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Autore: Margaret Moonstone    04/05/2012    10 recensioni
Conosciamo bene gli Hunger Games, ma solo dalla prospettiva di Katniss. Come li hanno vissuti gli altri, cos'hanno fatto, cosa pensavano? Mentre lei soffriva, aveva paura, si rallegrava...cosa succedeva "dall'altra parte"? Cosa è successo a Prim, Gale, Peeta...
Non ve lo siete mai chiesti?
Io credo di sì.
(nota: il primo capitolo in realtà à solo una presentazione, la storia vera e propria inizia dal secondo...)
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VI CHIEDO UMILMENTE PERDONO SE NON è QUELLO CHE VI ASPETTAVATE. E’CHE C’ERANO COSI’ TANTI MOMENTI DI CUI PARLARE CHE ALLA FINE NE HO SCELTO…NESSUNO. A DIR LA VERITA QUESTO CAPITOLO E’APPENA DOPO I GIOCHI, IN QUEI GIORNI DI CUI NON SAPPIAMO NIENTE. SOLO UNA PICCOLA NOTA PER CHI HA LETTO SOLO IL PRIMO: DOPO I GIOCHI SI SCOPRE CHE PEETA E’UN PITTORE, E HA DIPINTO UN SACCO DI QUADRI SUI SUOI HUNGER GAMES.
ORA VIA LASCIO, SPERO CAPIATE COSA HO VOLUTO DIRE…
 
Non c’è luce nella stanza ma i miei occhi abituati all’oscurità riescono a distinguere qualcosa.
Non avevo mai notato quella crepa nel soffitto…
 
Le palpebre si fanno sempre più pesanti e gli occhi bruciano ma non ho nessuna intenzione di chiuderli.
In realtà non ho nessuna intenzione di dormire, ecco tutto.
Mai più, dovessi morire di sonno.
Preferirei morire piuttosto che tornare di nuovo nell’Arena.
 
Mi alzo dal letto e mi metto seduto, sospirando.
Non è passata neanche una settimana da quando sono tornato a casa, e non se ne sono ancora andati. Dubito che se ne andranno mai.
Gli incubi.
 
Le urla strazianti di Cato dilaniato dagli Ibridi. Quella ragazza con la faccia da volpe che mi insegue e vuole punirmi per averla uccisa. Il sangue. Il dolore. Il fuoco, e Katniss, Katniss, Katniss.
Continuamente.
Nonostante mi abbia spezzato il cuore, è sempre lei che sogno, tutte le notti.
Sogno di perderla.
O meglio, di averla persa.
Ma la cosa più assurda è che non sogno la sua morte, il suo sangue quando l’ho vista nella grotta, l’orrore nei suoi occhi… Sogno solo momenti belli.
La vedo ancora sul carro che mi stringe la mano e mi bacia sulla guancia.
Al fiume mentre si gira per non vedermi mentre mi cambio e mi dice che posso farcela, possiamo farcela, che ci salveremo.
Nell caverna quando mi bacia.
Nel lago mentre esulta e non vuole lasciarmi, ma è sollevata, felice tra le mie braccia.
La sogno ancora tra le mie braccia.
Ed esiste incubo peggiore, di sapere che è stata tutta finzione?

Mi alzo in piedi e comincio a camminare per la stanza, senza uno scopo preciso.
Chissà che fa lei ora, chissà se Katniss riesce a dormire… No, è forte ma non abbastanza.
Gli Hunger Games ti distruggono, ti svuotano finché dentro di te non rimane più niente…
Vincitori.
Ah! Hanno il coraggio di chiamarci vincitori!
Non hanno idea di cosa darei per essere morto nell’Arena. Se solo Cato mi avesse finito invece di ferirmi alla gamba… in fondo me lo meritavo, no?
Sto farneticando.
Non posso continuare così.
Non posso passare il resto della mia vita sdraiato su un letto a guardare le crepe nel soffitto finché quello non cede e mi crolla addosso.
Non posso sprecare il tempo che mi rimane così, o le morti di tutti gli altri Tributi sarebbero state sprecate. Se sono sopravvissuto la mia vita non può finire qui.
Non gliela darò vinta, o sarei un’altra insignificante esistenza distrutta dalle loro mani.
Una pedina.
 
Mi fermo sul posto e dopo qualche secondo mi metto a frugare in un comodino.
So cosa devo fare.
Ma dove sono? Sono sicuro di averli por…Eccoli!
Estraggo una scatola di colori e quella che con un po’ di fantasia dovrebbe essere una tela, che mio padre mi aveva regalato da bambino.
Voglio che tutti sappiano.
Che tutti vedano.
Vogli buttare fuori gli incubi e mostrare alla gente gli Hunger Games per quello che sono veramente.
 
Mi basta la luce di un paio di candele e una vecchia sedia per appoggiare la tela.
Tutti questi anni passati a glassare miniature sulle torte saranno fruttati a qualcosa…
Mi concentro.
Quello che sto facendo è per me, soltanto per me, e non importa se per gli altri non avrà significato.
Comincio….
 
Verde
 
Verde scuro, marcio, verde sullo sfondo.
Pennellate di verde, intricate, disordinate, spruzzate con rabbia su tutta la tela.
Verde scuro e spento come quello dell’erba secca sotto i nostri piedi alla cornucopia.
Come il dolore della malattia.
Come l’avidità di vincere a costo di perdere te stesso.
Verde come il veleno, che uccide.
Verde come l’invidia nel sapere che qualcuno, che non sono io, ti avrà, Katniss.
E poi, un altro verde.
Chiaro, brillante.
Speranza.
L’intima certezza di avere una possibilità. Che tutto finirà bene. Che le cose cambieranno e saremo finalmente felici.
Una linea curva, sottile, che corre verso l’altro, verde
Speranza.
 
Bianco
Punti bianchi, radi, piccoli ma che saltano all’occhio.
Bianco come la purezza, il candore della giovinezza distrutta e dispersa in frammenti insignificanti.
Qua e là punti bianchi, i frammenti di quell’innocenza dispersi nel nulla
Innocenza.
 
Nero
Nero, nero ovunque, mischiato col verde e il bianco intaccandoli e scurendoli con un’ ombra cupa. Nero sparso, diluito in ogni angolo della tela.
Nero come la paura, dappertutto, dietro ogni angolo e dentro ogni cosa, il timore di non farcela.
Come il dolore.
Il male.
Nero come solo la morte può essere. L’unica vera vincitrice. Che se non ti porta via rimane con te per sempre, nel rimorso di aver ucciso.
Perché sì, c’è anche questo nella lista delle cose che ho fatto per te.
Ho ucciso per te, Katniss
Non importa se quella ragazza, sotto il tuo albero, era troppo ferita per continuare a vivere.
Non importa se le mie due vittime non sono niente in confronto a quelle di altri.
Una, mille, non fa differenza: non lo lavi via, non basta una vita intera per dimenticare il momento in cui ti sei reso conto di essere un assassino.
E’ solo una delle tante cose che ho fatto per proteggerti.
Era il mio unico scopo, l’unica cosa che mi teneva in vita in quelle notti terribili nel fango, ad aspettare di vedere il tuo nome nel cielo, in cui non avrei desiderato altro che saperti al sicuro per poi morire.
Morire.
 
Blu
Solo qualche  spruzzo leggero, di tanto in tanto.
Blu, il colore della verità. Della sicurezza di essere certi di ciò che si fa, che si prova.
Blu come la notte, la notte infinita e gelida sulla Cornucopia aspettando che cessassero le grida disperate di Cato, che lo lasciassero in pace.
Blu come le bacche in quella notte in cui ero sicuro che i tuoi gesti, il tuo non volermi morto, significassero che mi amavi davvero.
Poco ,quasi non si vede, il blu. Solo uno sprazzo, quasi impercettibile.
Verità
 
Rosso
Ce n’è tanto, di rosso, tanti punti qua e là, ben visibili.
Sangue. Troppo sangue. Il sangue di Clove, di Thresh, il mio e il tuo sangue.
Rosso come l’amore, la passione, il calore che sentivo abbracciandoti nella grotta e che ero convinto sentissi anche tu.
Rosso come i capelli di quella senza-voce, di cui mi parlavi sul tetto, e di quell’altra ragazza, che è morta per causa mia.
Rosso come le fiamme, ragazza di fuoco. Le fiamme che ci avvolgevano sul carro quando mi stringevi la mano e io ti dicevo “Non lasciarmi” e tu non l’hai fatto. Come il vestito favoloso in cui volteggiavi. Come il rossore sulle tue guance quando ho detto di amarti di fronte a tutta Capitol.
Rosso come il sangue, e come la passione.
Rosso come essere disposti a sacrificare il proprio sangue spinti dalla passione:
Amore.
 
Giallo
Scintille di giallo, strisce sottili che partono esplosive da un unico punto.
Giallo. L’energia, il desiderio di andare avanti e di dare tutto te stesso per qualcosa in cui credi. La forza di un sorriso per resistere al supplizio. La rinascita.
Giallo come il tuo vestito quando ti ho rivista per la prima volta dopo i giochi, quando non ho potuto che essere felice di vederti davvero viva, raggiante.
Primrose, il fiore giallo, la tua sorellina, l’amore che ti ha spinto a fare l’impossibile.
La felicità che può venire solo dalla speranza. Tante piccole strisce gialle proprio al culmine di quella riga verde, speranza.
Giallo.
Rinascita.
 
 
Apro un occhio e vengo abbagliato dalla luce che penetra dalle finestra. Mi ci vuole qualche secondo per ricordare cosa stavo facendo prima di addormentarmi, ma poi la pittura sulle mani, sui vestiti e ,a giudicare dalle guance secche, anche sulla faccia, mi riporta alla realtà.
Il mio progetto.
Il primo di una lunga serie di disegni.
Lo fisso a lungo. Inizialmente sembra un miscuglio confuso di colori, senza nessun significato.
Ma poi lo vedo.
E’ così famigliare, così confortante…come ho fatto a non notarlo prima?
Lì, proprio al centro della tela, in mezzo a un cupo prato di erba scura punteggiato di fiorellini rossi e bianchi, c’è un fiore, più grande degli altri.
Lo stello lungo di un verde brillante-speranza- e i petali sottili, esplosivi della loro luce gialla-rinascita.
Il dente di leone.
 
Non lo ho mai dimenticato.
Quell’ unica volta, in tutta la nostra infanzia, che hai incrociato il mio sguardo.
Eri in imbarazzo, hai abbassato gli occhi subito, e qualcosa ha catturato la tua attenzione. Mi sono sporto dalla finestra per vedere cosa fosse. Il dente di leone. E ti ho vista sorridere, un sorriso bellissimo, e ho sorriso anch’io, senza sapere bene il perché. C’era di nuovo vita sul tuo viso e io ero felice.
E’ buffo, ma non lo ho mai dimenticato.
E adesso tutto ha un significato.
La vita va avanti. Possiamo farcela, possiamo rinascere, forse possiamo tornare ad essere felici.
Decido che questo è per te, che nessun altro lo vedrà perché nessun altro potrà capire.
 
Esco di casa, ancora sporco di colore, e mi avvicino alla tua casa, senza sapere bene cosa fare.
Proprio mentre sto meditando di lasciare la tela fuori dalla porta e andarmene, vi vedo.
Prim seduta sulle tue gambe, il tuo sguardo assente mentre le accarezzi i capelli.
Con l’altra mano cogli un soffione dal prato e ti basta un respiro perché tutti i semini volino via, dispersi nel vento.
E anche tutte le mie speranze, i vaneggiamenti che potessimo davvero stare insieme, volano via, con quel soffio.
Il soffione, il dente di leone. Lo stesso fiore, irriconoscibile.
Le cose cambiano, invecchiano, e i resti si soffiano via.
Il pane, l’intesa, gli abbracci…sono il passato, un passato fasullo, e tu li hai già mandati via.
Le cose cambiano, la vita cambia. Forse ricomincerò a vivere, ma non del tutto, senza di te.
 
Corro via prima che tu possa vedermi, come uno stupido, ferito a morte per nulla.
Che mi aspettavo?
Ma non mollerò, ragazza di fuoco, questa rabbia passerà e continuerò ad amarti, e farò di tutto per te, anche se non sarò mai ricambiato.
 
Corro verso la panetteria, mio padre serve un cliente, è il momento giusto perché nessuno si accorga di niente e tutto sparisca. Avevo intenzione di darti questo disegno, e lo farò, a costo di essere bruciato dalle tue fiamme. Quelle che ti avvolgono e mi impediscono di avvicinarmi.
I ricordi tornano, più vivi che mai, ma il dipinto andrà a destinazione.
Ed è così, accecato dalla rabbia, che allungo il braccio e corro via, per non vedere il mio primo disegno, quello che nessuno vedrà mai, nemmeno tu, nel fuoco a legna, che scompare per sempre, inghiottito dalle fiamme.
 
 
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OK, SE SIETE ARRIVATI FINO IN FONDO…COSA DITE? LO SO, NON E’PROPRIO QUELLO CHE UNO SI ASPETTA, E FORSE NON E’NEANCHE DEL TUTTO PEETA, MA E’USCITO COSI’!
QUALUNQUE SIA IL VOSTRO PARERE FATEMI SAPERE!
AVRETE NOTATO (E SE NON LO AVETE NOTATO NOTATELO!) CHE HO CAMBIATO NOME, E ANCHE QUELLO SU FACEBOOK E’ CAMBIATO. PER CHI VOLESSE AGGIUNGERMI SONO MARGARET MOONSTONE EFP.
ORA, IN TEORIA I PERSONAGGI DI CUI AVEVO DETTO DI PARLARE SONO FINITI, E ORA NON SO SE FINIRLA QUI O AGGIUNGERE QUALCHE ALTRO CAPITOLO, TIPO CHE SO SU …CINNA, O MADGE, O NON SO… A VOI PIACEREBBE, O DOPO QUESTO CAPITOLO NON NE POTETE PIU???! IN OGNI CASO SAPPIATE CHE TORNERO’ PRESTO A INFESTARE QUESTO FANDOM, HO COSI TANTE IDEE….!
GRAZIE A TUTTI CHE AVETE RECENSITO, PREFERITO O ANCHE SOLO LETTO, VI ADORO!!!!
BACI
May
 
 
 
 
  
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