Titolo: Intrappolati nell'acciaio
Personaggi: Sabo, Ace
Parole: 467
Rating: verde
Sommario: “Perché stavo cercando di salvare il tuo culo addormentato dall’affogare nella zuppa!”
“Questa
è colpa tua!”
“Perché diavolo dovrebbe essere colpa mia? Sei tu quello
che non si è accorto del marine finché non è stato troppo
tardi!”
“Perché stavo cercando di salvare il tuo culo addormentato dall’affogare
nella zuppa!”
“Ma sta’ zitto, non è che ci possa fare qualcosa…”
Sabo sospirò e si concentrò sulla brulicante piazza del mercato
sottostante, occhieggiando a quell’odioso ma furbo marine in borghese
che li aveva ammanettati assieme nell’attimo in cui lui aveva spostato
la sua attenzione a cercare di salvare Ace da una morte patetica.
A parte che si sarebbe potuto evitare il tutto se le manette fossero state davvero
di ferro e non di kairoseki. La catena che collegava la mano sinistra di Sabo
alla destra di Ace sbatteva violentemente contro il tetto di cemento in cui
si erano rifugiati mentre un intero esercito di marine setacciava la città
cercandoli. Normalmente non avrebbero costituito una grande sfida; in coppia,
loro due potevano spazzare via un numero simile in un attimo. Ma con la kairoseki
che lo indeboliva Ace non sarebbe stato altro che un pezzo di carne inutile
durante una lotta, buono solo a limitare i movimenti del braccio di Sabo.
Perché Ace avesse scelto un’isola sotto il controllo della marina
per incontrarlo era incomprensibile per lui.
“Sabo,” mormorò l’altro, tirando su con il naso con
fare pietoso vicino al suo orecchio. “Ho un po’ freddo.”
Allora realizzò che Ace stava tremando. Quando gli toccò una spalla
preoccupato, notò che la sua pelle era insolitamente fredda rispetto
al calore che normalmente sgorgava dal suo corpo come acqua. C’era una
notevole brezza che spazzava il tetto e che aveva colpito Ace, il cui fuoco
era stato sigillato, più di quanto aveva immaginato.
“Vieni qui,” disse Sabo, ed Ace scivolò più vicino.
Gli strofinò energicamente le braccia e la schiena, cercando di riscaldare
in qualche modo il suo corpo, e desiderò di potergli offrire la sua giacca.
Peccato che non potesse toglierla a causa di quelle dannate manette.
Aveva smesso di guardare i marine in movimento perciò fu parecchio sorpreso
quando improvvisamente Ace indicò in basso e chiese, “E’
lui?”
C’erano due uomini non lontani dall’edificio su cui erano affacciati,
uno in uniforme e l’altro con vestiti normali, che gesticolavano animatamente
fra di loro. Anche da quell’altezza Sabo riconobbe il marine in borghese
che li aveva messi in quel casino. La chiave di cui avevano bisogno ce l’aveva
addosso da qualche parte. E Sabo era disposto a ridurlo ad una poltiglia sanguinolenta
pur di prenderla.
Ace si alzò in piedi barcollando, scrollandosi di dosso la mano amichevole
che gli aveva offerto. L’ex-nobile non poté trattenere un sorriso;
anche se a volte si comportava come un vero idiota, Ace era serio quando serviva.
Non c’era nessuno che ritenesse migliore per guardargli la schiena.
“Pronto?” Ace ghignò ed alzò il pugno per rispondere.
Sabo ci sbatté il suo contro e, contemporaneamente, si gettarono nella
mischia.