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Autore: _Giulietta88_    23/04/2012    1 recensioni
C'è Carolina, una ragazza di soli 16 anni che fa parte della Nazionale Italiana, con la disciplina della Ginnastica Artistica. Ci sono le sue amiche, gli allenatori e le gare e c'è anche un ragazzo.
Per Carolina però non è un bel momento, anzi, vuole abbandonare tutto e come dice 'Fumo e cenere' dei Finley, vuole mandare tutto a puttane. Qualcosa la frena, forse la famiglia, forse i 10 anni di sacrifici.. Ma c'è un mondo attorno a Carolina, storie che si intrecciano, sguardi vuoti, sorrisi accennati, incidenti ed amori segreti.. Questo momento è ancora tutto alla scoperta.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Camminando su una trave.


 

 

Innamorarsi è una droga, amare è una medicina.

(Fabio Volo)

 

Inizio Flash-Back.

 

Era una giornata afosa, quella. Nonostante era solo il 20 Settembre, a Cagliari si moriva ancora dal caldo e la gente passava gli ultimi giorni, prima dal rientro a scuola o a lavoro, ancora al mare.

Intanto in una strada completamente vuota posteggiava una macchina lussuosa quanto basta, nella normalità. Uscirono due persone dai lineamenti ben distinti, una era solo una bambina di appena 6 anni e l'altra era già una donna bella e fatta.

Carolina Rossi, la bimba, con la sua mamma, Eleonora Rossi, fissarono l'insegna che si presentava gigante ai loro occhi inesperti.

'Il volo della farfalla', c'era scritto. Quella davanti ai loro occhi era una palestra, la migliore di tutta la Sardegna, che era proprio a Cagliari, vicino alla città della famiglia Rossi.

« Mamma, mamma! Qui potrò iniziare a fare la Ginnastica.. Arpistica, vero? »

La mamma sorrise, sinceramente. Si abbassò al livello di sua figlia e la guardò, accarezzandogli dolcemente i lunghi capelli castani. Le diede un bacio sulla fronte e poi pensò che quello sport avrebbe aiutato Carolina, in un modo e nell'altro, ora o dopo e che gli avrebbe cambiato la vita.

« Artistica, tesoro. »

Poi entrarono mano nella mano nella palestra e Carolina si perse a guardare delle giovani ragazze che indossavano il body e uscivano dalla palestra sudate ma sorridenti. Si disse che voleva diventare una di quelle ragazze anche lei e così correndo felice, seguì la mamma ad iscriversi al corso per bambini.

 

Fine flash-back.

 

Quella scena continuava ad apparire in testa da qualche giorno, ormai. Aprì gli occhi, infastidita dalla luce che entrava dalla finestra.

La sua radio-sveglia continuava a blaterare su come fosse bella quella giornata e sul fatto che oggi si sarebbe svolto a Milano una partita del Milan. Che enorme cavolata.

Si scostò il trapuntino dal corpo, mente si trascinava verso il bagno. Non aveva voglia di sudare, quella mattina.

Entrò dentro la doccia velocemente, insaponandosi e facendosi lo shampoo. Uscì una decina di minuti dopo, trovando già la sua compagna di stanza seduta a gambe incrociate sul letto, con l'ipad dell'Apple in mano.

Bofonchiò un 'Buongiorno' a stento e poi aprì l'armadio indossando i pantaloncini neri per l'allenamento, una canotta verde e sopra la tuta della Nazionale Italiana.

Afferrò poi la sua tracolla bianca a scacchi neri e ci mise dentro l'occorrente per l'allenamento e per la scuola.

Già.. Lei studiava anche. Che cosa? Non lo sapeva esattamente. Frequentava lezioni private lì a Milano e il suo indirizzo era il Liceo Classico, ma non era per niente convinta di quella scelta.

« Vieni agli allenamenti, oggi? »

Guardo Simona, ma so già la risposta. Ovvio. Le rifilo un 'Scendo a colazione', mentre prendo l'MP3 e chiudo la porta della stanza alle mie spalle.

Osservo il corridoio apparentemente vuoto, ma scorgo una figura avvicinarsi a me, o meglio ad una camera. È un ragazzo, avrà circa 17 anni e sembra essere il solito fighetto. Ma dove sta andando? Queste camere sono riservate alle ginnaste e ai ginnasti!

« Senti, scusa, ma penso che tu abbia sbagliato camera. Le camere in questo corridoio sono riservate alle ginnaste e ai ginnasti della Nazionale Italiana.. »

Dico aggiustandomi un ciuffo di capelli che è scappato dalla mia coda di cavallo.

Lascia il trolley e si appoggia al muro, a distanza da me.

« Senti, Miss-Stronzetta-So-Tutto-Io, si da il caso che io sia quello nuovo nella squadra maschile, quindi questa è la camera giusta. »

Sgrano gli occhi. Nessuno si era mai permesso di chiamarmi 'Miss-Stronzetta-So-Tutto-Io' ed inoltre lei aveva fatto una figura terribile. Se l'era scordato che oggi arrivava quello nuovo. Però c'era da dire che non era niente male.. Capelli neri, col ciuffo scompigliato, bel viso, ottimo fisico, jeans a vita bassa griffati e l'aria da figo. Peccato per il carattere, si era giocata la carta Carolina.

Mi avvicinai sprezzate a Mr. Sono-figo-solo-io e assottigliai gli occhi, mentre stringevo una mano talmente forte da farmi diventare le nocche bianche.

« Ma chi ti credi di essere, eh? Non sei altro che.. »

Mi fermai giusto in tempo. La mia allenatrice, Anna, sbucò dal nulla e mi guardò seria. Cosa succedeva, ora? Mi allontanai giusto in tempo da.. non so come si chiama, prima che Anna pensasse male.

« Rossi, che succede? Hai conosciuto il nuovo arrivato? » Sussurrai un 'non succede nulla' per farla continuare. « ..Bene, allora seguimi. Ho bisogno di parlarti della gara della prossima settimana. »

Lanciai un'occhiata sprezzante al nuovo arrivato, riprendendomi la mia tracolla e seguendo Anna nella sua camera d'hotel.

Mi stavo preoccupando. Insomma.. Mi chiamava in hotel? La cosa era grave.

Aprì la sua camera, facendomi segno di seguirla e di accomodarmi. C'erano delle foto di lei giovane alle gare, altre con suo marito e altre di lei nella sua città. La vidi armeggiare con dei fogli sulla scrivania, accanto a me, poi ne prese uno e iniziò a leggerlo.

« Bianchi Simona, Vitti Giulia, Russo Chiara, Corti Eleonora, Mandelli Leonarda, Villa Elisabetta e.. Fontana Carlotta (*). Sai cos'è? »

Erano nomi delle mie compagne. E da me cosa voleva? La guardai dubbiosa, fissando la lista che teneva in mano. In alto, però, c'era il titolo che non avevo notato. 'Lista ragazze nazionale italiane – gara'. Significava che quelle erano le ragazze che sarebbero partite. Significava che io non c'ero. Non c'era scritto 'Rossi Carolina', diamine.

« Carolina, il presidente non ti ha voluto portare alle gare. Ha detto che sei capricciosa e che per ora non stai dando il meglio di te, che non ti meriti di andare a queste gare, perché ti credi di essere la migliore e sottovaluti le altre ginnaste. »

Mi alzai di scatto, afferrando la mia tracolla che avevo appoggiato sul letto.

Come poteva dire quelle cose, eh? Non dopo tutti quegli anni passati tra magnesio e allenamenti. Ero capricciosa? NO, cavolo! Ok, magari non c'ero con la testa in quei tempi, ma non poteva, cazzo.

Gli occhi iniziarono a pungere, mentre le parole uscivano a flotte, senza neanche pensare che la porta fosse aperta e che il nuovo ragazzo, quello stronzo, potesse sentire.

« Come puoi farmi questo eh, Anna? Sono ANNI ed ANNI che mi alleno, che mi spacco il culo così, che passo ore a riprovare un cavolo di esercizio alla trave, sono mesi che non torno dalla mia famiglia per prepararmi a queste gare, per prendermi l'oro. Sono mesi che mi sento dire 'tu il posto l'hai già sicuro' e ora.. cazzo, non ho mai perso una gara! E portate Fontana, ora?! »

Sbraitai aggiungendo anche 'ma andate tutti a fanculo' mentre iniziavo a correre verso la mia camera. Sapevo che non era colpa di Anna, ma del direttore del cazzo. Non piangevo, dopo anni avevo imparato ad essere forte per tutti.

Vedo che tutti le ginnaste e i ginnasti sono fuori in corridoio, mentre Giulia mi guarda dispiaciuta, senza sapere cosa fare. Mi avvicino a Fontana, Carlotta Fontana e assottigliando lo sguardo, le dico ciò che penso.

« Forza Fontana, fai perdere tutti, spero davvero che tu arrivi ultima. »

Carlotta si altera e sta per rispondere, ma la salva il ragazzo nuovo, che prende me per un polso e mi trascina nella mia stanza, che era ancora aperte. Con un calcio chiude la porta e mi lascia andare le mani.

« Ma che fai?! »

Sbraito anche contro di lui, mentre mi accorgo solo ora che è a petto nudo. Un leggero rossore si impossessa delle mie guance. Mi guarda con nonchalance, per poi fare un sorrisetto da stronzo.

« Vuoi farti sbattere dalla squadra definitivamente? Hai già fatto una sfuriata oggi, non hai la possibilità di farne un'altra e.. » Si avvicina a me, che sono appoggiata al muro e mi incastra tra le sue braccia. Si avvicina al mio orecchio e continua quelle frase del cavolo. « ..Non vorrei perdere una bella ragazza come te, sai, sono arrivato solo oggi, io. » Dice per poi sfiorarmi le labbra e uscendo subito dopo dalla mia camera, lasciandomi lì come una cretina. Che idiota, che sono. Dovevo rispondergli a tono!

Afferro poi il cellulare, guardando l'orologio. Devo andare agli allenamenti, dove farò vedere a quelle stupidi allenatrici chi sono. Non possono calpestare il mio orgoglio così, non davanti a tutti, non umiliandomi pubblicamente.

Sento una piccola lacrima scendermi sulla guancia, mentre la scaccio via velocemente. L'unica traccia della sfuriata precedente, quando salgo sull'autobus, sono gli occhi vuoti e il mio silenzio costante.

A volte mi chiedo se la ginnastica è davvero la mia strada, se questo non è un segno del destino, che mi dice di abbandonare tutto, di tornare dalle mie amiche del mio paese. Ma la risposta arriva subito dopo, quando ricevo un sms da mia madre con scritto 'non vedo l'ora di vederti alla prossima gare, piccola. Sei la ginnasta più bella del mondo'.

 

L'angolo dell'autrice.

 

Eccomi qua, di nuovo. Non so se il capitolo rende, perché io sono piuttosto autocritica con le mie storie. Ecco l'incontro con il personaggio maschile – che non sapete ancora come si chiama mhuhaha – avrete anche capito un po' il suo carattere, no?

In questo capitolo vengono anche fuori dei lati del carattere di Carolina, che a volte si rileva forte e coraggiosa, ma che è piena di incertezze dentro. Lei sta attraversando una crisi, per ora, ma si sente obbligata a non ammetterlo, nei confronti della madre.

Anche a me una volta è successo una cosa del genere, con il calcio (femminile u.u). Mio padre voleva che almeno uno dei suoi figli giocasse a calcio e vedendo che i primi due figli erano delle bimbe, mi coinvolse nel mondo del calcio (anche se dopo nacque mio fratello, a cui il calcio piace davvero). Giocai fino a 16 anni, poi abbandonai tutto xD

Comunque.. Ci vediamo la prossima volta! Ringrazio la gente che mi ha messo tra le preferite/seguite/ricordate/autori preferiti e spero che in questo capitolo ci sia qualche recensione.

A presto! (e buon 25 aprile.)

 

Giulia.

 

I volti della storia.

 

Personaggio maschile [(non vi rivelo il nome) alias Louis Tomlison]:

 

  
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