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Autore: Eiji Niizuma    06/05/2012    4 recensioni
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Non le importava il fatto che accanto a lei i compagni di scuola ridacchiassero della sua corsa da maratoneta, anzi in realtà sì e le bruciava parecchio, ma aveva imparato a mettere l'orgoglio sotto le scarpe -ora ripulite dal vischioso succo della bacca- ed ignorare quanto più possibile quei commenti per concentrarsi sulle cose più importanti.
(...)udì chiaramente alcune compagne della bancata sinistra commentare malignamente la sua entrata nella stanza.
-Guardala lì, com'è soddisfatta, ha fatto il record mondiale.. hihihi-
-Mamma mia com'è goffa, l'ultima volta che sono andata allo zoo ho visto un orangutan più aggraziato di lei!-
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Dio, ti ringrazio per avermi sostenuta fino ad ora, aiutami ancora ad arrivare alla fine di questo supplizio, te ne prego.
(...)
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Amaimon, Mephisto Pheles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Diabolus et Virgo

(titolo provvisorio)




Salve! Sono una ragazza che si è appassionata- come chiunque o quasi nella sezione Ao no Exorcist immagino- alle vicende dei giovani Okumura e dei loro amici/compagni -ed anche nemici va'- leggendo le pagine del manga edito dalla Panini.

Questo è un esperimento, diciamo, che ho deciso di pubblicare appena dopo aver completato le presenti pagine senza nemmeno aver accennato a scrivere quelle successive perché vorrei vedere se in qualche modo può interessare a qualcuno o se è stata solo una perdita di tempo♥.

Spero vivamente che sarà di vostro gradimento e che esprimiate il vostro giudizio in merito con una recensione, anche perché saranno proprio queste a decretare se la storia merita di andare avanti o se il tentativo si esaurisce qui.


Disclaimer. La maggior parte dei personaggi qui presenti, perlomeno tutti quelli che hanno un nome conosciuto a chi legge la fanfiction, appartengono al fumetto giapponese Ao no Exorcist/Blue Exorcist, alla mangaka Kazue Kato, a Jump Square e la Shueisha e sfortunatamente non a me.


Ah, nel caso (possibile e temo probabile) in cui vi imbattiate in errori di grammatica, nella costruzione del periodo, passaggi oscuri, frasi troppo lunghe o criptiche, per favore segnalatemele tramite recensione così che provvederò a rendere più leggibile il testo.

Detto questo...

Vi auguro una buona lettura, ma non aspettatevi troppo. ^^”


Uno.

Principium Historiae




Era una limpida mattina di giugno, nell'aria si levava un alito leggero che andava a scompigliare le folte chiome degli alberi nel quartiere. Un venerdì quieto e pacifico come al solito.

Alcuni pensionati si aggiravano per le stradine della zona residenziale, molto tranquilla perché prevalentemente abitata da anziani.

Nel parchetto dell'isolato uno scoiattolo prese coraggio e si decise a scendere dal suo albero per agguantare una gustosa bacca caduta proprio al centro della strada, lontano dal rifugio sicuro offerto dai rami.

Stava quasi per afferrare il succoso frutto con le zampine tese al massimo, già assaporandone il dolce sapore, quando una scarpa urtò pesantemente l'asfalto davanti a lui, spappolando il chicco lì ad un millimetro dalle sue braccine. Più forte della ventata provocata dal gesto, la colonna vertebrale dell'animaletto fu percorsa all'istante da un brivido, ed il momento successivo il roditore si trovava già accucciato fra i rami, al sicuro dal pericolo appena scampato ma non ancora tranquillo.

Nel mentre una voce si levò al di sotto delle chiome degli alberi. -Yeeech! Che schifo! Che cavolo ho calpestato? Ohccaspio sono in ritardo! Presto presto, devo arrivare prima che si chiuda il cancello! Bleaaaaah detesto correre! Uffa perché non riesco a svegliarmi mai in tempo?-

Era la voce di una ragazza dall'aspetto piuttosto bizzarro, anche se la definizione più corretta era trasandato e sciatto, ed oltremodo disordinato.

Indossava l'uniforme di una delle scuole superiori più importanti del paese, l'Accademia della Vera Croce, ma le scarpe erano infilate a metà come ciabatte, le calze malamente arrotolate sulle caviglie, la gonna storta a tre quarti, la camicia abbottonata solo per metà ed un bottone saltato, il fiocco che l'avrebbe dovuta adornare era stato fatto male, ed in più era a sghimbescio. Sul muso la fanciulla aveva ancora le briciole della fetta di toast trangugiato in fretta per colazione e la sua chioma bruna con riflessi ramati era sparata in tutte le direzioni, ancora aggrovigliata per non essere stata spazzolata a dovere e con, ciliegina sulla torta, il pettine penzolante da una delle ciocche, incastrato in un complicato intrico di capelli.

Senza curarsi di ripulire la suola della scarpa, la studentessa si lanciò nuovamente in una forsennata corsa contro il tempo. Tralasciando il fatto che le dispiaceva moltissimo arrivare in ritardo perché sapeva bene come era tedioso aspettare qualcuno, erano cose come quella a fare la differenza nella carriera scolastica, se un allievo si presenta sempre in orario per le lezioni viene considerato affidabile e l'affidabilità è un punto in più sul curriculum, un punto di partenza per qualsiasi lavoro. E, sul piano pratico, se non fosse stata sufficientemente ligia al dovere le avrebbero revocato seduta stante la borsa di studio e bye bye speranze per il futuro.

Dopo dieci minuti di galoppata indemoniata la ragazza frenò all'improvviso, rischiando di schiantarsi a terra, e si nascose in un vicoletto per approfittare dell'occasione rendendo almeno decente il proprio aspetto. Difatti uscendo dalla viuzza ed attraversando la strada si arrivava al cancello della scuola, la sua meta, e grazie agli sforzi compiuti era riuscita a giungere lì un paio di minuti prima del suono della campanella. Con una manciata di secondi si rassettò la gonna, infilò correttamente le scarpe, tirò su le calze, aggiustò il fiocco, riabbottonò correttamente la camicetta, scrollò via le briciole dal viso e cominciò a pettinare i capelli, districando quanti più nodi possibili con le dita. Ad un certo punto le sue mani incontrarono il pettine e afferratolo lo guardò, incredula per il fatto che fosse rimasto impigliato fra le sue chiome, quando la campanella squillò e ciò la fece sobbalzare al punto che il pettine le volò via di mano verso il fondo del vicolo, mentre la ragazza ricominciava ad affannarsi per arrivare in orario.

L'adolescente non aveva tempo di tornare indietro a recuperare l'utensile, e continuò dritta per la propria strada.

Paff!

Fece l'oggettino d'avorio.

-Ahio.-

Non le importava il fatto che accanto a lei i compagni di scuola ridacchiassero della sua corsa da maratoneta, anzi in realtà sì e le bruciava parecchio, ma aveva imparato a mettere l'orgoglio sotto le scarpe -ora ripulite dal vischioso succo della bacca- ed ignorare quanto più possibile quei commenti per concentrarsi sulle cose più importanti.

E una di queste era arrivare sempre in orario.

Doveva riuscirci anche stavolta.

Con una scivolata che le alzò la gonna di parecchi centimetri percorse l'ultima metà del corridoio fino alla propria aula, afferrando al volo uno stipite della porta scorrevole aperta e usandolo come perno per cambiare direzione e scaraventarsi nella stanza.

In due tre saltelli riuscì a bloccarsi completamente e, gemendo dalla fatica, si schiantò al proprio posto. Lanciò una fugace occhiata alla cattedra, l'insegnante non era ancora entrato in aula. Salva!

Ma il sollievo durò pochi istanti, perché già mentre stava cercando l'astuccio nella cartella udì chiaramente alcune compagne della bancata sinistra commentare malignamente la sua entrata nella stanza.

-Guardala lì, com'è soddisfatta, ha fatto il record mondiale.. hihihi-

-Mamma mia com'è goffa, l'ultima volta che sono andata allo zoo ho visto un orangutan più aggraziato di lei!-

-Ahahaha! Hai ragione! Tra l'altro non credi che si somiglino?-

-Ma cosa dici! Povera bestia, paragonata ad un impiastro simile. Ahahahah-

-Secondo me ha ragione, si assomigliano: hanno le stesse sopracciglia! Huhuhu!-

-Vorrai dire cespugli! Sono così spesse… quasi non riuscivo a crederci la prima volta che l'ho vista, ma non ce l'ha un po' di amor proprio quella? Un po' di orgoglio femminile? ihihi-

-Chi, lei? hahahahaha Ma hai visto che ha fatto per il corridoio? Una scivolata!!! E le si sono viste chiaramente le mutande!!! Che, tra l'altro, sono ridicole. Chi si metterebbe degli slip con i broccoli sopra????-

-Lei senz'altro!!! eheheh!-

La ragazza affondò il viso fra le pagine del libro che aveva appena tirato fuori dalla cartella, tentando inutilmente di nascondere il proprio rossore, cercando di concentrarsi sulle tangenti e le cotangenti e serrando a tal punto i pugni chiusi da imbiancare le nocche.

Cavoli, che era goffa era vero, ma non le sembrava una cosa così grave…

Poi non era vero che le sue sopracciglia erano troppo spesse. Erano solo diverse dalle loro, non è che dappertutto la gente ha le stesse sopracciglia…!

E sui broccoli… non è che proprio le piacessero quelle mutande, ma erano uscite in regalo con una confezione di carote in offerta… Una specie di assurda pubblicità, quegli intimi facevano parte di una serie di slip con fantasie di ortaggi, c'erano sette possibili decorazioni e a lei erano capitati i broccoli, tutto qui.

Cioè… lei cercava sempre di economizzare, e delle mutande gratis sono sempre ben accette no?

Le compagne continuavano imperterrite a fare battutine sul suo aspetto e i suoi gesti, mentre la ragazza tentava di concentrarsi su quelle maledette tangenti e di non perdere le staffe.

Se fosse dipeso da lei sarebbe saltata su all'istante e le avrebbe rimesse in riga quelle.. quelle… quelle oche. Ma qui le cose funzionavano in modo diverso rispetto a , ed una effrazione del regolamento scolastico le sarebbe costata cara, senza contare che avrebbe minato alla sua già precaria reputazione.

Mentre rileggeva per l'ennesima volta la stessa riga del libro di matematica la studentessa aguzzò l'udito notando la mancanza del mormorio che stava tentando di evitare. Bene, questo silenzio voleva dire che le compagne avevano smesso di blaterare contro di lei, quindi il professore doveva essere entrato in classe. Aveva appena riportato la propria attenzione al mondo reale che sentì -...Santa Maria!-

L'insegnante doveva essere entrato e stava facendo l'appello!

-Presente!- rispose automaticamente, alzando la mano, e nel frattempo arrossendo di vergogna. Il suo cognome era una fonte continua di imbarazzi, e sua madre che aveva avuto la bella idea di darle il nome della madonna aveva contribuito a renderle ancora più inviso presentarsi a chicchessia.

Ma, grazie al cielo, quell'assurdo binomio che si ritrovava per nome e cognome non faceva alcun effetto lì in Giappone, in quanto nessuno era in grado di riconoscere il patetico gioco di parole.

Una dozzina di facce si voltarono verso di lei e la guardarono confusi.

Le guance dell'adolescente imporporarono fino a darle il colorito di un'aragosta. Ecco, l'aveva fatto di nuovo. Erano già tre anni che si era trasferita in Giappone decisa a terminare lì il proprio corso di studi, ed ancora faceva di queste gaffe. Alzare la mano durante l'appello non era la norma nelle scuole superiori del Sol Levante, ma ciò che aveva fatto voltare le teste dei suoi compagni erano state le parole di Maria: ancora sovrappensiero, aveva parlato in Italiano! E nessuno conosceva una parola della sua lingua, quindi era normale che fossero rimasti tutti perplessi.

-Santa-san, potrebbe spiegare cosa voleva intendere un momento fa? Non siamo nell'ora d'Inglese né è il mio compleanno, perciò parlare di regali è completamente fuori luogo.-

Quando il professore di matematica faceva il simpaticone convinto di essere estremamente divertente alcuni alunni provavano l'impulso irresistibile di alzare gli occhi al cielo. Maria fra questi.

Evitando però di compiere il gesto, si decise a mettere insieme qualche parola per rispondere all'insegnante e non risultare scortese.

-Erhmmm... Sì ha ragione sensei, volevo dire... eccomi qui, ci sono... sono presente ecco... insomma...- Biascicò la ragazzina chinando nuovamente la testa verso il banco, umiliata dalle frecciatine che ricominciavano a volare nei suoi confronti. Possibile che ogni cosa che lei facesse, ogni errore che le scappasse, non potesse passare inosservato almeno una volta?No, Loro dovevano fargliele scontare tutte, una per una.

Ma non avrebbe dovuto sopportarle ancora per molto. Mancava soltanto un anno... nemmeno... due trimestri ed un mesetto scarso di quello che stava trascorrendo ora... poi avrebbe affrontato a testa alta gli esami d'ammissione all'Università della Vera Croce e si sarebbe finalmente levata dai piedi quel nugolo di sciacquette.

Dio, ti ringrazio per avermi sostenuta fino ad ora, aiutami ancora ad arrivare alla fine di questo supplizio, te ne prego.

E, tenendo stretto fra le dita un vecchio rosario che teneva sotto la camicia a mo' di collana, rivolse qualche preghiera al Padreterno ed alla vergine come segno tangibile di gratitudine, mentre l'insegnante riprendeva la lezione e dopo aver terminato l'appello si dilungava a rispiegare gli argomenti della volta precedente a coloro che erano stati assenti.

Da quel momento in poi la giornata scolastica si svolse senza ulteriori intoppi, a parte qualche altra diceria maligna messa in giro dalle compagne di classe di Maria, fino all'ultima lezione della giornata, quella che la Santa preferiva in assoluto.

Canticchiando tra sé e sé si avviò velocemente verso l'aula-cucina di Cucina Pratica.

Non che la ragazza fosse particolarmente brava a cucinare solo che... l'idea stessa di una materia scolastica dove non si dovessero studiare pagine e pagine di noiosi mattoni e non si dovesse correre a perdifiato intorno ad un campo eseguendo stupidi esercizi ginnici la rallegrava profondamente. Inoltre c'era il non indifferente vantaggio di potersi portare a casa ciò che si cucinava senza pagare uno yen, anche perché gli ingredienti usati per le ricette erano pagati dalla scuola sotto la voce materiali didattici, ed elettricità acqua e gas facevano parte delle normali spese scolastiche.

Questo per Maria significava che almeno tre giorni a settimana -tante erano le volte in cui c'era la lezione di CP- poteva cenare decentemente e gratis, e la ragazza ne approfittava così da poter scialacquare i soldi che risparmiava per i pasti in manga e gadgets vari, nonché per pagare la bolletta di internet, senza il quale affermava di non poter vivere.

Mentre con i compagni percorreva i corridoi e le scale per arrivare fino all'aula CP numero 3, Maria stava già vagheggiando su cosa avrebbe potuto preparare quel giorno, sperando che le avrebbero permesso di fare un pasto completo e non solo primo o secondo. Magari sarebbe riuscita a convincere l'insegnante a preparare anche un dolce… inoltre si augurava che qualcuno tentasse di cucinare una torta di frutta, perché così avrebbe potuto mangiucchiare gli avanzi di mele o pere... o magari qualche fragola. Una delle differenze che l'Italiana soffriva maggiormente del Giappone rispetto al suo paese era il costo salatissimo della frutta. Per rendersi conto, nei supermercati ogni singola mela era avvolta in una veletta ed esposta al bancone come i dolci in pasticceria. E lei, da sempre vorace consumatrice di frutta, soffriva all'idea di potersi permettere solo una o due mele a settimana, un'arancia ogni tanto ed il melone neanche a parlarne. Aveva sentito dire che era considerato il regalo perfetto per chi avesse avuto una promozione... Le ciliegie poi, le parevano quasi dei rubini a guardarle da lontano, ed ogni volta si costringeva a voltare la testa dall'altra parte per non perdersi in fantasticherie proibite su quel frutto che secondo Maria era il preferito anche degli angeli del paradiso.

Il gruppo era appena arrivato all'uscio dell'aula CP 3 quando una voce baldanzosa interruppe il chiacchiericcio degli alunni.

-Minami-sensei, finalmente l'ho trovata!-

L'insegnante, la mano sulla maniglia della porta, si voltò ed esclamò sorpreso -Kocho-sama, lei qui? Si è disturbato personalmente a cercarmi? Sono spiacente per averle causato questo fastidio.-

E fece un inchino profondo invitando gli alunni a fare lo stesso.

-Via via, non c'è bisogno di tutta questa formalità Minami-sensei ! Sono solo venuto ad avvertirla che sfortunatamente a causa di un piccolo incidente l'aula-cucina 3 è temporaneamente inagibile, e che fino a quando non saranno completati i lavori di riparazione tutte le classi che la utilizzavano per l'ora di CP dovranno unirsi alle altre che fanno uso dell'aula 1 e 2.- Rispose l'uomo, facendo un gesto con la mano come a dire che si trattava di inezie trascurabili.

Nel frattempo tutti quanti gli allievi si erano inchinati seguendo il consiglio del docente, tranne Maria che ancora stava con la testa tra le nuvole e non si era accorta di niente.

-Ma...Faust-sama... inagibile... Perché? L'ultima volta che ci siamo andati è stato l'altro ieri ed era tutto a posto, è per caso successo qualcosa di grave?- Domandò perplesso l'insegnante, drizzandosi quel tanto che gli consentiva di osservare il suo principale da sotto in su. Non aveva ricevuto nessuna notizia di un incidente avvenuto nell'aula 3 il giorno prima, o di un litigio fra studenti (o anche fra professori) o di una bravata di qualche bullo, di un qualcosa insomma che avrebbe potuto danneggiare la stanza rendendola impraticabile. Inoltre non riusciva a capacitarsi del fatto il preside della scuola si fosse scomodato a venire comunicargli personalmente l'inaccessibilità della stanza, aveva certamente cose ben più importanti da fare, affari maggiori da gestire… perché mai perdere tempo per comunicare direttamente al professore cose trascurabili come questa, quando avrebbe potuto incaricare qualcun altro di farlo?

Il preside sembrò intuire i pensieri del docente, perché sogghignò e rispose -Carissimo Minami-san, le assicuro che l'aula è attualmente inservibile per una sciocchezza, niente di importante e che sarà nuovamente agibile al più presto ^o^. Ci tenevo a comunicarglielo personalmente perché lei è uno dei docenti più validi che abbiamo in questa scuola ;-9, so che da quando è stato assunto ha sempre mantenuto una condotta integerrima e volevo venire a complimentarmi :D. Inoltre… nella sua classe dovrebbe esserci una studentessa straniera con borsa di studio, no? U.U Non ho mai avuto l'occasione di fare la sua conoscenza ed ero curioso di vedere chi era, quindi ho pensato di prendere due piccioni con una fava. ;-P-

Le sue parole erano permeate da ingenuità disarmante, che mal si accostava con l'idea che Minami si era fatto del preside sentendone parlare dai colleghi.

Quindi o il preside lo stava prendendo per i fondelli oppure lo scherzo proveniva dagli altri insegnanti.

Il docente modulò un secondo inchino e, mentre stava per aprir bocca e rispondere qualcosa a sua volta fu anticipato dal signor Faust V.

-Oh, ragazzi, non c'è bisogno di restare così scomodi, suvvia alzatevi, fate come la vostra compagna.- Esclamò il direttore con un sorriso smagliante, additando con l'indice la ragazza ancora persa nelle sue fantasie.

-eh... vorrei la porzione più grande di ciliegie, grazie buon natale e felice ferragosto.- Farfugliò lei rendendosi conto di essere osservata da tutti e svegliandosi così dal proprio sogno fruttoso.

Un istante dopo aver biascicato queste parole si rese conto di aver a) pronunciato una frase senza capo né coda, e b) nuovamente parlato in italiano.

Ed eccoli infatti i bisbigli e le risatine delle compagne che riemergevano dal gruppo.

Solo in un secondo momento si accorse di essere osservata non solo dai compagni e dal professore, ma anche da un'altra presenza che per giunta le si era avvicinata oltre il limite della decenza.

Difatti scorse a pochi centimetri dal proprio volto due occhi di un verde foresta acceso che non aveva mai visto in vita sua, un ghigno furbo formato da una chiostra di denti bianchi come la neve illuminata dal sole ed altrettanto accecanti, un pizzetto delle sopracciglia ed alcune ciocche di capelli di un viola scuro molto intenso, colori che non credeva possibili in un essere umano. Dopo qualche secondo di silenzio innaturale la fanciulla si rese conto di quanto effettivamente le fosse prossimo quel volto non familiare, ed istintivamente mosse un passo indietro andando a sbattere contro il muro e franando così a terra, mentre per l'ennesima volta in quella giornata le si coloravano sanguignamente le guance. In Italia, ma anche lì in Giappone nei momenti in cui non veniva presa in giro dalle compagne, era sempre stata una persona molto socievole che non si faceva problemi ad accorciare le distanze con la gente, ma da lì a non sconvolgersi se uno sconosciuto le si appiccicava a due millimetri dal naso c'era parecchia strada.

Il professore e gli alunni erano rimasti zitti ed attoniti dal comportamento del loro preside, che non appena aveva sentito la ragazza blaterare in italiano le si era avvicinato con un sorriso entusiasta, rimirandola come se stesse studiando un nuovo giocattolo da tanto tempo desiderato e ricevuto inaspettatamente in regalo.

Quasi tutti nella scuola erano a conoscenza delle stranezze del preside, come la sua abitudine di vestire solo capi estremamente eccentrici o quella di collezionare qualsiasi cosa fosse attinente al mondo dei manga/anime e dei videogiochi, ma solo in pochi avevano visto in azione la modalità Otaku del principale, nella quale sembrava essere appena entrato.

La giovane Santa, dopo il primo momento di imbarazzo era passata all'irritazione, passaggio favorito anche dal fatto che nello sbattere la testa contro il muro si era ferita ed ora la nuca le pulsava dolorosamente. Normalmente invece, avrebbe probabilmente reagito in modo diverso, entusiasmandosi di fronte al camuffamento della persona che aveva davanti.

Ma chi cavolo è questo clown con i capelli tinti???E perché nessuno gli dice niente, cos'è, un altro dei loro scherzi? Scommetto che c'è lo zampino di Takahashi, anzi ne sono certa.

Sakurako Takahashi era il “boss” delle ragazze che si divertivano alle spalle di Maria, e sembrava apprezzare immensamente ogni evento negativo che accadesse alla compagna, per cui l'Italiana tendeva a ricollegare alla compagna la maggior parte dei fatti bizzarri ed imbarazzanti che le succedevano a scuola e non fossero strettamente dipendenti dalla sua stessa goffaggine.

Stavolta però la “collega” era innocente, in quanto nemmeno lei avrebbe potuto coinvolgere addirittura il preside della scuola per prendere in giro Santa-kun. Ciononostante l'adolescente, seminascosta dalle amiche in mezzo al gruppo, sorrise soddisfatta. Ancora una volta gli dei avevano deciso di non farla annoiare, ed una scenetta come quella che le si prospettava andava oltre ogni sua rosea previsione. Da quell'evento avrebbe certamente racimolato materiale a sufficienza per mettere in ridicolo quella fastidiosa Santa Maria-kun almeno fino a Natale, se non fino a San Valentino. Per cui si predispose a gustare la deliziosa e colossale figura di merda che la compagna stava per collezionare.

Mephisto offrì un sorriso abbagliante alla giovane mediterranea, porgendole contemporaneamente la mano destra guantata di seta lilla.

In un istante il suo volto era passato da un'espressione che tradiva la sua diabolicità alla più amabile e confortevole delle sue mille facce.

-Povera piccola, ti sei fatta male vero? Perdona il mio eccesso di curiosità, ero troppo impaziente di sapere com'eri, Santa Maria-chan-

Mentre il demone pronunciava il cognome della ragazza le sue labbra si contorsero per un istante, così breve da non poter essere percepito da occhi umani, in una smorfia che aveva in sé elementi di disgusto dolore e appena appena una punta di divertimento.

-Io… lei come fa a sapere il mio nome signore?- Borbottò la ragazzina sconcertata, anche se già mentre parlava si diede una manata mentale alla fronte: se quello era uno scherzo di Sakurako, e di certo lo era, era naturale che lui sapesse chi fosse lei, anzi con tutta probabilità quella domanda sorta spontaneamente dalle labbra dell'occidentale era parte integrante del nuovo piano della compagna per prenderla in giro.

Così, dopo aver terminato la frase, Maria serrò le labbra, tentando malamente di dissimulare la rabbia che le cresceva dentro.

-Oh, cara piccola Maria-chan -posso chiamarti così, vero? ^o^-, sono tante le cose che so di te…♥♥♥Nemmeno immagini quante…-

La ragazza si sentì percorrere la schiena da un brivido gelido. Di solito evitava di fidarsi del proprio istinto, che la portava spesso e volentieri a sbagliare, ed anche questa volta forzò la propria parte razionale ad ignorare la sensazione opprimente che le accelerava precipitosamente i battiti, avvertendola(giustamente in questo caso,) di un pericolo incombente.



Sperando che questo esperimento non sia stato troppo inconcludente io adesso mi congedo. Buonanotte a tutti (adesso che scrivo è l'una meno un quarto XD) e, spero, a presto! <3

  
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