Capitolo 2
Rivelazioni e maggiore età
Harry aspettò con ansia l’ora in cui sarebbe diventato
finalmente maggiorenne. Disteso sul letto della sua camera contò ogni ora,
minuti, secondi, finché l’orologio che aveva al polso non cominciò a suonare
annunciando la mezzanotte.
“Auguri” si disse Harry abbozzando un mezzo
sorriso nel ripensare al suo undicesimo compleanno,quando Hagrid gli rivelò che
non era un semplice umano, ma che apparteneva al mondo magico.
Edvige tornò
con il solito topo morto in bocca e si appollaiò sul davanzale della finestra
per spolparlo.
<< Edvige non c’è tempo>> gli disse Harry
dispiaciuto << Devi consegnare queste lettere,è urgente>>.
Edvige
lo guardò torva, ma poi distese la zampa e gli permise di legare la
lettera.
<< Portale a Ron e ad Hermione, più in fretta che puoi>>
le disse Harry accarezzandola.
La civetta socchiuse gli occhi e si lanciò nel
vuoto buio della notte, lasciando da solo Harry nella stanza.
“Anche questa è
fatta” pensò il ragazzo andando verso il baule per tirare fuori un altro foglio
di pergamena.
Aveva appena messo le mani sul coperchio di legno intarsiato
quando dalla porta giunse un debole”Toc Toc”.
Harry alzò lo sguardo. Chi
poteva essere a quell’ora? I Dursley dormivano già da un bel pezzo e non
entravano quasi mai nella stanza di Harry se non per il consueto giro
d’ispezione di pulizie settimanale.
<< Avanti>> disse Harry
afferrando il manico della bacchetta che aveva infilato nella tasca posteriore
dei pantaloni com'era sua abitudine visti i tempi.
La porta si aprì con un
cigolio e sulla soglia apparve la sagoma di zia Petunia in vestaglia
scozzese.
Harry rimase a guardarla ,curioso e insospettito allo stesso tempo,
ma lei non si mosse ne diede segni di voler parlare per prima.
<< Cosa
c'è?>> chiese il ragazzo avanzando verso la porta di qualche metro
<< Ho fatto qualcosa che non andava?>>.
<< Vo..volevo solo
parlarti>> disse lei a bassa voce per non rischiare di farsi sentire dal
marito che dormiva nella stanza accanto.
<< Allora?>> chiese
Harry in tono piatto.
Petunia chiuse la porta alle proprie spalle e fece
alcuni passi verso Harry.
<< Oggi è il tuo compleanno vero?>>
chiese con aria seria.
<< Sì>> ammise Harry in tono
vago.
<< Ora sei maggiorenne per...per loro no?>>
<< Se
intendi per i Maghi, sì>> rispose di nuovo Harry scrutando la zia che si
comportava nervosamente.
<< Suppongo che tu voglia andartene da casa
nostra, giusto?>> chiese lei appoggiando una mano sul guardaroba
vicino.
<< Sì>> rispose nuovamente Harry senza aggiungere
particolari.
<< C'è qualche problema?>> fu il turno di Harry di
porre una domanda.
<< Volevo solo dirti che mi dispiace>> fu la
risposta di zia Petunia.
<< Cosa?>> chiese Harry sbigottito. La
fine del mondo era arrivata-pensò il ragazzo-poteva sperare di ricevere di tutto
meno che delle scuse da parte dei Dursley.
<< Sì, mi dispiace di averti
trattato così in questi lunghi anni>> ammise la donna con
sincerità.
Harry non sapeva cosa rispondere e rimase in silenzio con la mente
che gli vorticava come se fosse stato colpito da una trave in piena
fronte.
<< Mi dispiace, Harry, per tutto quello che ti è accaduto, mi
dispiace per tua madre e ...>>.
<< Un po' tardi per le scuse non
ti pare?>> rispose Harry tornando alla realtà.
<< Io,
io...>>
<< Sono stato punito ingiustamente, trattato
come...come un animale, sì, penso che quello sia il termine giusto>> disse
Harry alzando leggermente la voce, mentre tutte le ingustizie che aveva subito
in diciassette anni venivano a galla come liberate da catene invisibili che le
tenevano rinchiuse nella sua mente << Credi che io non abbia sofferto per
la morte dei miei genitori? Da piccolo li sognavo giorno e notte nella speranza
che tornassero per portarmi via da qui!>>.
<< Ti ho già detto che
mi dispiace>> gli disse per l'ennesima volta Petunia mettendogli una mano
sulla spalla come per rassicurarlo.
<< Non ho bisogno del tuo affetto
ora>> disse Harry scostandosi di lato.
Seguirono alcuni secondi di
silenzio durante i quali, nessuno dei due, osò guardarsi in faccia.
<<
Io volevo molto bene a Lily,Harry>> disse zia Petunia interrompendo la
pausa << Lily era mia sorella, la mia migliore amica, era tutto per
me>>.
<< Già, ma l'ultima volta non sembravi così entusiasta nel
parlare di lei eh? Come l'avevi definita? Ah sì! Un'anormale!>> urlò
Harry.
Vernon grugnì nella stanza accanto ma dal corridoio non provenivano
altri rumori, apparte il russare sommesso di Dudley.
<< Ammetto di aver
sbagliato>> disse sua zia e una lacrima gli scivolò lungo la guancia.
<< Tutto per me cambiò quando Lily ricevette la lettera dalla scuola, il
mio mondo, quello a cui ero abituata si stravolse in poco tempo>>.
<< Lily fece nuove amicizie, si discostò da me e le rare volte che eravamo
insieme parlavamo del più e del meno, ma senza affrontare la nostra vita com'era
una volta e alla fine mi ingelosii di lei, lei che era stata scelta per
intraprendere un'altra vita al contrario di me che rimasi sempre la stessa
covando l'odio e allo stesso tempo il desiderio di diventare come mia sorella un
giorno>>.
Harry la guardò, ma questa volta il suo sguardo non era cupo
bensì esprimeva compassione.
Quelle parole erano vere ed espimevano una
sincerità immensa.
<< Avrò mai, da te, la possibilità di essere
perdonata per quello che ho fatto e per quello che ho detto?>> chiese
Petunia con gli occhi lucidi.
Harry non rispose,ma si protese verso sua zia e
la strinse in un abbraccio sereno. La donna aveva rivelato a suo nipote quello
che pensava apertamente, ma che non riusciva ad esprimere per via
dell'orgoglio?La paura?L'ingiustizia?
Nemmeno Harry sapeva dirlo con
chiarezza ma pensò di aver preso la decisione giusta.
Petunia pianse
sulla spalla del ragazzo, lacrime che esprimevano tutto il suo dispiacere e la
sua voglia di richiamare a se un passato ormai lontano, i cui ricordi felici e
tristi si mescolavano simultaneamente in un vortice di sentimenti senza età.
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