Anime & Manga > Tokyo Mew Mew
Segui la storia  |       
Autore: Hypnotic Poison    20/11/2006    5 recensioni
Erano sei anni che poteva considerare la sua vita – quasi – normale. Anche se di cose ne erano cambiate parecchie. [...]
« Beh! Che c’è, non si salutano più gli amici da queste parti? »
« Cosa ci fai tu qui! »
[...]
« Stamattina… non è scattato nessun allarme, niente di niente, ma i computer si sono riaccesi automaticamente sui dati del progetto Mew. » [...]
« Ora voi parlate. E vi conviene dire tutta la verità. »

[ATTENZIONE: STORIA IN REVISIONE. Aggiornati al 04/02/2024: 1-18]
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Mint Aizawa/Mina, Nuovo Personaggio, Ryo Shirogane/Ryan
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Chapter Two – The new normal

 

 

 

 

 

 

Gli piaceva svegliarsi con quei rumori stranieri nelle orecchie, si rese conto dopo qualche giornata. Era sempre stato abituato a sentire il rumore incessante del vento gelido, a qualsiasi ora, intervallato dagli scoppi delle tempeste cariche di elettricità, e anche con l’arrivo della MewAqua su Duuar la fauna originaria non si era ripresa abbastanza per riempire i vuoti con allegri suoni.
Poi, ora che aveva il tempo di esplorare la Terra senza ambizioni di conquista, era incuriosito da tutte le sue strane sfaccettature, cose mai viste prima e dagli utilizzi strani, abitudini umane che per lui a volte avevano poco senso.
Forse la scientifica curiosità del fratello maggiore alla fine aveva contagiato pure lui.
Con uno sbadiglio, si trascinò giù dal letto e strascicò i piedi fino al bagno, buttandosi in doccia con gli occhi praticamente ancora chiusi, settando la temperatura su una tiepidina pioggia che l’avrebbe sicuramente svegliato. Sapeva benissimo, ovviamente, che l’orario non era quello che Pai avrebbe apprezzato e che probabilmente lui era già sveglio da tre ore, anche se non c’erano tracce del suo passaggio, ma dopo una vita a svegliarsi con orari da caserma, lui era veramente poco interessato a seguire le abitudini militari del fratello.
Si prese il suo tempo sotto l’acqua – un lusso che a casa non potevano ancora permettersi – e poi a strofinarsi con uno dei morbidi ed eleganti asciugamani che Keiichiro aveva messo a loro disposizione – ancora, così diversi dai tessuti sottili e termici che aveva usato per tutta la vita, pensati solo per essere funzionali e adatti ad asciugare ed asciugarsi in poco tempo. Solo quando si fu asciugato a dovere ed ebbe estratto dalla pila una tuta confortevole, sempre un regalo dello spilungone alla vista dei pochi cambi che si erano procurati prima della partenza, si decise a scendere per andare a scovare Pai.
« Yo. »
Il fratello si girò con glaciale lentezza a quel saluto estemporaneo, il fastidio ben visibile in volto.
« Sai che ore sono? »
Kisshu ghignò solo per irritarlo un poco di più: « Non fare finta di non lavorare meglio senza di me tra i piedi. »
«  Ciò non toglie che tu debba lavorare. »
« Okay, okay, » il verde si avvicinò a uno dei computer e diede una scorsa veloce e svogliata ai dati che vi scorrevano sopra, « Cosa c’è in programma per oggi? »
Pai digitò un’altra dozzina di secondi prima di rispondere: « Stiamo ultimando le analisi sui primi campioni di MewAqua, ma ce ne servono altri per una seconda comparazione. Questa volta più fuori dalla città, nelle zone meno colpite dalla sostanza. »
« Uh, che voglia di una scampagnata, » Kisshu nascose la soddisfazione della piccola vena sulla tempia del fratello causata dal suo sarcasmo, « Hai notizie di Taruto? »
« Pensavo di andare oggi alla nave e controllare i computer, prima di mandare le analisi. »
L’altro stiracchiò le braccia con fare esagerato, poi stese una mano e piegò le dita un paio di volte: «Dammi qua, posso andare io, » all’occhiata un po’ scettica del fratello, alzò un sopracciglio con una punta di irritazione, « Sono capace da solo di inviare trasmissioni, sai. »
Le spalle di Pai si contrassero per mezzo secondo prima che lui inspirasse con lentezza e indicasse con un minimo cenno del capo il computer alla sua destra: « Trasferisci gli ultimi caricamenti. »
I successivi dieci minuti passarono in silenzio, interrotto soltanto dal ticchettio delle tastiere e da un paio di sbadigli di Kisshu, che fischiettò allegro quando finalmente tutti i dati necessari furono caricati su un dispositivo esterno.
« Allora vado. Qualche messaggio speciale per il nostro fratellino? »
Pai gli lanciò un’altra occhiata gelida: « Non perderci tutta la giornata. »
L’altro ondeggiò la mano come a dire di aver capito e si avviò di nuovo su per le scale, molto più vispo di quando aveva compiuto il percorso al contrario.
Il Caffè era nel pieno del tran-tran mattutino, come aveva imparato in quelle prime settimane, e solamente Purin era tra le cameriere che lui conosceva di quel turno, un puntino giallo che sfrecciava veloce tra i tavoli con un sorriso energico. Lui scivolò di lato, cercando di non farsi notare – non che gli dispiacessero le attenzioni delle terrestri, ma sapeva che più d’uno avrebbe avuto da ridire – quando notò che a uno dei tavoli nell’angolo sedeva Minto, un trambusto di fogli, agende, e vari aggeggi davanti e l’espressione corrucciata mentre borbottava tra sé e appuntava cose. Kisshu non poteva dire di conoscerla, ma aveva occhio per le abitudini altrui e la ragazza non aveva mai fatto mistero di avere un caratteraccio troppo divertente da punzecchiare. E lui aveva ancora un sacco di tempo prima di dover fare rapporto a Pai sulle attività della giornata.
Si incamminò verso di lei, e la vide irrigidirsi, come sempre quando lui o il fratello entravano nei paraggi, quindi sbuffò mezzo divertito, mezzo irritato: « Guarda che non ti mangio. »
La mora gli scoccò un’occhiataccia, riaggiustando un plico di fogli: « Non ispiri subito fiducia, con i tuoi trascorsi. »
Kisshu non riuscì a non alzare gli occhi al cielo in maniera esagerata, tenendo sempre le mani in tasca: « Nemmeno dopo tutta la trafila del vado a immolarmi e nel mentre tradisco padrone, patria e famiglia perché mi sono reso conto che è tutta un’idea del cazzo? »
Minto lo osservò un istante, l’espressione impassibile, poi si riconcentrò sull’agenda che aveva davanti: « Sei avvezzo ai voltafaccia. »
« Ahia, tortorella, » lui rise e spostò la sedia per prendere posto accanto a lei, « Come arrivi a sera con questa cattiveria così presto? »
« Non è presto, » precisò lei, « È quasi ora di pranzo, non siamo tutti scansafatiche come te. E il mio nome è Minto. »
« Per tua informazione, Minto, ero di sotto nel tugurio insieme a mio fratello, » ignorò l’ennesima occhiataccia all’appellativo del laboratorio e fece un gesto con il mento al portatile in mezzo al tavolo, « Piuttosto, non è un po’ tardi per te? Di solito sei qui all’alba e poi sparisci. »
Minto si strinse appena nelle spalle: « Zakuro è in un servizio chiuso oggi, ci sarebbe stata troppa gente tra cui la sua manager, quindi ha avuto più senso che venissi qui per finire un paio di cose. »
Kisshu annuì come se avesse capito di cosa stesse parlando, poi dopo qualche istante aggiunse: « Ma tu non facevi quella cosa, con… le piume, e quei vestitini… »
La ragazza lo guardò allibita fare gesti strani con le mani, disegnando silhouette esagerate, poi alzò gli occhi al cielo: « Ero una ballerina, sì. Sono una ballerina, ma… ho smesso da un po’. »
Picchiettò un paio di volte la punta della penna contro al tavolo, e avvertendo che lui continuava a fissarla come attendendo una spiegazione ulteriore, si schiarì appena la gola.
« Non ho smesso di allenarmi, quello lo faccio a casa tutti i giorni, appena riesco. Ma non mi esibisco più. Era diventato… forzato. »
Lui la osservò per un paio di secondi, poi annuì e lanciò le braccia in alto per stiracchiarsi, in un concerto di scricchiolii: « Il mio caro fratellone sicuro ne sa qualcosa di lavori forzati, » esclamò con un ghigno mentre faceva scrocchiare anche il collo, « Ma quegli aggeggi cosa sono? »
Minto seguì il suo sguardo fino ai due telefoni posati vicino al computer: « Sono cellulari. Telefoni portatili. »
« Telefoni? »
«Ehm… apparecchi per comunicare a distanza con le persone. Non avete cose simili, voi? »
Kisshu si rovistò nelle tasche e tirò fuori una listella di metallo a forma di mandorla e grande circa tre volte tanto: « Questo è quello che usiamo noi nell’esercito, » spiegò, tenendolo tra pollice e indice, « Un connettore. Ma non chiedermi come funziona. »
« Figuriamoci, » lei digitò qualcosa di veloce al computer, poi gli lanciò un’occhiatina di soppiatto ai capelli ancora umidicci, « E nell’esercito vi fanno andare in giro con una pettinatura simile? »
« Hanno poco interesse quando sei in congedo, » replicò lui divertito.
La mora lo guardò con un sopracciglio alzato: « Sei in congedo? »
« Sì. Cioè… circa. »
« E la vostra missione per gli effetti della Mew Aqua, i paragoni con il vostro pianeta e quant’altro? »
« … è complicato. »
Il sopracciglio della mora era ormai così inarcato da perdersi nell’attaccatura dei capelli, e Kisshu ridacchiò, rilassandosi contro lo schienale della sedia mentre alzava le mani.
« Ehi, lo sapete che è mio fratello quello genialoide e votato al lavoro. »
« Fin troppo. »
« Io sono più di… supporto, diciamo così. »
Minto gli puntò contro una penna con aria minacciosa: « Sappi che non ho bisogno di un costume blu per piantarti una freccia in fronte. »
Lui ghignò divertito, con un luccichio negli occhi: « Però sarebbe divertente rivedere il costumino. »
La ragazza alzò gli occhi al cielo e chiuse con forza lo schermo del computer, raccogliendo le sue cose mentre gli scoccava un’occhiataccia di fuoco: « Screanzato! »
« Ma che ho detto! »
Continuando a ridere, Kisshu la osservò marciare fuori dal locale a passo di marcia, la schiena così dritta che si domandò come non facesse a incrinarsi; poi si stiracchiò e sbadigliò sonoramente, decidendo che fosse il momento di concludere qualcosa. Si avviò dunque con molta nonchalance verso la porta sul retro, dove vide Purin alle prese con due grosse buste della spazzatura.
« Buondì, nanerottola, » la salutò allegramente.
La biondina lo ringraziò con un sorriso quando le prese una delle buste per aiutarla, lanciandola come se fosse vuota dentro al bidone, poi lo osservò da sotto le lunghe ciglia chiare:
« Posso farti una domanda, Kisshu-kun? »
Un’impercettibile tensione corse lungo la schiena dell’alieno mentre chiudeva il coperchio della pattumiera: « Spara. »
Purin soppesò le parole spostando il peso da un piede all’altro: « Ora che tu e Pai siete tornati da un po’, mi chiedevo… ma Taru-Taru? »
Il verde si sforzò di controllare il sorrisetto malizioso che puntualmente minacciava di nascere mentre annuiva appena e infilava le mani nelle tasche: « Vedi, è un discorso un po’ complicato, quello su quanto sia successo dopo il nostro ritorno su Duuar… ma per fartela molto, molto breve, Taruto ha dovuto diciamo consolidare la sua posizione all’interno dell’esercito. Il buon vecchio Deep Blue gli aveva fatto saltare qualche passaggio, » quando la ragazzina continuò a osservarlo con gli occhi nocciola confusi, Kisshu ghignò e aggiunse, « Deve finire la scuola e, paradossalmente, l’addestramento militare. Non c’è eroico status che tenga contro la burocrazia. Né potevamo chiedere trattamenti di favore durante la ricostituzione dei nostri apparati statali, direi. »
« Aaaah, » Purin annuì più convinta, non indagando sull’ultima frase, e un sorriso contento le apparve sul viso, « Pensi che… ? »
« Per le questioni complesse, devi parlare col capo, » lui alzò le mani con fare divertito e accennò con la testa verso il Caffè, « Lo sai che è molto suscettibile anche lui sulle procedure. Io mi limito a fare da portavoce. Però sai che ti dico? »
La biondina approcciò il viso al suo con fare cospiratorio quando lui gesticolò di avvicinarsi.
« Sto andando a trasmettere dei risultati e speravo di poter comunicare anche con Taruto, se hai un messaggio da mandargli. Niente di indecoroso, ovviamente. »
Il viso di lei si illuminò di contentezza anche sotto la smorfia poco divertita che fece, e ci pensò su un secondo: « Digli solo che lo saluto, » esclamò poi sottovoce, « E che spero di rivederlo presto. »
Kisshu annuì e si raddrizzò, incrociando le braccia dietro la testa: « Ricevuto, madamigella. Ma sarà il nostro piccolo segreto, per ora. Meglio non svegliare il fratellone che dorme. »
« Perché ti vuoi sempre cacciare nei guai, nii-san? » ridacchiò divertita Purin.
Lui scosse solo le spalle mentre si avviava tranquillo verso l’interno del bosco: « Deformazione professionale! »
 
 
 
 
§§§
 
 
 
 
Stando attenta a bilanciare ogni bicchiere con attenzione, Retasu si incamminò cauta fuori dalla cucina, reggendo il vassoio con le mani. Negli anni la sua goffaggine non era decisamente diminuita, e sapeva lei stessa che non fosse una grande idea avviarsi giù per le scale portando succhi di frutta e tramezzini in precario equilibrio, ma Ichigo doveva aiutare in sala e Purin non era in servizio quel giorno, e decisamente non era cauto dare troppi particolari alle nuove cameriere su ciò che succedeva nel seminterrato.
Anche se lei avrebbe preferito non doversi intrattenere troppo con i tre del piano di sotto.
Non che ci fosse qualcosa di male in loro, ovvio. Era solo che la mettevano un po’ a disagio, ecco. Pur essendo cresciuta, la sua timidezza rimaneva la sua principale avversaria, per quanto lei si sforzasse di combatterla, e anche se due lo facevano senza rendersene conto, i tre ragazzi a cui avrebbe servito il pranzo riuscivano sempre a colpirla nei punti più deboli. Kisshu aveva quella linguaccia che sembrava riuscire a prendersi gioco di qualsiasi cosa, pur se con gentilezza nei suoi confronti la maggior parte delle volte; Shirogane continuava a metterla un poco in soggezione anche se la cotta adolescenziale nei suoi confronti si era assopita e parecchio col tempo; e infine Pai…
Le circostanze del loro ultimo incontro erano certo qualcosa che lei avrebbe tanto desiderato dimenticare.
Rendendosi conto che aveva entrambe le mani impegnate e che non sarebbe certo stata una mossa saggia tentare di spostare anche solo un dito per bussare, Retasu allungò quanto più possibile un gomito e lo batté goffamente contro la porta del laboratorio, che si aprì dopo qualche istante.
« Oh, Retasu… grazie, » Ryou si affrettò a togliere il vassoio dalle mani e posarlo sul tavolo sgombro più vicino, cosa non facile vista la quantità di foglie e attrezzature varie che poteva intravedere dalla soglia.
« Akasaka-san ha pensato che vi avrebbe fatto bene una pausa, » intrecciò le dita sul grembiule a forma di cuore e accennò a un inchino con un sorriso, « Spero vi piaccia. »
« Sarà sicuramente ottimo, pesciolotta, sei hai contribuito anche tu, » Kisshu le lanciò un sorriso smagliante mentre sbirciava sotto al fazzoletto che copriva i tramezzini, « Tutti qui? Sono solo per me, spero. »
Lei arrossì vistosamente, sgranando gli occhi, e gesticolò verso il piano di sopra: « Po-posso andare a pre-prepararne altri se - »
« Lascialo perdere, ti sta solo prendendo in giro, » Pai s’intromise, avvicinandosi al fratello incombente e scostando del tutto la carta, « Magari riempendoti la bocca puoi evitare di dire sciocchezze e concentrarti. »
« Concentrarsi sul non soffocare, conoscendolo. »
« Perché non andate al diavolo entrambi? Tornate al vostro ben più preferibile mutismo. »
La ragazza non poté nascondere il sorrisetto che le nacque spontaneo a quello scambio di battute, che le parve abbastanza strambo per i tre eppure al tempo stesso così familiare, forse un po’ naturale visto quanto tempo stessero passando insieme, chiusi lì sotto.
Colse l’occhiolino che le rivolse Ryou come ringraziamento mentre addentava di gusto un tramezzino, continuando a scorrere un plico di fogli, e annuì ancora contenta.
« Allora se… se avete bisogno, basta farmi sapere. »
Afferrò la maniglia della porta per chiudersela alle spalle, cogliendo solo con la coda dell’occhio l’accenno di sorriso che le rivolse Pai, e si affrettò ad allontanarsi ignorando la corsa furiosa del suo cuore.
 
 
 
 
Con un gesto stanco, Ichigo si sistemò un ciuffo della frangetta che le si era appiccicato alla fronte e sospirò soddisfatta, il turno di lavoro stava finalmente volgendo al termine e presto si sarebbe potuta rilassare; lei e le ragazze avevano deciso di concedersi una serata al cinema, Minto e Purin le avrebbero raggiunte di lì a poco per andarci insieme, le rimaneva solo da sistemare in frigorifero i dolci rimasti dalla giornata e poi sarebbe potuta andare a cambiarsi con calma, magari avrebbe anche avuto il tempo di controllare se Ryou fosse ancora in laboratorio…
« Bu! »
Ichigo sussultò così forte che i pasticcini sul vassoio di carta fecero un salto.
« Kisshu! » sibilò senza fiato, portandosi una mano sul cuore, « Devi piantarla con questa storia del saltare fuori dal nulla! »
Lui, che le era comparso alle spalle per mormorarle all’orecchio, ridacchiò divertito e si allontanò per fare il giro del tavolo, su cui poggiò entrambi i gomiti: « Hai ragione, micetta, perdonami. Allora ci stiamo dando dentro, uh? »
La ragazza divenne di un palese color melanzana, fissando il suo ghignetto soddisfatto sgomenta: « Eh?! »
Gli occhi dorati brillarono, e l’alieno indicò col mento il vassoio che lei stringeva: « Con il lavoro, intendo. »
« Ah, » Ichigo si lasciò scappare un risolino nervoso, giocherellando con i dolcetti per riordinarli, « Eh sì, un po’… »
« Mmmhm, » Kisshu annuì comprensivo, « In effetti ti vedo un po’…. Sbattuta. »
Ichigo quasi si strozzò con la sua stessa saliva, le mani che tremarono ancora a tal punto da rovinare tutto il lavoro appena fatto: « Uh… g-già… cioè, io… »
Lui continuò a ghignare sotto i baffi e si allungò sul bancone, sgraffignando un pasticcino: « Forse dovresti chiedere un po’ di riposo al biondino. Non ti può logorare così tanto. »
Lei rimase imbambolata a osservare la sua espressione maliziosa, finché finalmente non connesse e – per la terza volta – sbatté il vassoio sul bancone.
« Kisshu! »
Lui sghignazzò appena, alzando un sopracciglio con fare innocente: « Cosa? »
« Smettila di… di… tu…! »
« Micetta, calmati, o ti verrà un colpo, » Kisshu rise e si raddrizzò, non prima di aver rubato un altro dolcetto, « È quasi un peccato che non ti spuntino più quelle adorabili orecchiette e la coda. »
Ichigo torturò la cartina del pasticcino, prendendo un po’ di tempo per formulare la domanda: « Ma tu hai… »
« Capito che c’è qualcosa di losco tra te e il biondino? Micetta, non siamo tutti innocenti come le tue amiche. »
Lei assunse qualche altra tinta di vermiglio, tentando invano di svicolare: « Io non… eh… losco?! »
« Micetta, » la canzonò come se fosse una bambina sciocca, « Puoi fare fesse le altre, ma non puoi fare fesso me. »
« Chi dovrebbe far fesso chi? »
Minto entrò in quel momento, senza curarsi di salutare come al solito, guardandoli un po’ scettica mentre si portava gli occhiali da sole sulla testa.
« Ichigo, ti prego di non farci fare tardi, » non aspettò nemmeno una risposta, ravvivandosi i capelli con aria annoiata mentre cercava il telefonino nella borsetta, « Se c’è una cosa che odio è dovermi affrettare per cena perché rischiamo di perdere l’inizio dello spettacolo. E tu, » aggiunse con una nota più gelida rivolta a Kisshu, « Dovresti smetterla di approfittartene della gentilezza di Akasaka-san. »
L’alieno la ignorò, agguantando un altro pasticcino – ormai ne erano rimasti tre sul vassoietto – solo per dispetto: « Incredibile, mia dolce gattina, erano anni che speravo di lasciarti senza parole. »
« Smettila, » sibilò lei, « E comunque non sono affari tuoi. »
« Dipende dai punti di vista. »
Ichigo trasalì appena, il rossore sulle guance che si acquietò un poco, mentre Minto lanciava un’occhiata in tralice ai due e poi borbottava: « Per tutti i kami, Kisshu, sei proprio un impiccione! »
« Impiccione o master osservatore? E poi da che pulpito. »
Lui rispose con il solito sarcasmo, adorando l’occhiataccia glaciale che gli fu rivolta, invece Ichigo lo osservò titubante da sotto la frangia. Non c’era niente di sbagliato, ovviamente, ma di comune accordo con Ryou avevano deciso di non urlare ai quattro venti che si stessero frequentando, come l’aveva posta lui. Dopotutto erano appena passate un paio di settimane, era così fresca anche per lei, e c’era ancora quella strana transizione da amici a qualcosa di più che verteva su entrambi, non sembrava il caso a nessuno di due di lanciarsi su annunci vari, considerato anche quanto il ragazzo fosse riservato. Possibile che fossero stati così semplici da leggere?
« Ma come hai fatto a… »
Il ghigno furbo che si dipinse sulla faccia del verde fu davvero da schiaffi: « Primo, il biondino ha iniziato a passare di qua con molta più costanza e sempre di un certo buon umore, e non è che tu sia una maga delle espressioni facciali impassibili. Secondo, tu e la tua amica pennuta - »
« La cosa?! »
« - vi siete appartate un po’ troppo spesso a confabulare perché non ci fossero novità. Terzo - »
« Minto-chan, ti si sente dall’ingresso, » Purin entrò allegra in cucina insieme a Retasu, rallentando un po’ titubante quando vide le facce dei tre già nella stanza, « Ciao, Kisshu-kun, tutto bene? »
« Oh, io sto una favola, voi come state bamboline? Stavamo giusto facendo due chiacchiere sugli ultimi gossip, » schioccò scherzosamente la p della parola, facendo l’occhiolino alla povera rossa.
« Richiamami ancora una volta pennuta e queste parole saranno l’ultima cosa che dirai prima che ti strappi la lingua. »
« Non ti scaldare tanto, colombella, » replicò lui, impassibile alle gelide minacce di Minto, « Ci stiamo solo divertendo. Non tanto quanto si sta divertendo la micetta, ovviamente. »
Ichigo riacquistò tutto il colore perso e sbatté un piede a terra in maniera infantile, ignorando lo sguardo confuso di Purin e Retasu: « E terzo?! »
« Terzo, » Kisshu distese il sorriso più innocente del mondo, « Me l’hai confermato tu diventando un’adorabile fragolina in tutto e per tutto. »
« Credo che ci siamo perse un pezzo, » mormorò gentilmente Retasu, continuando a scrutare i presenti con aria confusa.
In quel momento, udirono il borbottio di Ryou, Pai e Keiichiro avvicinarsi dal laboratorio, e quando i tre varcarono la soglia della cucina, il ghigno divertito di Kisshu si allargò ancora di più.
« Eccolo qua, il pezzo mancante. »
Ichigo affondò il viso nelle mani, sentendolo rovente sotto i palmi, mentre anche Minto non riusciva a nascondere un sorrisetto all’espressione confusa che suscitò nelle altre due ragazze e negli ultimi arrivati; espressione confusa che non durò troppo a lungo, perché Purin fu davvero svelta a connettere gli stralci di conversazione di Kisshu, la posa di Ichigo, e la nube nera che stava lentamente scendendo sul viso di Ryou.
« Sììììì! » esclamò gioiosa, lanciandosi di spinta sull’amica, « Ah, Reta-chan, mi devi dei soldi, te l’ho detto che non arrivavano a giugno! »
« Ma che…?! »
« Li dovete voi a me, io ve l’avevo detto che non sarebbero arrivati alla fine di maggio. »
« State tutte per essere chiuse in dispensa. »
La gelida minaccia di Ryou venne ignorata, perché il vociare delle ragazze sovrastò qualsiasi altro rumore; lui si limitò a lanciare un’occhiata assassina a Kisshu (che continuava imperturbato a sghignazzare impunemente), promettendosi di trovare la maniera di strozzarlo con uno dei cavi dei computer, e fece dietrofront senza nemmeno ricordarsi il perché avesse deciso di andare in cucina.
«Proprio non riesci a non fare casino tu, eh? »
Il verde ignorò anche l’irritato commento del fratello maggiore, che si servì solamente un bicchiere d’acqua e seguì Shirogane in fretta. Per lui, la soddisfazione di vedere l’espressione di puro fastidio sul viso del biondino era così appagante da cancellare qualsiasi seccatura che poteva scatenarsi dai suoi scherzetti.
Mentre Ichigo veniva inseguita in spogliatoio da una Retasu e una Purin ghiotte di particolari, Minto rimase in cucina, tutt’altro che desiderosa del casino che sapeva si sarebbe scatenato nella stanzetta.
« Sei proprio uno sciocco. »
Kisshu appoggiò la guancia alla mano e la osservò divertito mentre lei continuava a studiarsi le unghie.
« Lo dici solo perché ti sarebbe piaciuto avere l’esclusiva della rivelazione. »
La mora gli scoccò un’occhiata sarcastica: « Per favore, » replicò in tono superiore e annoiato, « Lo so da quando è cominciata, ma non ho detto niente solo perché me l’ha chiesto Ichigo. Ora tocca a loro sbrigarsela. E tu devi sperare che Shirogane non decida di vendicarsi. »
« So badare a me stesso, tortorella. »
« Min-to. Sono due sillabe, ce la puoi fare. »
« Sai che più mi dici una cosa, più mi viene voglia di fare esattamente l’opposto? »
Minto lo fissò come se avesse potuto strozzarlo con la forza del pensiero: « Quanto sei infantile. »
« Se continui con tutti questi complimenti, potrei iniziare a pensare che tu abbia un debole per me. »
« Certo, » sibilò lei, tagliente come una lama, l’espressione contratta come se avesse mangiato un limone particolarmente aspro, « Forse nei tuoi sogni. »
« Se capita, tortorella, sarò certo di avvisarti. »
Kisshu sgattaiolò via sghignazzando prima che la ragazza impugnasse uno degli affilati coltelli presenti in cucina per infilarglielo in luoghi poco piacevoli, e decise che fosse ora di andarsi a fare un pisolino, vista la quiete in cui piombava il Caffè a fine giornata, quindi imboccò fischiettando le scale che portavano al piano di sopra.
« Kisshu-kun? »
Il mormorio titubante di Ichigo lo raggiunse al quinto scalino, e si voltò con tutta la calma di cui era capace. Lei probabilmente si era cambiata in tutta fretta per sfuggire all’interrogatorio delle amiche, e lo stava guardando da sotto in su con il labbro inferiore tra i denti, strofinandosi distrattamente le dita in grembo.
« Senti… » vide le sue spalle alzarsi mentre lei prendeva un respiro profondo, esitava un passo in avanti per salire sul gradino e poi cambiava idea, lanciandogli un’altra occhiata furtiva, « Per quanto riguarda… uh… Shirogane, ehm… tu… »
Kisshu avvertì il solito, familiare formicolio al petto, ma appoggiò una spalla contro al muro mentre incrociava le braccia e si dipingeva un sorriso pacato in volto: « Non c’è nessun problema, micetta, se è questo che ti cruccia. »
« Da… davvero? »
« Cos’è, ti dispiace? »
Ridacchiò all’espressione che la vide fare, gonfiando appena le guance e corrugando le sopracciglia, come se si stesse concentrando per non arrossire.
« Senti, » alla fine, Ichigo prese coraggio e salì quello scalino, fissandolo negli occhi, « Io e te non abbiamo mai avuto la possibilità di parlare, dopo che… e ora che… »
Lui fece per aprire la bocca, ma lei lo zittì con un gesto deciso della mano che li prese ugualmente alla sprovvista.
« Io voglio… devo ringraziarti. Per tutto quello che hai fatto per me, per noi, ma… soprattutto per quello che hai fatto per me, » esitò un attimo nel cogliere l’impercettibile smorfia che si dipinse sul volto dell’alieno per una frazione di secondo, « Tu l’hai fatto senza… senza anticipazione di un ritorno, e te ne sono grata. »
Kisshu sbuffò appena, il ghigno sarcastico che s’infiacchì leggermente: « Non proprio, micetta, ma grazie lo stesso. »
Ichigo annuì lentamente, soppesando le parole con cui continuare: « E sono contenta di avere almeno adesso l’opportunità di potermi scusare per non avertelo detto prima. Però, per quanto sia grata, davvero, io non… »
L’alieno si mosse prima che lei potesse finire la frase: « Sai perché mi piace stuzzicarti? » represse un sorrisetto mentre galleggiava appena verso di lei, divertito da come le sue guance si tinsero immediatamente, « Perché sei semplice da stuzzicare, e così facendo infastidisco il biondino. Vedere come si riempie di bile è impagabile. »
« Non è molto carino, quello che dici. »
« Ma è la verità, » lui si azzardò a picchiettarle la punta del naso con l’indice, « Meglio che farlo perché mi piaci ancora, giusto? »
La rossa fece una smorfia mentre gradualmente computava le sue parole, poi abbozzava a un sorriso: « … immagino di sì. »
Kisshu posò i piedi sul gradino appena sopra al suo: « Acqua sotto i ponti. Sono un uomo fatto e finito, ora, ho messo da parte le cotte adolescenziali. Non come il biondino. »
« Guarda che forse non dovresti tirare tanto la corda. »
Lui rise e agitò una mano: « Divertitevi anche per me. Basta che non vi mettiate a pomiciare in mezzo alla stanza. »
« Kisshu! »
L’alieno la sorpassò ridendo, avviandosi nella direzione opposta a quella che aveva inteso prima.
« Ah, micetta? »
Si girò con nonchalance, e data la differenza di gradino, lei era praticamente alla sua altezza e lo guardò curiosa, aspettando che continuasse.
Prima che potesse muoversi, Kisshu scattò in avanti e le rubò un velocissimo bacetto, uno sfiorarsi di labbra innocuo e che al tempo stesso riuscì a farle assumere la tonalità di una melanzana mentre lui ghignava sotto i baffi.
« Solo in memoria dei vecchi tempi. »
Con uno schiocco, di dita, in barba alle precauzioni con cui tanto gli rompeva le scatole Pai, si teletrasportò appena fuori dal Caffè, respirando a pieni polmoni l’aria tiepida della sera primaverile.
Si incamminò verso il boschetto, le mani in tasca, e solo quando fu sicuro di essere coperto dagli alberi gettò la testa all’indietro ed esalò lentamente, rilassando tutto il corpo.
Non aveva mai avuto senso insistere, dopotutto.
E andava bene così.
Era libero.
 
 
 
 
§§§
 
 
 
 
« … e abbiamo estratto campioni dal settore H-23, sono in analisi ora. Se riuscissimo a coprire H-24 e G-5 nei prossimi giorni, potremmo già iniziare a trarre conclusioni per quell’area. »
Ryou annuì e continuò a fissare lo schermo su cui scorrevano i dati raccolti da Pai e Kisshu.
« Positive o negative? »
L’alieno dai capelli viola mosse appena un sopracciglio, le braccia incrociate: « Anche con minime quantità, sembra che la Mew Aqua abbia influito positivamente rispetto a zone dove la sua concentrazione è minore o nulla, ma sul lungo termine è difficile da dire. Soprattutto a contrasto con un’azione esterna tanto preponderante. »
Il biondo si controllò per non lanciargli un’occhiataccia mentre ricominciava a digitare: « Non siamo i migliori inquilini del pianeta, lo sappiamo. »
« Toc toc, » Zakuro apparve sull’uscio con un sorrisetto, « Non dovreste lasciarla aperta, questa. »
Due paia di occhi furenti si voltarono verso Kisshu, che subito alzò le mani in segno di difesa: « La pesciolina aveva detto che sarebbe tornata subito con i rifornimenti! »
La modella nascose un mezzo sorrisetto ed entrò nella stanza, paradossalmente più fresca del resto del Caffè per le ventole installate che servivano a contrastare l’effetto dei computer, e mostrò un cestino di vimini pieno di frutta: « È arrivata una scolaresca, Retasu è stata distratta. »
Mentre Kisshu si avvicinava curioso agli spuntini, Keiichiro si rivolse un po’ preoccupato alla ragazza: « Servono rinforzi? »
« Direi di no. Non finché non sentiamo Ichigo, » appoggiò la schiena al muro e fece un cenno verso gli schermi, « Come stiamo andando? »
« Il biondino ancora fa fatica ad ammettere che avevamo ragione, » ghignò Kisshu, facendo rimbalzare una pesca sulla mano prima di azzannarla; il ragazzo in questione gli rivolse un ennesimo sguardo velenoso, premendo così forte uno dei pulsanti che la tastiera scricchiolò in maniera sinistra.
« Già che sei qui, » Ryou si voltò verso Zakuro, « Hai presente quel centro termale in cui le ragazze hanno vinto un soggiorno, sei anni fa? »
La mora dovette pensarci su un secondo prima di rispondere, poi annuì: « Io non ero ancora entrata a far parte della squadra, ma mi hanno raccontato che, tra le altre cose, erano in anticipo di un anno. Perché? » (*)
« Il luogo cade nella griglia di territorio che vorremmo controllare, » spiegò Pai a braccia incrociate, « Da quanto mi ha raccontato Kisshu, è improbabile che ci sia stato un contatto diretto con la Mew Aqua, ma particelle di essa possono esseri propagata durante i momenti in cui Ichigo ha utilizzato il Mew Aqua Rod. Inoltre, vogliamo verificare se sia possibile che la Mew Aqua possa scorrere tra aree diverse in maniera significativa, quanto possa essere il suo potere in quantità ridotte. »
« Ora però quel posto, su cui effettivamente hanno costruito un centro termale, è diventato un ritrovo trendy per persone chic ed eco-friendly, » riprese Shirogane con molto poco velata ironia, « Quindi se finora abbiamo fatto scampagnate e mini-carotaggi in tranquillità, non ci possiamo certo presentare lì e cominciare a prevelare campioni del terreno come se niente fosse. »
« E vi serve qualcuno che vi faccia entrare, » concluse Zakuro, annuendo piano.
« Chi meglio della nostra celebrità locale? » Ryou le rivolse un sorrisetto irriverente, « Basta che sia qualcosa di discreto, preferibilmente senza farlo sapere alle altre, o cominceranno a voler andare alle terme pure loro. »
« Me lo ricordo, quel posto, » Kisshu si pulì il viso con il dorso della mano e si schiarì la gola mentre ghignava, « C’era quel tizio identico al bellimbusto di Ichigo, è stata una gran soddisfazione usarlo per creare un chimero. »
« Kisshu. »
« Come se il biondo non volesse ringraziarmi, già uno era di troppo, figurarsi due. E poi era un chimero divertente, » l’alieno continuò a sghignazzare e tossicchiò ancora, « Poteva fare – ahem, ma è normale che ‘sta roba pizzichi? »
Quattro paia di occhi si sollevarono sull’alieno, che si era messo a osservare la pesca mezza mangiucchiata con aria confusa.
« Oh, » esclamò solo Keiichiro, prima di lanciare un’occhiata a Ryou, « Questa era una cosa che non avevamo considerato. »
Il biondo fece uno sforzo immane per non mettersi a ridere come un bambino, solo per evitare recriminazioni da parte di Zakuro, ma lo spettacolo di vedere Kisshu con le labbra gonfie, la pelle del viso che si arrossava, e lui che continuava a fare smorfie per alleviare il pizzicore alla lingua e al palato gli stava provocando una soddisfazione non indifferente.
« Be’?! Che ho?! » gracchiò di nuovo l’alieno, lanciando l’oggetto dell’offesa nel cestino per schivare ulteriori sorpresine.
« Ikisatashi-san, credo che tu sia allergico alle pesche, » gli spiegò paziente Keiichiro, alzandosi piano dalla sedia preoccupato che la situazione potesse peggiorare, « In effetti non siamo stati molto accorti a pensare che tutto ciò che noi mangiamo possa andare bene per voi. E ci sono molti alimenti che causano reazioni allergiche anche in noi terrestri. »
« Certo che se lui non si strafogasse, forse sarebbe meno a rischio, » commentò laconico Pai, « Devo preoccuparmi? »
« Non mi sembri molto preoccupato, » bofonchiò il fratello minore, continuando a strofinarsi il palmo della mano contro la bocca per alleviare il prurito.
« Non credo sia una reazione estrema, abbiamo dei farmaci per questo caso, ma forse sarebbe meglio controllare che non siate allergici ad altre cose in maniera più grave. »
Zakuro alzò un sopracciglio verso Keiichiro: « Vuoi portarli da un medico? »
« Qualcosa possiamo fare qui, » intervenne Ryou, passandosi una mano tra i capelli e scambiandosi un cenno d’intesa con il moro, che uscì dalla stanza, « Se vediamo che servono analisi più approfondite, qualche contatto fidato lo abbiamo… »
« Un po’ di contesto sarebbe gradito, comunque. »
« Il tuo sistema immunitario pensa che tu sia sotto attacco, ha rilevato quello che hai mangiato come qualcosa di nocivo, » il biondo sollevò appena lo sguardo verso Pai, « Immagino che le condizioni del vostro pianeta non abbiano favorito lo sviluppo e la coltivazione di alimenti del tutto simili a quelli della Terra. Non avete problematiche simile, in ogni caso? »
Il moro scosse la testa: « Molti dei nostri cibi sono stati modificati geneticamente per far sì che resistessero alle condizioni climatiche più avverse, compreso anche la creazione di frutti e verdure tra l’innesto di piante diverse. Non potevamo certo permetterci di limitare ulteriormente i nostri approvvigionamenti. »
« Quindi voi mangiate cose che possibilmente vi uccidono? »
« Cerchiamo di non farlo, » rispose Zakuro, quasi genuinamente divertita dalla sorpresa di Kisshu, « Purtroppo sulla Terra le allergie non si limitano a quelle alimentari, quindi abbiamo sviluppato medicine e test per far in modo di essere preparati. C’è chi è allergico anche ai pollini, o ai peli di animale, e devono ciclicamente assumere medicinali per non star male. »
« … io ve l’ho detto che siete la specie debole. »
La modella gli lanciò un’occhiataccia, e poi riprese: « Alcune allergie richiedono interventi ancora più tempestivi, data la loro gravità. Ma ora che sappiamo che sei allergico alle pesche, possiamo tenertele lontane. Come facciamo con Ryou e il kiwi, a cui lui sostiene di essere allergico. »
Quella volta fu il turno del biondo di guardarla con fastidio, ma decise di non raccogliere la sfida.
« Ho recuperato questi, » Keiichiro rispuntò nel laboratorio dopo qualche istante, « Li tenevamo qui durante i primi esperimenti del gene Mew, dovrebbero ancora essere efficaci. Sono dei test per controllare a cosa effettivamente potreste dimostrare allergie, ma sarebbe meglio anche fare un prelievo di sangue. »
« Col cazzo, » esalò Kisshu, lanciando uno sguardo di sdegno agli aghi che, tra gli altri piccoli imballaggi, il moro aveva posato sul tavolo, « Non ho intenzione di essere bucherellato, tantomeno dal biondino. »
« Fidati, non sto morendo dalla voglia di giocare all’allegro dottore con te. Fosse per me… »
Gli occhi di Kisshu si ridussero a due fessure arrossate: « Non so nemmeno cosa sia il uiui, ma giuro che se ne trovo uno te lo ficco in - »
« Kisshu. »
L’occhiataccia di Pai fu abbastanza per farlo tacere, anche se continuò a dire parolacce in lingua aliena sottovoce mentre con la lingua continuava a raschiarsi il palato.
« Non preoccuparti, Kisshu-san, » Keiichiro gli sorrise gentilmente e gli allungò un pacchettino, « Direi che per oggi hai già scoperto abbastanza. Prendi queste per calmare l’attacco in corso, credo sia meglio fare eventuali test domani. Potrebbero darti un po’ di sonnolenza. »
« Non che di solito sia così sveglio, » Pai lo gelò prima che potesse replicare e poi si arrotolò la manica della maglietta che indossava, mostrando il braccio al moro, « Che dobbiamo fare? »
Il pasticcere avvicinò una sedia alla sua, prendendo in mano uno dei pacchettini: « Direi di iniziare con questo, sarà una cosa veloce. Ognuna di queste fialette contiene un allergene diverso, ne metteremo una goccia sulla pelle e se reagirà, formando una bollicina, sapremo a cosa potresti eventualmente essere allergico. Bastano quindici minuti. »
L’alieno annuì e poi rivolse l’attenzione verso Zakuro: « Quando potrebbe essere possibile andare in quel centro termale? »
La modella ci rifletté un paio di secondi: « Posso provare a fare qualche telefonata e vedere se entro domani o dopodomani possono farci entrare. Non posso garantire l’intera struttura, però. »
« Non credo servirà molto spazio, » commentò Ryou, scambiandosi un’occhiata con Pai, « I campioni da raccogliere sono pochi, l’importante è non attirare troppo l’attenzione. »
« Vedrò cosa posso fare, » Zakuro si staccò dal muro e si avviò verso la porta, seguita dal biondo che si alzò con uno scrocchio di giunture, « Sarà difficile non avere Minto, però, » aggiunse quando furono in corridoio.
Ryou si strinse nelle spalle, camminandole accanto sulle scale: « Basta che non si sparga a macchia d’olio. E forse portare Minto è utile, una persona in più a tenerli d’occhio. »
La mora gli lanciò un’occhiata divertita: « Ancora? »
« Don’t get me started. »
Lei non rispose, scuotendo appena la testa, e si avviò sul retro con già il cellulare all’orecchio; Ryou, invece, si attardò vicino alle scale, incrociando per un secondo lo sguardo di Ichigo, che stava portando in cucina un vassoio di stoviglie sporche e che cambiò traiettoria verso di lui sorridendogli.
« Come sta andando? »
Il biondo le prese il vassoio dalle mani e la precedette in cucina: « Abbiamo scoperto che Kisshu è allergico alle pesche, ma tutto okay. »
La rossa rimase interdetta da quell’informazione inaspettata e batté le palpebre un paio di volte: « D’accordo… pensi che Akasaka-san rimarrà giù ancora a lungo? Stiamo per finire la crema pasticcera e so che per domani aveva un ordine per una torta… »
« Gli dico di salire appena finiti i test, stiamo controllando che non ci siano altre sorpresine. »
Ichigo rise della maniera in cui lo disse, come se gli stesse costando tantissimo, e accertatasi che non ci fosse nessuna delle altre in giro – non aveva stretto chissà quali amicizie con le altre cameriere e loro non erano sembrate particolarmente felici della preferenza del biondo verso di lei – gli si strinse addosso per un abbraccio rapido. Ryou nascose il viso contro i suoi capelli e ne inspirò l’odore, staccandosi veloce ma gentile dopo pochi istanti.
« Vieni a cena da me stasera? » le domandò sottovoce, e lei non poté evitare di sentire le farfalle nello stomaco nonostante non fosse più una richiesta così atipica.
« Siamo stati a cena insieme anche ieri, » gli ricordò divertita, facendo scivolare le dita tra le sue, e il biondo sbuffò irriverente:
« Stai dicendo che ti dispiace? »
« No, sto dicendo che devo studiare, » replicò lei, con una smorfia.
« Momomiya, non fare la studentessa perfetta con me, sai. »
Ichigo ridacchiò e gli strappò un bacetto veloce, prima di riagguantare un vassoio e ritornare in un turbinio di pizzo in sala: « Ci vediamo alle sette. »
Ryou sospirò, leggermente rinfrancato da tutti gli eventi della mattinata, e si avviò ancora verso il laboratorio, da dove sentì uscire di nuovo la voce di Zakuro.
« … tre giorni, ma dobbiamo essere lì prima delle dieci perché al pomeriggio avranno un ricevimento. »
« Già fatto? »
« Sorpreso? » un sopracciglio perfettamente disegnato si arcuò divertito, e l’americano si limitò a scuotere la testa in silenzio.
Lo squillare del timer che Keiichiro aveva impostato sul cellulare li fece voltare tutti verso il moro, che controllò subito il braccio di Pai.
« Tutto a posto, direi, » esclamò con un sorriso, « Sembra che nessun elemento abbia reagito con il tuo organismo. »
« E figuriamoci, » borbottò Kisshu, il cui gonfiore alle labbra persisteva anche se in maniera un po’ meno evidente, « Ancora bisogna trovare qualcosa che scalfisca Mister Ghiacciolo. »
Il fratello maggiore lo ignorò con proverbiale freddezza e ringraziò a bassa voce Keiichiro, che gli continuò a sorridere incoraggiante.
« Giusto per scrupolo farei partire l’analisi del sangue, ma penso non ci sia niente di cui preoccuparsi. Kisshu-san, ti va bene se domani controlliamo anche te? »
« Sì, sì, » l’alieno saltò giù dal suo sgabello e agitò una mano fiaccamente, « Nel frattempo credo che andrò a farmi un pisolino. »
« Ti faccio portare un po’ di tè tra poco, » gli disse dietro il pasticcere, ottenendo in cambio solo un mormorio indefinito.
Zakuro sorrise sotto i baffi, ben interpretando il viso di Ryou che, benché ai molti perfettamente impassibile, esibiva una certa contrattura all’altezza delle labbra che lei sapeva essere una critica nei confronti dell’estrema gentilezza del suo ex tutore.
« Allora ci vediamo tra tre giorni, » rivolse a tutti uno sguardo di saluto e un cenno d’accordo verso Pai, poi uscì chiudendosi la porta del laboratorio alle spalle.
L’alieno si riarrotolò la manica della maglietta e ruotò la sedia verso gli schermi pieni di dati: « Dov’eravamo rimasti? »
Ryou esalò impercettibilmente: « Se quindi riusciamo a continuare con G-6…»
 
 
 
 
« Ma non dovevamo essere lì prima delle dieci? »
Kisshu soffocò uno sbadiglio e borbottò con voce ancora gonfia di sonno, particolarmente insofferente all’essere stato tirato giù dal letto da suo fratello ancor prima delle sette. Pai, fermo accanto a lui a braccia incrociate, gli rivolse un’occhiata di sbieco:
« Appunto, prima. Dobbiamo arrivare con abbastanza anticipo per non doverci affrettare o attirare l’attenzione. »
« Certo, perché andare in giro con la lupotta non attira l’attenzione, » ghignò il verde, lanciandogli un’occhiatina allusiva, « Anche se bisogna avere fegato per provarci, sembra che possa azzannarti la testa da un momento all’altro. »
« Possibile che tu riesca a pensare solo ad una cosa? »
« Molto più normale che non pensarci mai, » gli ribatté divertito il fratello minore, incrociando le braccia dietro la nuca, « Ammettilo che un pensierino del genere l’hai fatto, altrimenti non saresti un uomo. »
« Non ammetto un bel niente. »
« Okay, e se invece proponessi una certa pesci – ahia! » Kisshu fece un balzello all’indietro quando Pai gli rifilò una scarica elettrica, massaggiandosi offeso un braccio, « Oh, non ti si può dire nulla! »
« Siamo qui per un lavoro, » gli contestò, ritornando a fissare il vialetto sul retro del Caffè, « Non per perderci in quisquilie. »
« Come no, » mugugnò l’altro, « Non sia mai che tu possa deviare. Sempre ligio, eh. »
Pai strinse gli occhi, soffocando una rispostaccia che però non fece in tempo a nascere perché in quel momento una limousine nera si fermò alla fine del vialetto.
« Ehi, e quella che cavolo è? » sbraitò Kisshu, « Perché non andiamo col solito metodo? »
« Perché non pensi che spuntare fuori dal nulla in un posto in cui ci stanno aspettando sarebbe un grosso modo per attirare l’attenzione? »
Il viola non lo aspettò nemmeno mentre rispondeva, avviandosi a lunghe falcate verso l’automobile. La portiera di sinistra si aprì prima che la raggiungesse, e il volto di Minto si affacciò dall’abitacolo:
« Kisshu, muoviti, non siamo qui ad attendere te. »
« Ma ce l’avete tutti con me stamattina? » il verde si affrettò lungo il selciato e poi si piegò in avanti per osservare l’interno della macchina con aria dubbiosa, « Questa roba è quasi più grande della cabina di pilotaggio della nostra nave. »
Con molta nonchalance, Zakuro premette il pulsante che fece sollevare il divisorio tra loro e l’autista mentre Kisshu, infine, si sistemava sul sedile in fronte a lei e la limousine si rimetteva in moto.
« Ci vorrà circa un’oretta per raggiungere il centro, » spiegò, « Se volete rilassarvi, qui ci sono delle bevande e qualcosa da mangiare. »
Premette un pannello sul fianco della vettura, che si aprì a rivelare un piccolo frigo con delle bottigliette d’acqua e di succhi di frutta, e qualche altro spuntino.
Kisshu emise un fischio scanzonato e rivolse alle ragazze un ghignetto divertito: « Non ditemelo, non è così di solito con il resto dei vostri aggeggi, vero? »
Minto alzò gli occhi dall’agenda che aveva aperta sulle gambe per guardarlo storto: « Si chiamano automobili, e no, di solito non sono così lunghe. Specialmente in Giappone. »
« Ammettilo che il nostro mezzo di trasporto è più conveniente. »
« Vi teletrasportate dappertutto? » domandò Zakuro, accavallando le gambe mentre si rilassava contro al sedile.
Pai scosse piano la testa, distogliendo lo sguardo dal traffico fuori dal finestrino: « Quando abitavamo sottoterra, gli spostamenti erano molto controllati perché era necessario vivere in nuclei molto popolosi e ristretti.  Da quando ci siamo spostati in superficie e le nostre colonie si stanno espandendo, abbiamo iniziato a regolarizzare il teletrasporto a seconda dell’area. Più centrale la zona, meno può essere utilizzato perché rischieresti di finire addosso a qualcuno o a qualcosa, mentre via via ci si allontana dal centro, più è possibile. Anche se per le lunghe distanze utilizziamo mezzi di trasporto più efficaci e meno dispendiosi di energie, i civili non sono sempre avvezzi all’utilizzo dei loro poteri. »
« Ah quindi c’è qualcuno ancora meno competente di Kisshu? » domandò pungente Minto, senza alzare gli occhi dai fogli che aveva davanti ed esibendo comunque un sorrisetto divertito.
« Si dà il caso, tortorella, che non sono stato scelto per la missione sulla Terra per il mio bel faccino, sai, » replicò offeso lui, stringendo gli occhi, « E mi pare che io un paio di volte sia riuscito a fare a strisce quel bel culet - »
« Basta così, » lo interruppe Zakuro, non risparmiandosi un’occhiata di avvertimento, « Gradirei non ripensare alla vostra prima avventura qui. »
Pai si concentrò per non spedire un altro paio di scariche elettriche verso quell’imbecille del fratello, e poi domandò: « Come avete fatto a ottenere di poter entrare nel centro termale? »
« Ho telefonata dicendo che la serie televisiva in cui recito stava pensando a un episodio alle terme, e avevo sentito buone opinioni sul loro centro e avrei avuto piacere di visitarlo, per poi proporlo alla produzione, » Zakuro abbozzò a una smorfia che avrebbe dovuto assomigliare a un sorriso, « Ovviamente non proporrò nulla del genere, ma in cambio loro ottengono un paio di foto promozionali e della pubblicità. »
L’alieno annuì, fingendo di aver compreso tutti i vari passaggi spiegati, e si rilassò un po’ di più contro lo schienale confortevole.
Il resto del viaggio passò in fretta e avvolto per la maggior parte dal silenzio, intervallato solo dai battibecchi sommessi tra Minto e Kisshu su quanto il verde, che stette con il naso pigiato contro al finestrino durante tutto il tragitto, fosse infantile e su quanto lei, in cambio, fosse una rompiscatole.
Quando finalmente la limousine rallentò davanti all’entrata del centro termale, adornata con un arco di legno che richiamava lo stile antico ma emanava fin troppa opulenza, Zakuro aprì la borsa che aveva tenuto ai suoi piedi e vi rovistò dentro.
« Ho annunciato che sarei venuta con due assistenti della produzione, quindi dovrete leggermente calarvi nella parte, » ne estrasse una macchina fotografica, che passò velocemente a Kisshu, e un esposimetro, che invece allungò a Pai, e un paio di bloc notes per entrambi, « Li devo restituire, quindi cercate di non fare danni. »
Il verde si rigirò la camera in mano, osservandola curioso: « Ehm… »
« Dai qua, » con uno sbuffo, Minto si sporse in avanti sul sedile e gli corresse la presa, iniziando ad indicare i vari pulsanti, « La tieni così, questo per accenderla e spegnerla, qui invece guardi per mirare l’immagine che vuoi riprendere, qui premi per scattare. »
« Non c’è bisogno di usare quello davvero, basta tenerlo acceso, » spiegò invece Zakuro all’altro alieno, « Ma ho pensato che possano darvi una scusa per allontanarvi un po’ di più e cercare in giro. »
« E mi raccomando, cercare di non attirare troppo l’attenzione. »
« Sì, sì, abbiamo capito. »
Con un’ultima occhiataccia al tono scocciato di Kisshu, scesero tutti e quattro dall’automobile; incontro a loro si affrettarono il direttore del centro termale e quella che probabilmente era la sua assistente, seguiti da un altro paio di ragazze.
« Fujiwara-san, quale onore! » il direttore l’accolse con un inchino esagerato, molto più sbrigativo in compenso con i suoi accompagnatori, « Siamo estasiati che lei abbia pensato al nostro centro termale. »
Il viso di Zakuro si trasformò in un sorriso fantastico: « Ho ricevuto ottime recensioni. »
Il direttore sorrise raggiante e le fece cenno di seguirlo lungo l’ingresso: « Qui siamo orgogliosi di offrire ai nostri ospiti un percorso eccezionale, tutto basato sull’integrazione con la natura e la ricerca del benessere attraverso prodotti naturali e di alta qualità… »
Kisshu e Pai non riuscirono a evitare di scambiarsi un’occhiata sarcastica mentre l’uomo continuava a cianciare, gesticolando a destra e a sinistra mentre imboccavano il corridoio d’ingresso del centro; il gruppetto si era stretto attorno a Zakuro in maniera quasi esilarante, e loro due e Minto erano rimasti invece tre passi indietro.
Il verde guardò di nuovo l’attrice ed avvertì uno strano brivido lungo la colonna vertebrale a vederla tutta un sorriso e una moina, così diversa da come si presentava in realtà.
« E tu eri preoccupata che noi attirassimo l’attenzione? » si sporse in avanti per rivolgersi a Minto, « Non hanno occhi che per lei, e devo dire che è abbastanza inquietante. Quel sorriso fa paura. »
La mora storse il naso al fatto che le stava parlando all’orecchio: « Non chiamare la onee-sama inquietante. E meglio essere prudenti, soprattutto con te in giro. »
« Mi dimostri sempre così tanta fiducia, tortorella, sono onorato. »
Pai lo guardò di sbieco, già stanco di quel continuo battibeccare ma in fondo concorde un po’ con entrambi; suo fratello non era mai stato sinonimo di misura o tranquillità, però al tempo stesso pareva impossibile che l’attenzione potesse focalizzarsi su altro che non fosse Zakuro. Non che non fosse una bella ragazza – e lui di certo non era cieco, né stupido – ma sembrava accendersi qualcosa in lei quando doveva mettere in mostra la sua faccia pubblica, e per quanto fosse effettivamente bizzarro in confronto al suo solito essere, era anche estremamente accattivante.
« E queste sono le nostre piscine, » il direttore si fermò sulla soglia della porta di vetro che dava sulla veranda in legno e sulle vasche di acqua naturalmente calda, « Abbiamo voluto preservare la loro posizione sul limitare del bosco, così da permettere a tutti i nostri ospiti di sentirsi davvero tutt’uni con l’ambiente circostante. Non trova che l’odore sia magnifico? »
In effetti, Zakuro si concesse di inalare a pieni polmoni l’odore della foresta, l’aria che le sembrò davvero più pulita rispetto a quella della città nonostante non fossero così distanti, e continuò a sorridere al direttore.
« Avevo davvero sentito ottime opinioni sulla vostra struttura, Yamashita-san, ma devo ammettere che le supera tutte, » piegò appena la testa in un accenno di inchino, poi si guardò un po’ intorno, indicando a Pai e Kisshu, « Le dispiace se i miei colleghi danno un’occhiata in giro e scattano qualche foto? Sarebbe davvero utile per convincere la produzione delle potenzialità del luogo. »
« Con assoluto piacere! » confermò l’uomo, « Nel frattempo, possiamo offrile un assaggio delle tisane che offriamo, come parte dei nostri pacchetti benessere? »
Mentre Zakuro veniva di nuovo trascinata via verso una delle sale al coperto del centro termale, Minto si voltò un istante verso i due alieni: « Ci rivediamo tra una mezz’oretta? Può bastare? »
« Benissimo, » Pai annuì ed estrasse l’esposimetro dalla tasca, « L’area che ci interessa maggiormente è appena sul limitare della foresta, ma sarebbe opportuno prendere anche qualche campione d’acqua. »
« Cercheremo di tenerli dentro al centro il più possibile, ma vorranno sicuro qualche foto anche qui fuori, » la ragazza lanciò uno sguardo pregnante a Kisshu, « Quindi magari fai finta di star facendo qualcosa davvero. »
Per tutta risposta, il verde alzò la fotocamera e gliela puntò contro, scattandole una foto: « Ah! Ma tu guarda! » esclamò poi guardando il display, contento e fiero del suo operato nonostante fosse quasi del tutto sfocato e controluce.
« Ci vediamo tra poco, » con un sospiro esagerato, Minto scosse la testa e si riavviò dentro in cerca dell’amica.
Per i venti minuti successivi, i due Ikisatashi si mossero accorti per il centro termale e il bosco tutt’attorno, Kisshu più a fare il palo e giochicchiare con la macchina fotografica che a raccogliere effettivamente i campioni, ma Pai d’altronde preferiva così.
« È incredibile cosa s’inventano, non trovi? » domandò il verde mentre, entrambi chinati sul terreno umidiccio del sottobosco, riempivano una fialetta, « Vorrei vederlo davvero, quel tizio in giacca e cravatta, a contatto con la natura. »
Il fratello si concesse un divertito sbuffo di accordo: « Credo che abbiamo raccolto abbastanza. Torniamo indietro, non si sa mai che finiscano prima. »
« Figurati, quel tipo sembrava incollato alla lupotta, » Kisshu si rialzò stiracchiandosi, poi infilò le mani in tasca con nonchalance e guardò il fratello con la coda dell’occhio, « Abbiamo abbastanza analisi da mandare indietro? »
Pai gli si incamminò a fianco: « Il programma prevede la prossima comunicazione tra una settimana, direi che per allora saremo riusciti ad analizzare anche i campioni di oggi e ne avremo una quantità significativa da condividere. »
« Mmhm, » l’altro annuì, calciando via un sassolino, « Stavo pensando che forse dovremmo spostare, o replicare uno dei comunicatori dell’astronave anche nel laboratorio. Per velocizzare un po’ i messaggi, se necessario. »
Pai lo guardò di sbieco: « Vorrebbe dire dare accesso anche a Shirogane e Akasaka. E riuscire a rendere compatibili i sistemi di comunicazione potrebbe essere un lavoraccio. »
Kisshu ricambiò l’occhiata: « Potrebbe essere utile. »
Il viola non rispose, arrivando di nuovo sulla veranda e notando che Zakuro e il suo adorante entourage stavano ritornando nel corridoio principale, e colse gli ultimi stralci della conversazione mentre li raggiungevano.
« Le faremo certo sapere al più presto, » assicurò al signor Yamashita, « Ma questo luogo è così incantevole, sarò estremamente dispiaciuta se mi diranno di no. »
« Per noi sarà sufficiente riaverla come ospite, Fujiwara-san, » ribatté il direttore in maniera fintamente modesta, « La sua presenza è un raggio splendente sulla nostra umile struttura. »
Kisshu dovette mordersi la lingua per soffocare la risatina che gli risalì per il naso, e Minto non si esimette dal dargli una leggera gomitata nonostante anche le sue labbra fossero arricciate in una smorfia.
I convenevoli si esaurirono in breve tempo, con un veloce scambio di biglietti da visita tra Yamashita e Minto, e il quartetto si affrettò verso la limousine, parcheggiata nello stesso posto. Non appena ebbe dato le spalle all’entrata del centro termale, il viso di Zakuro ritornò ad essere la maschera impassibile di sempre, a una velocità che di nuovo provocò un piccolo brivido in Kisshu.
« Tutto fatto? » domandò laconica.
« Missione compiuta, » ghignò lui, infilandosi in auto subito dopo di lei, « Posso tenerla questa? »
Gli occhi indaco lo guardarono un po’ stupiti dall’interesse per la macchina fotografica, e guizzarono divertiti: « Vedremo che si può fare. »
« Pai, dai, fammi un bel sorriso, spediamo anche queste al Comando Generale. »
« Scordatelo. »
« Guarda che è una gran figata, basta fare cooosì - »
Il flash quasi accecò Minto, inquadrata suo malgrado e che digrignò i denti: « Cosa dicevi sull’essere competente? »
« Dai, su, tortorella, un errore del percorso educativo! »
« Mi sa che ne hai avuti molti di errori nella tua educazione. »
Zakuro poggiò la tempia contro il finestrino oscurato e nascose un sorrisetto, rilassandosi sul sedile mentre si scambiava un’occhiata esasperata con Pai e ascoltava distrattamente il solito bisticcio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(*) Episodio 8, Una montagna da salvare. Scusate, non sono riuscita a trattenermi dal citarlo, il sosia di Masaya con Lontry la lontra e il chimero che combatte le Mew Mew a forza di puzzette sono sempre troppo trash per non parlarne xD Qui, tra l’altro, le prove della mia personalissima battaglia contro di esso xD

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Tokyo Mew Mew / Vai alla pagina dell'autore: Hypnotic Poison