- Buona sera. :)
- A distanza di non troppo tempo, ho scritto il secondo capitolo di questa storia -incrocio le dita sperando che non sia un completo fiasco. Perché, sapete, nonostante le recensioni siano state tutte positive -e ringrazio veramente tanto chi ha speso due minuti del suo tempo per farmi sapere cosa pensava di quello che ho scritto-, sono comunque molto..agitata? Sì, perché questa storia è un AU, e veramente non voglio che questa storia risulti una schifezza e che voi, che leggete, ne siate deluse. Quindi, ora me ne sto qui, buona buona, sperando che il secondo capitolo vi piaccia. Ringrazio già chi leggerà, :)
- Un bacio.
- Capitolo
due
- Movimiento sensual
- ...
- «Allora,
Topino! Com’è andata la prima lezione di ballo?»
- Sospiro
pesantemente, tornando dietro al bancone dopo aver servito dei clienti;
sono
passati tre giorni, dall’ultima volta che le ho detto del corso, e mi
ero
illuso troppo presto che Debbie si fosse dimenticata, ma l’ho
sottovalutata. È
ufficiale, a Deborah Jane Grassi non sfugge nulla e non si smentisce
mai.
- «Bene»
rispondo evasivo; non è stato malaccio, ma non ho intenzione di
ammetterlo
anche con lei. Che poi, in fin dei conti, la parte positiva è solo la
presenza
di quel figo di Brian.
- «Eddai,
racconta un po’! Gli insegnanti com’erano?» insiste, sorridendo e
appogiandosi
al bancone al mio fianco, mentre lo pulisco.
- «Beh,
bravi. Daphne è pazza di loro» dico; grazie al cielo, prima che Debbie
possa
parlare di nuovo, gli ordini sono pronti e io mi fiondo a servire il
cliente.
- Quando
ritorno, al bancone trovo seduto Micheal.
- «Ehi
Justin!» mi saluta, «Ho avuto una nuova grande idea per il nuovo
numero!»
- A
quella notizia, mi apro in un sorriso. Il figlio di Debbie è davvero un
genio,
quando si tratta d’inventare nuove storie per il nostro fumetto.
- «Grande!»
esclamo, entusiasta. «Dai, dimmi!»
- Micheal
sta cominciando a spiegarmi, ma una botta forte alla nuca quasi ci fa
scontrare
con le teste. Debbie ci fissa accigliata e seria, le mani sui fianchi
che le
danno un’aria minacciosa. «Topino, non ti sei fermato due secondi per
raccontarmi del corso di ballo, e non lo farai nemmeno per parlare con
mio
figlio!»
- «Corso
di ballo? » incalza Micheal, spalancando gli occhi.
- Mi
mordo leggermente l’interno della guancia, imbarazzato, e per lui è
praticamente
una conferma. Scoppia a ridere come un pazzo, senza curarsi minimamente
di
potermi offendere.
- Che
palle! Ora mi prenderà in giro a vita.
- Fortunatamente,
Debbie non trova così divertente il fatto che io balli, e dà un’altra
sberla
alla testa di Micheal, che si lagna come un bambino.
- «Non
c’è nulla da ridere! Topino diventerà un grande ballerino!» fa la
donna,
convinta.
- Nonostante
sua madre rischi di staccargli la testa all’ennesimo ceffone, Micheal
trova il
coraggio di ridacchiare ancora. «Sì, come no!»
- «Mickey,
lo sappiamo tutti che prendi in giro Raggio di sole solo perché
sappiamo tutti
che tu in danza sei praticamente incapace»
- Questa
volta sono io, a ridere, quando Emmett s’intromette nella conversazione.
- L’espressione
di Micheal è così indignata ed esilarante che mi viene la voglia
d’immortalarla.
- Sento
perfino Ben e Ted ridere, seduti al loro tavolo, che aspettano Micheal
e
Emmett.
- «Ben
detto, Emmett!» esclama Debbie, mentre quest’ultimo le scocca un bacio
sulla
guancia.
- Il
broncio di Micheal s’incupisce ancora di più; sembra un cucciolo
abbandonato, e
vorrei tanto prenderlo in giro, se non fosse che poi verrei picchiato
di nuovo
da Debbie.
- Così
mi limito a ghignare silenziosamente e spudoratamente davanti alla
faccia di
Micheal, che tenta di trucidarmi con gli occhi mantenendo
quell’espressione
ferita a morte che gli riesce benissimo.
- «Mi
spiegate perché adorate così tanto quel marmocchio?» bofochia, offeso.
- Vorrei
rispondergli che la domanda, in realtà, è perché lui sia così
petulante; ma Debbie
mi si avvicina, e afferra le mie guance come se fossero i manici di una
pentola. Mugugno di dolore, ma lei finge che non mi stia lamentando, e
mi
sorride. «Andiamo, tesoro, come si può non adorare questo bel faccino??»
- «Mh!
Eddai Debbie!» riesco a dire, sfuggendo alla presa delle sue mani.
- Sento
le guance dolere; chissà se è così che ci si sente a fare un lifting.
- Se
penso che Emmett voleva rifarsi le chiappe, rabbrividisco.
- Intanto
che Emmett e la Lagna si spostano al tavolo con Ted e Ben, faccio
qualche
smorfia giusto per vedere se ho ancora tutti i muscoli al posto giusto,
poi mi
defilo a prendere gli ordini di due nuovi clienti.
- Sorrido,
stupendomi di riuscire a farlo dopo che Debbie ha giocato con la mia
pelle come
fosse pongo, e scrivo ciò che chiedono.
- Poi
mi volto per tornare alla cucina, ma le due persone che stanno entrando
nel
Diner mi fanno bloccare sul posto.
- Sono
Lindsay Peterson e Brian Kinney, i miei insegnanti di ballo; lei, col
suo
sorriso dolce, è per mano con un’altra donna, mentre lui, dannatamente
bello
come solo lui può essere, tiene in braccio un bambino adorabile.
- Non
è tanto la loro presenza qui, a stupirmi, quando la reazione che ha la
mia
famiglia di fronte alla loro entrata.
- «OH
SANTO CIELO!» Debbie, gli occhi spalancati dallo stupore, si porta le
mani, con
le unghie stavolta smaltate di viola, alla bocca. Emmett ha
un’espressione
ebete stampata in faccia, la stessa di quando compra una nuova giacca
piumata
da aggiungere al suo guardaroba; Ted ha la bocca aperta come un
baccalà, Ben è
piacevolmente colpito e sorride, mentre Micheal.. beh, sembra che abbia
appena
visto un fantasma.
- Anzi,
tre fantasmi e un dio. Perché Brian si può definire solo così.
- «Ehi,
ma guardate che caso..!» fa Brian,
usando un tono di voce palesemente ironico, con un ghignetto malizioso
sulle
labbra, «Non avrei mai pensato di
trovarvi tutti qui!»
- Lindsay
ridacchia, mentre la donna al suo fianco si trattiene appena dal farlo,
roteando gli occhi al cielo.
- In
un istante, tutti si sono alzati e si sono avvicinati a loro, in un
brusio
allegro.
- Debbie
si sbaciucchia un po’ Lindsay, un po’ l’altra ragazza, un po’ il
bambino in
braccio a Brian, mentre Micheal ancora fissa impalato Kinney.
- Lo
vedo avvicinarsi a lui, e Brian posa le labbra sulle sue in un bacio
lento.
- E
solo Dio sa quanto vorrei essere al posto di Micheal.
- Un
momento. L’ha baciato sul serio?
- La
cosa che mi shocca di più, è che Ben si limita ad alzare gli occhi al
cielo,
per poi dare una pacca amichevole alla schiena di Brian.
- Evidentemente,
sono tutti amici di vecchia data. Com’è piccolo il mondo.
- «Ehi,
scusa! Le nostre ordinazioni sono pronte? »
- Mi
volto verso il ragazzo che mi ha parlato, e impiego qualche secondo a
realizzare ciò che mi ha chiesto. Poi mi riscuoto, e annuisco
frettolosamente.
«Sì, vado a controllare!»
- Cerco
di passare per invisibile, mentre cammino al fianco dell’allegra
combriccola,
recupero le ordinazioni dai clienti, e le servo.
- Poi
guardo l’orologio, sperando con tutto il cuore che il mio turno non
duri ancora
molto; ed infatti, ora dovrei staccare, grazie al cielo.
- Sono
diviso in due; da una parte, vorrei salutare Debbie. L’ultima volta che
non
l’ho fatto è rimasta incazzata con me per una settimana.
- Ma
c’è da dire che non voglio interrompere il quadretto, e soprattutto far
sapere
che quei due sono i miei insegnanti. E poi, mi verrebbe da mandare a
cagare
Micheal per la sua fortuna sfacciata.
- Alla
fine, opto per sgattaiolare dietro al bancone per riporre il grembiule
e
andarmene silenziosamente, senza far figuracce.
- Sto
per uscire, quando sento la voce di Debbie.
- «Oh,
ma dov’è Topino? Devo assolutamente presentarvelo!»
- «Penso
se ne sia andato» dice Ted, scrollando le spalle, «Il suo turno non
finisce a
quest’ora?»
- «Domani
mi sente! Andarsene senza salutarmi! Lo sa che non deve farlo. »
- Okay, forse è meglio se me ne vado. Se Debbie scopre che dopo avermi chiamato non l’ho raggiunta apposta, potrebbe decapitarmi.
- ..
- ..
- ***
- ,,,
- ..
- «Oggi non mi dai buca,
vero? »
- Sbuffo,
divertito. «No, Daph, verrò. E se me lo stai per chiedere, sì, te lo
prometto»
- «Grazie,
Justin. Davvero, sei il migliore!
»
- Alzo
gli occhi al cielo, come se lei potesse vedermi, e aspiro dalla
sigaretta.
Quando rispondo, osservo il fumo uscire dalla mia bocca mischiarsi con
il mio respiro
ghiacciato.
- «Fattelo
dire, sei una leccaculo»
- Fa
un freddo cane, ma ho voglia di fumare. Sono uscito per non pensare che
di lì a
qualche ora dovrò presentarmi di nuovo al corso di danza, ma Daphne,
con la sua
chiamata, ha scombinato i miei propositi.
- «Oh, andiamo, sto solo
esprimendo la
mia gratitudine! Anche se dovresti ringraziarmi tu! »
- «Eh?
»
- «Sì. Ti
ricordo che passerai un’ora e mezza a
sculettare con l’uomo più sexy dell’universo»
- Ah,
già, lo scambio di coppia. Cazzo.
- «E non osare
cambiare idea! Ci vediamo
stasera, un bacio! » Daphne non aspetta nemmeno la mia risposta e
riattacca, evidentemente è di fretta.
- Finisco
la sigaretta con un ultimo tiro, poi rientro a casa. Sono da mamma di
passaggio, avevo voglia di salutarla. Da quando ha divorziato con papà,
passo
quasi una volta a settimana. Un po’ mi sento in colpa. Ma solo un po’.
Dopotutto, è lui che è solo un cazzo di omofobo.
- Mamma
è fuori con Molly,sono appena uscite: mia sorella ha una festa di
compleanno;
mi ha detto di rilassarmi e stare tranquillo che sarebbe tornata a
momenti.
- È
strano non sentire la casa di mia madre come mia. Però è bella,
accogliente. E
i divani nuovi sono comodissimi; quando mi ci siedo rischio sempre di
addormentarmi.
- Siccome
non ho niente da fare, giro un po’ per casa. L’ultima stanza in cui
entro è la
cameretta di Mollusco. Sulla sua scrivania noto alcuni fogli immacolati
e un
astuccio di matite; dieci secondi dopo, sono seduto sul tappeto del
salotto che
disegno.
- Quando
ho finito, osservo la figura di Brian Kinney impressa nella carta;
certo,
l’originale è sicuramente meglio. Però sono soddisfatto del disegno.
- Quando
ho visto Lindsay, avrei voluto disegnare lei; ma mi sono reso conto che
la
figura di Brian è decisamente più interessante. Molto, molto più
interessante.
È una sfida. Il mio è stato un tentativo di imitare la perfezione.
- «Justin,
sono tornata! » Mia madre entra in casa, e io mi affretto a piegare il
disegno
e ficcarlo nella tasca del giubbotto posato sul divano. Se lo vedesse,
potrebbe
fare domande, e io sinceramente non ho voglia di stare a rispondere.
- «Stasera
rimani a cena? » mi chiede, mentre appende il cappotto all’appendiabiti
che io,
prima, ho totalmente ignorato, abituato come sono a mettere le mie cose
dove mi
capita.
- Rispondo
di no, perché ho un impegno con Daphne, gliel’ho promesso.
- Chi
se la scorda, la lezione del pomeriggio?
- Mamma
annuisce; si vede che è curiosa, ma non insiste.
- Sto
lì ancora per una mezz’oretta. Parliamo di tutto e di niente, di come
va la
scuola, se lavoro ancora al Diner. Sono sicuro che sappia ogni mia
mossa,
perché lei e Debbie sono diventate amiche e si sentono per parlare di
me, ma
rispondo comunque.
- Quando
vado via, mamma mi fa promettere di tornare presto, anche se non c’è
bisogno.
Lo sa che lo farei comunque, di mia spontanea volontà, o trascinato per
un
orecchio da Debbie.
- Poi
vado a casa, m’infilo qualcosa di comodo, e raggiungo Daphne alla
palestra.
- Ovviamente
la mia amica è già lì, in trepidante attesa. Ha la cuffia di lana
calata fin
quasi al naso, tra poco respira polaretti, ma niente sembra scalfirla.
Ha
l’entusiasmo a mille.
- «Eccoti,
finalmente! » esclama afferrandomi per un braccio e trascinandomi
dentro.
- «Potevi
entrare al caldo» le faccio notare, quando rabbrividisce per lo sbalzo
di
temperatura.
- «Non
volevo senza di te» scrolla le spalle e mi sorride.
- Scuoto
la testa, esasperato e divertito; cosa farebbe Daphne senza di me?
- Ci
diviamo giusto il tempo per infilarci le scarpe pulite e riporre i
giacconi
negli spogliatoi; come noi, nella sala da ballo ci sono già altri
ragazzi del
corso. Si stanno riscaldando, così anch’io e la mia amica ci mettiamo
per terra
e cominciamo un po’ a fare stretching.
- Sto
per raccontare a Daphne della scena al Diner tra Micheal e Brian,
quando il
diretto interessato, con Lindsay, entra nella sala.
- «Buongiorno
signori e signore! Vedo che siete rimasti quasi tutti!»
- Quell’uomo
è incredibile. È capace di rendere sexy anche una frase del genere, che
di
malizioso non ha proprio niente.
- «Visto
Linz? » prosegue, «Anche i pulcini sono rimasti» E scocca a me e Daph
un
sorrisetto ammicante.
- Mentre
io mi voglio sotterrare e Daph arrossisce, Lindsay ridacchia; «Beh, più
siamo
meglio è. Comunque, alla fine delle lezioni vi consegneremo i moduli
per
l’iscrizione da riportare la settimana prossima, salvo ripensamenti
all’ultimo
momento.»
- È
shoccante il fatto che abbia superato la prima lezione, che sia
presente alla
seconda, e che stia per iscrivermi al corso intero –sempre se oggi va
tutto
bene.
- Non
mi sono dimenticato del fatto che io e Daphne oggi non balleremo
insieme, e
evidentemente nemmeno Brian, che continua a fissarmi con un ghigno
insolente,
mentre Lindsay spiega un po’ quello che faremo oggi.
- «Okay,
siccome non c’è più niente da dire.. cominciamo.»
- Non
appena Lindsay dice quelle parole, Brian ci volta le spalle e si
avvicina allo
stereo all’angolo della sala, permettendomi così di poter ammirare
indisturbato
la sua figura.
- Dio,
è una fottuta visione, con quei pantaloni della tuta e quella
cannottiera
slargata.
- E
sono sicuro di non essere l’unico a pensarla così; Daphne quasi sbava,
al mio
fianco, e come lei le altre ragazze del corso. Pure le donne più avanti
con
l’eta, ci scommetto, hanno uno scompenso
cardiaco ad ogni suo movimento o sorriso.
- Mentre
Brian sceglie le canzoni, Lindsay ci fa schierare; al contrario della
volta
precedente, non cominciamo subito a coppie.
- «Ripassiamo
velocemente la bachata, che dite? » fa Brian, ritornando da Lindsay e
mettendosi al suo fianco.
- «Partiamo
andando a destra, tre passi, al quarto diamo un colpo d’anca, e
facciamo la
stessa cosa a sinistra» spiega veloce Lindsay, sempre col suo sorriso
solare.
- «Coraggio,
un, due, tre, quattro..»
- Quasi
in sincrono, entrambi cominciano a mostrarci i passi cadenzati al ritmo
della
musica.
- E
comincio a pensare che come Brian Kinney, nessuno muova i fianchi.
- Con
uno sbuffo, scuoto la testa, cercando di non fissare troppo
intensamente come
muove il bacino, e provo a imitare i passi.
- Mi
sento un idiota. Sono goffo, e non mi viene così spontaneo come dicono
dovrebbe
essere. Non è come ballare al Babylon, lì sculetto come mi pare e
piace. Qui
rischio di cadere nel volgare, e non nel sensuale.
- Vedo
Daphne al mio fianco muovere le anche
come se fosse la cosa più naturale al mondo, e un po’ invidio il suo
entusiasmo
di migliorarsi. Io mi sento troppo ridicolo.
- Così,
mi limito semplicemente a contare i passi a destra e a sinistra, senza
sciogliermi molto, continuando comunque a osservare quello che fa la
mia amica.
- «Sei
praticamente un pezzo di legno»
- Quando
sento le mani di Brian appoggiarsi ai miei fianchi e il suo fiato
soffiarmi sul
collo, il cuore mi schizza in gola e mi pietrifico sul posto.
- «No,
Raggio di sole, non fermarti» sussurra di nuovo, facendo leggermente
pressione
sui miei fianchi e spingendomi a continuare a ballare. Segui i suoi
movimenti
rigidamente.
- Il
cuore sembra un tamburo nel mio petto, le mani mi sudano.
- Se
tenta di farmi sciogliere in quel modo, può stare certo che non ci
riuscirà; il
pensiero di averlo incollato al mio corpo mi fa quasi girare la testa.
- Cazzo,
sono gay, e lui è cento volte meglio del David di Michelangelo.
- La
sua vicinanza è ovvio che mi distragga.
- «Oh,
andiamo, sciogliti un po’. So che i fianchi li sai muovere, ti ho visto
ballare
al Babylon, l’altra sera»
- Sento
le mie guance accaldarsi: probabilmente sto arrossendo come un cretino.
- Brian
sembra divertito da questa cosa, lo sento ridacchiare.
- Grazie
al cielo, poi, la canzone finisce e deve staccarsi.
- Mi
rivolge un sorrisetto che posso definire solo malizioso, poi lo osservo
mentre
poggia una mano con fare fiero alla spalla di Daph; «Ragazza, tu si che
hai
classe»
- Lei
ovviamente arrossisce, e non appena Brian prosegue, la vedo sciogliersi
in una
risatina idiota. Daphne è assurda.
- «Okay,
i passi della bachata ci sono. Gli uomini dovrebbero imparare a
lasciarsi un
po’ andare, comunque» fa Lindsay, con un sorrisetto. «Cos’è, pensate
che
muovere i fianchi sia da gay?»
- Le
donne in sala ridacchiano, e Daphne si morde le labbra per non farlo.
So che si
sta trattenendo per non voltarsi verso di me e lanciarmi sorrisetti e
sguardi
eloquenti.
- «Non
lo è.» continua Lindsay, «Le donne, veramente, muoiono dietro all’uomo
che sa
ballare»
- Noto
Brian alzare gli occhi al cielo. «Smettila di fare la saggia, Linz»
borbotta,
con fare noncurante. Torna allo stereo per far partire un’altra
canzone, con
calma calcolata, e la musica comincia. «Lindsay, ricordami di comprare
uno
stereo nuovo con tanto di telecomando» continua poi, raggiungendo la
sua
partner.
- «Cominciamo
con la salsa?»
- La
mezzora seguente la passiamo a provare i passi della salsa che ci hanno
mostrato, sempre singolarmente. Mi sento sempre un po’ impedito, ma
cerco di
dare il mio meglio, sperando che a Brian non venga di nuovo la
brillante idea
di incollarsi alla mia schiena. Solo il pensiero del suo fiato contro
al mio
collo mi fa accaldare.
- Meglio
non pensarci.
- Daphne
è coinvolta al massimo, è evidente che si diverte come una bambina, ed
è palese
anche la delusione che le passa sul viso quando Brian dice che la
lezione è
finita.
- Lindsay
si avvicina ad una borsa, lasciata in terra accanto stereo, e ne estrae
dei
fogli.
- «Queste
sono le iscrizioni, da riportare compilate la prossima volta. Spero
proprio che
questi fogli mi tornino tutti» fa la donna, sorridendo, mentre dà una
parte
delle iscrizioni a Brian per farsi aiutare a consegnarle.
- Lui
sembra quasi scocciato di dover far qualcosa che non sia muovere il
culo per
ballare.
- «Bene»
fa Brian, non appena consegna anche l’ultima scheda, «Non mancate alla
prossima
lezione»
- E,
in quel momento,sento una voce fin troppo familiare provenire dal
corridoio.
Oddio, no.
- Perché
Debbie è qui?
- «Mel, ma sei
sicura che non disturbiamo? E
tu, Vic, muovi quel culo!»
- «No, figurati, la lezione
è quasi
finita»
- Non
sono l’unico ad aver riconosciuto la sua voce; anche Brian e Lindsay
sembrano
sorpresi dalla loro presenza.
- Poco
dopo, entrano in sala lei, la donna che stava con Lindsay stamattina, e
Vic,
facendosi spazio tra gli altri ragazzi del corso che se ne stanno
andando.
- Lindsay
la sta per salutare, ma Debbie, putroppo, m’intercetta prima.
- L’occhiata
che mi lancia mi fa rabbrividire. Probabilmente mi vuole scuoiare vivo.
- «Piccolo
stronzo»
- «Ehm..ciao, Debbie?»
- ..
- ..
-