Seduto sui sedili posteriori della Cinquecento
di Martin, Manuel stava soffrendo a causa del ristretto spazio e perché si
sentiva troppo come la suocera che osservava sua figlia mentre veniva portata a
spasso dal suo fidanzatino. Sui sedili anteriori Marco e Martin parlavano
tranquillamente, come fossero sposati da anni.
- Il mio ultimo ragazzo si chiamava Luigi.
Aveva… - ci pensò su - …ventiquattro anni, ed io soltanto sedici. – Martin ridacchiò
- Ma era un idiota, non sapeva mai
prendere una decisione. Abbiamo fatto un viaggio in Toscana ed è toccato a me
organizzare tutto. Ci mancava solo che mi avesse chiesto di guidare, quel
balengo. Per trovare Torre del Lago ci abbiamo messo una vita. –
- Uhh. –
mormorò Marco – E poi com’è finita? –
- Niente, qualche mese dopo lo mollai.
Non era proprio su questa terra, viaggiava su altre frequenze. Ancora mi
domando se se n’è accorto. –
Marco rise, e Martin con lui. Sui sedili
posteriori, Manuel accennò un sorriso.
- E tu Marco? –
- Io? –
- Sì, con chi stavi prima? –
- Ah… il mio ragazzo… si chiamava
Rocco. Aveva quasi trent’anni. Gli volevo bene, lo amavo… e lui… - Marco
assunse un tono grave - …se n’è andato con un ragazzo della tua età. –
- Accidenti – rispose Martin – Ma perché
noi ragazzini piacciamo così tanto? Diventeremo dei vecchi bacucchi anche noi,
un giorno. – concluse, ridendo.
- Lui è sempre stato attratto da questi
visi un po’… efebici. Credo che avesse iniziato a maturare pensieri di quel
genere quando ho smesso di tagliarmi la barba. – rispose Marco, toccandosi
leggermente il pizzetto che adornava la sua bocca.
- Se mi permetti di dirlo, Rocco era un
idiota. E … - Martin allungò una mano verso la coscia di Marco – Visto che lui
si è messo con uno della mia età, perché non gliela fai pagare? –
Marco arrossì violentemente e si
compattò leggermente. A Manuel venne in mente un riccio che si chiude a palla.
- Dai… - disse Marco, rosso in viso - …non
dire queste cose… -
Martin incrociò poi lo sguardo di
Manuel nello specchietto retrovisore – Non ti dispiace se faccio un po’ di
avances al tuo fratellino, Manuel? –
- Ah, per me… fai pure! – rispose Manuel
ridacchiando. Marco lo squadrò con un’espressione finto-arrabbiata. Manuel gli
fece l’occhiolino.
- E tu, Manuel? – domandò Martin,
mentre svoltava verso il Centro Commerciale – Non hai avuto nessuna storia? –
- Storie importanti ne ho avuta una
sola. Il resto sono state tutte cotte senza senso. –
- Eh, ti capisco – disse Martin – Non è
facile stare dietro a chi è più grande di te. –
- Già. Non lo è per niente. – concluse Manuel,
mentre l’auto si fermava e gli occupanti scendevano.
*****
Uno dei posti in cui Manuel si sentiva
più spaesato era sicuramente un ipermercato. Poche volte nella sua vita era
andato a fare la spesa da solo, e immancabilmente aveva combinato qualche
guaio: prodotti non comprati, marche sbagliate, scatolette dimenticate alla
cassa. Fortuna che sua madre ogni tanto andava a fare rifornimento, per cui la
loro dispensa non era mai vuota, però Manuel di suo non aveva mai imparato a
concentrarsi sul fare la spesa, e ogni volta che andava in un supermercato si
sentiva strano, perché avvertiva questa sua mancanza nella vita di tutti i giorni,
come un difetto che non avrebbe certo giovato nella sua ricerca di un
fidanzato. Visto il range d’età che si prefissava,
sarebbe dovuto essere lui la “donna di casa”, e una donna di casa che non sa
fare la spesa, non è proprio contemplata in nessun mondo. Ma tanto, di cosa mi preoccupo? Pensò Manuel tanto chi mi vuole, mi vuole solo perché ho un bel fisico. Quindi,
perché darsi tanta pena se non so fare la spesa? Prese in mano un sacchetto
di patatine surgelate, pensando che ne andava ghiotto.
- Cos’hai in mano? – era Marco, lì
accanto a lui – Uhhh, patatine. Io le adoro! –
- Sì, anch’io… Me ne farei volentieri
una scorpacciata. –
- Se vieni a pranzo con noi te le puoi
fare! Andiamo da McDonald’s dopo! –
- Ugh –
mugugnò Manuel – Ti prego non propormi di andare da McDonald’s. –
- Perché no? –
- L’ultima volta che ci sono stato, c’è
mancato poco che non mi facessero la lavanda gastrica. Sono stato malissimo. –
- Oh… scusa. –
- Niente… scusami tu. –
Marco gli fece un sorrisino, quindi si
allontanò con il suo cestino. Era un ragazzo buono, Marco, che ancora non era
fidanzato con Martin e già lo aiutava a fargli la spesa.
Reparto igiene personale. Da bambino
Manuel si divertiva sempre a spruzzarsi i profumi addosso, e la mania non gli
era passata. Prese in mano un tester di profumo e se ne spruzzò un po’ sul
polso, strofinandoci contro l’altro. Il profumo era buonissimo, una vera
fragranza maschile.
- Quel profumo ti sta molto bene
addosso – disse una voce, alle sue spalle. Si voltò. Era Martin, che lo
osservava con il cestino in mano.
- Grazie. – rispose Manuel, mettendo
via la boccetta e prendendone un’altra.
- Sai… -
- Sì? – domandò Manuel, senza voltarsi.
Sapeva di apparire un po’ maleducato, ma non gli importava. Aveva già avuto il
suo assaggio di ragazzini, per quel giorno.
- Stavo pensando che… -
- Cosa? – Manuel si voltò, la boccetta
di profumo ancora in mano. Incontrò lo sguardo di Martin.
- …Che sei proprio bello. Quanti anni
hai?-
Alzando leggermente gli occhi al cielo,
Manuel rispose, leggermente scocciato – Quasi ventotto. –
Martin lo fissò senza dire nulla, mentre
un sorriso furbetto gli si dipinse sulle labbra. Manuel gli mise una mano sulla
spalla, guardando prima lui, poi la spalla, e si mise a spolverarla un po’.
- Forfora? – domandò Martin.
- No. Avvertimento. – Manuel sollevo il
suo lungo dito indice in direzione del naso di Martin, puntandoglielo come un
pistolero avrebbe puntato la sua Colt – Fai del male a Marco, e farai i conti
con me. Fai del male a Marco, mettendo in mezzo me… E te la farò pagare cara. –
concluse Manuel, perentorio e grave. Martin non rispose, ma continuò a tenere
quel sorriso sulle labbra e infine… avvolse le sue labbra sulla punta del dito
di Manuel, che si affrettò a ritirarlo. Manuel lo squadrò severo, con quegli
occhi azzurri che trasmettevano rabbia. Ebbe voglia di prendere quel ragazzino
e dargliele di santa ragione, ma poco più in là c’era Marco, che sembrava un
bambino che aveva perso i suoi genitori.
- Per questa volta passi, ma la
prossima non sarai così fortunato. – disse Manuel, e si allontanò.
- Dove vai? – domandò Martin.
- A casa mia. – rispose Manuel,
allontanandosi verso il labirinto di scaffali. Martin lo guardò finché non
svoltò un angolo e scomparve alla vista. Poco dopo sopraggiunse Marco, che
abbracciò Martin e gli domandò se avesse visto Manuel.
- Manuel…? Ah… è andato via. L’hanno
chiamato da casa, è dovuto scappare. –
- Che cosa? – domandò Marco,
preoccupato. – E con quale macchina tornerà? È venuto con noi. –
- Ha detto che non c’era problema. –
mentì Martin.
- E’… è andato via da molto? –
- Abbastanza. –
A quella risposta, Marco fece un’espressione
sconsolata. Manuel se n’era andato senza nemmeno salutarlo… Sospirò, quindi
continuò a fare la spesa insieme a Martin.