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Autore: Pwhore    28/04/2012    0 recensioni
Lei si chiama Giulia. L'ho conosciuta il 20 gennaio, e da quel giorno non ha mai lasciato la mia mente.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come riuscii a chiederle il numero rimane tuttora un mistero per me. Non pensavo di avere le palle per espormi così tanto, anche se in effetti non era tutta sta gran cosa, e scambiarsi il numero tra 'amici' è sempre stato normale. Ma cercate di capire, sono una persona strana, fin troppo insicura per lanciarmi in questo genere di cose, quindi questo rappresenta prima di tutto una vittoria contro me stessa e la mia perenne insicurezza. Detto questo, lei non ha fatto obiezioni e me l'ha dato subito, e già la sera stessa stavamo messaggiando tranquillamente, come se fosse la cosa più normale del mondo. Questa era una delle cose belle di Giuls: con lei tutto sembrava naturale, ovvio; non si faceva tutti i problemi che mi facevo io. Certo, questo significava che non aveva una così grande considerazione di me, ma sticazzi, avevo il suo numero e mi aveva pure autorizzata a parlarle quanto volevo. Che si può voler di più dalla vita?
Posai il telefono sul cuscino accanto a me, sospirando. Certo che questa Giulia era proprio una ragazza speciale. Mi aveva colpito, affondato, distrutto, tutto in poco più di tre giorni. E anche se ancora non volevo ammetterlo, sapevo che in fondo qualcosa era già cambiata dentro di me, e che lei non sarebbe stata solo passivamente parte della mia vita, ma avrebbe attuato grandi cambiamenti nel mio carattere; e già il fatto di essere lì ad aspettare un suo messaggio era una prova inconfutabile di quanto avessi ragione.
Mi voltai verso il cellulare, controllando per l'ennesima volta se fossero arrivati messaggi, ma la risposta continuava ad essere negativa. Se il mio cellulare avesse potuto parlare, mi avrebbe sicuramente detto di darmi una calmata e che mi avrebbe avvisata lui quando sarebbe cambiato qualcosa, ma di lasciarlo in pace una volta per tutte. Non aveva tutti i torti, in effetti, però avevo voglia di parlare, parlare e parlare, ma non solo con lei, con tutti, con una persona qualunque, con il primo sconosciuto che capita. Ogni tanto mi prendono questi attacchi di parlantina, in cui racconterei la mia vita da capo a fondo perfino al barbone sotto casa, però grazie al cielo non sono così scema da darmi retta e farlo davvero. Anzi, direi che non do quasi mai retta ai miei impulsi, ragiono troppo meccanicamente per lasciarmi andare e smettere di pensare alle conseguenze. Il che è un bene, perché i miei si fidano di me e la gente mi ritiene una persona intelligente e organizzata, ma dall'altra parte è un disastro, perché non riesco ad aprirmi e buttarmi nelle cose vere, come per esempio fare amicizia con qualcuno. A meno che non mi cerchi lui, io non avrei mai il coraggio di avvicinarmi e dire ciao, neanche per idea.
Mi misi l'anima in pace e intuii che si era addormentata, quindi posai il telefono sul comodino, presi le mie pasticche e mi rigirai tra le coperte, in cerca di una posizione comoda. Andava a dormire presto, Giulia, ecco perché a differenza mia sembrava così fresca e riposata, mentre io sembravo sempre uno zombie imbottito di adrenalinici - sempre che esistano e non mi sia inventata la parola. Be', diciamo che sembro uno zombie anche dormo tanto, quindi non è che mi è mai cambiato molto dormire tre ore piuttosto che otto; anzi, sono addirittura più carica. Comunque, nonostante cercassi di addormentarmi da almeno quaranta minuti, il sonno continuava a non arrivare. Pensavo al gruppo, alla scuola, a ogni cosa che mi passava in mente, ma mi sentivo come in mezzo al vuoto, in bilico fra cielo e terra, notte e giorno, sogno e realtà. Era una sensazione bella, di calma interiore e relax, cose che mancano nella mia vita di tutti i giorni. Mi rigirai un'altra volta nel letto e agguantai l'iPod, mettendo su la colonna sonora di Into The Wild. Che gusto c'è a sognare se poi le tue avventure non sono accompagnate dalla musica? Tirai le coperte fin sopra la testa e abbracciai il cuscino, chiudendo gli occhi. Mi sarei addormentata, che lo volessi o meno.

La mattina dopo mi svegliai prima del solito, verso le sei e un quarto, e rimasi sotto le coperte ad aspettare che il suono meccanico della sveglia scattasse per una mezz'oretta circa, poi mi alzai e mi trascinai verso il bagno. All'uscita della doccia mi avvolsi un asciugamano attorno i capelli, che faceva più scena che altro vista la loro loro scarsa lunghezza, e tornai in camera. Mi lasciai cadere sul letto e socchiusi gli occhi per qualche secondo, poi presi il cellulare tra le dita, rigirandomelo da una mano all'altra. Non erano passati neanche tre minuti che lo schermò brillo e comparve la scritta '1 messaggio da Giulss.' Sorrisi e lessi il messaggio, le risposi e tirai fuori il phon, avvicinandomi allo specchio per asciugare i miei spinaci rossicci. Stavano crescendo un po', finalmente, e la gente non mi scambiava più molto per un ragazzo, anche se era capitato più volte che mi parlassero al maschile. Negli ultimi tempi tante persone mi si erano avvicinate per conoscermi, e anche se non ne capivo bene il perché ero felice, visto che sono sempre stata ignorata dalla maggior parte della gente. Non che ci potessi fare niente, alla fine mi ero abituata a essere la ragazza grassa e isolata da tutti, e tanti saluti. Avevo smesso di soffrirci.
Mi passai una mano tra i capelli e controllai se erano ancora umidi. Mi diedi un altro colpo di phon e poi lo portai al suo posto, nel cassettone blu, e tornai in camera. Scambiai ancora qualche messaggio con Giuls, mi ficcai le cuffie nelle orecchie e scesi per la colazione.
-Dormito bene?- mi domandò mio papà per prima cosa, dando un sorso alla sua tazza di the.
-Più o meno, i gatti si sono dati alla pazza gioia stanotte,- risposi con una scrollata di spalle.
-Ehh, lo so, purtroppo li ho sentiti anch'io. Tranquilla che sto week-end La G li porta in campagna, così ce li leviamo tutti e quattro dalle scatole e domani ci mangiamo la pizza.
-Ah, serio? Bona!
-Eh, infatti. Ci sei a pranzo?
-Ci sono sempre.
Finii di mangiare in silenzio, mentre lui si spostava in salotto per vedere le previsioni del tempo.
La G è mia madre. Il suo soprannome sta per 'la grassa.' Quando era incinta di me, infatti, è ingrassata tantissimo, e nonostante tutto non ha mai perso quei chili di troppo, che per sua fortuna le avvolgono solo le braccia e un po' le cosce. Non è grassa lei, non più, però ormai il soprannome è storia e non si cambia. Io ho preso da lei, sotto questo senso, per i primi sei anni della mia vita il mio soprannome è rimasto 'Pancità,' e nessuno voleva cambiarlo per nulla al mondo. Giusto per far capire quanto la mia famiglia sia brava coi nomi, oh.
Buttai giù l'ultimo sorso di caffè con fretta, lavai i piatti, li sistemai per bene nella lavastoviglie e poi salii di sopra a lavarmi i denti. In tutto questo Giuls mi doveva ancora rispondere; probabilmente aveva di meglio da fare, non saprei dirlo con certezza, però il suo messaggio mi arrivò che erano le otto e un quarto passate. Molto probabilmente era una di quelle persone con una vita sociale parecchio attiva, che anche la mattina trovano sempre qualcuno con cui chiacchierare un po' o scambiarsi qualche battuta. Non la biasimavo per questo, ma chissà cosa si provava a essere una persona del genere, cercata e apprezzata da tutti, senza eccezioni. Cioè, woah, figo. Mi piacerebbe provarlo prima o poi, anche solo per un giorno; così mi lascerei alle spalle tutta la merda che ho provato in questi anni, specialmente nel 2009 e nel 2010, e potrei dire di aver dimostrato a tutti quelli che mi prendevano in giro che in realtà valgo qualcosa, e che erano loro a sbagliarsi sul mio conto. Bho, sarebbe carino.
Cercai di concentrarmi sulla lezione, ma il francese non è mai stato la mia lingua preferita e, sebbene fosse la materia più importante del mio istituto, non mi ci applicavo particolarmente, per questo fioccavano i 5 e mezzo. Ne ho presi una marea, nel primo trimestre ho addirittura raggiunto la sufficienza una sola volta, quindi il sei che mi son trovata in pagella è un mistero ancora oggi. Fissai la lavagna con aria stanca e poi il mio compagno di banco, che giocherellava con la matita senza badare minimamente alle occhiate della professoressa. Mi piegai nuovamente sui miei appunti e continuai a scrivere in modo meccanico, senza davvero assimilare quello che la professoressa stava spiegando. Sentii la mia tasca vibrare e feci scivolare il telefono nella felpa, in modo da tenerlo al sicuro e poterlo comunque guardare quando fosse stato necessario. A quanto pare pure Giuls si annoiava e non aveva voglia di studiare. Le scrissi un messaggio di risposta e aspettai, ripetendo tra me il verbo suivre, per far pensare alla prof che non ero completamente alienata dal contesto. In realtà non mi ricordo neanche cosa spiegò quel giorno, ma non dev'essere stato niente d'importante visto che ora non ho problemi a scrivere. Be', sì, okay, ce li ho, ma fare ripetizioni serve a questo, no? E poi non faccio così schifo, solo che prima mi limitavo semplicemente a non studiare, quindi i voti bassi erano normali.
Ad ogni modo, continuammo a parlare per tutta la mattinata, finché non tornammo a casa ed entrammo sul gruppo. Lì non ci cagammo molto, a dire la verità, e comunque lei andò a lezione privata dopo neanche un'ora dopo che si era collegata, quindi non potevo rimproverarmi niente. Tornò verso le sei - sei e mezza, e la chat me l'aprì lei. Parlammo così, di scemenze e roba che non c'interessava minimamente ma che pensavamo potesse interessare all'altra, creando così un ammasso di argomenti random e senza senso. Però non m'importava, alla fine parlavo così con tutti, non mi cambiava molto farlo pure con lei. Anzi, forse era a lei che era importato qualcosa, anche se non l'aveva dato a vedere per niente, mostrandosi molto gentile, oltre che simpatica.
Onestamente, non mi ricordo molto di quel giorno; solo che mi disse che mi voleva bene.
E quello fu il giorno più bello della mia settimana.
   
 
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