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Autore: sopra_al_rumore    26/04/2012    1 recensioni
Odiavo mia madre,l’odiavo davvero in tutti i sensi ma la cosa che più mi faceva male è che prima mi incoraggiava nei miei sogni e poi per degli stupidi scatti d’ira me li riduceva in brandelli,che schifo di vita…
Ogni sera nel mio letto chiudevo gli occhi,ma non dormivo,vedevo davanti a me i volti delle persone che stimavo, e spesso mi scendeva una lacrima che soffocavo nel mio cuscino, pensavo a quanta forza riuscivano a trasmettermi, quel poco che mi bastava per andare avanti ogni giorno. Mi ripetevo: ‘Voi siete la mia forza, grazie a voi io un giornò sarò libera, ed andrò avanti nutrendomi di ciò che solo voi sapete offrirmi!’
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 6 - UNA VERITA' DA SCOPRIRE
 
Un paio di mesi prima che arivasse qui, seppi che sarebbe diventato papà, che lui avrebbe riconosciuto il bambino ma che non sarebbe stato con la sua mamma che da quanto riportavano i giornali era una 17enne amica di famiglia. Ma non riuscivo ancora a capire… Perché lasciare il calcio? Perché venire in Italia in veste di studente? Perché tutto questo? Non riuscivo a capire, era un enigma senza soluzione, non c’erano pezzi mancanti, perché non c’erano nemmeno quelli che si potevano unire, non c’erano collegamenti. Nel frattempo mi vestii pensando a un mod per risolvere il tutto, ma niente. Dovevo parlare con Martin.
Sentii bussare alla porta.
"Avanti…"
"Allora oggi che si fa?"
"Non lo so che vuoi fare?"
"Una baby sitter che non sa che fare? Sei mitica!"
Andai in bagno per lavarmi la faccia e lasciai la porta aperta, lui si sedette sul letto e aspettava che terminassi. Che idiota, pensavo, ed io sono ancora più idiota che mi sto facendo prendere in giro da lui. Poi pensai ancora:‘E se volesse qualcosa da me?’ Ma l’idea sfumò subito perché io non solo non avevo niente da offrirgli, ma non potevo nemmeno aiutarlo in alcun caso. Ero solo una ragazzina. Poi ancora:‘E se fosse qui per cercare qualcuno e questo programma di studio è solo una copertura?’. Le idee si affollavano nella mia mente, e lui era lì seduto sul mio letto, come un bimbo che aspetta. Presi la borsa ed esclamai:
"Andiamo."
"Se non vuoi uscire non fa niente…"
"Se mi sono vestita un motivo ci sarà!"
"Ok, tua madre mi ha detto che volevi imparare il portoghese…"
 Ero morta. E cos’altro gli aveva raccontato? Gli aveva raccontato anche il motivo? 
"Si, ma passato, ora non m’importa."
"Ah come mai?" Disse incuriosito il chè mi fece intuire che mamma non aveva detto nient’altro, a parte che volevo imparare la sua lingua.
"Perché non mi serve a nulla!" Dissi acida.
"Quando sono arrivato mi hai detto che saresti scappata in Brasile se ne avessi avuto la possibilità ed ora mi dici che è inutile?"
"Ascolta, Neymar, è la mia vita! Sono decisa nelle cose che voglio!"
"Questo dimostra il contrario, e non solo questo…"
"A che ti riferisci?"
"Martin!"
"Martin cosa?"
"Lui ti piace, ma sei troppo orgogliosa e non riesco a capire perché non lo vuoi ammettere. Sei felice quando sei con lui, tua madre è anche felice se in un futuro…"
 
Non gli diedi il tempo di terminare la frase che mi fermai e dissi: 
"Ascolta, non so se mamma ha fatto il lavaggio del cervello anche a te, ma io sono consapevole delle mie azioni, Martin è un'altra storia, il portoghese peggio che mai e tu non puoi capire…"
"Sono qui, ho tutto il tempo, e voglio solo aiutarti…" Disse.
"Vuoi aiutare una persona che conosci da due giorni? E poi io non ho bisogno dell’aiuto di nessuno perché problemi non né ho!"
"Chi dice così è chi ha più bisogno!"
"Idiota.." (Mi venne spontaneo chiamarlo così)
"Scusa, ma io dico quel che penso!"
"Vabbè cambiamo discorso?"
"Di che vuoi parlare?"
"Di te…" Mi venne spontaneo.
"Cosa vuoi sapere?"
"Tutto! Ti sei fatto l’identikit della mia vita e io non posso sapere qualcosa della tua?"
Mi spiegò per un po’ le sue origini, mi disse che suo nonno era calciatore, ma io questo lo sapevo già. Mi disse da quale parte del Brasile di preciso veniva, mi disse i nomi dei suoi familiari, e non mentì. Mi disse tutte le informazioni base che due amici sanno uno dell’altro. Ma nulla che io non sapessi già, nulla che mi poteva aiutare a capire la sua presenza qui. Mentre camminavamo per il parco c’erano un gruppo di bambini che giocavo a calcio, erano fantastici, anche se tifavano giocatori di squadre diverse erano uniti e presi dal loro gioco, uno indossava la maglia di Villa, uno aveva la maglia di Del Piero, l’altro di Cristiano, del mio Cristiano e trattenni le lacrime, e l’altro aveva la maglia del Brasile e grazie al cielo notai che dietro c’era scritto Kakà. Il pallone balzo fuori dalla loro area di gioco grazie al tiro di uno di loro, veniva verso di noi, ed io non sapevo che fare, lui lo notò e lo prese di petto e poi per terra e lo riportò dai bambini a passi magici. Lo guardavo del tutto incredula ed i bambini peggio di me, si notavano le mosse perfette e tutto il resto… Un bambino esclamò: 
"Ehi ci sai fare col pallone, vuoi giocare con noi?" 
Mi guardò quasi per chiedermi il permesso ed io annuii con la testa proprio come un bambino che ha il permesso di fare qualcosa, corse felice da quei bambini ed io nel frattempo morivo in pensiero che uno di essi lo riconoscesse. 
C’era una panchina e mi sedetti quando ad un tratto sbucò Martin con i suoi amici… Feci finta di non vederlo e aspettavo che fosse lui a venire da me. Non si fece attendere e quando mi vide lasciò i suoi amici per raggiungermi.
"Ilary…"
"Ah Martin sei tu, dimmi…"
"Dov’è Neymar? Che ci fai qui da sola?"
Voltai lo sguardo in direzione di Neymar e lui rimase sorpreso ed esclamò: 
"Questo ragazzo è pazzo!"
"Lo so…" *-*
"Aspetta qui, ora ti faccio vedere io…"
"Che vuoi fare…?" 
Non ebbi il tempo di esclamarlo che Martin era già tra i suoi amici e si avvicinarono al campetto. Avevo capito cosa voleva fare, Martin ha sempre sognato di diventare calciatore e non voleva perdersi l’occasione di sfidare un Campione, allora organizzò il gioco se pur in suo vantaggio, Neymar con i bimbi e lui con i suoi amici, palla al centro inizia il gioco. La sorpresa fu grande per me quanto per lui, nonostante lo svantaggio netto della squadra di Neymar vinse 15 a 5, Martin era stato stracciato e non dai bimbi, ma da un solo giocatore che portò a spasso tutta la sua difesa. Neymar salutò i bimbi e vennè da me, Martin mi fece cennò da lontano e andò via con i suoi amici totalmente umiliati.
"Sei bravo a giocare a calcio. Giocavi anche in Brasile?>"
Lo so era la domanda più stupida che potessi fargli, ma forse avrebbe aperto un capitolo della sua storia che non sapevo e che mi poteva aiutare a capire il resto.
"Si, giocavo molto ma nulla di che…" Disse, ed io pensavo: ‘Nazionale Brasiliana, attaccante del Santos e tu dici niente di che?’
"Di sicuro avresti un futuro in questo settore…"
Mi guardò e sorrise…
"Che ridi!?!?! Dico sul serio!!" Dissi ridendo…
"Niente…" Disse anche lui ridendo.
"Si è fatto tardi torniamo a casa, mamma ci aspetta per il pranzo!"
"Andiamo, comunque ti è piaciuto come ho stracciato il tuo principe azzurro?" Disse soddisfatto.
Io pensavo: ‘Sei un giocatore professionista ovvio che lo avresti battuto!’ ma dissi: 
"Non mi sono mai andati a genio i ragazzi modesti…"
Rise e disse: "Niente battute su come ho chiamato Martin?"
"Io ormai ti lascio parlare, sai è fiato sprecato con te!" Dissi con aria superiore.
A mia sorpresa non rispose e si limitò a sorridere, mise un braccio intorno alle mie spalle e camminammo fino a casa.
Mi dava fastidio, terribilmente fastidio, lui e Martin avevano gli stessi modi. Ma non avevo il coraggio di lasciare la presa, insomma quando mi sarebbe ricapitato di stare a braccetto con un calciatore? Se pur ex, sia chiaro! Arrivammo a casa in poco tempo e mentre io mi aspettavo una tavola imbandita trovai la casa vuota ed un bigliettino sul frigo: ‘Tesoro, sono dovuta uscire urgentemente tornerò stasera sul tardi, non mi aspettare, mangiate, ho fatto la spesa per voi!'. Odiavo quando mi lasciava così senza preavviso e non aveva nemmeno cucinato!
Ora che facevo? Lui era dietro di me che aveva letto il biglietto e disse: 
"Allora che facciamo?"
"Sai cucinare domandai?"
"Ti posso aiutare se vuoi, ma non sono un Capo Chef…"
"Okey mettiti il grembiule…"
 
Era assurdo vederlo in cucina con il suo fedele cappello della NY ed un grembiulino rosso, i media brasiliani sarebbero impazziti, avevo quasi voglia di fare una foto, ma la scena sarebbe rimasta impressa nella mia mente a vita. Era davvero incredibile che tutto questo stesse accadendo proprio a me, a me che non capitava mai nulla di bello, a me che avevo un passato da schifo… Certo ogni tanto Dio si ricorda che qua giù ci sono anch’io e non lo avrei mai ringraziato abbastanza per quello che mi stava succedendo, solo che son sempre stata abituata a pensare che le cose belle svaniscono per cui non volevo affezionarmi troppo, anche perché sentivo che lui non era qui per imparare l’italiano! Cucinammo di tutta fretta e furia e ne venne fuori un gran pasticcio, alla fine mangiammo noci di cocco, che se fosse stato per me non avremmo nemmeno mangiato dato che non sono mai stata in grado di aprirlo saputa aprirne una in vita mia.
"Ti piace il cocco?"
"Si, però non ho mai saputo aprire una noce, quindi non mi nutro quasi mai di cocco!"
"Bè questa lo aperta io, vuol dire che la prossima ti insegno come si fa!"
Sorrisi e dissi: 
"Ok,ci conto!"
Anche lui sorrise.
Ripulito il tutto e messo in ordine la cucina, andai di sopra e lui non mi seguì, okey forse ero scortese, ma avevo voglia di mettermi il pigiama!
Appena indossato riscesi ma lui non c’era, evidentemente era in camera sua, quindi mi rimisi a sistemare le ultime cose, e poi mi abbandonai sul divano a guardare la tv, e nel frattempo pensavo al mio mistero. Perché per me ormai quella situazione che stavo vivendo era un mistero da risolvere! I miei pensieri durarono ben poco, trovai un bel film, non ricordo il nome ma c’erano due tipi, Costantino e Daniele quelli di Uomini e Donne, anche se non li sopportavo rimasi a vedere il film perché era carino, insomma loro due si innamoravano di due ragazze non proprio graziose, e questo film dava la morale: ‘La bellezza non è tutto.’
Ovviamente si sa, nei film, specie se d’amore si finisce con delle scene molto imbarazzanti se in compagnia dei genitori, ma io ero libera, mamma non c’era e mi sentivo grande e vaccinata per vedere certe cose, e poi in qualche modo dovevo capire come funzionava quel mondo, si dico quello dove i grandi si uccidono per una ‘notte di passione’. Ma ovviamente, ciliegina sulla torta non ero sola, alle mie spalle sentii una voce granarsi: 
"Non sei un po’ troppo piccola per vedere certe cose?"
Istintivamente avrei risposto: 'si parla Mister metto incinta una minorenne e poi scappo in Italia’ 
Ma trattenni l’ironia e dissi: 
"Non è un film spinto. E' una storia d’amore, e questo è ciò che succede quando c’è davvero amore…"
Rise.
"Sei un esperta…"
"No cretino e poi non devo darti spiegazioni a te sulla mia vita privata."
"E dai, hai 16 anni all’inizio ho detto che eri piccola per provocarti ma so che non è così, molto probabilmente hai da insegnare più tu cose a me che io a te!"
"Se speri che ti riveli se sia vergine o meno scordatelo!"
Cambiò discorso:
"Se sto zitto posso vedere il film con te? Magari imparo un po’ di termini nuovi…"
Cavolo, come potevo digli di no? Anzi forse desideravo che stesse accanto a me più di qualsiasi cosa al mondo…
"Siediti e stai zitto!"
Si, la gentilezza non era il mio forte, non lo era mai stato. Ero sdraiata e fui costretta ad alzarmi per fargli posto e quindi mi sedetti, lui si accomodò vicino a me e guardavamo quel film nel quale tanto mi immedesimavo.
 
CAPITOLO 7 - ERAVAMO INSIEME, TUTTO IL RESTO L'HO SCORDATO
 
Non mi ero mai sentita un gran che, forse c’era di peggio in giro ma io mi consideravo sempre il peggio del peggio anche se in realtà non lo ero ma non so perchè mi consideravo brutta. Non mi sentivo mai all'altezza delle altre ragazze della mia età, anche di quelle davvero brutte, che avevano più esperienze di me.
Avevo 16 anni e forse nessuno lo sa, ma a differenza delle mie amiche non avevo mai baciato un ragazzo, perchè per me erano frivolezze a confronto con la mia grande passione, che ora sembrava svanita come fumo nell'aria, quindi diciamo che non andavo a cercare un ragazzo, sapevo che prima o poi sarebbe arrivato da solo. Figuriamoci poi essere un esperta di sesso come credeva lui. Vivevo bene con i miei hobby non sentivo il bisogno di avere un rgazzo e il ‘non so baciare’ non mi aveva mai minimamente turbata, ma con lui vicino era diverso, avevo paura, non so bene di cosa ma avevo paura, magari non sarebbe mai successo niente è solo che avevo paura, paura come al solito di non essere all’altezza, alla sua altezza!
Prima che potessi vedere il ‘felice e contenti’ che i film sanno offrire, mi addormentai e non so come circa 3 ore dopo mi ritrovai con tutte le luci spente tv compresa e addormentata sul suo petto, e lui dormiva peggio di me. Aprii gli occhi pian piano, ero confusa, non capivo molto di quello che facevo, so solo che mi allontanai di scatto da lui e lo svegliai.
"Scusa non volevo svegliarti è tardi vado di sopra a dormire…"
"Già è tardi meglio che ci vada anch’io…"
Salii velocemente le scale ma quando mi intrufolai nel mio letto il sonno sembrava esser svanito, pensavo che mi ero addormentata vicino a lui, signori mi ero addormentata accanto a Neymar!!!!!!
 
Maledetto sonno, accesi la tv ma alle 3 di notte non c’era nulla da vedere, andai di sotto a controllare se mamma era tornata e di fatto la trovai a dormire in camera sua, così andai in cucina e mi sedetti sul davanzale della finestra e guardavo il vuoto, l’unica cosa che potevo fare a quell’ora della notte era pensare. Ad un tratto sentii un rumore e mi spaventai di scatto mi catapultai vicino alla scala e vidi che stava scendendo….
 
"Che ci fai ancora sveglio?" Dissi in silenzio.
"Potrei farti la stessa domanda…" Disse sorridendo.
Ritornai in cucina nella mia postazione, lui aprì il frigo e prese un bicchiere di latte,io guardavo la scena ma nulla di più. Si avvicinò a me e disse: 
"Come mai non hai più sonno?"
"Non lo so, quando non ho sonno vengo qui a pensare e credo che sia il posto migliore della casa dove riflettere…."
"Si vede un bel panorama di notte…"
"Anche di giorno, solo che di notte c’è più atmosfera…"
"E sentiamo, a che pensi?"
"A tutto e a niente…"
 Morivo dalla voglia di sapere e quindi di chiedergli schietta la verità, ma continuai a fare la vaga.
"Hai le idee chiare vedo, stai tranquilla è un momento, anch’io sono stato così ma poi è passato, devi solo pensare in grande non fermarti alle apparenze della vita."
Né ero certa,quel ragazzo avrebbe potuto avere un futuro da poeta o da scrittore,forse ero io,ma tutto quello che lui diceva in quei momenti così tranquilli dove il mondo svaniva e c’eravamo solo noi due, sembrava magico. Lo guardai e sorrisi, ero letteralmente persa nei suoi occhi, non riuscivo mai a capire di che colore erano, sapeva stregarmi, incantarmi e confondermi anche stando in silenzio, ma le parole che aveva detto poco prima erano troppo vere.
"Lo spero tanto…"
"Inizia a fare freschetto…" Rispose
"Si in effetti…"
Si tolse la giacca e me la prestò!
"Guarda che a pochi passi da qui ho un armadio pieno di giacche!"
"Scusa, se vuoi te ne vado a prendere una tua…"
"No no no no resta qua, per favore…"
Non potevo certo fargli scoprire tutto ciò che nascondevo nell’armadio…
"Non mi perdo, camera tua e appena a 10 passi…"
"No, sta qui, per favore…"
"Come vuoi…" continuò "Guarda il cielo è pieno di stelle!"
"Si è proprio una bella serata…dalla mia camera si vede tutta la città illuminata, c’è una finestra che porta sul tetto è fantastico!"
"Se vuoi ci andiamo…" Disse.
"Però non fare rumore mentre sali! Non voglio che si svegli la mamma…"
"Tranquilla…"
Gli presi la mano, e non dovevo farlo, stavo bene con lui e non dovevo provare quella sensazione, dall'altra parte del mondo aveva un figlio, una famiglia, sarebbe andato via, ‘il sogno sarebbe finito…’. 
Chiusi la porta dietro le nostre spalle e andai ad aprire la finestra,la scavalcai per prima, in modo che vedesse come uscire e mi sedetti sul tetto, come al solito il panorama era magnifico ma ero accanto a lui e questo rendeva il tutto ancor più bello.
 
CAPITOLO 8 - 
 
Siamo stati lì tutta la notte a parlare del più e del meno, in realtà ha parlato molto più lui che io, mi ha raccontato della sua terra, delle loro tradizioni del clima, e persino del calcio ma non ha mai lasciato parole sospette.
Ero incantata, forse avevo fatto male ad aprire il mio salvadanaio per il Brasile, ero entusista di tutto ciò che mi raccontava, immaginavo il tutto davanti a me. Mi è sempre piaciuto viaggiare, speravo di arrivare a cinquant’anni e aver girato il mondo, ma se c’era una cosa che sognavo da quando ero nata era lasciare il mio mondo e andare a vivere altrove, non vicino al mio paese natale…
Prima che rientrassimo mi ha fatto una domanda:
"Come mai tuo padre non c’è mai?"
"Mi ha lasciata quando ero piccola…" Risposi.
Mi abbracciò e disse: 
"Scusami davvero, non volevo è solo che avevo notato che portate avanti tutto tu e tua madre, mi chiedevo come fate…"
"Forza di volontà…" E sorrisi.
Rimanemmo immobili altri 10 minuti fino a che il cielo non fù letteralmente soleggiato, rientrammo in casa e ognuno andò in camera sua. Mi addormentai nel mio letto con la sua felpa ben stretta a me, eravamo a fine agosto, faceva caldo, ma nella mia camera c’era il condizionatore per cui la temperatura era di 17° gradi fissi.
Erano le 13:00 quando mi svegliai e scesi di sotto a controllare che la mamma ci fosse e che tutto era ok, solo che dimenticai di togliermi la giacca.
"Mamma,mamma ci sei?"
Nessuno mi rispose, un altro biglietto aspettava di essere letto:
‘Sono dovuta uscire presto ma sta volta vi ho preparato il pranzo, non potete di certo andare avanti con soltanto il cocco.’
Evidentemente aveva visto gli scarti nel cestino…
Risposi ‘okey’ tra me e me e tornai in camera mia, mentre rimettevo in ordine la stanza, Neymar bussò alla porta, essendo che in casa c’era solo lui dissi:
"Dimmi.."
"Posso entrare?"
"Si si,entra pure…"
"Ehm mi stavo chiedendo, mi porti a vedere la tua scuola?"
"Perché vuoi andare nel posto per me più triste della mia città?"
"Ehm no perché io resterò qui per un po’, magari frequento qualche settimana…"
"Ma tu sei grande!"
"Ci sono i corsi di recupero!"
"Se è quello che vuoi ci andiamo, dammi il tempo di prepararmi!"
"Ok grazie, ti aspetto di sotto."
Pensai: 'ma come non si prepara, ha intenzione di uscire in pantaloncini e canotta?'. Poi pensai: 'Vabbè, sarà più veloce di me nel vestirsi.' Io ci misi circa 20 minuti nel preparami, pensavo di aver fatto in fretta, ma lui era già di sotto ad aspettarmi. Era bellissimo, lo è sempre stato, ma quella mattina, alla luce del sole, era particolarmente bello. Abassai la testa nel vederlo radioso come il sole in salotto,e dissi:
"Usciamo…"
Ci incamminammo e quando mi soffermai davanti a scuola disse: 
"Però, carino, mi aspettavo di peggio per essere il posto più triste della città!"
"Si, dopo qualche giorno in questo manicomio mi dirai…"
Lì vicino c’erano delle panchine e dopo che lui prese tutte le informazioni per i suoi ‘corsi di recupero’ mi ci precipitai per riposarmi un po’, ero ancora stanca della lunga nottata.
Lui mi raggiunse e disse:
"Sei già stanca?"
"Tecnicamente non ho chiuso occhio…" 
"Forse perché la realtà che stavi vivendo era più bella di qualsiasi sogno…"
Puoi giurarci pensai, ma poi ritornai stabile e dissi:
"Ma dai, non dire cavolate…"
Si alzò e si guardò intorno quasi per orientarsi e dissi: 
"Ora torniamo a casa tranquillo…"
Prima ancora di finire la frase alle mie spalle spuntò Nico. Chi era Nico? Per farla breve, Nico era il mio ‘amore impossibile’, a Nico avevo regalato il mio cuore ma da quale non ebbi mai nulla in cambio se non tanto dolore e sofferenza.
Mi salutò: "Ilary, ciao, da quanto tempo come stai?"
‘Bene idiota e tu? Stai ancora con quella rana che definisci la tua ragazza?’
Giuro che gli avrei risposto così se non fosse arrivato Neymar in mio aiuto.
"Si benissimo" Dissi sorridendo. "Scusa ma noi dobbiamo andare, ci si vede in giro! Ciao!"
Presi Neymar e ci allontanammo di corsa e incuriosito mi chiese: "Ti ho scoperta! Non è Martin il tuo ‘amore impossibile’..." 
Lo guardai con la faccia di una che dice ‘Capitan Ovvio’.
Ma restai in silenzio.
"Non ti devi vergognare di amare qualcuno incondizionatamente…"
"Finisce sempre che mi faccio male quando do il meglio di me stessa a qualcuno, e l’amore non è certo la cosa più bella che c’è nella mia vita!"
"Spiegami…"
"Non c’è molto da dire, in generale quando voglio bene ad una persona l’aiuto e poi mi vien rinfacciato tutto, quando amo qualcuno mi fido, gli lascio il mio cuore ma è solo un’agonia, per fortuna credo di aver amato solo una persona in vita mia e quella persona è Nico, ma non mi importa più , lui è di un’altra ed io devo ricominciare…"
"Secondo me quello che dici non è corretto, tu puoi ricevere amore dagli altri, solo che devi trovare una persona con cui ne valga davvero la pena di condividerlo, arriverà anche il tuo momento!"
"Tu ti sei mai innamorato?"
"Non lo so, l’attrazione fisica delle volte gioca brutti scherzi, ti fa commettere errori irrimediabili che spesso ti distruggono la vita, ma credo dopo tutto di non essermi mai innamorato sul serio…"
 
Bingo! Quella risposta era il secondo pezzo del puzzle, sicuramente si riferiva al suo bambino ed il resto, andando di questo passo lo avrei scoperto presto.
 
CAPITOLO 9 - 
 
Tornammo a casa e dopo aver mangiato e messo tutto in lavastoviglie me ne tornai in camera mia, ma non da sola, lui era una macchinetta, dopo quella conversazione non smetteva più di farmi domande, voleva capire tutto ciò che mi circondava, credo lo facesse per non farmi pensare a Nico…
Avevo riposto il pc sull’armadio molti mesi prima ma se volevo scoprire qualcosa di più per risolvere il mistero dovevo per forza consultare google, il mito, l’unico a darti risposte quando non sai nemmeno le domande.
"Mi aiuti?"
"Certo…cosa c’è dentro?"
"Solo un PC…"
"Ah wow, ecco perché pesa così tanto."
Lo appoggiammo sulla scrivania e in 10 minuti era tutto ben collegato pronto per mettersi a lavoro.
"A che ti serve il PC…? Non stai andando a scuola...!?"
"No nulla, non lo prendevo da un po’ e volevo vedere se funziona ancora…" Continuai.
"Ora è meglio che tu vada in camera tua, ho bisogno di fare una doccia…"
"Va bene a più tardi…" Disse.
Di solito non dico mai bugie, ma era una questione di vita o di morte, la doccia la feci davvero ma non potevo certo smettere di investigare perciò in men che non si dica ero già piazzata sul pc ma le notizie non erano diverse da quelle che avevo lasciato molti mesi prima. Pensavo di risolvere gran parte del mistero ma così non fu, niente, niente di niente sulla vita di Ney, il vuoto totale! 
Per la prima volta da quando era qui, andai io in camera sua, diretta senza bussare, dopo tutto era casa mia.
Quando entrai vidi con mia grande sorpresa che dormiva, era lì, sul letto e dormiva con un neonato. Non sembrava un 18enne fuggito ad una vita dura, non sembrava la stella del Brasile, non sembrava un padre, sembrava semplicemente un ragazzino sfinito dopo una partita con gli amici. In verità ero entrata per ridargli la giacca quindi a piccoli passi mi feci avanti e la posai sulla sedia, dopo di che mi voltai per uscire, ma non feci più di due passi che mi voltai per riguardarlo. Era di una bellezza indescrivibile, nessuno poteva capire ciò che provavo in quel momento ed il mio unico desiderio sarebbe stato rimanere lì a vegliare su di lui per l’eternità, ma non era una cosa possibile. Chiusi la sua porta alle mie spalle ed andai in cucina, la mamma era arrivata ed io chiesi come mai questi giorni era stata via tanto, mi disse che la nonna non stava molto bene, ma nulla di grave, e che doveva occuparsi di lei per un pò.
  
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