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Autore: Zomi    04/05/2012    8 recensioni
-Io? Oh, bhè, io volevo solo far stare da soli Nami e Zoro… è da tanto che non passano un paio d’ore soli soletti… se non stanno in intimità, come me lo fanno a me un bel nipotino, eh?!?-
Il biondo cuoco saettò fulmini e lampi dagli occhi, sporgendosi con l’intero corpo sopra la tavola occupata da lui e dai suoi Nakama.
-COSA HAI DETTO?!?-
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL’AUTORE:    
Alla mia dolce Zonami84, che mi segue e accompagna fin dagli albori…

Zomi
 

 

ROBIN RACCONTA: ALABASTRA 
 


 
Tutti guardarono stupiti la bella archeologa.
-Come?!? Tu lo sai?- chiese sorpreso Usop.
La mora annuì semplicemente.
-Ma… ma… ma allora racconta sorella!!!!- la esortò Franky, inclinando le braccia nella sua direzione in una delle sue pose super.
Robin spostò lo sguardo sul suo capitano, che la fissava con gradi occhi neri e lucenti, pendendo dalle sue labbra.
-Vuoi che racconti, Rufy?- domandò serafica.
-Oh siiii… Robin racconta…- saltellò sulla sedia il pirata, battendo le mani come un bambino di tre anni insieme a Chopper, emozionato anche lui per il racconto.
-Come desideri…- esaudì serafica il desiderio.
Chiuse i cerulei occhi per un secondo, prendendo un profondo respiro, per poi riaprirli e fissare zitti e ad orecchie spalancate i suoi Nakama.
-Erano passati pochi giorni dalla mia entrata nella ciurma… pressoché tre dalla partenza da Alabastra, il regno di sabbia che Rufy aveva salvato dai loschi piani di Crocodile e ridonata pace e serenità alla popolazione…
 
 
… me ne stavo seduta tranquilla a leggere nella piccola vedetta della Merry, distanziando ogni tanto gli occhi dalle inscurite pagine del libro per controllare la rotta ed eseguire bene il mio dovere di sentinella.
Ero entrata a far parte di quella ciurma in un bizzarro modo, e non volevo deludere la fiducia donatami da Rufy distraendomi e provocando danni alla nave o facendola incagliare in qualche scoglio non ben visibile sotto il livello del mare.
Sotto di me, ai piedi dell’albero maestro, ignaro della mia presenza, si allenava con i suoi pesi Zoro, alzandoli nell’aria e contando a fil di voce i suoi movimenti.
-… centoventitre… centoventiquattro… centoventi… centoventi… centoventiche?!? MALEDIZIONE!!!-
Era la sesta volta, quella sera, che perdeva il conto dei suoi esercizi, maledendo l’aria e riprendendo ad alzare il metallico arnese da palestra non arrendendosi ai suoi pensieri. Era distratto.
Qualcosa sottraeva la sua attenzione dal suo allenamento, dirottandola altrove e non aiutandolo ad allenarsi. Un pensiero ben più accattivante e suadente del conteggio delle sue alzate, lo infastidiva continuamente, stuzzicando la sua meditazione e portandolo in altro luogo. Era inutile che tentasse ancora di concentrarsi sui suoi esercizi. Quella sera, la sua mente era altrove. Non sul ponte della sua nave, men che meno sulla nave stessa, ma bensì lontano, lontano da quelle schiumose onde di mare, lontano mille miglia dai suoi compagni che dormivano sotto coperta. Lontano, per l’esattezza, tre giorni di navigazione da quel tratto di mare, tra dune di sabbia e sole accecante…
Con uno sbuffo, perse nuovamente il conteggio delle alzate, imprecando coloratamente ed ad alta voce.
-Maledizione!!! Cane, bastardo dannato, vigliacco infame…- imprecava contro la sua distrazione.
-Zoro…-
A chiamarlo e farlo girare velocemente verso il castello di poppa, era stata Nami, in piedi e pochi metri di distanza da lui sul ponte.
-Mocciosa…- la fissò, posando i pesi a terra -…che fai ancora sveglia?!?-
Incuriosita, mi sporsi di poco dalla tinozza della vedetta, guardando le due figure avvicinarsi. Sapevo bene che Zoro non si fidava ancora di me, e cercavo di non infastidirlo standogli bene a distanza e non costringendolo a conversare con me. Nami, invece, ragazza di buon cuore e con esperienze di vita simile alle mie, iniziava a strami simpatica, e nutrivo di già un profondo affetto per lei.
La vidi, scalza e con indosso sola la sua maglia gialla a manioche lunghe, arricciarsi nervosa una ciocca di capelli rossi a lato del capo.
-Dobbiamo parlare…- sussurrò al verde, alzando dai suoi piedi il suo denso sguardo nocciola. Lo spadaccino le andò in contro, deglutendo nervoso anche lui.
-E di che?- domandò con tono incerto.
-Del tempo… di che secondo te?!?- sbottò sadica.
-Nami, non…-
-No…- lo bloccò subito -… no… non voglio sentirmi dire di dimenticare, perché non posso e non voglio farlo…-
Prese un profondo respiro e parlò fissandolo dritto negli occhi.
-Ad Alabastra, arrivati al palazzo reale, dopo che mi hai portato in spalla, mi hai baciato…- tremò un po’ al ricordo per poi continuare più convinta -… e non mi importa se mi dirai che è stato per sbaglio o che era solo un momento di debolezza, perché io… io… per me…-
Era come se la gola gli si fosse seccata in un istante, lasciandola senza parole e pensieri. Zoro la guardava atono, gli occhi spalancati su di lei.
-Oh maledizione…- sbottò soffiando -…PERCHE’ IO TI AMO E VOGLIO STARE CON TE!!!!-
Arrossì anch’io con lo spadaccino per quelle parole così forti e decise. Lo vidi fremere, di paura pensai all’inizio, ma poi, quando lo vidi prenderla per la vita e alzarla da terra facendola roteare in aria intorno a lui, capii che era per felicità che tremava.
-OH MOCCIOSA!!!!- rideva, stringendosela al petto e baciandole il capo –Tu non sai nemmeno quanto mi rendi felice dicendomi che mi ami… io ti ho baciato… bhè… perché… dopo averti quasi persa contro quella donna-spinti della Baroque Work io… ecco… si… la paura di perderti e non averti mai detto che… che… ecco…- balbettava vergognosamente senza trovare le parole, grattandosi il capo imbarazzato.
-Anche tu?- chiese debolmente lei, alzando il viso dal petto del samurai sul suo. Il verde annuì semplicemente. Veloce, Nami lo baciò prendendogli il viso tra le mani e abbassandolo alla sua altezza, mentre lui l’abbracciava per la vita.
-Oh ominide…-rideva felice.
Si strinsero con forza per qualche attimo, bacandosi ancora accarezzandosi dolcemente. Erano veramente dolci. I loro corpi combaciavano perfettamente, come se fossero stati creati dallo stesso stampo, e poi divisi per tanto tempo per essere in fine ricongiunti e ricreare lo steso intero. Non credevo che la mia sorellina avesse tanto coraggio da dichiararsi così apertamente senza nemmeno sapere se Zoro la ricambiasse davvero. Tra loro due, aveva dimostrato d’essere quella più coraggiosa e pronta a tutto per l’amore che provava per il suo compagno.
-Nami…- la chiamò d’un tratto –Devo chiederti una cosa…-
Nami annuì, posando il capo ramato sulla sua spalla, in piedi posata a terra con le sole punte nude dei suoi piedi.
-Non diciamo niente per ora agli altri… non voglio creare problemi… l’entrata di Nico Robin ha già creato qualche inclinazione nell’equilibrio della ciurma, e non voglio che il nostro rapporto ne produca altri… ti chiedo di aspettare, solo poco… non molto…-
Nami lo baciò dolcemente a fior di labbra.
-Per me va bene… l’importante e stare insieme… agli altri glielo diremo più avanti… per ora, ciò che mi importa, e che tu ci sia… sempre, con me, oggi, domani e domani ancora…-
Zoro le sorrise dolcemente e, presa in braccio con un balzo, si indirizzò verso sotto coperta. Mi ridistesi sul pavimento in legno della vedetta, sorridente per quei due, convinta che di certo la loro unione li avrebbe portati lontano…
 
… e così è stato, mi pare… oggi come oggi, stanno ancora insieme e si amano come la prima volta… ve lo posso assicurare…-
Robin concluse sorridendo, mentre vari camerieri giunsero al tavolo coprendolo di tutte le ordinazioni fatte da Rufy, rianimato dal racconto solo alla visione dei piatti stracolmi di vivande.
-Uhm…- mugugnò rimpinzandosi -… questo ricordo mi ha messo appetito…-
-Tu hai sempre appetito, razza di pozzo con le gambe…- sbuffò Sanji.
-Come?!?- alzò il viso di già unto da un piatto il moro. Il biondo scosse la testa rassegnato.
-Yohohoho… chissà che aveva fatto Nami per far cedere Zoro a baciarla da Alabastra?-
-Non so fratello… di certo sentire le sue dolci curve femminile sulla schiena, portandosela in groppa, deve averlo smosso di certo…-
-Per me è stato il  vestito da danzatrice del ventre…- ipotizzò Usop, servendosi da mangiare.
-DANZATRICE DEL VENTRE?!? NAMI CARA VESTITA DA DANZATRICE DEL VENTRE?!? YOHOHOHOHO!!!! HO IL CUORE CHE SCOPPIA DALL’EMOZIONE AL SOLO IMMAGINARLA… si fa per dire, perché il cuore non l’ho più… yohohoho!!!!-
-Oh Brook, avresti dovuto vederla…- schiumò eccitato Sanji, al ricordo di quella dolce gonnellina color pastello di soli veli, volteggiare introno alle sinuose gambe della navigatrice, e al bel reggi petto blu stretto intorno al seno, che lo faceva risaltare e che dondolava con esso ad ogni suo passo.
-Ma sono certo che, comunque si vesta la mai cara sirena, quel disgraziato di un Marimo la troverebbe eccitante lo stesso… e come dargli torto poi, se almeno una volta ha ragione…- aggiunse, spegnendo la sigaretta su un portacenere di vetro.
-Che intendi dire?!?- chiese Franky, bevendo una Cola formato damigiana.
-Tu non c’eri, ma di certo io, mai riuscirò a scordarmi l’isola di Skypea… e non intendo solo per l’avventura avuta con God Ener, ma anche per qualcos’altro… volte che racconti?-

 
                                                                                                                                                                    
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