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Autore: spikey    30/04/2012    4 recensioni
E' difficile diventare grandi sotto i riflettori, o meglio, all'ombra di essi. Soprattutto quando si tratta di ragazze come Lisa: difficile, sensibile e imprevedibile. Ma forse una delle mille figure evanescenti, solo di passaggio nella sua vita, cambierà le cose.
NB: l'attore protagonista della storia è JAMES MARSTERS, interprete di Spike nel TF"Buffy The Vampire Slayer". non è molto famoso...ma vi prego di non fissarvi sulla sua "non-notorietà"; VI PREGO non ignorate questa fanfic...vale la pena di leggerla!
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 50

Il fervore dei giochi era ricominciato, all’interno: i pezzi più consistenti dell’asta erano stati assegnati e i croupier cominciavano a tirare le somme ai tavoli.

L’etichetta esemplare dei presenti permise a Lisa e James di rientrare nella discrezione più totale; solo l’amico Will si avvicinò alla ragazza, col sorriso raggiante che lo caratterizzava.

“Direi che la tua micetta ha riscosso successo” scherzò indicando i capannelli di persone che si affrettavano alle ultime scommesse.

James rimase a qualche passo di distanza, per poi assentarsi diretto alla toilette, lasciando così a Lisa i suoi spazi.

 

La giovanissima attrice finse indifferenza e continuò il discorso con Will Smith.

“Ti vedo tranquilla” osservò l’afro-americano.

“A cosa alludi?” lo punzecchiò l’italiana.

“Io, alludere?- l’altro si mise sulla difensiva- Dico solo che...quel David, il tuo collega- ignorò la faccia interrogativa di Lisa- Beh, lui deve essere un diplomatico, sarà molto bravo nelle ramanzine...Ma se il riccioli d’oro qui presente dovesse fare qualcosa di storto...David probabilmente lo sgriderebbe...però nel frattempo io gli spezzerei le gambe”.

 

L’aria serafica dell’amico fu il colmo; Lisa abbandonò ogni titubanza ed esplose in una fragorosa risata.

Cercò di calmarsi sventolando una mano a mò di ventaglio ma fu inutile: “E io che da brava figlia unica mi credevo al sicuro da queste gelosie da fratelli maggiori- con fare materno diede una pacca alla spalla di Will- Ti ringrazio Superman, la città dormirà sonni più tranquilli”.

“Smettila di scherzare prima che ti chiuda in camera e butti via la chiave”

Il simpatico botta e risposta dei due fu interrotto dal ritorno di James; stettero ancora poco a scambiarsi alcune impressioni sulla serata e quando i primi signoroni ingessati si recarono dal trio per congedarli, Lisa ne approfittò per levare le tende.

 

“Credo che sia meglio che io vada. Domani ho qualche ora di volo e mio padre mi aspetta sul set...Will, ricorda di salutare Sharon per me”.

Come alla fine di un bel sogno, la ragazza sospirò e con un lungo abbraccio congedò l’attore; lo strinse con tuta la forza che aveva, a trasmettergli la muta gratitudine per l’enorme dono dell’amico. Non l’avrebbe mai ringraziato abbastanza.

James si unì al saluto con una calda stretta di mano: “Fantastica serata”.

Will contraccambiò il gesto: “E’ stata una bella sorpresa averti qui...Vado a chiamare lo steward, vi faccio portare le giacche”.

 

L’attimo successivo Lisa e James furono di nuovo da soli: le emozioni della serata sfrigolavano ancora nell’aria, sovrapponendosi in un caos che li zittì entrambi.

Nessuno dei due sapeva cosa fare. Quale sarebbe stato il primo passo?

Contro ogni pronostico fu Lisa a esporsi: “Avrei voglia di un te, prima di dormire. Mi accompagni al bar?”.

Il sorriso di James gli brillò negli occhi: “Certo, ne approfitto per un caffè”.

La ragazza assentì col capo; così era nata la loro storia, tra un te e un caffè notturni, a riscaldare le serate di lavoro insieme. E così sembrava voler rinascere, anche se a scaldarli ora era qualcosa di diverso.

 

Decisero di comune accordo di fare una passeggiata verso il basso, lungo i piani di scale che li dividevano dal piano terra, così da evitare inutili resse agli ascensori.

Dopo poche rampe immersi nel silenzio dei loro passi sulla moquette, Lisa si fermò, aggrappata alla ringhiera: “Ok, so che non è per nulla elegante, ma non credo che ti formalizzerai per così poco” e senza attendere risposta, si liberò dei sandali con tacco a spillo, sollevando con la mano libera lo strascico da terra.

Il tintinnio del gioiello attorno al suo collo inebriò James, quasi fosse il suono melodioso della risata di Lisa; dopo i primi imbarazzi ora i due parlavano del più e del meno.

 

“Brittany vorrebbe studiare recitazione e Sull fare una scuola di musica. Sarà dura per loro scegliere un liceo!” raccontò l’uomo tra un gradino e l’altro.

Lisa lo scrutò a lungo, dopo tale affermazione: “Sarebbe bello se scegliessero di stare a Losa Angeles. Non agevolerebbe l’affidamento a te, anzichè alla tua ex moglie?”.

Lui le prese la mano per aiutarla a indossare nuovamente le scarpe, alla fine dell’ultima rampa:”Sarebbe proprio un bel sogno”

 

La conversazione continuò al bar della reception, mentre il cameriere preparava le ordinazioni nel silenzio più totale dell’hotel, ormai immerso nel sonno.

“Lasciami la tazza- suggerì Lisa al barista- La finirò in camera”.

L’attimo successivo si accinse a salire in ascensore, seguita da James: “Decimo piano” pensò ad alta voce la ragazza.

“Pure io”.

Lisa aggrottò la fronte: “Dormi qui?”.

“Certo! Credevi che avrei fatto il pendolare?” la schernì James appoggiandosi alla parete con aria pacifica.

La ragazza mescolò il te col cucchiaino, con imbarazzo malcelato: “Direi che dopo i colpi di scena di stasera meriti una bella dormita- vedendolo silenzioso calcò il tono su quell’affermazione- Sul serio, mi ha fatto davvero piacere averti qui”.

 

L’ascensore toccò il piano annunciandosi con un sonoro tlin e James lasciò che Lisa lo precedesse fuori dall’abitacolo: “Sono felice di sentirtelo dire. Non sapevo se mi avresti accolto con un abbraccio o con un morso, visti gli ultimi giorni...insieme...sul set”.

Lisa alzò gli occhi al cielo: “Stai per caso parlando della versione di James-collega saccente e irritante? Non era rimasto a Los Angeles?”.

L’uomo smise di passeggiare e si appoggiò al muro: “Touchè” ammise sorridendo verso la giovane attrice.

Lei dal canto suo procedette di qualche passo prima di accorgersi che James si era fermato: “Che fai?” domandò tra un sorso e l’altro di tisana.

 

Il platinato attore rimase un istante a esaminarla: il kimono intarsiato di ricami dorati sembrava cucito attorno alle sue forme, la chioma raccolta lasciava in vista l’esile collo e la tazza che teneva fra le mani era il coronamento perfetto. Pareva essersi tramutata in una moderna geisha d’oltreoceano; se non fosse stato per il rosa pallido sulle gote gli sarebbe parsa un’immagine in bianco e nero.

 

Con fare rassegnato l’uomo estrasse la chiave della camera e indicò la porta alla sua sinistra: “Questa è la mia fermata”.

“Oh...” la ragazza posò la bevanda su un tavolinetto poco più in là, prima di tornare sui propri passi; teneva lo sguardo basso, sul piccolo ciondolo che James le aveva donato: “Beh, riguardo a questo...Non so come ringraziarti- giocherellò con la sferetta facendola tintinnare- Sai lasciare una donna senza parole”.

Lui la esaminò silenzioso: “Tu, senza parole? Potrei gridare al miracolo- capì subito quanto potesse suonare ambiguo- Cioè...intendevo...non che mi faccia piacere quando tu resti zitta...”.

“Ok, ok ho capito. Non ti preoccupare. Mi hai lasciata piacevolmente senza parole” lo interruppe Lisa con fare divertito, a tacere l’attimo di imbarazzo.

 

Il sorriso che ricevette in risposta celò malamente un velo di tristezza e la ragazza ne fu subito contagiata. L’istante successivo James stava già armeggiando con la serratura.

Un’improvvisa e inspiegabile paura riempì il cuore di Lisa di angoscia e solo all’ultimo riuscì a sconfiggere la paralisi tendendo un braccio tra l’uomo e la porta ormai aperta.

“James...Io non capisco?”.

Delicata e flebile come  un fiocco di neve, allo stesso tempo potente come una valanga, Lisa richiamò immediatamente l’attenzione di lui.

“A cosa ti riferisci?” domandò con un sospiro paziente l’uomo.

La ragazza spalancò le braccia, ormai rovente:  “A ogni cosa! Insomma...la tua comparsata, il regalo...-la faccia doveva essere paonazza, se lo sentiva- E ora dopo aver giocato il tutto per tutto...scappi. Di cosa hai paura?”.

La sghemba smorfia del platinato attore la colpì come una sferzata: “Esattamente di tutto quanto- le iridi blu la bruciarono, come azoto liquido- Dannazione, Lisa...Davvero non capisci e non ricordi? Sono mesi che cerchiamo di demolirci a vicenda. Una battaglia contro i mulini a vento in cui tu ci hai quasi rimesso un braccio- con un accenno di calma ritrovata si spiegò meglio- Ho pregato che tornasse come prima...ma ogni volta che ci pensavo, mi sentivo solo uno sporco egoista, che non voleva altro che un suo capriccioso castello in aria stesse in piedi...quando ero stato io stesso a distruggerlo- la fine di quella frase mosì in un sussurro- Ero innamorato di un sogno...e ho perso di vista la realtà”.

 

Lisa non poteva credere alle proprie orecchie:  “James...ti prego, guardami- lo afferrò per un polso, ormai esasperata- Hai praticamente venduto la tua anima perchè io mi fidassi di te...e ora posso dirlo: sì, mi fido di te”.

Con una scossa, la ragazza sentì i muscoli dell’altro rilassarsi, la mano si spostò dalla maniglia: “Dici davvero?”.

Lisa sospirò, voleva trovare le parole perfette per convincerlo della propria risposta: “Hai ragione, siamo stati due stupidi- intrecciò le dita con quelle di lui- Ma più me ne rendevo conto, più ci sentivo irrimediabilmente distanti- si avvicinò di un passo, accostandosi a James- ora quel bacio...credo che ce lo meritiamo entrambi”.

Non lo lasciò riflettere, con un gesto condusse la mano di lui ad abbracciarle la vita e portò le proprie sui suoi fianchi, da sotto la giacca.

 

Trattenendosi a un palmo dal naso sottile di Lisa, James la avvertì: “Non tentarmi” non sapeva come toccarla, non sapeva come guardarla...

Lei in risposta rinsaldò la presa, stringendo di più il proprio abbraccio: “Non ti sto tentando, James...te lo sto chiedendo”.

Sospirò l’ultima parola fra le labbra di lui; James inspirò il suo profumo e quando ormai poteva sentirlo giù per la gola la trasse a sè, strappandole un bacio profondo, somma di tutti quelli di cui si era privato.

Lisa non oppose resistenza, anzi, diede inizio a un gioco di carezze con la propria lingua contro quella di lui, sul palato, lungo il profilo delle labbra sottili, mentre le mani inseguivano da sopra la camicia il disegno dei muscoli della schiena, per continuare sul petto teso e sui bicipiti.

 

L’uomo dischiuse gli occhi, perso nei movimenti ipnotici della ragazza: “Dio...non farmi questo” una supplica che parve più un incitamento a continuare. E così fece Lisa, chiudendogli la bocca in un nuovo bacio.

Con le mani strette attorno alla vita esile, James la sollevò da terra, in un abbraccio soffocante che li fece barcollare all’indietro, oltre la soglia della suite.

L’uomo la posò delicatamente a sedere sul tavolo che li divideva dal letto, l’aria titubante di chi si trova in un luogo senza sapere come vi è arrivato; passò il pollice sulle labbra di Lisa, un unico piccolo ostacolo a frapporsi fra loro e l’ennesimo bacio.

 

Lisa imitò il gesto, le dita affusolate che si insinuavano sotto il colletto ingessato, troppo stretto per concedere di più; così un bottone dopo l’altro la camicia di James si aprì a rivelare la linea tesa dei pettorali, fino allo sterno.

L’uomo fremette per il desiderio e con un rapido gesto fermò le mani di lei: “Questo è troppo”. Cercò di mantenere un tono rilassato, ma la voce rauca tradì il sorriso dimostrando per l’ennesima volta che intendeva l’esatto opposto.

Gli occhi verdi della ragazza rimasero rapiti sul lembo di pelle che si nascondeva sotto la camicia aperta; noncurante delle parole di James lasciò un caldo bacio nella fossetta tra le clavicole, alla base del collo.

“No, non lo è” Rispose in un sussurro che gli fece venire la pelle doca, per poi attirarlo a sè con uno strattone alla camicia.

 

James, ormai sopraffatto, perse ogni indugio e si lasciò trasportare contro il corpo di Lisa, che gli cinse i fianchi con le gambe, coperte dal lungo abito.

L’uomo la baciò di nuovo, sul viso, sulle labbra roventi, sul collo, con morsi delicati fino all’orecchio, strappandole un ansito roco.

La seta dello strascico scivolò via dalla gamba di Lisa, scoprendola fino quasi all’anca, mentre la camicia bianca cadeva definitivamente a terra, senza che nessuno dei due sapesse dire con certezza come vi era finita.

 

Le dita di James si allungarono a solleticare sapientemente l’incavo del ginocchio risalendo piano lungo la coscia, assaporando ogni centimetro di pelle col palmo aperto, finchè col pollice non arrivò a stringere nell’incavo dell’inguine, a un soffio dall’elastico della mutandina.

 

JamesJamesJames” ripetè più volte Lisa, irrigidendosi a quel tocco, con le mani premute sui pettorali di lui per riprendere fiato dalla stretta soffocante.

L’uomo lesse tale gesto come un rifiuto e si ritrasse con fare colpevole: “Lo so, dobbiamo fermarci...-deglutì a fatica e ad ogni parola le sue labbra carezzarono quelle di lei- E’ solo che...Dannazione non riesco a ragionare” strizzò gli occhi, annaspando in cerca di lucidità.

 

Contro ogni previsione, Lisa sorrise dolcemente: “No, non intendevo questo. E’ che...- prese fiato, mentre le mani vagavano sui pettorali e le spalle-...ho indosso un abito da ventimila dollari e se lo rovinassi penso che Alexander McQueen uscirebbe dalla tomba per uccidermi”.

James si aprì in una magnifica risata, con cui le solleticò una guancia: “Mi sei mancata”.

La ragazza annuì: “Da morire...” mormorò languidamente, schiudendo le labbra in attesa di un nuovo bacio.

“Volevo...farti una domanda- sussurrò lui carezzandole la linea del collo- Tu e...Stephan...Cosa...cioè...avete mai...”.

“No, mai” lo interruppe decisa Lisa.

 

Alla mente del platinato attore giunse il ricordo di parecchi mesi prima: loro due, in Italia, su un letto...l’imbarazzo gli dipinse il viso di un rosso vermiglio.

Deglutendo a fatica chiese: “Quindi tu...ancora...non hai mai...sei...”.

“Vergine? Sì...”  ancora una volta la dolcezza dell’Italiana sopraggiunse a sollevarlo da quell’incombenza.

Il fiato gli si spezzò in gola dinnanzi alla scoperta e nascose un fremito dietro la risata rauca: “Wow...Ora sei tu a...lasciarmi senza parole”.

Piacevolmente senza parole?” domandò maliziosa la giovane attrice, mentre con le dita esili ripercorreva ogni singolo lineamento di quel volto.

James chiuse gli occhi, assaporando il suo tocco: “Sì, decisamente sì- Con le labbra esitanti premute sul suo orecchi, sussurrò- Vuoi che sia io...la tua prima volta?”.

 

Lisa protese gli occhi luccicanti verso lui, con voce rotta rispose: “Sì...Ti prego...” e soffocò un singulto nell’ennesimo bacio, avvolta dall’aroma del dopobarba di James.

Con delicatezza l’uomo si allontanò da lei, invitandola ad alzarsi in piedi; Lisa ebbe solo qualche istante per intravedere il suo busto nudo, le luci soffuse scolpivano il profilo dei muscoli e a stento si trattenne dal protendere una mano verso la pelle liscia e bollente degli addominali.

James le sorrise con malizia prima di condurla con una lenta piroetta a girare su se stessa, portandola con la schiena contro il petto di lui; con tocco vellutato l’uomo percorse la colonna vertebrale da sotto lo chignon, un bacio dopo l’altro fino alla cerniera dell’abito.

 

Lisa lo sentì, appoggiato con decisa leggerezza alle natiche, mentre la stretta del corpetto a fascia si allentava.

Pian piano l’alto bavero del kimono scivolò sulle spalle; prima una manica poi l’altra cadero dalle braccia, stese lungo i fianchi.

James si trovò dinnanzi alla schiena nuda della ragazza, il tatuaggio della pantera spiccava sulla carnagione chiara e solo dopo parecchi secondi l’uomo si accorse che l’unico indumento intimo di lei era solo una culotte di pizzo nero che si rivelò da sotto la cascata di seta.

L’attore raccolse con un gesto rapido il vestito per adagiarlo su una poltrona, poi tornò a concentrarsi su Lisa, immobile e ancora girata di spalle: “Sei più tranquilla, ora?” le mormorò all’orecchio, le mani castamente appoggiate sugli avambracci.

 

La ragazza non rispose ma James percepì il suo sorriso, pur non vedendola in viso; le labbra si posarono sul collo e le mani scesero fino alla vita, per poi risalire lungo i fianchi fino alla curva dei seni.

Lisa non trattenne un gemito quando le mani di lui sfiorarono i suoi capezzoli, inturgiditi dal freddo e dall’eccitazione, mentre la bocca di James percorreva tutta la schiena con incessanti baci; il tocco si fece man mano più deciso, fino a tramutarsi in una stretta decisa sui seni tondi della ragazza.

Lei dal canto suo si liberò con un gesto fulmineo delle mollette che le fissavano i capelli in cima al capo e una cascata di profumo di pesca inondò l’uomo alle sue spalle, che sorbì a pieni polmoni l’aroma, col volto tuffato nella chioma leonina.

 

Con lentezza quasi impercettibile la mano destra di James scese lungo il fianco di Lisa, passando sull’ombelico, verso il basso, lasciando la ragazza stordita dal vortice di emozioni che si confondeva tra i baci, le carezze e la mano che le scendeva lungo il ventre.

La carezza impalpabile di James si insinuò sotto il pizzo della mutandina, riempiendo Lisa di un fuoco rovente e umido che la sconvolse; l’uomo passò due dita sulla pelle serica del pube esitando a continuare.

Rimase per un tempo indefinito in quella posizione, le dita che si muovevano in piccoli cerchi appena sotto la stoffa.  Poi si spinse oltre, in mezzo alle gambe di lei, inducendola ad allargarle.

 

Con un languido bacio alla tempia James sussurrò: “Se vuoi che smetta, devi solo chiedere”.

Una voce arrochita dall’eccitazione giunse a rispondergli con una risata: “Non credo che lo farò”. Lisa gli cinse il collo con un braccio, incitandolo a continuare.

L’uomo chiuse gli occhi, assaporando ogni centimetro del suo intimo, prima dal’esterno sulle labbra, poi sulla fessura calda e bagnata, fino atrovare la punta del suo piacere, strappando un gemito a Lisa; con tocco esperto prese ad accarezzarla, senza smettere un istante di baciarla, la mano libera fermamente salda sul suo seno.

 

Gli ansiti della ragazza crebbero di intensità e le ginocchia presero a tremarle.

“Dio...James...Non riesco...Io...” poche parole, confuse e inarticolate, ma l’uomo colse al volo l’occasione per allentare la sua morsa di carezze e prenderla in braccio.

La condusse oltre il tavolo, gli occhi infissi in quelli di lei, e la adagiò con cura fra i cuscini del letto.

Lisa tese le braccia, ad accogliere il petto nudo di James contro la propria pelle rovente; i baci di lui si spinsero fino ai capezzoli e fu solo l’ennesimo delirio per la ragazza.

L’uomo la fissò negli occhi con sguardo malizioso, mentre le mordeva un seno.

Contraccambiando l’occhiata lasciva Lisa sussurrò: “Non è giusto- strattonò leggermente i pantaloni di lui- Via questi”.

 

Il sorriso di James dimostrò che non aspettava altro; con rapidi gesti si liberò dello scomodo indumento, scarpe e calze, rimanendo in boxer.

Nella semi-oscurità Lisa potè notare il vistoso rigonfiamento da sotto il tessuto blu, prima che lui si adagiasse di nuovo fra le sue braccia, premendo col bacino contro l’intimo di lei.

Lisa gli cinse i fianchi e sentì ancora più fermamente l’eccitazione di lui premerle sulla mutandina; con una carezza la sua mano percorse la schiena, fino a insinuarsi sotto i boxer, sulle natiche tese di James, che accompagnò il gesto liberandosi di quell’ultimo lembo di stoffa.

 

Lisa inarcò il bacino per sottoporsi allo stesso trattamento e quando fu libera dello slip, bagnato dei propri umori, fissò per la prima volta lo sguardo su un uomo nudo; sfiorò rapita la pelle setosa della sua erezione, strappandogli un ansito che morì fra le labbra di James quando si chinò a lasciarle un dolce bacio.

Contemporaneamente lui si avvicinò al ventre col bacino, sfiorandone l’apertura; a quel primo contatto Lisa si ritrasse, colta di sorpresa.

“Ehi...Non avere paura. Non ti farò male, lo giuro- James le carezzò il volto con la punta del naso e le prese il mento fra l’indice e il pollice- Solo...guardami negli occhi”.

James passò un ultima volta la mano ad accarezzare le forme di Lisa, per appoggiarla sull’anca; le strinse il fianco e nello stesso momento cominciò a farsi strada dentro di lei.

Si ritrasse un momento per lasciare a Lisa il tempo di rilassarsi, poi di nuovo spinse, con più forza.

La ragazza gemette lievemente e premette il palmo della mano contro l’inguine di lui, pronta a fermarlo; James la trapassò con un’occhiata magnetica, lasciandole a fior di labbra il solletico di due semplici parole.

“Ti amo”.

 

Detto ciò si insinuò dentro di lei in un unico deciso movimento.

Una morsa di dolore strinse il ventre di Lisa e dalle sue labbra uscì solo un lamento silenzioso, di cui James si riempì i polmoni, sorbendolo come ossigeno puro.

Ora era sua, gli apparteneva e il solo pensiero che, in certo senso, le sarebbe rimasta dentro per sempre lo indusse ad affondare le unghie nel fianco di lei.

Una scossa, questa volta di piacere, percorse il vente della ragazza, stringendolo nell’intimo e strappandogli un brivido.

 

L’uomo cominciò la sua lenta danza, aprendosi la strada dentro e fuori da lei, in un crescendo da cui Lisa rimase sopraffatta.

James accompagnava ogni nuovo affondo con un bacio, sulle guance, sulla fronte, sugli occhi e Lisa faceva lo stesso, con le mani ferme sui glutei dell’uomo, a seguirne i movimenti.

Continuarono a lungo, finchè i gemiti di Lisa non crebbero, andando a culminare in un unico, violento spasmo.

James con movenze sapienti spinse ancora un ultima volta, in profondità, stringendo i denti per trattenersi, ed esplodere infine unendo il proprio orgasmo a quello di lei.

Stettero qualche istante coi corpi in tensione, il verde prato di Lisa perso nel ghiaccio degli occhi di James; poi col fiato corto l’uomo si accasciò su di lei.

 

Come la risacca giunsero le ultime scosse di piacere, a cui si abbandonarono entrambi, col volto illuminato da un sorriso sognante.

James la ricoprì di baci, non voleva averne abbastanza, non dopo il troppo tempo trascorso a privarsene.

Continuò a baciarla, finchè al gusto dolce di pesca non si sostituì quello salino delle lacrime.

Le sue? Quelle di Lisa? O entrambe...non importava.

Si addormentarono così, pregando di non svegliarsi dal loro sogno ad occhi aperti.

 

 

 

Avevamo detto “Basta ritardi epici?”.

Ehm...ebbene sì! Oops I did it again… ma cosa posso farci, a parte chiedere scusa?

Perdonatemi, il capitolo rating rosso è stato sufficente no?

Aspetto numerosi commenti, anche perchè questo è un esperimento!

Grazie a tutti!

Al prossimo capitolo!!

   
 
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