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Autore: Emmy_Nerisse    23/04/2012    6 recensioni
Eccomi qui^^ Inizialmente questa doveva essere una One-Shot, ma dato che mi sono accorta che verrà lunghissima ho deciso di trasformarla in una FanFiction. Ma questo a voi non interesserà... Quindi arrivo al sodo.
Questa è una storia, la storia, di Farfalà e Blumiere. L'ho costruita riavvolgendo la pellicola del videogioco "Super Paper Mario", risalendo a tutti i Ricordi che compaiono tra le varie Porte della Torre di Svoltadilà e sviluppando una mia versione dei fatti sul tempo che hanno trascorso insieme, prima di quel giorno...
Spero vi piacerà e vi annuncio subito che ci saranno particolari... particolari, che nella vera storia non vengono citati e che probabilmente neanche esistono, ma... chi lo sa?
Inoltre cercherò di andare a fondo su alcuni punti, per esempio... Oh, ma che sto qui ad annoiarvi! Leggete la storia e lo saprete, no? ^^
Genere: Drammatico, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I - Le Due Tribù

C’era un’alta collina ripida, rocciosa e infinita a separarle e di certo non intralciava il profondo odio tra le due popolazioni che abitavano quella terra.
A est, dove il Sole sorgeva, la Tribù degli Antichi godeva delle bellezze della parte di mondo a lei destinata. Viveva giorni tranquilli e sereni sotto un cielo terso che ispirava fiducia verso il domani. I raccolti erano abbondanti, i ruscelli immersi in uno scroscio moderato che risplendeva alla luce degli astri.
Il Saggio governava con generosità e onestà degna di un capo giusto. La povertà nel Villaggio non esisteva, così come la totale ricchezza; il lavoro non scarseggiava, ne erano disponibili tra i più vari. L’aria era pulita e pacifica.
Tuttavia, la popolazione del Villaggio sapeva di essere a rischio ogni minuto di ogni giorno. Per questo il Saggio aveva dato ordine di costruire appositi edifici per esercitare e migliorare le capacità degli Antiquos: in quel Villaggio esistevano persone con poteri particolari che permettevano loro di comandare uno degli Elementi Naturali, o anche di più in casi molto rari, e di farne uso per difendersi o per compiere opere buone tra la gente. Esistevano anche i Normali, ovvero semplici esseri umani che ne erano privi oppure Antiquos nati senza essi, ma venivano comunque istruiti per dare una mano alla comunità.
Poi c’era la figlia del Saggio, un argomento del tutto eccezionale: poteva comandare due Elementi, l’Acqua e l’Aria, ma era il frutto dell’unione di due Normali. Si chiamava Farfalà, una diciannovenne che adorava stare all’aria aperta. Nonostante sapesse di dover succedere suo padre quando questi sarebbe andato in pensione, non aveva alcuna intenzione di seguirne gli insegnamenti: la politica era l’ultimo dei suoi problemi, non se la sentiva di comandare gli altri. Poi, pur possedendo il controllo degli Elementi più potenti tra tutti, li utilizzava molto di rado: diceva che non era bello sottomettere a sé la natura quando questa ti offriva tutto. Per il resto la sua vita le piaceva molto e per nulla l’avrebbe voluta abbandonare. Eppure c’era ancora qualcosa che non riusciva a capire: l’odio, secondo lei insensato, verso la Tribù dell’Oscurità. Era molto positiva quando ne pensava tra sé e sé, credeva che un giorno i due popoli sarebbero potuti tornare a vivere serenamente. Ma ascoltando i racconti del padre, sulle guerre combattute e il sangue versato, non poteva fare a meno di tremare. Il Saggio le definiva persone mostruose, sia di mente sia di aspetto. Diceva che non avevano un cuore, che vivevano di potere e che non erano in grado di condividere i beni tra loro.
Farfalà era molto confusa. E quando si trovava in queste condizioni, andava sempre a sedersi sotto quella quercia solitaria che cresceva nel prato fuori dal Villaggio, a pensare, i capelli rossi mossi dal vento, guardando in direzione della collina.
Anche quel giorno aveva deciso di passare il pomeriggio sotto le sue fronde, ma non ebbe nemmeno il tempo di chiudere gli occhi.
- Ehi, Farfalà! Dobbiamo andare ad allenarci, sbrigati! Se no arriviamo tardi. –  Non le serviva voltarsi per riconoscere la sua interlocutrice. Luvbì*. Era la sua migliore amica e le era sempre accanto da quando erano nate. Quel giorno aveva i capelli dorati raccolti in uno chignon e indossava una lunga tunica bianca. Era l’unica nella sua famiglia ad aver ereditato il controllo degli Alberi dalla madre, mentre i suoi tre fratelli possedevano quello del Fuoco, dono genetico del loro padre. Infine la sorellina più piccola di Luvbì, Tippi*, era una Normale.
Farfalà si alzò - Dobbiamo proprio? Insomma, sai come la penso. - chiese all’amica.
Luvbì sbuffò – Avanti Farfalà! Dovremmo pur imparare a difenderci dagli Obscuri nel caso attaccassero il Villaggio. Non possiamo più contare sull’aiuto di quei vecchiacci, ora dobbiamo sfruttare solo la nostra giovane generazione! E poi al corso ci sono tanti bei ragazzi… - concluse con espressione sognante la giovane Antiqua.
- Pensi sempre ai ragazzi, Luvbì. Altro che difendere il Villaggio! Comunque, se dobbiamo proprio… - Farfalà non ebbe il tempo di finire la frase che la ragazzina bionda le si attaccò al braccio.
- Forza. Ora usa il Teletrasporto! – la incitò Luvbì.
- Il Teleché? – domandò colta alla sprovvista Farfalà.
- Ah già… mi ero dimenticata che alla lezione scorsa non eri venuta. Quelli col controllo dell’Aria hanno imparato la tecnica del teletrasportarsi da un posto all’altro in pochi istanti. Ora ci sarebbe stato utile. Invece dovremo camminare fino all’arena… - disse con fare esperto la ragazzina in tunica bianca.
- Pigrona! – la punzecchiò Farfalà, ricevendo come risposta uno spintone. Poi le due ragazze iniziarono a correre serene.
 
Invece a ovest, dove il Sole calava, la Tribù dell’Oscurità era in pieno fermento. Ogni angolo brulicava di Obscuri intenti a costruire chissà quale diavoleria, cercando poi di rivenderla sperando di guadagnarci qualche soldo.
Quello del Castello era un popolo povero, il terreno non era tra i migliori e non vedevano quasi mai gli astri, perché il cielo sopra le loro teste era sempre nuvoloso e le notti tempestate di tuoni e fulmini. Alle volte, i raggi candidi della luna facevano capolino durante le serate più calme, ma accadeva molto di rado. Spesso i torrenti erano in secca e il raccolto scarso, come di conseguenza. Alle spalle di quell'enorme centro abitato composto da torri di diverse altezze e circondato da spesse mura, tanto che da lontano somigliava a un palazzo vero e proprio, sorgeva una fosca e compatta foresta di conifere, dalla quale gli abitanti preferivano girare al largo.
In più il Conte sembrava un vero tiranno, facendo pagare tasse per qualunque sciocchezza e svuotando il portafogli alle poche persone che riuscivano a malapena a procurarsi da vivere. Nel frattempo aveva dato l’ordine di addestrare i più potenti Obscuri del regno per preparare l’attacco che avrebbero lanciato al Villaggio degli Antiquos un paio di mesi più tardi. Diversamente dagli abitanti mescolati della Tribù degli Antichi, quella dell’Oscurità era composta da sola gente in grado di comandare uno o entrambi gli Elementi Oscuri, il Fulmine e il Buio.
Tra questi vi era il figlio del Conte, un ragazzo di ventun’anni di nome Blumiere. Ormai era un esperto nel controllo del Buio, ma doveva ancora migliorare quello del Fulmine; o almeno questo lo doveva fare per accontentare il padre. In realtà lui preferiva farne a meno di entrambi i domini, diceva che erano inutili. Invece era molto incuriosito verso la Tribù che si trovava sull’altro versante della collina, ma contemporaneamente ne era disgustato: gli Antiquos avevano devastato il loro regno e rubato le loro immense ricchezze, ai tempi in cui la collina ancora non vi era.
Il Conte gli aveva raccontato che erano stati un Antiquo con il controllo delle Rocce e un Obscurio con la capacità del Fulmine ad elevarla e renderla indistruttibile. Era talmente ripida che era impossibile scalarla, ma il padre continuava a ripetergli che un giorno o l’altro avrebbero trovato il modo di oltrepassarla e avrebbero riconquistato ciò che gli era stato sottratto dalla guerra, compiendo la stessa azione che gli Antiquos avevano compiuto contro di loro.
Ma Blumiere era divorato dalla curiosità che cresceva ogni giorno dentro di lui. Infatti spesso si rannicchiava sulla torre più alta del Castello per cercare di scorgere qualcosa che gli potesse dare indizi sull’altro mondo. L’unica cosa che vedeva era un albero grande e frondoso che ricopriva gran parte del pianoro sopra al colle. Per il resto, nulla.
- Non troverai nient’altro da quassù. E’ lo stesso panorama che vedi da sempre e che sempre vedrai. Arrenditi, non puoi sgretolare la roccia con lo sguardo. – un ragazzo dai capelli blu-viola raccolti in un codino dietro il capo gli si sedete accanto.
Blumiere roteò gli occhi vermigli – Un giorno arriverò dall’altra parte, Kozì. E’ inutile che continui a cercare di convincermi a mollare. –
Kozì scosse il capo – E’ inutile che continui a illuderti, da parte tua. Blumiere, non c’è modo di arrivare dall’altra parte né per noi né per loro. Ed è meglio così: se è proprio vero ciò che si dice sugli Antiquos sarebbe meglio non incontrarli mai. Sono esseri meschini ed egoisti… e brutti. –
- Sono centenni che i due popoli vivono separati. Che certezza abbiamo sul loro aspetto e modo di comportarsi? – il ragionamento di Blumiere era abbastanza tondo, e lo sarebbe stato ancora di più se anche lui ci avesse creduto veramente: dopo tutti i racconti su esseri diversi e mostruosi era difficile farsene un’altra immagine.
Kozì parve pensarci su “In effetti non ha tutti i torti…”  Poi il ragazzo dagli occhi dorati si alzò con un salto. Kozìkozì*, questo era il suo nome per intero, era un Obscurio con il dominio del Fulmine, mentre sua sorella maggiore Komeva* controllava il Buio. Erano i figli di un mercante piuttosto a corto di vendite nell’ultimo periodo, mentre la loro madre era morta un anno dopo aver dato alla luce Kozìkozì. Il ragazzo era l’unico amico di Blumiere, mentre Komeva era solo un’ottima rivale con cui sfidarsi sul controllo del Buio.
Le campane del Castello diedero il cenno di voler dondolare sempre più forte, finché il loro suono non ne fu testimone.
- Sono le quattro. Che ne dici, andiamo ad allenarci? – chiese speranzoso Kozì.
Blumiere si scompigliò i capelli blu notte, poi si alzò anche lui – Mah… Forse. Ma solo un paio d’ore, altrimenti le sento da mio padre, come ieri. Poi perché devo fare anche un’altra cosa. –
- Se vuoi provare a scalare la collina sei matto. Sarebbe più sano andare a curiosare la foresta! – cercò di intuire Kozì.
- No, voglio solo ispezionare la roccia. Poi credo che passerò la notte in biblioteca, voglio cercare dei libri sugli Antiquos… – lo corresse Blumiere tenendosi il mento tra le dita. Poi continuò più serio – Se mio padre scopre che cerco informazioni sulla Tribù degli Antichi sono morto, quindi guai a te se fai la spia. –
Kozì sgranò gli occhi – Tu in biblioteca?! Blumiere, non ti si addice! –
Il ragazzo dagli occhi vermigli creò una Bolla Oscura nella mano destra e la puntò contro Kozì – Guai a te se fai la spia! – ripetè.
- Mmmh… Solo se domani mi dici cos’hai scoperto. – lo ricattò l’altro.
Blumiere sbuffò, facendo scomparire la bolla – Antipatico! -
Poi saltarono giù dalla torre.
 
- Temo di aver imparato che è meglio non saltare nessuna lezione. Pensa, Luvbì: prima ho dovuto imparare la tecnica dell’Evaporazione dell’Acqua, poi ho dovuto recuperare quella del Teletrasporto... Che faticaccia! Sono sfinita. – sospirò Farfalà.
Luvbì le diede una pacca sulla spalla. – Io invece ho dovuto imparare a fare i ricami con le fibre delle piante. Prima non ci avevo capito un’acca, ma poi quel ragazzo tanto carino che stava seduto vicino a me mi ha rispiegato per bene come fare e ho capito tutto! – raccontò Luvbì con la testa praticamente altrove.
- Sei sempre la solita, Luvbì. Non cambierai mai… - ridacchiò Farfalà.
- A te non è mai capitato di incontrare un ragazzo carino? – le domandò Luvbì.
Farfalà si impiantò sul posto. - Be’… ragazzi carini ce e sono. Ma diciamo che non mi interessano troppo. Credo di avere anche degli ammiratori, ma non è che ne sia proprio convinta… -
- Davvero?! Magari potessi essere al tuo posto, Farfalà! –
- E smettila, non c’è niente di bello ad essere pedinata in continuazione dai ragazzi! - ribatté la ragazza dai capelli rossi.
- Cambiando argomento, tu che fai stasera? Io penso andrò al Mercato delle Nove, a quell’ora vendono sempre gli abiti più belli! – disse Luvbì.
- Non lo so… Credo andrò sotto la quercia, come sempre. – rispose Farfalà.
Luvbì fece spallucce – Non riesco a capire cosa tu ci trovi di bello nel guardare una collina rocciosa. A me vengono i brividi solo a pensare a cosa c’è oltre… -
Farfalà cercò di cambiare subito discussione, non se la sentiva di esprimere i suoi pensieri verso gli Obscuri  a Luvbì, anche se era la sua migliore amica.
- Adesso che ci penso, però, forse è meglio se vado a casa. Dato che in questi giorni i miei genitori sono molto impegnati col lavoro mi tocca badare alla serra. E poi ho sonno. – concluse la diciannovenne sbadigliando.
- E dopo la pigrona sarei io, eh? – le fece dietro Luvbì.
Farfalà la ignorò – Quindi ora vado. Ciao! – disse, poi scomparve. Avrà anche dovuto faticare, ma la tecnica del Teletrasporto l’aveva capita alla grande.
- A domani! – la salutò Luvbì, anche se Farfalà non l’aveva potuta sentire perché era già arrivata di fronte a casa sua.
 
Quando quei pochi raggi che riuscivano a ferire le nuvole scomparirono alla vista, Blumiere uscì di nascosto da casa. Fortunatamente il Conte aveva il sonno pesante, così riuscì a evadere senza problemi.
Raggiunse la biblioteca e vi fece irruzione, sperando che il controllore non stesse passando per di lì proprio in quel momento. E per pura sfortuna, fu proprio ciò che si ritrovò davanti. Riuscì a rendersi invisibile giusto in tempo per evitare di venir scoperto, poi corse tra gli scaffali, fiocamente illuminati dalla luce delle candele. Li percorse tutti, uno ad uno, ogni ripiano, ogni titolo, ogni argomentazione. Di libri sugli Antiquos non vi era traccia.
“Lo dicevo, io. Non sanno nulla, può darsi che addirittura non esistano più!” pensò tra sé il giovane.
Stava per avviarsi all’uscita quando in un angolo trovò una pila di libri che non aveva notato prima. Si avvicinò e notò un titolo scritto a caratteri enormi: “LIBRI PROIBITI” , poi sotto, incisa in una calligrafia talmente piccola e contrastante a quella precedente che sarebbe servita una lente d’ingrandimento per poterlo leggere nitidamente, c’era una sfilza di sottotitoli: “Informazioni Segrete sulla Tribù degli Antichi I – Gli Antiquos ”, “Informazioni Segrete sulla Tribù degli Antichi II – I Normali ”, “Informazioni Segrete sulla Tribù degli Antichi III – Il Dominio degli Elementi Naturali ”, “La Grande Collina Rocciosa – Tecniche per il Superamento e il Demolizione”.
Tremò. Non ci riusciva a credere. Aveva ciò che cercava da tutta la notte sotto il naso e non se ne era accorto. Tese una mano per toccare le lettere della parola “Antiquos”, il miraggio che l’aveva attanagliato per tutta quella notte. Ma fece contemporaneamente una brutta scoperta: vedeva la sua mano. E questo significava solo che era tornato visibile, e chissà da quanto tempo. Quindi…
- Lord Blumiere – la voce del controllore lo fece sussultare. Non aveva scampo. – E’ da cinque ore che siete visibile, so che ve lo state domandando. Ed era da cinque ore che vi osservavo, mentre cercavate furtivamente chissà quale volume tra gli innumerevoli della biblioteca. E per di più in piena notte. – fece una pausa che risultò imbarazzante, poi riprese – La prossima volta che volete agire in questo modo vi consiglio di migliorare di molto la vostra tecnica di Invisibilità: avete un’indipendenza di sole due ore. Comunque, perché andavate cercando i Libri Proibiti? Lo sapete che sono… proibiti, no? –
Blumiere si voltò, guardandolo in viso, con un espressione innocente sul volto – Brack*, cerca di capire: tutti voi parlate degli Antiquos in quel modo, ma se loro non fossero così? Non li avete… non li abbiamo mai visti! Da generazioni. Ne parlate con tanta certezza, ma io non so neanche chi sono, loro. Vorrei cercare di capire meglio… E non mi dare del Lord, solo perché sono il figlio del Conte. -
Brack gli poggiò una mano sulla spalla, con aria comprensiva – Ci sterminarono, Blumiere. Ai tempi della Guerra dei Popoli eravamo decimati, è un miracolo se la nostra razza esiste ancora. Sono malvagi e per loro gli Obscuri sono creature orrende da eliminare. –
- Per favore, Brack! – insistette il giovane.
Il controllore si allontanò di qualche passo e si prese il mento tra le dita. Dopo alcuni secondi che a Blumiere sembrarono interminabili si decise a parlare – Domani a mezzanotte qui, non tardare. Presta la massima attenzione a non farti scoprire, perché ora la pelle ce la rimetto anch’io. –
Blumiere volle saltare al collo del controllore, ma si trattenne – Oh, grazie mille Brack! Sarò puntualissimo! – poi corse fuori dalla biblioteca, rendendosi nuovamente invisibile per evitare sguardi indiscreti.
 
Era sola. Non c’era nessuno con lei quella sera. I suoi erano partiti per un viaggio verso la Città, un piccolo regno di soli Normali parecchio distante dal Villaggio, dove la magia era sconosciuta, e solo loro sapevano quando sarebbero tornati. Avrebbe potuto chiamare Luvbì, ma probabilmente alle tre di notte stava dormendo della grande. Però lei in quel momento desiderava la compagnia di qualcuno o qualcosa che non fosse il suono del vento tra le fronde degli alberi.
Stava facendo volteggiare una bolla d’acqua quando le venne l’illuminazione. Avrebbe cercato un Pixl. Quelle piccole creaturine magiche erano come degli animaletti da compagnia degli Antiquos, ma non si potevano comprare. Si dovevano trovare, cercando nei posti più impensati. La bolla che si schiantò sul pavimento la riportò alla realtà.
- Vado immediatamente! – disse saltando fuori dalla finestrella che dava sul campo di grano. Sapeva già dove avrebbe iniziato la ricerca: le pendici della Collina Rocciosa.
Quando guardò verso l’alto, la collina le sembrò estendersi fin oltre il cielo. Era immensa. L’unica cosa che ne distingueva il limite era il cespuglio di foglie che il gigantesco albero sul pianoro concedeva di vedere. Pensò che gli Obscuri avevano proprio esagerato: il padre le aveva raccontato che erano stati loro ad issare la collina per impedire che gli Antiquos potessero seguirli e vendicare le morti che il loro assedio al Villaggio aveva procurato. Ma… avrebbe potuto anche essere stato diverso.
Non perse tempo e si mise a cercare sotto le rocce, dietro alle piante, sugli alberelli, nelle buche. Ora il suo ideale si era espanso: le venne in mente che quel Pixl forse l’avrebbe potuta aiutare a raggiungere il pianoro sopra al colle. E fu per un incidente di percorso che conobbe Prixass*.
Stava correndo a perdifiato “Avanti! Dovrà pur essere da qualche par…!”  Il filo dei sui pensieri si interruppe quando dietro ad un masso trovò un precipizio e vi cadde dentro a peso morto, gridando. Riuscì appena in tempo ad evocare una grande pozza d’acqua che galleggiava a mezz’aria, non molto distante dal terreno, per rallentare la caduta. Ci finì dentro a picco e riuscì a raddrizzarsi, così quando sbucò fuori ne uscì illesa… solo tutta bagnata.
- Dannazione! Mi confondo ancora gli incantesimi d’Acqua con quelli di Aria. Beh… almeno non mi sono fatta niente…- disse tremante per la paura di schiantarsi che le aveva provocato la caduta.
- Giovane Antiqua – Farfalà sussultò. Chi poteva aver parlato? Poi la voce continuò – non le hanno insegnato a guardare dove si cammina? E che la notte bisognerebbe dormire invece che andare a stanare Pixl? –
Una lucetta non distante da lei s’illuminò e Farfalà riuscì a distinguere un esserino minuto e luminoso che sembrava una spirale, con due larghe lancette che fungevano da ali. Era un Pixl, l’aveva trovato.
- Come ti chiami? – domandò la giovane.
- Sono Prixass, il Pixl del Tempo. Per questo so cosa stai cercando: un modo per poter raggiungere il grande albero sulla collina. – disse pacato il Pixl.
- Veramente cercavo un Pixl… - lo corresse.
- Ma in fondo al tuo cuore vuoi giungere in quel luogo. Lo so. – e in effetti Farfalà non poteva negarlo. Il suo vero scopo era cercare qualcuno che le facesse compagnia, poi le venne in mente l’idea del Pixl e infine l’ideale di raggiungere l’albero.
- E io posso aiutarti nella tua impresa. – continuò Prixass.
- Ma tu… sei un Pixl del Tempo! Io un’Antiqua dell’Acqua e Aria, come faccio a… - cercò di ribattere la ragazza.
- Il controllo del Tempo è usufruibile a tutti gli Antiquos, per questo posso essere il tuo Pixl, ma solo per domani: il Tempo non ha padroni. Ti insegnerò tutto il necessario per la riuscita della tua missione, Farfalà. Ti aspetterò e non cercherò in alcun modo di fermarti. – concluse Prixass.
Stava per scomparire, ma Farfalà lo fermò – Come fai a conoscere il mio nome? –
Il Pixl ridacchiò – Il Tempo non necessita conoscenze. Il Tempo è la conoscenza. Il Tempo è tutto ciò che ci circonda. Il Tempo è il Villaggio; il Tempo è la Città; il Tempo è… il Castello. – dicendo quest’ultima parola con un che di insicurezza, scomparve.
Farfalà si grattò il capo "E cos’è il “Castello”?"
Rimase lì ancora qualche istante, poi si teletrasportò nella sua camera. Si distese sul letto e il sonno la travolse come un’ondata di domande.

***/-Asterischi-\***
* Luvbì - E' il nome usato nella versione inglese per la Nimbi "Farfabì", ma non c'entra nulla con questo personaggio.
** Tippi - E' il nome usato nella versione inglese per la Pixl "Consilia"... Preferirei che non venisse nominato quel rapporto, chiamamolo così, con un certo personaggio. Potrebbe rovinare tutto nel caso ci sia qualche lettore che non possiede il gioco.
*** Kozìkozì - Sarebbe il negoziante al Secondo Piano di Svoltadiqua. Non vi è nessun rapporto tra il Kozìkozì del gioco e quello della mia storia.
**** Komeva - Sarebbe il negoziante al Secondo Piano di Svoltadilà. Lo so.... sarebbe un maschio, ma il nome è femminile xD.
***** Brack - Il venditore di mappe nella Periferia di Svoltadiqua. Nessun rapporto con quello della mia storia.
****** Prixass - Il nome Spagnolo usato per il Pixl "Scatty". Non c'entra nulla con questo Pixl.
(Per farla breve ho usato solamente i NOMI dei personaggi del videogioco, non i PERSONAGGI - a parte i due protagonisti^^)

Eccomi qui^^ Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto e vi invito tutti voi lettori a lasciare una recensione di qualsiasi tipo, perché mi serve per capire se l'impostazione della storia quadra. Come di sicuro avrete notato ci sonno delle cosine, tipo il controllo degli Elementi, che nel videogioco non esistono, ma spero che questo non rovini il tutto... Se tutto proseguirà bene, comunque, il Primo Ricordo dovrebbe arrivare nel prossimo capitolo, questo era un'introduzione più che altro. Spero di aver reso bene l'odio tra le due Tribù e spero di avervi colpito con tutto il resto^^
Aspetto le vostre recensioni!
  Emmy_Nerisse


COVER Tadaaaaaaaaaaaaaaan!! :D Ho fatto la cover, ho fatto la cover! E dopo un infinità di tentativi per postare pure questa ce l'ho fatta!!! xD Allora, com'è? Vi piace? ^^ Certo, lo scanner che ho fa pena, ma almeno mi permette di caricare le mie piccole "opere" xD Dunque, nella recensione (o se volete anche per messaggio personale) mi lasciate un commentino anche su questo, per favoreeee?^^ Ciao!
  
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