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Autore: Moco Foco    18/04/2012    1 recensioni
Una storia ambientata in Italia nel 2036 sugli zombie dopo una catastrofe
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non so' quanto tempo passo', ma quando mi risvegliaimi sentii disorientata. La stanza puzzava, le finestre erano barricate, c'erano fili e schermi attorno a me e non riuscivo a capire cosa stesse succendendo. La mia prima reazione fu di togliere gli aghi conficcati nelle mie braccia magre e deboli. Era tutto buio, ma quando i miei occhi si adattarono, riusci a capire dove mi trovavo. Ero nel laboratoio di mio padre, ma lui non c'era. Il muro era di un colore verdastro e c'erano delle macchie piu' scure che mi sembravano rosse ovunque. Per terra c'era una pozzanghera di un liquido scuro. Non capivo che cos'era. Mi avvicinai lentamente cercando di non cadere. Mi faceva male la testa. Quando ero abbastanza vicina alla "pozzanghera" mi accorsi che vicina ad essa c'era una gabbia ricoperta da un lenzuolo nero e bianco. Da quella gabbia potevo sentire dei rumori strani. Per vedere meglio accesi la luce. Mi accieco' per circa 3 secondi. Il muro verdastro era ricoperto di sangue e il pavimento pure. Il mio stomaco stava per cedere. Tolsi il lenzuolo che copriva la gabbia misteriosa e vidi una persona. Mi guardava attentamente, mentre saliva cadeva dalle sue labbra bianche e secche. Dalle sue braccia si potevano vedere benissimo le vene, gli occhi erano un rosso fuoco e mi scrutavano attentamente. Il corpo era completamente ricoperto di sangue e sul collo aveva una ferita dalla quale non usciva alcun liquido anche se era recente e molto profonda. Incuriosita, ma allo stesso tempo disgustata da quella "cosa" davanti a me, feci un passo in avanti. Fece uno scatto veloce verso di me, afferrandomi con le sue dita lunghe e sudice. Urlai a squarciagola, mentre le braccie di quell'essere mi avvicinavano sempre di piu' alla sua bocca. A quel punto, la porta si apri e vidi mio padre. Prese una pistola, non so da dove, e sparo' alla strana creatura davanti a me. Il botto mi spavento', ma subito dopo ero libera. Mio padre mi strinse fra le sue braccia muscolose. Ero disorientata e non capivo cosa stesse succendendo. Mille domande uscirono dalla mia bocca piu' veloci della luce. Mio papa' mi zitti e mi porto' subito al piano superiore senza lasciandomi. Mia madre era li. I suoi capelli biondi erano sciolti e le sue gambe magre mi facevano ridere. Corse verso di me e anche lei mi abbraccio' forte fra le sue braccia morbide e profumate di fresia. Anche in questa stanza, il salotto, le finestre erano sigillate con pezzi di legno e la porta era tutta ricoperta di travi inchiodate. A quel punto, mi guardarono e mi spiegarono tutto.
  
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