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Autore: almeisan_    19/04/2012    1 recensioni
E se Elena Gilbert, l’ultima doppelgänger Petrova, stretta in un triangolo fatale, avesse una sorella gemella, totalmente dissimile da lei? E se questa sorella, Nicole, fuggita da Mystic Falls anni prima e di cui non si hanno più notizie, fosse una strega discendente da una delle più importanti dinastie di Salem? E se Klaus, l’ibrido invincibile, proprio per questo cercasse il suo appoggio?
Questa storia si ambienta nella terza stagione, per cui ci sono spoiler per chi dovesse ancora vederle, dall’episodio 3x03 e ha come protagonisti prevalentemente la famiglia Gilbert e quella degli Originari, come sfondo la cittadina di Mystic Falls attraversata dalle morti e dagli scontri soprannaturali e i suoi abitanti.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo 4
Into a gory gym

Quando Nicole, seduta al fianco di Klaus intento a guidare il camion,  intravide l’imponente struttura della scuola superiore di Mystic Falls, sospirò e trattenne il fiato un secondo dopo. Si scostò un boccolo biondo dalla fronte e sentì Klaus sogghignare. Non rispose alla sua provocazione. Avrebbe peggiorato solamente una situazione che già di per sé non era delle più felici. La felicità, e la serenità, dello shopping di quella mattina  era totalmente scomparsa e aveva lasciato spazio a un senso di attesa incredibilmente sgradevole, irritante persino. Era possibile scorgere un’aula illuminata al primo piano dell’edificio, segno che gli studenti che si accingevano a compiere l’ultimo anno erano intenti a organizzare degli scherzi ai danni dei professori, allegri e inconsapevoli di ciò che stava per accadere.
« È abbastanza irritate ascoltare questa tipologia di pensieri, Nicole,» esclamò Klaus facendole ricordare che la sua mente poteva essere violata dall’ibrido. Appoggiò il capo alla testiera del sedile e chiuse gli occhi, lasciandosi rinfrescare dalla brezza che soffiava dal finestrino abbassato, « Così va meglio,» continuò parcheggiando velocemente per poi discendere, « Dolcezza,» la chiamò quando non le vide fare lo stesso. Nicole aprì gli occhi e lo seguì, sbattendo la portiera con forza, con un tonfo fragoroso, dietro di sé. Vide la chioma bionda di Rebekah avanzare verso suo fratello e notò che Stefan era ancora svenuto. Si sporse e gli carezzò il capo con dolcezza, sorridendo mestamente per la sua sorte. Era certa che Klaus aveva infierito su di lui per tutto il pomeriggio e la sua risata crudele ne fu la conferma. Posò tra i suoi capelli morbidi un lieve bacio amichevole e si allontanò da lui per raggiungere i fratelli poco distanti.  Rebekah aveva le spalle poggiate sulla superficie gelida della parete del camion mentre Klaus le stava di fronte con le braccia conserte, la maglietta che aderiva perfettamente ai muscoli dei pettorali ben scolpiti. L’ibrido le rivolse un sorriso malandrino e Nicole scosse il capo. Era frustrante che qualcuno potesse leggerle le mente, anche se per poco tempo. Sperò che riuscisse a smaltire il suo sangue il prima possibile.
« Cos’hai intenzione di fare?» gli domandò atona, poggiando il fianco destro sul camion e avvolgendosi tra le braccia per non percepire il gelo di quella sera, così inusuale per la stagione, che sembrava preannunciare una tragedia imminente.
« Capire il motivo per cui non riesco a creare i miei ibridi. Gloria mi ha detto che dovrei contattare la strega originaria, ma devi sapere che è un po’ morta,» bisbigliò come se fosse un segreto prima di sorridere e avvicinarsi pericolosamente a lei. Non sobbalzò nemmeno. Si era ormai abituata a quegli strani, bizzarri, cambiamenti d’umore, « Quindi, tesoro,» continuò sfiorandole il mento con la punta dei polpastrelli della mano destra sino ad arrivare alle labbra, « Dovrai aiutarmi tu,» concluse con un sorriso appena accennato. Gli occhi rifulgevano come zaffiri nella notte buia e Nicole li osservò assorta. V’era una vena di follia in quello sguardo, ma, se si guardava più in profondità, si poteva scorgere una vitalità degna di un bambino curioso che avrebbe voluto afferrare le stelle solamente con la forza del pensiero. V’era troppo in quegl’occhi. Un’eternità vissuta al meglio delle proprie capacità, un agglomerato di sentimenti e sensazioni differenti e confuse, ma energiche, vivide, autentiche. Nicole scosse il capo, non era il momento di lasciarsi trasportare dalla sua magia che le mostrava l’anima, l’estrema essenza, di chi aveva dinanzi a sé.
« Poi lascerai in pace Mystic Falls?» chiese con la voce arrochita, come se non l’avesse utilizzata da un tempo incalcolabile. Klaus sbatté le palpebre, provocatorio e avvenente.
« Se avrò ciò che voglio, sì,» confermò atono, lasciando intorno a sé l’alone del dubbio, non dando alcun tipo di certezza. Si allontanò e allargò il sorriso, facendolo divenire diabolico, pericoloso, micidiale. Le porse gentilmente la mano, come un cavaliere di altri tempi, « Andiamo, cara. Ci attende una lunga notte,» affermò. Nicole volse lo sguardo a Rebekah perché aveva percepito il suono dei tacchi dei suoi stivali. Stava per rientrare nel camion e la giovane strega l’osservò con le sopracciglia aggrottate in un’espressione confusa.
« Non vieni con noi?» le domandò incerta. L’Originale scosse il capo e sorrise.
« Aspetterò che il Bell’Addormentato si desti dal suo sonno perpetuo per comunicargli la felice notizia,» esclamò con un sorriso sornione disteso sulle sue labbra piene. Klaus rise leggermente, lasciando che la sua allegria risuonasse nella mente di Nicole come il suono delle onde oceaniche intente ad infrangersi contro una scogliera. L’ibrido la prese per i fianchi e la condusse all’interno della scuola, non volendo attendere oltre. Sapendo che sarebbe stato abbastanza inutile, patetico, tentare di opporsi, la strega si lasciò trasportare, abbandonandosi a lui, troppo immersa in pensieri confusi. Voleva rivederli. Il dolce Matt, il suo migliore amico, sempre solare e capace di risanare ogni ferita con uno dei suoi sorrisi, l’essenza dell’umanità più estrema. La sincera Bonnie, una delle persone a cui aveva sempre tenuto di più, nonostante fossero legate da un’amicizia meno stretta rispetto a quella tra lei ed Elena, libera, ma non eccessiva e trasgressiva, matura per la sua età molto più di lei e Caroline. L’allegra Caroline. La sua migliore amica, la ragazza con cui aveva scherzato di più in tutta la sua vita, con cui era cresciuta, con cui aveva avuto i dialoghi più bizzarri e, certe volte, soprattutto quando riuscivano ad aggirare gli sguardi di Elena, Bonnie e dei propri familiari, più ubriachi. La vampira che era diventata tale per colpa del piano di Katherine. Non l’avrebbe mai perdonata per quello, no. Caroline non lo meritava, avrebbe dovuto vivere un’esistenza felice e piena di gioie, con accanto un marito che l’amasse per ciò che era e dei bambini con la sua stessa anima indomita e amichevole. Invece aveva trovato Tyler. Fermò il flusso dei suoi pensieri nel riguardare i suoi occhi scuri, meravigliosamente profondi se si arginava la superficiale vanità del giocatore di football. Il battito cardiaco le si accelerò. Klaus l’aveva finalmente lasciata dinanzi a una porta che non era più in grado di ricordare, non in quel momento, non mentre rimembrava il ragazzo che aveva amato tanto, troppo. Era in grado di sentire nuovamente la sua voce. Stava parlando di fare uno scherzo a qualcuno. Trattenne il fiato e scosse il capo, tornando a guardare Klaus che le stava sorridendo sornione, furbo. Arrossì inconsapevolmente.
« Fuori dalla mia mente,» sibilò irritata, gli occhi dardeggianti e assottigliati.
« Non è colpa mia, tesoro, se i tuoi pensieri sono talmente fragorosi da impedirmi di bloccare il contatto,» affermò mellifluo. Vide l’ombra di sua sorella avanzare verso la porta e Klaus si avvicinò a essa. Non pensava che il cuore potesse batterle così rumorosamente, pompando sangue con una velocità indescrivibile, percuotendole la mente provata, stanca. Avrebbe voluto fuggire e fu quello che fece. Klaus non se ne accorse neppure, preso dal guardare il volto stupefatto, terrorizzato, di sua sorella. Si nascose dentro un’aula laterale, buia, in cui nessuno aveva ancora organizzato uno scherzo.
« Ma conosco un modo per farti soffrire.»
Nicole si lasciò cadere contro il muro e chiuse gli occhi, portandosi le mani sulle tempie, sollevando alcuni boccoli. Una lacrima sfuggì dal suo controllo e un sibilo irato dalle labbra. Non aveva nemmeno il coraggio di guardare, di starle vicino, di sentire lo sguardo tradito della sorella su di sé. Si issò in piedi, a fatica, e riaprì gli occhi.
« Non sono una codarda,» sussurrò, facendosi forza con quelle uniche parole per poi uscire dall’aula. Non andò in palestra, in cui sapeva essere i due, ma avanzò verso la porta davanti a cui l’aveva lasciata Klaus. Doveva avvertire i suoi amici di quel pericolo. Alcuni studenti la guardarono e li riconobbe come i suoi vecchi amici, compagni. Si fermò dinanzi a loro e gli sorrise.
« Nicole,» esclamò incerto un ragazzo più basso di lei di una spanna abbondante, dai capelli corti, scuri e ondulati.
« Sì, sono proprio io,» affermò scostando di poco le braccia lasciate ricadere lungo i fianchi, quasi per mostrarsi ai tre, « Ragazzi, sapete dove sono Matt, Bonnie e Caroline?» continuò ben sapendo che Tyler era andato con altri tre in palestra. Adrian le fece cenno dietro di lei e Nicole si voltò incontrando lo sguardo dei suoi tre migliori amici. Matt la osservava stupito mentre Elena doveva aver raccontato qualcosa a Bonnie e Caroline perché non sembravano molto sorprese di vederla lì. Percepì dei passi allontanarsi velocemente e comprese che i tre ragazzi avevano seguito Tyler. Nicole tentò di sorridere, ma sulle sue labbra apparve solamente una smorfia a metà tra il tuffo al cuore e il desiderio che l’abbracciassero proprio come si fossero salutati il giorno prima e non da due lunghissimi anni. Caroline incrociò le braccia e un sbuffo divertito fuoriuscì dalle sue labbra rosate e sottili. Mosse un passo verso di lei e le sorrise con gentilezza. La speranza tornò a rifiorire in lei e distese le labbra, questa volta con più felicità.
« Nicole,» la salutò. Risentire la sua bella voce, tanto amichevole e dolce, fu l’evento che scatenò la sua anima. L’abbracciò, la strinse a sé con forza, nonostante le fosse impedito cingerla completamente a causa delle braccia conserte. Bonnie si avvicinò loro e senza dire una parola, ma sorridendo debolmente, circondò le braccia di entrambe. Quando sciolsero l’abbraccio, insieme, all’unisono, come se fossero un’entità sola, Nicole incontrò gli occhi limpidi di Matt e vi lesse tutto l’affetto del mondo. Era a casa, con la sua famiglia, di nuovo. Sospirò rimembrando che mancava ancora qualcuno all’appello e quel qualcuno si trovava con il proprio carnefice, nella palestra della scuola.
« Dove sei stata per tutto questo tempo?» le domandò Matt meravigliato e allibito. Una risata sommessa, blanda e bonaria, seguì quella domanda appropriata, ma dolorosa.
« Un po’ di qua, un po’ di là,» rispose evasiva. Caroline si congedò con un sorriso e la vide avanzare verso la stessa direzione di Tyler. Una morsa  di pura afflizione le strinse lo stomaco, ma non lo diede a vedere. In fondo lei e Tyler formavano una coppia meravigliosamente eccezionale, soprannaturale, ma equilibrata, e non sarebbe stata lei a volerli dividere. Bonnie le prese la mano e le sorrise. Nicole fece lo stesso di rimando e si odiò perché non era ancora riuscita a dir nulla. Bonnie fece per condurla verso la piscina, ma Nicole scosse il capo. Elena poteva essere in pericolo. Era ora di abbandonare la sua codardia una volta per tutte. Bonnie aggrottò le sopracciglia e la osservò interrogativa.
« Klaus,» sussurrò atona. La strega lasciò la presa e fece un passo indietro e Matt la guardò atterrito.
« Sei dalla sua parte?» le chiese Bonnie delusa, attonita.
« No, non lo farei mai,» esclamò spostando lo sguardo dall’una all’altro per convincerli della sua innocenza, « Ma lui è qui, nella scuola, con Elena, in palestra, e io non so cosa fare perché è troppo forte,» continuò con le lacrime agli occhi. Matt le sfiorò il braccio per infonderle calore anche se nel suo sguardo poteva scorgere il panico che gli attanagliava l’animo a causa della preoccupazione per Elena. Velocemente, senza attendere le altre due, si mosse verso la palestra. Bonnie, dopo una sfuggevole occhiata intrisa di inconsapevolezza e sbigottimento, seguì il ragazzo e Nicole fu subito dietro di loro. Corsero per i corridoi vuoti della scuola sino a ritrovarsi dinanzi le porte della palestra che portava lo stemma dei Timberwolves. Bonnie la spalancò ed entrò nel vasto ambiente rettangolare.
« Mi chiedevo dove fossi sparita, tesoro,» esclamò Klaus quando la vide. L’espressione di Matt, Bonnie ed Elena si congelò. L’ibrido avanzò verso di lei e Nicole lo osservò, cercando di imprimere un potentissimo vigore nel suo pensiero riguardo al fatto che fosse una carogna. Rise lievemente, poi si rivolse a Bonnie.
« Penso proprio sia tu la causa di questo piccolo inconveniente,» esclamò indicando Elena, ancora viva e vegeta. Nicole si avvicinò alla sorella e le sfiorò l’avambraccio. La ragazza la guardò, domandole con lo sguardo perché fosse lì. Nicole scosse il capo, facendole cenno di tacere.
« Esatto. Se vuoi incolpare qualcuno, allora incolpa me,» mormorò Bonnie. Si era dimenticata quanto potesse essere coraggiosa se si trattava di difendere un’amica.
« Non ce ne sarà bisogno, Bonnie, almeno non se sistemerai gli effetti collaterali che hai causato con le tue stregonerie inopportune.» Un altro suono squasso l’aria e Nicole si volse verso la fonte. Rebekah stava malamente trascinando Tyler. Il ragazzo si oppose, ma la vampira gli ordinò di stare in silenzio. I suoi occhi scuri si posarono subito sulla figura dinanzi a lei e le labbra gli si schiusero per lo stupore, dimentico di ciò che lo circondava. Nicole lo guardò e il battito le si accelerò. Era più bello di come lo ricordava. Era diventato un uomo tra le vicissitudini che avevano cambiato la sua vita, dalla morte del padre alla trasformazione in licantropo. Non udirono nemmeno la voce di Klaus in quel momento, continuarono a guardarsi ancora per pochi istanti, entrambi in silenzio, entrambi intenti a pensare al passato. Quel gioco di sguardi si interruppe quando Rebekah passò il ragazzo a Klaus che lo condusse quasi al centro della palestra. Preannunciò quale sarebbe stato il destino di Tyler non appena sentì l’ibrido parlare della fallace creazione dei suoi simili. Si morse il polso e Nicole schiuse le labbra, facendo un passo verso di loro. Quando costrinse Tyler a bere il suo sangue, un’espressione di puro disprezzo si delineò sui suoi tratti e una miriade di insulti di ogni genere costellò i suoi pensieri. Klaus li percepì tutti e la guardò mentre spezzava il collo di Tyler e abbandonava il suo corpo, lasciandolo rovinare a terra. Le sorrideva, soddisfatto, diabolico, folle. Sentì Elena urlare e il respiro di Bonnie accelerato. Una lacrima le rigò il volto e non fu in grado di staccare gli occhi dal suo corpo morto. Avrebbe voluto avvicinarsi a lui, ma una forza esterna glielo stava impedendo. Era la sua stessa coscienza a indurla a non agire. Gli Originali erano andati a sedersi sugli spalti, lasciandoli per un attimo soli. Elena passeggiava tra i due piccoli gruppi di ragazzi mentre Matt era inginocchiato accanto al corpo del suo migliore amico. Bonnie era in piedi e Nicole era ancora ferma. Si passò una mano sugli occhi, sospirò pesantemente e si avvicinò a quello che era stato il suo fidanzato, il primo amore. Gli carezzò il volto, tentando di ripulire il sangue sul suo mento, e non riuscì a trattenere un singhiozzo. Matt le carezzò la mano ed Elena si voltò per guardarla, infondendole una forza che nemmeno lei possedeva in quel momento. Klaus si alzò, seguito subito da Rebekah.
« Mettiti al lavoro. Vai a prendere i tuoi grimori e tutto ciò che ti serve,» ordinò avvicinandosi celermente a loro. Nicole si issò in piedi.
« Lascia che lo faccia io,» mormorò, ma nei suoi occhi v’era una determinazione inattaccabile e invincibile.
« Oh no, sweetheart. Ho altri piani per la tua serata e ti voglio al mio fianco, sai, come rassicurazione. Avere una strega dalla propria parte è sempre un bene,» esclamò prima di sorriderle, « Poi,» continuò afferrando il braccio di Elena, « Non vorrai lasciare la tua sorellina da sola, vero?» concluse mefistofelico. Bonnie ed Elena si scambiarono un’occhiata piena di significato, poi la strega si volse verso l’uscita e Matt le fu subito dietro, dopo aver guardato Nicole.
« Dunque è questa l’ultima doppelganger… L’originale era molto più carina,» terminò con un viso angelico Rebekah. Elena la osservò senza comprendere mentre Klaus riprendeva la sorellina. Il comando di Klaus le fece ribollire il sangue nelle vene e volse per l’ultima volta lo sguardo a Tyler, sperando che Bonnie riuscisse a trovare un modo per salvarlo.  Elena si avvicinò a Dana mentre Klaus andava a risedersi sulle tribune. Nicole si accomodò lontano da lui e vicino al trio di ragazzi disperati che aveva davanti. Elena la guardò mentre carezzava i capelli della giovane. Nicole le sorrise. Seppur si trovassero in una situazione orribile, Nicole non poteva fare a meno di pensare a quanto fosse stato bello poterla rivedere ancora una volta, potersi rincontrare anche senza scambiarsi una parola. Suo padre aveva avuto ragione sino alla fine. Niente e nessuno avrebbe mai potuto spezzare il rapporto tra due sorelle, due gemelle come loro, nate insieme e diverse, ma vogliose di completarsi vicendevolmente. Leggeva negli occhi castani di Elena i suoi stessi pensieri e il suo affetto incondizionato per lei. Un rumore improvviso destò la loro attenzione. Repentinamente volse il capo per incontrare quello di Stefan. Sospirò dal sollievo. Era ancora vivo.
« Stefan…,» lo chiamò Elena, issandosi in piedi. Quanto amore celato nella sua voce. Un sentimento così grande da essere indescrivibile con la sola forza delle parole. Il vampiro si rivolse direttamente a Klaus e Nicole vide il volto ferito di Elena. Quando affermò che Elena non significava più nulla per lui, si alzò e avanzò verso la sorella come per proteggerla dalla forza distruttiva di quelle che sapeva essere solo parole, di quelle che dovevano essere soltanto inutili agglomerati di lettere senza importanza alcuna. Klaus si alzò e avanzò verso di loro, fermandosi a pochi metri, volgendosi a tre quarti. Inclinò il capo verso Dana e Chad e gli ordinò di ucciderli. Stefan sembrò riluttante ed Elena pensò che ci potesse essere ancora speranza. Pur nonostante Nicole stesse premendo sulle sue braccia per indurla a tacere e a non esporsi, la giovane parlò, implorò, splendida nel suo voler continuare a pensare che Stefan fosse sempre lo stesso, meraviglioso, ragazzo che l’aveva fatta innamorare. Sì, Nicole pensò che fosse splendida. Non aveva mai visto una persona più umana di sua sorella e, se fosse stato possibile, le avrebbe voluto ancora più bene. La magia di quell’istante si concluse proprio come era iniziata. Klaus si avvicinò ad Elena e la schiaffeggiò con forza, facendola sfuggire dalla sua presa e buttandola a terra.
« Figlio di…,» esclamò Nicole con rabbia prima di inginocchiarsi accanto a lei e stringerla in un abbraccio rassicurante. Stefan fu velocissimo. Si avventò su Klaus, ma l’ibrido era troppo forte e lo immobilizzò.
« Non significa niente per te?» domandò retorico, irato. Stefan, pur paralizzato dalla presa ferrea di Klaus sulla sua gola, gli urlò di lasciarla stare. Elena alzò il capo per poter vedere la scena mentre Nicole continuava a stringerla a sé. Ricambiò il suo abbraccio per farle capire che stava bene, anche se lo schiaffo bruciava sulla sua pelle e nel suo cuore. Mai nessuno l’aveva sfiorata con un dito. Klaus lo soggiogò, per davvero. Nicole spalancò le labbra, incredula.
« Non farlo,» lo pregò Stefan.
« Non volevo farlo. Tutto ciò che volevo era la tua lealtà e ora me la devo prendere,» esclamò Klaus. Sembrava umano in quella delusione, così tanto che Nicole non fu in grado di odiarlo, così tanto da farle pensare che quella dell’ibrido diabolico fosse solo una maschera che celava un animo tradito dal resto del mondo. Elena non la vedeva allo stesso modo. Fu quasi sul punto di sollevarsi, ma Nicole la tenne a terra per impedirle
di fare qualche avventatezza, « Devi solo e soltanto obbedire,» marcò quelle parole col fuoco del più estremo soggiogamento e Stefan cedette. La sua mente si rifiutò di combattere, sconfitta dalla volontà di una creatura superiore a lui. Klaus lo lasciò e Stefan mosse un passo indietro. Elena, illuminata dalla luce dietro di loro, negò, tentando di issandosi in piedi. Quella volta glielo lasciò fare e la seguì subito dopo, ma le ginocchia di entrambe cedettero subito dopo. Lo chiamò, ma il vampiro non le rispose, non la guardò, non la ricordò. Klaus mostrò al suo Squartatore i due giovani sconvolti e il volto di Stefan divenne orribile, quello di un vampiro malefico pronto a distruggere e succhiare la vita di coloro che avevano il coraggio di sbarragli la strada. Li uccise entrambi. Nicole non riuscì a distogliere lo sguardo da quel macabro spettacolo e dal respiro di Elena capì che anche lei era impossibilitata a farlo. Orribile. Non v’erano altre parole per descriverlo. Guardò Klaus e lo vide sorridere. Pensò che tutto ciò che aveva fantasticato sull’umanità dell’anima di Klaus era totalmente infondato, sciocco e falso. Non era che un mostro. Non si voltò anche se Nicole era sicura che avesse captato quel pensiero. Si inginocchiò vicino a Elena e guardò entrambe.
« È sempre bello osservare la vera natura di un vampiro,» affermò l’ibrido mentre Stefan lasciava cadere il cadavere di Chad. Sua sorella era ancora convinta che fosse ancora in lui, anche con quel mento sporco di sangue innocente, anche con quegli occhi ancora neri per la brama e il desiderio. Si alzarono, tutti e tre. La voce di Rebekah fendette l’aria come la lama di una spada. Aveva scoperto della collana. Il sangue le si gelò nelle vene e sgranò gli occhi chiari, tentando di portarsi Elena dietro le spalle per difenderla, ma la sorella rimase impassibile, non comprendendo nulla. Tra i denti Rebekah le chiese dove si trovasse.
« Non ce l’ho più,» affermò veritiera Elena. La vampira non le credette e affondò le sue zanne nel collo di sua sorella. Fu Klaus quella volta a scostarla, ancora prima di Stefan e Nicole. L’Originale era isterica, la sua voce sfiorava la follia. Elena rovinò nuovamente a terra e Nicole le carezzò i capelli per non farla piangere. Klaus tentò di calmarsi, giungendo le mani dinanzi alle sue labbra, e poi si inginocchiò di fronte a lei, cercando di mantenere un tono tranquillo, celando appena la rabbia.
« Dov’è la collana, dolcezza?» le domandò. Gli disse che l’aveva rubata Katherine. Nicole trattenne il fiato. Mossa strategica di una vampira eccezionalmente scaltra. Era Katherine. L’adorò in quel momento, con tutta se stessa. Klaus le gettò un’un occhiataccia, poi si issò in piedi, meditando tra sé ad alta voce e smontò tutte le sue gioie, rendendole illusioni senza alcun fondamento.
« La collana avrebbe facilitato un bel po’ le cose per la tua strega, ma dal momento che usiamo le cattive…,» esclamò avanzando nuovamente verso gli spalti per il timer all’interno del tabellone, « Mettiamo un orologio, che dite?»  Nicole si alzò, aggrottò le sopracciglia dorate. Non era in grado di comprendere ciò che passava per la mente dell’ibrido. Poi tutto le fu chiaro e un suono di diniego fuoriuscì dalle sue labbra appena schiuse. Il mondo crollò dinanzi a sé. Sgranò gli occhi chiari e una lacrima sfuggì da essi. Se Elena fosse morta, se la sua sorellina fosse scomparsa per sempre, se avesse trascorso gli ultimi attimi della sua esistenza guardando dissolversi l’umanità dagli occhi del ragazzo che amava, tutto sarebbe finito con lei. Sarebbe voluta morire con lei per non dover vivere in un mondo in cui non c’erano più i suoi occhi, il suo volto, la sua voce, il suo animo dolce, nobile, gentile. Il suo sorriso. Klaus non le rivolse uno sguardo, non ce ne fu bisogno. Uscì, seguito da sua sorella, lasciando soli i tre nella palestra. Vide Stefan volgere lo sguardo a sua sorella lentamente, quasi come se fosse un sacrilegio guardarla davvero sapendo che da lì a poco avrebbe dovuto ucciderla. Era impossibile che Bonnie riuscisse nell’incantesimo. Nessuno possedeva grimori tanto antichi. Spalancò le labbra e sollevò il capo. Forse c’era ancora una possibilità, ma non poteva uscire da lì senza che Stefan le spezzasse la spina dorsale. Doveva chiamare Bonnie. Estrasse il telefono dalla tasca dei jeans e digitò il numero dell’amica. Occupato.
« Dannazione,» imprecò ad alta voce, tremando. Elena la guardò. Era sconvolta, incredula, afflitta, disillusa. Annientata. Non sembrava più nemmeno l’Elena con cui era cresciuta. Trascorsero muniti preziosi senza che nessuno dei tre riuscisse a trovare una soluzione. Le due sorelle si erano sedute e Nicole aveva porto all’altra un panno per tamponare il sangue sul collo. Elena si alzò, incapace di star ferma, proprio come il vampiro. Nicole tentò di richiamare Bonnie, ma senza ottenere risposta per l’ennesima volta. Chiuse gli occhi e poggiò la superficie gelida dello schermo su quella più calda della pelle della fronte. Le parole di Stefan ed Elena erano totalmente inutili in quella situazione. Se avesse avuto il grimorio della sua bisnonna sarebbe stata in grado di formulare l’incantesimo che serviva a Klaus, ma nessuno le rispondeva. Compose il numero di Jeremy, sperando che almeno lui potesse aiutarla. Nulla. Tentò con quello di Matt. Nulla.
« Che stai facendo?» le domandò Stefan tentando di non imprimere un tono rabbioso nella sua voce, senza riuscirci. Sospirò.
« Se Klaus avesse lasciato fare a me, a quest’ora non avremmo questi problemi,» sibilò irata, irritata e irrequieta.
« Da quando in qua segui i piani di quel folle?» esclamò Elena, bloccandosi dinanzi a lei. Era arrabbiata, non con lei, ma con Klaus, l’ibrido che le aveva rovinato la vita. Chiuse le mani a coppa davanti al volto, « Stefan, tu puoi controllarlo,» continuò poi, « Quando scatterà il segnale acustico, devi bere il mio sangue.»
« Non capisci. Non posso fermarmi, Elena!» la interruppe, avvicinandosi a lei, a denti stretti. Nicole si alzò e avanzò verso di lui fermandosi dinanzi al suo volto.
« Combatti,» esclamò poggiando le mani sulle sue braccia muscolose, guardandolo negli occhi. Stefan la osservò incredulo, chinando il capo per poterla guardare meglio essendo di una spanna più bassa di lui, « Combatti, Stefan,» ripeté con più forza, sentendo le lacrime velarle gli occhi, « Vuoi perderla per sempre? Vuoi davvero che Klaus ti domini? Perché io non te lo permetterò mai. Mio padre è morto per salvarle la vita e non permetterò che né tu né gli altri le facciano del male,» concluse imprimendo una forza dirompente in quelle parole nate dall’anima. Il volto di Stefan assunse una smorfia sofferente, di puro dolore.
« Io non riuscirò a fermarmi,» esclamò. Nicole si scostò da lui, sentendo che non poteva più fare nulla. Il discorso che ne seguì fu terribilmente struggente e annientò ogni speranza nel suo cuore. Cinque minuti.
« Non ci credo. Puoi combatterlo. Devi solo volerlo con tutto te stesso,» esclamò Elena, ancora speranzosa sino a divenire un’illusa.
« Perché ti amo?» Nicole tentò con tutta se stessa di non ascoltare. Non avrebbe dovuto farlo. Era un dialogo intimo tra due innamorati. Lei non ne avrebbe dovuto far parte. Chiuse gli occhi e spense l’udito. Tutto sembrò più tamponato così, filtrato e inudibile, le parole rese indistinguibili le une dalle altre. Mancavano pochi secondi quando riprese le facoltà sensoriali. Non si erano accorti di nulla. Stefan aveva cominciato a sudare per trattenersi. Le disse di scappare, la implorò di farlo.
« Scappa. Ti darò un minimo di vantaggio,» affermò Nicole prima di chinarsi su Stefan e guardarlo negli occhi chiari, spalancati, sgranati. Si convinse non appena sentì il segnale. Gli disse che lo amava. Stefan non riusciva a combattere, glielo si leggeva nello sguardo bramoso di sangue e morte. Chiedeva pietà. Nicole annuì e cominciò a formulare un incantesimo per tenerlo a bada. Sentì sua sorella correre e impresse più forza nella formula, percependo che Stefan si stava ribellando al suo controllo. Un ringhio basso, roco, animalesco fu l’unico suono che sentì prima di essere sbattuta per terra dal vampiro. Interruppe l’incantesimo e lo vide uscire velocemente dalla palestra. Scosse il capo più volte e si alzò, cominciando a correre per raggiungerli, nella mente il pensiero di doverla salvare. Corse sino a sentire le gambe cederle per il terrore e lo sforzo. Si ritrovò nell’aria adibita alla mensa. Klaus aveva stretto il braccio di Elena e le davano le spalle. Entrò con il fiatone e affiancò sua sorella. Stefan l’osservò ancora con quello sguardo struggente, straziante, che sembrava implorarlo di ucciderlo all’istante pur di non far del male alla ragazza che amava. Klaus si allontanò da Elena e si sedette. Mosse le labbra per parlare, ma non riuscì ad articolare nessun suono. Era troppo essere in grado di comprendere ciò che stava per succedere, troppo per la sua mente che non voleva capire, che si opponeva a ogni raziocinio. Vedere Stefan lottare così strenuamente per amore di Elena le fece cambiare totalmente la sua concezione dei vampiri, radicata da secoli e secoli nelle parole dei suoi familiari. Erano tutti nel torto, anche suo padre. Un vampiro poteva amare con la stessa intensità di un umano, anche di più. Tutte le loro emozioni erano amplificate, allora anche l’attitudine a proteggere la propria compagna, a rispettarla, ad amarla, doveva essere enfatizzato. Ma Klaus era più forte di ogni volontà individuale. Lo costrinse a spegnere ogni emozione, lo costrinse a nutrirsi di Elena. Nicole non fece nulla, era come pietrificata. Assistette a tutto, ma non avrebbe saputo riportarlo. Era solo caos per lei. Si sentì stringere, percepì delle mani sui suoi fianchi e dopo non ci fu più la terra sotto i piedi. Tornò qualche istante dopo. Klaus le alzò il mento e la costrinse a guardarlo. Non lo vedeva veramente. Le stava sorridendo, ne era sicura, era il suo modo per imporre la sua autorità, ma non ce l’avrebbe fatta quella volta. Non c’era nessuno da governare, non in quel momento.
« Cosa le hai fatto?» chiese una voce femminile poco lontano. Apparteneva a Caroline, ma era arrabbiata, non v’era la solita dolcezza.
« Io nulla. Temo sia stata la vista a turbarla. Credo proprio sia sotto shock.» La pressione scomparve e si sentì più libera anche di respirare. A poco a poco riprese coscienza. Gli occhi le si fecero meno sgranati e comprese di trovarsi in un laboratorio. Tyler era sveglio, ma era sofferente, e aveva dinanzi Klaus che gli stava offrendo una provetta con dentro il sangue di Elena. Non voleva berlo.
« Bevilo, Tyler,» sussurrò Nicole riportando l’attenzione di tutti su di sé. La tua voce era atona, vuota, ma i suoi occhi stavano ritornando a brillare come piccoli zaffiri e la sua pelle stava riprendendo il suo consueto colorito. Il ragazzo la guardò e obbedì, ingerendo tutto il contenuto per poi rovinare a terra. Il fragore dei vetri spezzati la scosse completamente. Tyler iniziò a contorcersi dal dolore e Caroline, stretta nella presa di Rebekah, urlò. Nicole si appoggiò al muro. Se aveva ben compreso, stava andando tutto per il verso giusto. Klaus non sembrava essere della stessa opinione. Quando vide i canini acuminati e gli occhi gialli, lupeschi, comprese che era un buon segno.
Avevano portato Elena in ospedale subito dopo. Non volle comprendere, scelse di non farlo, la ragione per cui si erano tanto prodigati per lei. L’importante era che stesse bene. Aveva deciso anche di non salire. Non avrebbe potuto far nulla e, inoltre, non avrebbe voluto essere lì quando si fosse svegliata. Non udì le voci degli Originali per molto tempo, poi intervenne.
« Sei stato uno sciocco,» esclamò irata. Klaus la guardò, un sibilo fuoruscito dalle labbra carnose, « Se mi avessi lasciata fare, avrei potuto consultare il grimorio della mia bisnonna e ti saresti risparmiato tutto questo. E, se proprio vuoi saperlo, saresti solo a prescindere dalla creazione degli ibridi. Vuoi governare, vuoi possedere l’illimitato,vuoi scegliere al posto dei diretti interessati, e i re sono sempre stati soli,» concluse atona. Percepì gli sguardi di entrambi su di sé prima di sentire una sferzata di vento sul volto. Klaus le si era parato davanti e la osservava, nei suoi limpidi la rabbia più potente, ma anche più inutile.
« Potrei ucciderti senza che neanche te ne accorga,» sibilò, scandendo ogni sillaba di ogni parola. Nicole rise lievemente e alzò le spalle, incrociando le braccia dinanzi a sé.
« Fallo. Non cambierà niente.»
« Ora basta, voi due,» li riprese Rebekah scendendo da una jeep nera. Klaus volse lo sguardo verso di lei e le domandò di andare a prendere il furgone. La vampira obbedì e la videro scomparire poco tempo dopo. Klaus fece per parlare quando sentirono una presenza avvicinarsi all’ospedale. Camicia nera, pantaloni scuri, capelli corvini e occhi di ghiaccio. Damon Salvatore pronto a salvare la sua bella, troppo tardi. Voleva raggiungere Elena, ma Klaus glielo impedì. Nicole si avvicinò ai due e Damon la guardò.
« Sei proprio identica a John. Il tuo paparino non ti ha insegnato a non passare dalla parte del nemico o era troppo impegnato a uccidere i vampiri?» le domandò ironicamente divertito, pungente nel suo sarcasmo irato. Non era il momento. Chinò il capo, poi lo scosse, ma non aggiunse altro. Si mosse per poter avanzare, ma Klaus poggiò una mano sul suo petto, impedendogli di fare anche un solo altro passo. Quella serata non era la migliore per litigare con l’ibrido e Damon fu scaraventato contro una macchina dalla vernice chiara.
« Non vuoi sapere del tuo amico Mikael?»  chiese prima che lo colpisse. Klaus si bloccò
« Cosa sai di Mikael?» Sembrava spaventato. Per la seconda volta Nicole sentì di aver già conosciuto quel nome, ma non sapeva ricondurlo a un volto. Vide che Klaus la stava guardando con la coda dell’occhio mentre continuava a parlare con Damon. Lo sbatté contro un altro veicolo e lo lasciò quasi esanime sull’asfalto. Non sentiva più nulla sotto di sé. Provò a  vedersi intorno, ma tutto era una serie di immagini senza senso e chiuse gli occhi, poggiando il capo contro il petto dell’ibrido per non percepire la nausea crescere.
« Dovrai dirmi cosa sai di Mikael.»

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Salve a tutti e buon pomeriggio. In questo quarto capitolo mi sono voluta soffermare sulla totalità delle sensazioni di Nicole, sui suoi pensieri su Matt, Bonnie e Caroline e sui rapporti con Tyler ed Elena. Ho introdotto anche il tipo di rapporto che avrà con Damon. Si scontreranno molto su tante questioni in futuro, ma sempre saranno entrambi per il bene di Elena. Alla fine c’è la figura di Mikael che Nicole non riesce ancora a ricondurre a un volto, ma ci riuscirà nel prossimo capitolo. Ringrazio tantissimo chi ha recensito, chi ha inserito la storia tra le seguite e le ricordate e chi ha letto silenziosamente. Un saluto, alla prossima, almeisan_
  
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