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Autore: Soul Sister    22/04/2012    6 recensioni
Presente la 1x22? Brian e Justin che volteggiano l'uno abbracciato all'altro, in mezzo alla pista, con "Save the last dance for me" come accompagnamento? E' stato come un flash: l'idea mi è balzata in mente.
Brian Kinney, il più sexy insegnante di danze latino americane, torna a Pittsburgh.
E Justin? Justin è, semplicemente, l'allievo che ballerà col suo cuore.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Kinney, Justin Taylor, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera. :)
A distanza di non troppo tempo, ho scritto il secondo capitolo di questa storia -incrocio le dita sperando che non sia un completo fiasco. Perché, sapete, nonostante le recensioni siano state tutte positive -e ringrazio veramente tanto chi ha speso due minuti del suo tempo per farmi sapere cosa pensava di quello che ho scritto-, sono comunque molto..agitata? Sì, perché questa storia è un AU, e veramente non voglio che questa storia risulti una schifezza e che voi, che leggete, ne siate deluse. Quindi, ora me ne sto qui, buona buona, sperando che il secondo capitolo vi piaccia. Ringrazio già chi leggerà, :)
Un bacio.
Capitolo due
Movimiento sensual
...
«Allora, Topino! Com’è andata la prima lezione di ballo?»
Sospiro pesantemente, tornando dietro al bancone dopo aver servito dei clienti; sono passati tre giorni, dall’ultima volta che le ho detto del corso, e mi ero illuso troppo presto che Debbie si fosse dimenticata, ma l’ho sottovalutata. È ufficiale, a Deborah Jane Grassi non sfugge nulla e non si smentisce mai.
«Bene» rispondo evasivo; non è stato malaccio, ma non ho intenzione di ammetterlo anche con lei. Che poi, in fin dei conti, la parte positiva è solo la presenza di quel figo di Brian.
«Eddai, racconta un po’! Gli insegnanti com’erano?» insiste, sorridendo e appogiandosi al bancone al mio fianco, mentre lo pulisco.
«Beh, bravi. Daphne è pazza di loro» dico; grazie al cielo, prima che Debbie possa parlare di nuovo, gli ordini sono pronti e io mi fiondo a servire il cliente.
Quando ritorno, al bancone trovo seduto Micheal.
«Ehi Justin!» mi saluta, «Ho avuto una nuova grande idea per il nuovo numero!»
A quella notizia, mi apro in un sorriso. Il figlio di Debbie è davvero un genio, quando si tratta d’inventare nuove storie per il nostro fumetto.
«Grande!» esclamo, entusiasta. «Dai, dimmi!»
Micheal sta cominciando a spiegarmi, ma una botta forte alla nuca quasi ci fa scontrare con le teste. Debbie ci fissa accigliata e seria, le mani sui fianchi che le danno un’aria minacciosa. «Topino, non ti sei fermato due secondi per raccontarmi del corso di ballo, e non lo farai nemmeno per parlare con mio figlio!»
«Corso di ballo? » incalza Micheal, spalancando gli occhi.
Mi mordo leggermente l’interno della guancia, imbarazzato, e per lui è praticamente una conferma. Scoppia a ridere come un pazzo, senza curarsi minimamente di potermi offendere.
Che palle! Ora mi prenderà in giro a vita.
Fortunatamente, Debbie non trova così divertente il fatto che io balli, e dà un’altra sberla alla testa di Micheal, che si lagna come un bambino.
«Non c’è nulla da ridere! Topino diventerà un grande ballerino!» fa la donna, convinta.
Nonostante sua madre rischi di staccargli la testa all’ennesimo ceffone, Micheal trova il coraggio di ridacchiare ancora. «Sì, come no!»
«Mickey, lo sappiamo tutti che prendi in giro Raggio di sole solo perché sappiamo tutti che tu in danza sei praticamente incapace»
Questa volta sono io, a ridere, quando Emmett s’intromette nella conversazione.
L’espressione di Micheal è così indignata ed esilarante che mi viene la voglia d’immortalarla.
Sento perfino Ben e Ted ridere, seduti al loro tavolo, che aspettano Micheal e Emmett.
«Ben detto, Emmett!» esclama Debbie, mentre quest’ultimo le scocca un bacio sulla guancia.
Il broncio di Micheal s’incupisce ancora di più; sembra un cucciolo abbandonato, e vorrei tanto prenderlo in giro, se non fosse che poi verrei picchiato di nuovo da Debbie.
Così mi limito a ghignare silenziosamente e spudoratamente davanti alla faccia di Micheal, che tenta di trucidarmi con gli occhi mantenendo quell’espressione ferita a morte che gli riesce benissimo.
«Mi spiegate perché adorate così tanto quel marmocchio?» bofochia, offeso.
Vorrei rispondergli che la domanda, in realtà, è perché lui sia così petulante; ma Debbie mi si avvicina, e afferra le mie guance come se fossero i manici di una pentola. Mugugno di dolore, ma lei finge che non mi stia lamentando, e mi sorride. «Andiamo, tesoro, come si può non adorare questo bel faccino??»
«Mh! Eddai Debbie!» riesco a dire, sfuggendo alla presa delle sue mani.
Sento le guance dolere; chissà se è così che ci si sente a fare un lifting.
Se penso che Emmett voleva rifarsi le chiappe, rabbrividisco.
Intanto che Emmett e la Lagna si spostano al tavolo con Ted e Ben, faccio qualche smorfia giusto per vedere se ho ancora tutti i muscoli al posto giusto, poi mi defilo a prendere gli ordini di due nuovi clienti.
Sorrido, stupendomi di riuscire a farlo dopo che Debbie ha giocato con la mia pelle come fosse pongo, e scrivo ciò che chiedono.
Poi mi volto per tornare alla cucina, ma le due persone che stanno entrando nel Diner mi fanno bloccare sul posto.
Sono Lindsay Peterson e Brian Kinney, i miei insegnanti di ballo; lei, col suo sorriso dolce, è per mano con un’altra donna, mentre lui, dannatamente bello come solo lui può essere, tiene in braccio un bambino adorabile.
Non è tanto la loro presenza qui, a stupirmi, quando la reazione che ha la mia famiglia di fronte alla loro entrata.
«OH SANTO CIELO!» Debbie, gli occhi spalancati dallo stupore, si porta le mani, con le unghie stavolta smaltate di viola, alla bocca. Emmett ha un’espressione ebete stampata in faccia, la stessa di quando compra una nuova giacca piumata da aggiungere al suo guardaroba; Ted ha la bocca aperta come un baccalà, Ben è piacevolmente colpito e sorride, mentre Micheal.. beh, sembra che abbia appena visto un fantasma.
Anzi, tre fantasmi e un dio. Perché Brian si può definire solo così.
«Ehi, ma guardate che caso..!» fa Brian, usando un tono di voce palesemente ironico, con un ghignetto malizioso sulle labbra, «Non avrei mai pensato di trovarvi tutti qui!»
Lindsay ridacchia, mentre la donna al suo fianco si trattiene appena dal farlo, roteando gli occhi al cielo.
In un istante, tutti si sono alzati e si sono avvicinati a loro, in un brusio allegro.
Debbie si sbaciucchia un po’ Lindsay, un po’ l’altra ragazza, un po’ il bambino in braccio a Brian, mentre Micheal ancora fissa impalato Kinney.
Lo vedo avvicinarsi a lui, e Brian posa le labbra sulle sue in un bacio lento.
E solo Dio sa quanto vorrei essere al posto di Micheal.
Un momento. L’ha baciato sul serio?
La cosa che mi shocca di più, è che Ben si limita ad alzare gli occhi al cielo, per poi dare una pacca amichevole alla schiena di Brian.
Evidentemente, sono tutti amici di vecchia data. Com’è piccolo il mondo.
«Ehi, scusa! Le nostre ordinazioni sono pronte? »
Mi volto verso il ragazzo che mi ha parlato, e impiego qualche secondo a realizzare ciò che mi ha chiesto. Poi mi riscuoto, e annuisco frettolosamente. «Sì, vado a controllare!»
Cerco di passare per invisibile, mentre cammino al fianco dell’allegra combriccola, recupero le ordinazioni dai clienti, e le servo.
Poi guardo l’orologio, sperando con tutto il cuore che il mio turno non duri ancora molto; ed infatti, ora dovrei staccare, grazie al cielo.
Sono diviso in due; da una parte, vorrei salutare Debbie. L’ultima volta che non l’ho fatto è rimasta incazzata con me per una settimana.
Ma c’è da dire che non voglio interrompere il quadretto, e soprattutto far sapere che quei due sono i miei insegnanti. E poi, mi verrebbe da mandare a cagare Micheal per la sua fortuna sfacciata.
Alla fine, opto per sgattaiolare dietro al bancone per riporre il grembiule e andarmene silenziosamente, senza far figuracce.
Sto per uscire, quando sento la voce di Debbie.
«Oh, ma dov’è Topino? Devo assolutamente presentarvelo!»
«Penso se ne sia andato» dice Ted, scrollando le spalle, «Il suo turno non finisce a quest’ora?»
«Domani mi sente! Andarsene senza salutarmi! Lo sa che non deve farlo. »
Okay, forse è meglio se me ne vado. Se Debbie scopre che dopo avermi chiamato non l’ho raggiunta apposta, potrebbe decapitarmi.
..
..
***
,,,
..
«Oggi non mi dai buca, vero? »
Sbuffo, divertito. «No, Daph, verrò. E se me lo stai per chiedere, sì, te lo prometto»
«Grazie, Justin. Davvero, sei il migliore! »
Alzo gli occhi al cielo, come se lei potesse vedermi, e aspiro dalla sigaretta. Quando rispondo, osservo il fumo uscire dalla mia bocca mischiarsi con il mio respiro ghiacciato.
«Fattelo dire, sei una leccaculo»
Fa un freddo cane, ma ho voglia di fumare. Sono uscito per non pensare che di lì a qualche ora dovrò presentarmi di nuovo al corso di danza, ma Daphne, con la sua chiamata, ha scombinato i miei propositi.
«Oh, andiamo, sto solo esprimendo la mia gratitudine! Anche se dovresti ringraziarmi tu! »
«Eh? »
«Sì. Ti ricordo che passerai un’ora e mezza a sculettare con l’uomo più sexy dell’universo»
Ah, già, lo scambio di coppia. Cazzo.
«E non osare cambiare idea! Ci vediamo stasera, un bacio! » Daphne non aspetta nemmeno la mia risposta e riattacca, evidentemente è di fretta.
Finisco la sigaretta con un ultimo tiro, poi rientro a casa. Sono da mamma di passaggio, avevo voglia di salutarla. Da quando ha divorziato con papà, passo quasi una volta a settimana. Un po’ mi sento in colpa. Ma solo un po’. Dopotutto, è lui che è solo un cazzo di omofobo.
Mamma è fuori con Molly,sono appena uscite: mia sorella ha una festa di compleanno; mi ha detto di rilassarmi e stare tranquillo che sarebbe tornata a momenti.
È strano non sentire la casa di mia madre come mia. Però è bella, accogliente. E i divani nuovi sono comodissimi; quando mi ci siedo rischio sempre di addormentarmi.
Siccome non ho niente da fare, giro un po’ per casa. L’ultima stanza in cui entro è la cameretta di Mollusco. Sulla sua scrivania noto alcuni fogli immacolati e un astuccio di matite; dieci secondi dopo, sono seduto sul tappeto del salotto che disegno.
Quando ho finito, osservo la figura di Brian Kinney impressa nella carta; certo, l’originale è sicuramente meglio. Però sono soddisfatto del disegno.
Quando ho visto Lindsay, avrei voluto disegnare lei; ma mi sono reso conto che la figura di Brian è decisamente più interessante. Molto, molto più interessante. È una sfida. Il mio è stato un tentativo di imitare la perfezione.
«Justin, sono tornata! » Mia madre entra in casa, e io mi affretto a piegare il disegno e ficcarlo nella tasca del giubbotto posato sul divano. Se lo vedesse, potrebbe fare domande, e io sinceramente non ho voglia di stare a rispondere.
«Stasera rimani a cena? » mi chiede, mentre appende il cappotto all’appendiabiti che io, prima, ho totalmente ignorato, abituato come sono a mettere le mie cose dove mi capita.
Rispondo di no, perché ho un impegno con Daphne, gliel’ho promesso.
Chi se la scorda, la lezione del pomeriggio?
Mamma annuisce; si vede che è curiosa, ma non insiste.
Sto lì ancora per una mezz’oretta. Parliamo di tutto e di niente, di come va la scuola, se lavoro ancora al Diner. Sono sicuro che sappia ogni mia mossa, perché lei e Debbie sono diventate amiche e si sentono per parlare di me, ma rispondo comunque.
Quando vado via, mamma mi fa promettere di tornare presto, anche se non c’è bisogno. Lo sa che lo farei comunque, di mia spontanea volontà, o trascinato per un orecchio da Debbie.
Poi vado a casa, m’infilo qualcosa di comodo, e raggiungo Daphne alla palestra.
Ovviamente la mia amica è già lì, in trepidante attesa. Ha la cuffia di lana calata fin quasi al naso, tra poco respira polaretti, ma niente sembra scalfirla. Ha l’entusiasmo a mille.
«Eccoti, finalmente! » esclama afferrandomi per un braccio e trascinandomi dentro.
«Potevi entrare al caldo» le faccio notare, quando rabbrividisce per lo sbalzo di temperatura.
«Non volevo senza di te» scrolla le spalle e mi sorride.
Scuoto la testa, esasperato e divertito; cosa farebbe Daphne senza di me?
Ci diviamo giusto il tempo per infilarci le scarpe pulite e riporre i giacconi negli spogliatoi; come noi, nella sala da ballo ci sono già altri ragazzi del corso. Si stanno riscaldando, così anch’io e la mia amica ci mettiamo per terra e cominciamo un po’ a fare stretching.
Sto per raccontare a Daphne della scena al Diner tra Micheal e Brian, quando il diretto interessato, con Lindsay, entra nella sala.
«Buongiorno signori e signore! Vedo che siete rimasti quasi tutti!»
Quell’uomo è incredibile. È capace di rendere sexy anche una frase del genere, che di malizioso non ha proprio niente.
«Visto Linz? » prosegue, «Anche i pulcini sono rimasti» E scocca a me e Daph un sorrisetto ammicante.
Mentre io mi voglio sotterrare e Daph arrossisce, Lindsay ridacchia; «Beh, più siamo meglio è. Comunque, alla fine delle lezioni vi consegneremo i moduli per l’iscrizione da riportare la settimana prossima, salvo ripensamenti all’ultimo momento.»
È shoccante il fatto che abbia superato la prima lezione, che sia presente alla seconda, e che stia per iscrivermi al corso intero –sempre se oggi va tutto bene.
Non mi sono dimenticato del fatto che io e Daphne oggi non balleremo insieme, e evidentemente nemmeno Brian, che continua a fissarmi con un ghigno insolente, mentre Lindsay spiega un po’ quello che faremo oggi.
«Okay, siccome non c’è più niente da dire.. cominciamo.»
Non appena Lindsay dice quelle parole, Brian ci volta le spalle e si avvicina allo stereo all’angolo della sala, permettendomi così di poter ammirare indisturbato la sua figura.
Dio, è una fottuta visione, con quei pantaloni della tuta e quella cannottiera slargata.
E sono sicuro di non essere l’unico a pensarla così; Daphne quasi sbava, al mio fianco, e come lei le altre ragazze del corso. Pure le donne più avanti con l’eta, ci scommetto, hanno uno scompenso cardiaco ad ogni suo movimento o sorriso.
Mentre Brian sceglie le canzoni, Lindsay ci fa schierare; al contrario della volta precedente, non cominciamo subito a coppie.
«Ripassiamo velocemente la bachata, che dite? » fa Brian, ritornando da Lindsay e mettendosi al suo fianco.
«Partiamo andando a destra, tre passi, al quarto diamo un colpo d’anca, e facciamo la stessa cosa a sinistra» spiega veloce Lindsay, sempre col suo sorriso solare.
«Coraggio, un, due, tre, quattro..»
Quasi in sincrono, entrambi cominciano a mostrarci i passi cadenzati al ritmo della musica.
E comincio a pensare che come Brian Kinney, nessuno muova i fianchi.
Con uno sbuffo, scuoto la testa, cercando di non fissare troppo intensamente come muove il bacino, e provo a imitare i passi.
Mi sento un idiota. Sono goffo, e non mi viene così spontaneo come dicono dovrebbe essere. Non è come ballare al Babylon, lì sculetto come mi pare e piace. Qui rischio di cadere nel volgare, e non nel sensuale.
Vedo Daphne al mio fianco muovere le anche come se fosse la cosa più naturale al mondo, e un po’ invidio il suo entusiasmo di migliorarsi. Io mi sento troppo ridicolo.
Così, mi limito semplicemente a contare i passi a destra e a sinistra, senza sciogliermi molto, continuando comunque a osservare quello che fa la mia amica.
«Sei praticamente un pezzo di legno»
Quando sento le mani di Brian appoggiarsi ai miei fianchi e il suo fiato soffiarmi sul collo, il cuore mi schizza in gola e mi pietrifico sul posto.
«No, Raggio di sole, non fermarti» sussurra di nuovo, facendo leggermente pressione sui miei fianchi e spingendomi a continuare a ballare. Segui i suoi movimenti rigidamente.
Il cuore sembra un tamburo nel mio petto, le mani mi sudano.
Se tenta di farmi sciogliere in quel modo, può stare certo che non ci riuscirà; il pensiero di averlo incollato al mio corpo mi fa quasi girare la testa.
Cazzo, sono gay, e lui è cento volte meglio del David di Michelangelo.
La sua vicinanza è ovvio che mi distragga.
«Oh, andiamo, sciogliti un po’. So che i fianchi li sai muovere, ti ho visto ballare al Babylon, l’altra sera»
Sento le mie guance accaldarsi: probabilmente sto arrossendo come un cretino.
Brian sembra divertito da questa cosa, lo sento ridacchiare.
Grazie al cielo, poi, la canzone finisce e deve staccarsi.
Mi rivolge un sorrisetto che posso definire solo malizioso, poi lo osservo mentre poggia una mano con fare fiero alla spalla di Daph; «Ragazza, tu si che hai classe»
Lei ovviamente arrossisce, e non appena Brian prosegue, la vedo sciogliersi in una risatina idiota. Daphne è assurda.
«Okay, i passi della bachata ci sono. Gli uomini dovrebbero imparare a lasciarsi un po’ andare, comunque» fa Lindsay, con un sorrisetto. «Cos’è, pensate che muovere i fianchi sia da gay?»
Le donne in sala ridacchiano, e Daphne si morde le labbra per non farlo. So che si sta trattenendo per non voltarsi verso di me e lanciarmi sorrisetti e sguardi eloquenti.
«Non lo è.» continua Lindsay, «Le donne, veramente, muoiono dietro all’uomo che sa ballare»
Noto Brian alzare gli occhi al cielo. «Smettila di fare la saggia, Linz» borbotta, con fare noncurante. Torna allo stereo per far partire un’altra canzone, con calma calcolata, e la musica comincia. «Lindsay, ricordami di comprare uno stereo nuovo con tanto di telecomando» continua poi, raggiungendo la sua partner.
«Cominciamo con la salsa?»
La mezzora seguente la passiamo a provare i passi della salsa che ci hanno mostrato, sempre singolarmente. Mi sento sempre un po’ impedito, ma cerco di dare il mio meglio, sperando che a Brian non venga di nuovo la brillante idea di incollarsi alla mia schiena. Solo il pensiero del suo fiato contro al mio collo mi fa accaldare.
Meglio non pensarci.
Daphne è coinvolta al massimo, è evidente che si diverte come una bambina, ed è palese anche la delusione che le passa sul viso quando Brian dice che la lezione è finita.
Lindsay si avvicina ad una borsa, lasciata in terra accanto stereo, e ne estrae dei fogli.
«Queste sono le iscrizioni, da riportare compilate la prossima volta. Spero proprio che questi fogli mi tornino tutti» fa la donna, sorridendo, mentre dà una parte delle iscrizioni a Brian per farsi aiutare a consegnarle.
Lui sembra quasi scocciato di dover far qualcosa che non sia muovere il culo per ballare.
«Bene» fa Brian, non appena consegna anche l’ultima scheda, «Non mancate alla prossima lezione»
E, in quel momento,sento una voce fin troppo familiare provenire dal corridoio. Oddio, no.
Perché Debbie è qui?
«Mel, ma sei sicura che non disturbiamo? E tu, Vic, muovi quel culo!»
«No, figurati, la lezione è quasi finita»
Non sono l’unico ad aver riconosciuto la sua voce; anche Brian e Lindsay sembrano sorpresi dalla loro presenza.
Poco dopo, entrano in sala lei, la donna che stava con Lindsay stamattina, e Vic, facendosi spazio tra gli altri ragazzi del corso che se ne stanno andando.
Lindsay la sta per salutare, ma Debbie, putroppo, m’intercetta prima.
L’occhiata che mi lancia mi fa rabbrividire. Probabilmente mi vuole scuoiare vivo.
«Piccolo stronzo»
«Ehm..ciao, Debbie?»
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