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Autore: cup of tea    05/05/2012    5 recensioni
Terra, anno 2101.
L'inquinamento ha cambiato il volto del nostro pianeta e ha ucciso gran parte della popolazione mondiale.
I superstiti cercano di condurre una vita normale, mentre, in un piccolo villaggio, Grimborough, accadono cose strane.
Il Cacciatore di Notizie Marc Temple viene mandato in quel luogo per indagare sugli agghiaccianti avvenimenti.
Genere: Sentimentale, Sovrannaturale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Disclaimer: Tutto ciò che ho scritto è frutto della mia immaginazione, sperando di aver creato una storia interessante e non banale.
Ogni riferimento a fatti, cose o persone è puramente casuale e non vengo pagata per scrivere.
E’ la prima volta che mi cimento con una storia di genere fantascientifico, perciò sentitevi liberi di criticare e consigliare. Ma anche i commenti positivi non mi fanno schifo ;)
Insomma, mi piacerebbe sapere che ne pensate, quindi, se vi va, lasciatemi una recensioncina.

Ok, ora la pianto.
Buona lettura!

Cup of tea
 












IL CASO GRIMBOROUGH

 

Cap. 1 -  Prologo: Monotonia



Sul nostro pianeta correva l’anno 2101.

Qui, troppi chilometri separavano la civiltà dall’inciviltà; distese desertiche e aride attraversavano e collegavano fra loro i pochi villaggi abitati dai superstiti dell’Età dell’Inquinamento.

Ora quel tempo era passato, ma i segni di quegli anni velenosi erano come cicatrici indelebili sulla pelle ormai invecchiata della Terra.
Ovunque, le ripetute piogge acide avevano avvelenato i mari, i laghi, i fiumi.
La siccità aveva provocato crepe così profonde sulla crosta, che, dalle immagini dei satelliti, gli innumerevoli ponti costruiti su di esse apparivano come trame di un ricamo confuso e caotico.
Il verde dei boschi e delle foreste non era che un mito, una favola da raccontare ai piccoli prima che si addormentassero.
Anche questo un evento raro, in un mondo in cui le madri amorevoli erano poche e le ore dedicate al dormire ancora meno.


Ogni mattina, Marc Temple si svegliava alle 7.00, beveva il suo intruglio proteico seduto al tavolo della piccola ma funzionale cucina del suo appartamento, leggeva un libro e, quando il display del forno segnava le 7.45, usciva e pedalava fino alla redazione.
Le biciclette erano tornate in voga da quando il Governo aveva vietato l’utilizzo di qualsiasi veicolo inquinante e procurarsi una vettura con motore a latte in un mondo in cui gli allevamenti di bestiame erano una rarità si era rivelato davvero troppo costoso. Soprattutto se di mestiere eri un Cacciatore di Notizie, in una realtà in cui lo scoop più esclusivo che potevi sperare di scrivere era l’uscita dell’ennesimo nuovo aggeggio tecnologico, poco importa la sua effettiva inutilità.


La mattina in questione si sarebbe rivelata una mattina speciale per Marc Temple e stava per cambiare la sua vita per sempre.

Arrivato al grattacielo in cui si trovava la redazione, parcheggiò la bici nella postazione che gli era riservata e passò il badge sotto il lettore dei codici all’ingresso.
Ore 7.54: stava battendo il suo record!
Poi, salì le scale e entrò in ufficio, dove si sedette alla sua scrivania.

“Ehi, straniero!” a parlare era stata Charlize Simmons. “Non ci siamo sentiti per tutto il week-end! Ho cominciato a chiedermi se ti avessero rapito gli alieni!”
Cercava sempre di fare battute, ma non sempre le riusciva.
Tutti sapevano che gli alieni esistevano, ma erano microrganismi così intelligenti da non volersi neanche avvicinare a un pianeta malato come la Terra, figuriamoci rapire un essere umano.
Marc le concesse una risata come contentino e lei gli fece una linguaccia. 
Era la sua vicina di scrivania da otto anni e amica – e, occasionalmente, qualcosa di più – da qualche tempo in meno.
Era una bella donna di trentacinque anni, raffinata ed elegante.
Una Cacciatrice di Notizie spesso più agguerrita di Marc, se le rare occasioni lo richiedevano, e la sana competizione che correva tra i due non era che una benedizione per l’Our New Planet, il giornale per cui lavoravano.
Una cosa di lei che aveva sempre affascinato Temple era che, chissà come, la polvere delle strade sterrate non si attaccava mai ai suoi bei tailleur bianchi. Forse si cambiava nel bagno dell’ufficio e nascondeva i vestiti sporchi nella borsa enorme che portava sempre, Marc non l’aveva ancora verificato.  
“Buongiorno Charlize!Ti ricordo che oggi tocca a te offrirmi il pranzo, e ho scelto un posticino niente male!”
“…Oh, lo immagino! E fammi indovinare… scommetto che sarà anche alquanto costoso!” rispose lei portandosi la mano sul mento con fare pensieroso, come per fingere di averci davvero ragionato su.
“Sei sempre brillante! Non ti smentisci mai!” scherzò Marc, quando una voce inconfondibile lo chiamò.
Smise di ridacchiare e si alzò.


Il Capo lo aveva chiamato nel suo ufficio e non sembrava contento.
Con una forzata cortesia che a stento nascondeva il suo reale stato d’animo, fu fatto accomodare sulla sedia di fronte alla scrivania alla quale sedeva il Capo.
Marc Temple non sapeva quale fosse il problema, ma sospettava che in pentola non bollisse nulla di buono.

Alla fine il Capo parlò.
“Temple, lo sai cos’è questa?” disse, mentre gli mostrava una cartelletta che conteneva un’indagine a cui stavano lavorando da qualche tempo.
“Il Caso Grimborough. Sì, la riconosco.” Marc ancora non capiva dove stesse il problema.
“Esatto. A quanto pare, abbiamo una talpa. Qualcuno ha spifferato le nostre ricerche alla Bright News e c’è il rischio che ci soffino l’esclusiva.”
Ecco, qui stava il problema. E decisamente non era un problema piccolo.
“Ma non è possibile… solo io e te eravamo al corrente degli sviluppi… come è potuto succedere? Non capisco.” Disse Marc, arrovellandosi per risolvere l’enigma.
“Ora non importa. Presupponendo che né io né tu siamo i responsabili di questo colpo basso, scoprirò chi è il traditore, mentre tu sarai occupato a scrivere l’articolo prima che lo facciano loro. Partirai stasera stessa e rimarrai a Grimborough fino a che non avrai concluso l’incarico e scritto una storia degna di questo nome. Questo è quanto.”
“Io... -cosa? Partire questa sera stessa? Ma non ho nemmeno il tempo di organizzarmi! E non siamo neanche  sicuri che ci sia davvero qualcosa su cui scrivere! Che succede se arrivo lì e i nostri sospetti si rivelano infondati?”
Marc si sentiva con le spalle al muro.
D'altronde non c’era altra scelta, doveva andare in quel maledetto borgo e scoprire cosa stesse succedendo. O si sarebbero lasciati soffiare il pezzo più importante nella storia del loro giornale.
“Andiamo Temple, entrambi sappiamo che qualcosa in quel villaggio non gira per il verso giusto! Qualcosa troverai sicuramente! Sei il migliore Cacciatore di Notizie in circolazione, dannazione!”
 

Marc uscì dall’ufficio del Capo e tentò di nascondere la sua preoccupazione dietro l’usuale leggerezza con cui prendeva le cose.
Riordinò la sua postazione, che per qualche tempo sarebbe rimasta vuota. Buttò via cartacce, sistemò i cassetti, recuperò aggeggi di cui non ricordava nemmeno l’esistenza e infilò tutto in uno scatolone da trasloco. 
Quando notò lo sguardo indagatore di Charlize, le chiese se fosse pronta per andare a pranzo. Lei annuì pensierosa e insieme si diressero al Sapore d’Altri Tempi.


“Davvero non vuoi dirmi che c’è che non va?” Nonostante l’espressione serena abilmente costruita sul volto di Marc, Charlize riusciva sempre a leggere oltre l’apparenza.
“Niente Charlize, te l’ho detto. Il Capo mi ha assegnato un nuovo incarico e starò via per qualche tempo, tutto qui.” Rispose lui, mentre giocava con il cucchiaino e lo zucchero rimasto sul fondo della tazzina di caffè.
Per tutto il pranzo avevano evitato di parlare di faccende di lavoro, ma a quel punto lei non era più riuscita a trattenersi.
“Andiamo, Marc. Sono anni che qui non succede niente di interessante. Il nostro lavoro è diventato un semplice elenco di comunicati del Governo o nuove invenzioni tecnologiche che hanno vita breve. Dimmi di che si tratta, per favore.”
Sembrava davvero curiosa, forse perché finalmente c’era nell’aria qualcosa che avrebbe rotto la monotonia della piatta realtà in cui vivevano.
“Non posso dirtelo. Cerca di capire, appena avrò qualcosa in mano potrebbe anche darsi che te ne parli, ma è più probabile che lo scoprirai con tutti gli altri, quando la storia, se ce n’è una, verrà pubblicata.” Tagliò corto Marc.

L’espressione di lei passò da febbrile interesse a triste delusione alla velocità della luce.
Dopodiché lasciò i soldi sul tavolo e prese la borsa.
Marc la seguì con uno sguardo confuso, mentre lei lasciava il locale senza salutarlo.
Era evidente che ci fosse rimasta male perchè tra loro non c’erano mai stati segreti, perciò Temple si promise di chiamarla non appena fosse arrivato a Grimborough.
Intanto, però, doveva tornare a casa a fare i bagagli. 
   
 
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