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Autore: suxsaku    20/11/2006    4 recensioni
Un mago ciarlatano, scorbutico e intrattabile.
Una ladra idealista, sognatrice e suscettibile.
Una profezia centenaria, astrusa e frammentata.
<< Fabrum esse suae quemque fortunae. >>
<< Che significa? >>
<< Che ciascuno è artefice della propria sorte. >>
Storia a cui tengo davvero molto. Sebbene abbia tutta la vicenda stampata in mente, non l'ho messa completamente per scritto, perciò gli aggiornamenti non saranno frequentissimi.
>> EDIT Capitolo 19. Ho fatto una correzione: alla fine del capitolo mancava una frase di Wantz; a causa dell'html si vedevano solo le virgolette. Ringrazio Yuna per la segnalazione.  <<
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Premessa. Questo più che il primo capitolo è un prologo; la storia vera e propria inizia nel secondo capitolo, e leggendo quanto segue non si capisce quale sia il vero tono della storia. Siccome io stessa mi rendo conto che questo incipit è un tantino noioso e per nulla accattivante,  vi suggerisco di leggere almeno il secondo capitolo per capire veramente quale sia lo “spirito” di questa storia. Dategli una possibilità; molti hanno ceduto, ma altri sono andati avanti e si sono appassionati.

Versione riveduta e recentemente corretta.

 

 

Praedicio secularis oblivionis

 

Un mago ciarlatano, scorbutico e intrattabile.

Una ladra idealista, sognatrice e suscettibile.

Una profezia centenaria, astrusa e frammentata.

 

 

Capitolo 1: La profezia

 

Narra il libro delle leggende che i Tre Saggi si riunirono, alla ricerca di una via per fermare l’oscuro signore, stregone con manie di grandezza che aspirava ad ottenere i poteri supremi ed a regnare quale unico sovrano su Salatir, il regno ove si svolge la storia che ci apprestiamo a raccontare. Ai sommi eruditi si presentava soprattutto un dilemma: come intervenire in una vicenda che sarebbe accaduta 100 anni dopo? Non è di grand’utilità prevedere avvenimenti futuri se si è impossibilitati a modificarli. Sfortuna voleva, infatti, che i Saggi non possedessero il segreto dell’immortalità. La soluzione possibile era pertanto una sola. Cosa si fa, quando si è a conoscenza di una minaccia, non propriamente immediata, e si è appreso anche l’unico modo in cui sventarla, il qual modo è talmente astruso da farci sentire in dovere di lasciare ai posteri qualche aiutino per agevolarli nella titanica impresa di salvare il mondo? E’ naturale: si sforna una bella profezia.

E così fecero.

 

********************************************************************************

 

“Nel centesimo anno da che noi, i Tre Saggi, ci siamo riuniti per la prima ed unica volta, una grave minaccia si abbatterà sul nostro mondo. Questo è, infatti, il solo motivo che poteva spingerci a prendere un provvedimento simile: sancire un patto sacro e indissolubile, con il quale speriamo di sventare ciò che altrimenti sarebbe irreparabile e inevitabile. E’ ormai chiaro che fra un secolo accadrà un evento incredibile e terrificante nel medesimo momento; non abbiamo dubbi in proposito. Altrimenti, non saremmo mai giunti sino a questo punto.

Ciò che segue è qualcosa che alimenta da sempre le fantasie popolane, che infarcisce le leggende di elementi utili alla trasmissione orale; qualcosa che da sempre affascina; qualcosa che da sempre si sogna di poter vedere, ma che al contempo si teme per quanto potrebbe rivelare.

Ciò che ci apprestiamo a stilare, è una profezia.”

 

 

L’uomo era agitato, tanto che non riusciva a forzare la porta di massiccia quercia che costituiva l’unico ostacolo alla realizzazione del suo sogno. Un sogno proibito, che lo assillava da tempo immemorabile. Da quando, decenni prima, aveva trovato, per caso, un pezzo di pergamena che aveva cambiato la sua esistenza.

La porta opponeva una resistenza tenace, ma nulla era più forte della smania di sapere che si era impadronita di lui. Anni di ricerche, di delusioni, di derisioni; anni in cui perse tutto per raggiungere quel qualcosa che ora si trovava di là da quella barriera lignea. Finalmente avrebbe soddisfatto il suo desiderio di sapere, di essere partecipe di una verità assoluta e secolare. La brama con la quale era coesistito da quando aveva trovato quel misero, sudicio, sgualcito e apparentemente inutile, pezzo di pergamena.

Da quando aveva trovato uno stralcio della profezia dei Tre Saggi.

 

 

“Tra cento anni esatti, assisteremo ad una lotta epica tra forze magiche a dir poco divine in contrasto, le une in difesa di Salatir, le altre desiderose di conquistare la medesima. La posta in gioco sarà la stabilità di questo mondo, ma solo a livelli superficiali. Infatti, colui che costituisce il fulcro e il nucleo della minaccia ambisce oltretutto ad aprire le comunicazioni con i mondi paralleli; e questo sarebbe un danno irreparabile, in quanto le realtà di ogni dimensione verrebbero fuse insieme, sconvolgendo l’equilibrio di ognuno dei mondi interessati.”

 

 

E la porta cedette. Cedette ad una vita passata alla ricerca della verità. Alla ricerca del futuro. Lasciò il passo alla sete di sapere, alla brama di verità. Entrò nella sala oscura in preda all’eccitazione. Appesa sul muro interno vi era una torcia, che accese subito con il suo acciarino.

La sollevò, i bagliori arancioni non riempivano tutta l’immensa sala circolare, scolpita direttamente nella pietra; i muri irregolari formavano un cerchio perfetto attorno ad un tavolo, nel centro. Le gambe del tavolo erano elaborate, quercia intarsiata e lavorata finemente, con figure di esseri mitologici che spuntavano dalla base. Ma sopra, in cima ad ognuna, dall’attaccatura al piano di lavoro, partiva un volto, e per tutta la gamba si delineava il corpo. Ogni gamba era in realtà una figura umana, ai cui piedi stavano le creature magiche delle basi, che reggeva sul capo l’asse.

Le due figure sul lato che guardava al fondo della stanza erano l’una una bambina, i capelli ricci e ordinati sul volto, ritta in piedi su una roccia su cui si inerpicava un enorme serpente. L’altra era composta da un ragazzo, i capelli corti e ondulati, che stringeva nella mano sinistra una cetra; tra le gambe, quale base, stava un grifone a bocca spalancata.

Sul lato del tavolo che guardava verso l’entrata, ove stava l’uomo, a sinistra si trovava intagliata una ragazza, lunghissimi e fini capelli le arrivavano sino al fondoschiena, e al collo portava una collana il cui pendaglio consisteva in una gemma splendida; sotto di lei, con le ali spiegate, c’era una fenice. La gamba destra era un ragazzo coi capelli lisci, che gli superavano le spalle, e reggeva una spada dall’elsa a spirale la cui lama recava alcuni segni runici; ai suoi piedi, stava un drago di dimensioni ridotte.

 

L’uomo era affascinato da quel capolavoro d’arte; la frenesia però lo vinse, e passò ad esaminare cosa c’era sopra il tavolo. E lì, tra alambicchi, libri, boccette d’inchiostro ed i resti di coloro che furono, vide infine quello che si aspettava di trovare; fogli qualsiasi all’apparenza, abbandonati al oro destino. Al destino dell’umanità.

La profezia.

 

 

“Egli vive già ora. Perciò ci siamo interrogati a lungo se sia riuscito a divenire immortale o se sopravviva tramite qualche magia di livello elevatissimo. Egli è uno degli stregoni più potenti che la storia abbia mai visto. Forse è il più forte.

Egli è il Re dell’Oblio.”

 

 

Sogni infranti… Non di gloria, ma di semplice conoscenza. La disperazione si era impadronita di lui: tanto tempo passato in quell’affannosa ricerca, e ora la verità gli sfuggiva di nuovo, scivolava via, sgusciava tra le dita. Sollevò i fogli che aveva finito di leggere, li rigirò, cercò se per caso il seguito fosse stato celato, ipotizzò possibili incantesimi operati per nascondere il seguito… Nulla. Non riusciva nemmeno ad arrabbiarsi; sentiva soltanto una bruciante delusione; e non solo. Percepiva una crescente angoscia, il respiro si era improvvisamente fatto affannoso e i battiti del cuore erano accelerati. Cercò di calmarsi. Stando a quanto si diceva, ormai lui non aveva più motivo, e soprattutto diritto, di intromettersi. Per lui la profezia era inutilizzabile.

Si asciugò il sudore che dalla fronte era colato sin alla punta del naso. Quando aveva cominciato a sudare? E dire che faceva abbastanza freddo. Le mani presero a tremare; cercando di tenere fermi i fogli che reggeva, l’occhio gli cadde sul legno dove prima erano poggiati i fogli: c’era un’intagliatura anche lì, nel centro del tavolo, che prima era coperta interamente dai fogli, per cui non l’aveva notata. Si terse col dorso della destra gli occhi per togliere il sudore grondante, e lo esaminò.

Il suo urlo squarciò il silenzio di quel luogo mistico.

 

 

“Sarebbe insignificante descrivere i suoi poteri, le sue mire o qualunque cosa che lo riguardi: tutto comincerà a delinearsi tra cinquanta anni, quando egli inizierà ad agire. Parlarne ora è inutile, perché la profezia sarà trovata dai prescelti quando ormai il Re sarà un pericolo ben noto; i prescelti ne entreranno in possesso solo quando saranno pronti ad affrontarlo.

E’ nostra decisione rendere la profezia inutilizzabile a chiunque non faccia parte di questo nefasto disegno. Una linea di questo disegno è colui che si occuperà della profezia sino all’avvento di chi la dovrà usare. Una linea argentata in questa matassa di segni. Il custode della profezia. Egli è un giovane uomo dai capelli ingrigiti prematuramente, un uomo che, nel cinquantesimo anno dalla stesura della medesima, otterrà un compito difficoltoso. Il guardiano argenteo.”

 

 

L’ uomo indietreggiò, terrorizzato: nell’istante in cui aveva guardato l’incisione aveva subito compreso che cosa rappresentava. Una figura avvolta in abiti scurissimi, compreso un mantello nero; occhi astiosi che racchiudevano in loro anni di sofferenze inferte. Era chiaro che si trattasse di un essere umano, ma era troppo orribile. Sicuramente era stato un umano, ma cosa fosse diventato era impossibile dirlo. Ed era lampante chi fosse. Quello era un ritratto del Re dell’Oblio. Ma era quello il prezzo dell’immortalità? Era divenuto così in cambio dell’eternità?

Cosa lo aveva spinto ad arrivare fino a quel punto? Quali erano ora i suoi poteri? Che cosa avrebbe potuto fermarlo? Che cosa poteva fermare qualcosa che era già morto?

Che cosa era il Re, se non uno scheletro?

 

 

“Egli riunirà quasi tutto il sapere, eccezion fatta per il tassello più importante. Esso sarà recuperato da chi riceverà dall’argenteo le sue scoperte; sarà rinvenuto da colui che interpreta la linea rosso rubino in questa storia.

Egli sarà assistito nel suo viaggio da altre linee, le ultime, quelle che completano il tutto.

Una traccia azzurro zaffiro; una bianco onice; e, infine, una verde smeraldo.”

 

 

Stava male. Stava davvero male. Non era frutto della suggestione e della delusione; il respiro era spezzato e un tremore diffuso lo scuoteva. Si allontanò arretrando dal tavolo; i fogli vi ricaddero sopra, lui invece cadde rovinosamente a terra. Ansimava e aveva un vago senso di nausea. Che stava succedendo? E poi quel volto, il volto del Re… Era allucinante. Ora l’impotenza lo schiacciava ancora di più. Si dannava per l’impossibilità di fare nulla che velocizzasse i tempi. Il cinquantesimo anno… Quello era il cinquantesimo anno… Tuttavia il dolore gli impediva di ragionare lucidamente. Non tentava neanche di alzarsi: se ne stava a pensare sdraiato sul pavimento di nuda pietra, una mano all’altezza del cuore. Sentiva un qualcosa di indefinibile, una tenaglia immateriale, stritolargli il cuore. E qualcos’altro, un artiglio gelido, scendeva lungo la spina dorsale. Ogni singolo centimetro del suo corpo era percorso da quel dolore indefinibile.

Poi, dietro di sè, vicino alla porta, sentì una presenza. Non percepì alcun rumore, ma era conscio che c’era un altra persona nella stanza; la luce che proveniva dall’entrata era oscurata dalla figura di qualcuno. Incapace di voltarsi a vedere di chi si trattasse, attese che fosse lui ad avanzare. E venne, si chinò su di lui, e l’uomo poté constatare che si trattava di un ragazzo; anzi, non era esatto. Avrà avuto 24-25 anni. Era più corretto considerarlo un giovane uomo. Questi gli prese il polso per controllare i battiti, mentre egli prendeva ad agonizzare. Un’ombra d’orrore passò sugli occhi del giovane, che mollò il braccio del sofferente e si precipitò al tavolo, prese le carte e le esaminò velocemente. Ebbe un moto di disappunto, gettò le carte al loro posto e tornò immediatamente dall’uomo; si chinò su di lui e controllò le condizioni in cui versava.

Il ragazzo gli passò una mano sul volto, tastando la pelle imperlata di sudore. Si soffermò lungamente sulla fronte, scarmigliandoli i capelli e osservandolo con aria inespressiva, senza neppure guardarlo negli occhi. Alla fine sospirò, facendo finalmente trapelare qualcosa di umano; afflizione e tristezza.

<< Mi dispiace, >>, disse, << ma non posso fare nulla. Hai violato i sigilli della profezia. >>

Sigilli? Quali sigilli? Non c’era nulla a proteggere la profezia. E, in effetti, questo era molto strano. Possibile che non ci fosse nulla in difesa del sacro scritto custode del segreto? La testimonianza lasciata dai leggendari Tre Saggi, ove si tramanda l’unico modo per sventare la minaccia del Re dell’Oblio; non era ammissibile che fosse lasciata in balia di chiunque. Certo, era logico: c’era sicuramente qualche antico anatema, un incantesimo apposto direttamente dai Tre. Che illuso era stato a sperare di poter godere del privilegio della verità pur non essendo uno dei pochi eletti. Ma lui, quel giovane…

<< Non c’è nulla che vuoi dirmi? >>

L’uomo lo guardò con occhi vacui.

<< Devi renderti conto che stai morendo. Non c’è nulla che vuoi che faccia per te? Non hai dei parenti da informare? Qualche ultima volontà? >>

L’uomo respirava affannosamente; sentiva qualcosa che gli scorreva nelle vene, e aveva l’impressione che si condensasse all’interno dei vasi. Il ragazzo gli teneva sollevata la testa e lo guardava, in attesa. Gli afferrò un avambraccio e lo strinse violentemente, sollevando il busto verso di lui, per fissargli meglio il viso.

<< Tu… Tu sei così giovane, eppure hai i capelli grigi… >>, disse.

<< Ti sbagli; sono neri. >>

L’uomo tentò di raddrizzarsi, lanciandogli un’occhiata indispettita. Credeva forse che nell’agonia fosse rimbecillito? La vista funzionava ancora benissimo. Ma, mettendo bene a fuoco la figura del giovane, vide la chioma passare graduatamene dal grigio al nero pece. Sgranò gli occhi, pensando di aver davvero perso la ragione, ma la consapevolezza tipica degli ultimi istanti di vita gli fece capire di cosa si trattava.

<< Il futuro? Ho visto un pezzo di futuro? >> Il ragazzo per un attimo lo guardò come se fosse pazzo, poi annuì.

<< Si sostiene che a volte, in punto di morte, possa capitare di avere delle visioni; è attestato in molti scritti antichi, come ad esempio Ettore, nell’Iliade, che profetizza la morte del suo uccisore, Achille. Hai visto me da vecchio? >>

<< No; eri tu, ma tra pochi anni. >>

<< Sei sicuro? Non che abbia importa, in ogni caso. >>

<< Ne ha, ne ha… Hai letto la profezia? >>

<< No, non ancora. >>

<< Lì non lo dice, ma in un'altra parte ho letto che sarà ricostruita da un uomo con i capelli grigi. >>

<< Che cosa significa che l’hai letto da un’altra parte? >>

<< Non è integra… Se ne occuperà un uomo con i capelli grigi. >>

<< Ma chi? E di cosa si occuperà? >>

L’uomo lo strinse a se con più foga e parlò tra ansimi a gemiti. << Ascoltami. E’ ancora presto, il Re dell’Oblio non è ancora un pericolo, ma bisogna rimetterla a posto in fretta, perché tra cinquanta anni, tra cinquanta anni esatti, egli sarà pronto. Allora dovrà essere terminata, perché comincerà la guerra, e loro dovranno sapere tutto… >> Si bloccò, preda degli spasimi. Sentiva le membra consumarsi e deperire a velocità impressionante.

<< Loro chi? >>, chiese, cercando di mettere ordine in quella marea d’informazioni incomprensibili.

<< Quelli che combatteranno contro il Re. I capelli… I capelli ti diverranno grigi prematuramente. >>

<< Cosa?  Che cos’è che devono sapere? >>

<< La via… La via da seguire. >>

<< Dove hai letto tutto ciò? >>

<< Pazienza, ormai non fa differenza, tanto lo troverai. >>

Il suo corpo si contrasse, le braccia si rattrappirono e le gambe si piegarono in angolatura innaturale. Il ragazzo comprese che ormai il processo era quasi terminato, non restavano che pochi istanti.

<< Non vuoi dirmi neppure il tuo nome? >>

<< Il mio nome? No, non conta nulla. Il tuo piuttosto. Dimmi come ti chiami. >>

<< Per quale motivo lo vuoi sapere? >>

<< Voglio morire sapendo chi si occuperà della profezia. Tu sei colui che inizierà la ricerca delle parti mancanti alla salvezza. >>

<< Che cosa intendi con “le parti della salvezza”? >>

Nonostante la sofferenza, riuscì a sorridere. << Allora non hai ascoltato ciò che ti ho detto prima. >>

Il ragazzo stava ragionando su cosa prendere per attendibile e cosa no; vi era troppa confusione, doveva innanzitutto esaminare le pergamene e successivamente…

L’uomo sobbalzò e sentì qualcosa uscirgli attraverso la pelle. Era un soffio, una lingua d’essenza vitale.

<< Il tuo nome, ragazzo >>, riuscì a biascicare tra gli spasimi.

L’altro diresse lo sguardo alle pergamene; quella rapidissima occhiata gli fece subito capire che non era completa. Mancavano dei fogli. E nello stesso istante in cui realizzò ciò, ripetè mentalmente le parole del morente. “La ricerca delle parti della salvezza”.

Strinse a sè il corpo ormai praticamente svuotato dell’uomo, cercando di dargli un ultimo conforto prima della fine, fissando la fonte a cui avrebbe attinto la risoluzione finale.

<< Skandar >>, disse infine, tornando a guardare l’uomo. << Sono Skandar da Hildesheim. >>

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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