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Autore: GiuUnderground    02/05/2012    1 recensioni
Il mondo del reale e quello del surreale si scontrano e si fondono dando vita ad una nuova realtà. Gli uomini non sono più soli, ma convivono con vampiri, maghi, personaggi delle favole e divinità greche in un connubio che tuttavia aumenterà la frammentazione e l'odio fra ogni gruppo di "dotati". Ma il mondo è sempre stato così, oppure c'è qualcuno dietro all'unione di queste due opposte realtà?
«Uno dei maghi più potenti mai esistiti disse che la magia “proviene dal nostro senno mediante la filtrazione dei sentimenti”» Urlò Eleonora dato che la rossa mogano era già partita per la sua strada. «E Allora?» esclamò a sua volta.
«Allora vuol dire che devi pensare a cosa significano quelle ombre, facendoti trasportare dai tuoi sentimenti. Hai mai provato a cercare informazioni a riguardo o a farti domande?»
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

 

«Senti, se mi dessi più tempo, riuscirei ad avere i soldi che ti devo. Basta solo che chiudi un occhio per una settimana o due prorogando il termine della scadenza, tutto qui!»
«No, Matt devi pagarmi l’affitto di tre mesi non posso più aspettare. Per venirti incontro non ho solo chiuso entrambi gli occhi, ho quasi perso la vista per te e lo sai benissimo.» Il tono del 56enne non lasciava spazio a supposizioni. Non avrebbe accettato un altro rinvio da parte del ragazzo.
«Ok, ok, facciamo 4 giorni e la chiudiamo qui?» Il sorriso smagliante che faceva cadere in ginocchio tantissime ragazze e ragazzi non aveva presa sul suo interlocutore. Difatti egli era un pensionato ultra-cinquantenne appassionato di poker e motori.
«Vattene» sentenziò.
«Ti prego, dammi solo un altro po’ di tempo»
«No basta. Niente più patti. Se hai i miei soldi rimani, altrimenti te ne vai»
«Per favore, lo sai che non avrei un posto dove stare!» disse il giovane ventiquattrenne frenando a stento le lacrime.
«Mi dispiace figliolo, ma un contratto è un contratto. Avresti dovuto pensarci prima di sottoscrivere un documento» il signor Cough era davvero desolato e dispiaciuto per aver utilizzato il pugno di ferro con quel ragazzo che considerava quasi come un figlio, ma non poteva fare altrimenti. Ci aveva già rimesso troppo, non poteva rischiare un’altra volta.
Matt si passò una mano tra i capelli, fece due passi indietro, si girò per guardare la stanza, i suoi piedi e poi coprì la bocca con la mano. Cercava di escogitare qualcosa per non abbandonare quella dimora, ma non gli venne in mente nulla.
«Non sai quanto mi dispiaccia, ragazzo» Era sincero, la frase gli sarebbe provenuta dal profondo del suo cuore se ne avesse avuto uno. Ma essendo un morto vivente, ne era privo, aveva il busto completamente aperto, si vedevano le budella e la cassa toracica. Ma niente  cuore.
Matt fece scivolare la mano dalla bocca agli occhi, poi si ricompose e lo guardò fisso nelle pupille.
«Non sai quanto dispiace a me.»

 

«Non ne posso più» sbuffò la ragazza dai capelli rosso mogano.
«Non dirlo a me! E’ un’ora che spiega e io non ho avuto la forza di ascoltare una parola del suo discorso» rispose la sua vicina di banco in un sussurro, ritornando poi a reggersi il viso con la mano destra.
«No, io… Non mi riferivo a quello» disse Andrea così a bassa voce che nessuno avrebbe capito cosa avesse detto. Ma la sua vicina di banco che era anche la sua migliore amica, colse al volo il suo disappunto. «Vedi ancora… ehm.. Vedi ancora quelle ombre?» Chiese gentilmente, conoscendo tuttavia la risposta. «Sì, e mi stanno facendo diventare matta» detto ciò si scostò dal viso una ciocca di capelli.
«Be’, potrebbe essere la tua dote, no? Claudio è un incrocio tra un troll e un gigante, Sara è una sirena, io sono una strega e tu … tu hai il dono di vedere le ombre ecco.» Eleonora cercò di argomentare a favore dell’amica, ma nello stesso momento in cui pronunciava quel discorso sentiva che non quadrava.
«Tanto lo so che non ho un amico perché tutti credono che io sono solo un’umana»
«Andrea! Io ti sono amica e ti credo se dici che vedi queste ombre. Non hai ancora capito che cosa significano. Magari vogliono dirti qualcosa e tu non lo capisci» esplose Eleonora, tanto che l’insegnante le rivolse uno sguardo ammonitore.
Poi si girò verso Andrea che alzò il sopracciglio destro e disse: «per esempio?»
«Ma che ne so, possono essere entità che rivelano il futuro o il passato. Ti immagini che fortuna? Non dovresti più studiare Storia, potresti farti suggerire tutto quanto dai tuoi amichetti» sghignazzò l’amica. Ma Andrea non era affatto convinta, anzi il suo malumore era peggiorato e anche la sua convinzione di essere solo un’inutile umana, senza una dote precisa. Invidiava Eleonora per le sue qualità di strega. Desiderava anche lei possedere capacità magiche, poter ricavare acqua da un sasso, creare pozioni che facessero innamorare quel ragazzo ardentemente, cavalcare una scopa. Ma tutto ciò che aveva erano ombre che seguivano tutte le persone che vedeva. Se Eleonora era seguita da una bambina di 5 o 6 anni, da una ragazza dallo strano cappello e da una signora sulla cinquantina che portava un abito consunto e rovinato,  la sua insegnante da un’anziana, una neonata e una donna adulta. Per ogni persona tre ombre di colore grigiastro.
«Smettila, sai bene che non valgono niente. Niente. Come me. Non valgo niente.»


  
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