosi lievemente su di
lui, e dilettandosi nel provare e riprovare la piacevole sensazione della seta
pregiata che gli scorreva sulla pelle.
All’Uchiha venne quasi un istintivo attacco di tenerezza
verso quella creaturina innocente e fiduciosa che, pur conoscendo alla
perfezione la sua natura demoniaca, vi soprassedeva tranquillamente.
«Ti piace questo posto?» gli chiese «è uno dei miei
preferiti in tutta la casa dopo il tetto…»
«Sì! È molto bello!» esclamò, ritratto della sincerità «
perché non mi porti sul tetto?» soggiunse poi.
« Perché è pericoloso, e ti fai male» rispose,
semplicemente.
« Non è vero!» protestò, gonfiando le guance in un buffo
tentativo di manifestare la sua stizza.
Sasuke sospirò, per evitare di sghignazzare, per poi
prenderlo sotto il mento, in un modo molto simile a quello usato da suo padre
poco prima « Naruto…»
Il ragazzo sbatté le palpebre sui begl’occhi, sorpreso da
quell’improvvisa vicinanza.
« …ho appena ottenuto la tua salvezza… non far sì che ti
perda solo per un capriccio…»
Naruto arrossì, con gli occhi umidi dall’aver sentito parole
del genere pronunciate da quella voce profonda che non pareva ne sarebbe mai
stata capace.
Annuì mestamente, con lo sguardo basso, per poi sporgere
titubante le mani allungate, chiedendo silenziosamente un abbraccio, così da
tentare di placare almeno un minimo quell’enorme agitazione che si sentiva
dentro a causa di quel futuro a tal punto incerto.
Richiesta che fu soddisfatta senza che espressioni
particolare solcassero il viso dell’altro, il quale si limitò ad avvolgergli le
spalle con le braccia forti, portandoselo sul petto ormai da tempo incapace di
emanare calore.
Si sciolsero poco dopo, con un sorriso di dispiacere del
biondo, che si lasciò scivolare con la testa sulle sue ginocchia.
« Che c’è?» gli chiese il moro, perplesso.
«Ho sonno, Sasuke…» pigolò voltandosi di lato e chiudendo
gli occhi con un sospiro profondo.
Sasuke scorse con gli occhi sui bei tratti rilassati,
passando dolcemente con una nocca sulla guancia, e dispiacendosi alquanto
quando egli rabbrividì per il freddo improvviso, accoccolandosi di più tra la
stoffa del kimono per riflesso.
Improvvisamente, le pupille gli si dilatarono, come un cerchio
nero sull’iride d’un tratto diventata rossa.
Il respiro accelerava, di pari passo con l’adrenalina che
entrava in circolo nel corpo.
Appena la bocca dalle labbra pallide si socchiuse per
prendere aria, i canini affilati ne approfittarono per allungarsi con uno
scricchiolio delle mascelle.
La figura di Naruto si rifletteva in tutta la sua innocenza
nei suoi occhi, fissi su di lui, e la stretta allo stomaco così tremendamente
simile all’eccitazione aumentava.
Il palpito regolare del cuore dormiente gli rintronava nelle
orecchie come tamburi d’incitamento prima di una battaglia, spingendolo ad
avvicinarsi al suo collo vellutato.
Ma quando le lunghe dita si accostarono alla maglia per
rendere più agevole l’approccio al collo, il contatto gelido sulla pelle tanto
calda portò la designata vittima a destarsi di scatto.
I grandi occhi chiari come il paradiso si sgranarono per la
sorpresa mista al terrore di trovarsi il compagno in quello stato così di
colpo.
L’incontro con quell’azzurro così intenso parve riscuotere
Sasuke dalla dominazione del puro istinto.
Si ritirò, affannato ed ansimante di desiderio, posandosi
una mano sul volto a coprire gli occhi.
« Scu…scusami…»
Naruto si tirò a sedere, guardando il moro che tentava di
asciugare le stille di sudore che lente traspiravano dai pori della pelle
candida sulla fronte, con il petto che si alzava e si abbassava velocemente.
Il biondo appariva combattuto.
Sapeva cosa voleva l’Uchiha, ed era già accaduto altre
volte.
Per lui, l’avrebbe fatto ancora, ma non riusciva a non aver
paura del dolore…ne aveva così tanta paura che sentiva le viscere
stritolarglisi al solo pensiero.
Deglutì, chiudendo gli occhi, e quando li riaprì, il suo
sguardo era fermo.
« Sasuke…» al suo richiamo, le iridi ancora scarlatte si
posarono su di lui, che stava slacciando lentamente il fiocco della cordicella
che teneva stretto il collo della maglia.
Vi mise due dita all’interno, allargandola, scoprendosi
tutta la gola e l’attaccatura delle spalle.
Gli occhi rubino di Sasuke vi scorsero sopra quasi famelici,
sempre più fissi man mano che il biondo si avvicinava verso di lui.
Aprì le braccia in un sensuale invito, e il biondo vi si
accoccolò dentro, aggrappandosi alla sua schiena, e inclinando a testa, per
posarla sulla sua spalla.
Trattenne il respiro quando, carezzandolo, il moro cominciò
a leccargli la base del collo.
Un mugugno soddisfatto quando lui lo strinse di più a sé, in
un lento ed eccitante preludio.
Infine, la bella bocca si aprì, facendo affondare in un movimento
fluido i canini in corrispondenza della vena.
« nhg…nhaaa…» i gemiti di dolore di Naruto, aggrappato
saldamente alla sua schiena e con le mani serrate sulla stoffa, non facevano
che aumentare il suo piacere.
Tirò un lungo sospiro di beatitudine, mentre cominciava a
succhiare quel sangue caldo che poteva eleggere, senza ombra di dubbio, come il
suo preferito.
Il calore si propagava lungo tutto il suo corpo, dandogli la
sensazione di benessere più grande del modo, che lo spinse a serrare più forte
le braccia sui fianchi morbidi di Naruto.
Questi, dal canto suo, gemeva piano dell’orecchio
dell’altro, mentre stringeva allo spasmo la seta tra le dita.
Gli occhi socchiusi, vacui, a cui si andava ad aggiungere il
respiro caldo, frammentario e quasi febbricitante.
Faceva male…Dio, se faceva male…ma al contempo, quel dolore
aveva anche un che di piacevole, se abbinato al pensiero che quella era
l’unione più profonda che potesse avere col ragazzo.
Sé stesso…dentro di lui…che gli scorreva dentro…una parte di
sé, che ormai gli apparteneva…
I suoi occhi dalla visuale sfocata dal velo di lacrime
incrociarono una figura mezza nascosta dietro la porta scorrevole, che ricambiò
il suo sguardo, quasi con complicità, con un sorriso dolce sul volto.
«aaahhn…» la sua bocca si aprì in un gemito più prolungato,
mentre Sasuke inglobava un altro battito del suo cuore.
La figura continuava a sorridere, sia a lui che al vampiro,
come a voler dire che conosceva bene quella situazione.
Infine, proprio mentre il moro si decideva, con sforzo
immane, a staccarsi da lui, onde evitare di ucciderlo, essa si eclissò.
Naruto voltò gli occhi liquidi a guardarlo mentre si leccava
le labbra dal liquido carminio, in modo assai voluttuoso, e le sue iridi
tornavano nere.
Gli sorrise stancamente, mentre lui gli baciava la fronte e
lo lasciava cadere addormentato sulla sua spalla, ancora avvinghiato a lui, con
un ultimo piccolo gemito.
…continua…