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Autore: BerryMarie    30/04/2012    0 recensioni
-Ma il fatto di arrivare un punto così critico significava una cosa sola :ero una delusione. Nessuno me l’aveva mai fatto notare chiaramente, ma si vedeva negli sguardi di tutti quelli che erano stati abbastanza tempo nei miei pressi. -
(sono alle prime armi, LOL, abbiate pietà, ahahah)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La casa nuova. Chapter two.

La casa nuova.

Ci impiegammo circa due ore di viaggio, ma a me piaceva viaggiare in macchina e guardare tutti i paesaggi fuori dal finestrino, quindi non mi stancai nemmeno. Parlai appena con mio papà, sapevamo entrambi che non c’era poi tanto da dirsi. Quando arrivammo rimasi spiazzata. La villetta in cui io e mio padre avremmo dovuto vivere era la tipica villetta che avevo sempre desiderato. Aveva due piani e quando entrai dentro scoprii che era perfino più grande di quello che pensavo. Riposi i miei bagagli, un paio di borse, in camera mia. Era tra le più grandi di tutta la casa. I muri avevano carta da parati con disegni orientali, e li adoravo. Era strano. Pensavo che la mia nuova casa non mi sarebbe piaciuta per niente, ma invece la adoravo. Avevo un bagno tutto mio e anche uno studio. Mio papà era visibilmente allegro, contagiato dal mio entusiasmo. Probabilmente si sentiva sollevato che almeno la casa mi piaceva.  Il pomeriggio feci un giro del paese. Si chiamava Coldland, e il nome diceva tutto. C’era davvero un gran freddo. C’erano un sacco di negozi carini, e c’era perfino, cosa che nella vecchia città non si poteva sperare di avere, una libreria. Quando uscii da essa con due libri freschi freschi mi sentii nella pace più assoluta.  Finché non mi scontrai con un ragazzo. Cademmo per terra entrambi, ma grazie al cielo schivammo le pozzanghere. –scusami!- mormorai. –non guardavo dove stavo andando!- lui sorrise. –fa niente- poi entrò in libreria. Non so perché lo feci, ma sorrisi tra me e me. Il giorno dopo sarebbe iniziata la scuola, ma non ero molto preoccupata. Girai molto per la città, e finii ai bordi di una foresta. Non avevo paura, però mi metteva inquietudine. Contro ogni istinto sensato, mi ci addentrai. C’erano un sacco di alberi, molti di più di quelli che avevo visto in tutta Castlecross, dove vivevo prima. E c’era una quantità esagerata di cespugli e rumorini dentro essi. Girovagai un po’, prima di rendermi effettivamente conto che mi ero persa. Mi maledissi per la mia curiosità e cercai intorno per segni familiari. Niente, ogni albero assomigliava terribilmente a quello accanto. Sentii un’ondata di panico invadermi, che diavolo avrei fatto? Controllai il telefono e naturalmente non prendeva. Iniziai a correre a vuoto, fino a quando inciampai, e dopo aver sentito chiaramente l’osso della gamba rompersi, scoppiai in lacrime e mi accasciai ad un albero. Passai le successive quattro ore a maledirmi senza sosta. Poi, finalmente, mi addormentai.

  
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