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Autore: Sonskyn    06/05/2012    1 recensioni
Cassiopea Hydra Malfoy è cugina di Draco e la sera prima di partire per Hogwarts, lui le chiede di incontrarsi. Le rivela di dover compiere una missione per Tu-Sai-Chi e le chiede di aiutarlo.
Cassiopea si trova davanti ad un bivio: accettare e rimanere dalla parte del torto, oppure rifiutare e portarsi dalla parte dei "buoni".
Ma Cassiopea riuscirà a trovare un compromesso a tutto questo....
"Tum, tum… Sentivo i battiti del mio cuore scandire il tempo che passava, a rallentatore.
Tum, tum… Ogni battito, ogni attimo che passava, l’espressione di Draco si faceva più disperata.
Tum, tum… Ad ogni battito, la scelta più giusta da fare prendeva forma nella mia testa.
Silenzio. Il mio cuore sembrava essersi fermato. Nella mia mente una sola, piccola e debole lampadina si stava accendendo. Un’idea flebile si creava, la cosa giusta da fare era lì, chiara.
«Ok, ti aiuterò» gli dissi, la voce che tremava «Ma non voglio avere il merito di nulla, nessuno deve sapere niente di tutto ciò. D’accordo?» lo guardai decisa.
«Grazie. Sapevo di poter contare su di te.»"
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Harry Potter
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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2. Un nuovo emozionante anno
 




Mi svegliai di soprassalto, mi misi a sedere, o meglio, cercai di mettermi a sedere, ma caddi dal letto.
«Cassy, svegliati, è tardi!» urlava mia madre salendo e scendendo le scale. Mi voltai verso l’orologio appeso alla parete di fronte a me. 10:45.
«Cazzo»
Mi alzai, andai in bagno e mi lavai il viso velocemente. Corsi verso l’armadio e pescai il primo paio di jeans, una maglietta gialla a maniche corte, le Converse, anch’esse gialle, e una felpa azzurra con il cappuccio. Raccolsi rapidamente i capelli, acconciandoli in una lunga treccia laterale e uscii, scontrandomi con Odette, salita per prendere i bagagli.
«Scusami, scusami…» mi affrettai a dirle, quindi l’aiutai ad alzarsi e, subito dopo, mi fiondai giù per le scale. Corsi in sala da pranzo, dove la tavolata era apparecchiata per la colazione, presi al volo una fetta di pane tostato ricoperta di marmellata ai frutti di bosco e bevvi un sorso di succo di zucca.
Raggiunsi agilmente i miei genitori, Odette e i bagagli, nell’ufficio di mio padre.
«Buongiorno dormigliona!» mi salutò sorridendo e gli sorrisi a mia volta.
Erano già tutti pronti attorno ad una vecchia lampada ad olio, aspettando solo me.
«Al mio tre…» disse mio padre. «Uno, due… Tre!»
Appoggiai la mano sul manico della lampada e fui risucchiata. Pochi secondi dopo, ricadevo elegantemente al suolo, al binario 9 ¾ della stazione di King’s Cross.
Fortunatamente mancavano ancora cinque minuti alla partenza e tirai un sospiro di sollievo.
«Siamo arrivati in tempo» dichiarò mio padre allegro. «Odette carica i bagagli sul treno»
«Sì, signore» rispose e scoccò le dita, fece sollevare il baule e la gabbia di Eileen di qualche centimetro da terra  e si diresse verso le porte aperte del treno.
«Mi mancherai molto, piccola» disse mio padre abbracciandomi.
«Anche tu, papà»
«E ricordati, mai avvicinarsi o fare amicizia con i Figli di Babbani» aggiunse. Io lo fulminai con lo sguardo.
«Come scusa? Credo di non aver sentito bene» risposi sarcastica. «Hai detto per caso che non ha importanza lo stato di sangue?»
«Non stare a sentire le sciocchezze di tuo padre» disse mia madre cingendomi le spalle. «Non lasciarti condizionare dalle strane idee nessuno. Ricorda: fa sempre ciò che ritieni giusto per te e per le persone che ami, fa ciò che ti rende felice»
«Grazie mamma» le risposi sorridendole.
«E stai attenta, mi raccomando» aggiunse mio padre serio. «Quest’anno sarà un anno duro per te. Sii forte e non arrenderti»
«Che stai dicendo, papà?» chiesi confusa.
«Mi sto riferendo al tuo incontro clandestino di ieri sera, Cassy» rispose. «Ma ora va, altrimenti perdi il treno»
Io rimasi perplessa a guardarlo.
Come aveva fatto a scoprirlo?
L’Espresso rosso fumava e il motore si accese. Quindi presi il mio baule e la gabbia con Eileen e mi fiondai tra le porte che si chiudevano. Entrai nel primo scompartimento che trovai, pieno di ragazzini del primo anno, e mi affacciai al finestrino, per salutare la mia famiglia. Mi allungai fuori dal vetro e sventolai il braccio sorridendo.
«Fai buon viaggio!» urlò mia madre, cercando di sovrastare il rumore del treno in partenza. Risi…
«Sì, mamma!» 
«Ehi, questo è il nostro scompartimento» gracchiò un impavido ragazzino dalla pelle scura.
«Vedi di stare zitto e non rompere troppo, se non vuoi strisciare fino ad Hogwarts nelle sembianze di una lumaca proprio il primo giorno» risposi gelida sfoderando la bacchetta. Il ragazzino impallidì e deglutì rumorosamente, poi si sedette terrorizzato con lo sguardo a terra. Uscii dallo scompartimento divertita e soddisfatta.
«Complimenti signorina» disse qualcuno alle mie spalle, applaudendo. Mi voltai, in guardia e con la bacchetta sollevata, per ritrovarmi a pochi passi dal mio migliore amico: Derek Rockwood.
«Derek!» gli saltai al collo, felice di poterlo rivedere.
«Ehi, ehi, quanto affetto! Ti preferivo prima, sai? Non ti si addice tutta questa dolcezza» le labbra sottili si spiegarono in uno splendido sorriso, mettendo in evidenza i denti bianchi e diritti. Aveva occhi verde chiaro svegli e maliziosi; gli zigomi abbastanza alti e il naso era una linea perfetta. I capelli corti erano spettinati come solito e di un colore biondo-castano. Ricordai l’anno precedente quando dovette rasarseli completamente per aver perso una stupida scommessa e sorrisi divertita. Il viso ovale aveva dei bei lineamenti e, infatti, numerose erano le spasimanti che lo corteggiavano.
«Perché mi stai fissando?» chiese perplesso «Ho qualcosa che non va?» Scoppiai a ridere.
«Ma no scemo, sei bellissimo come sempre!» 
«Beh, modestamente» Si sistemò i capelli e sorrise soddisfatto. Amava stare al centro dell’attenzione e ricevere avance dalle ragazze.
«Senti, andiamo a cercare gli altri.» disse, trascinandomi per il braccio. Aprì la porta del vagone davanti a noi e, per la seconda volta quel giorno, mi ritrovai con il sedere a terra, dolorante.
«Guarda dove vai, idiota!» urlai alla figura davanti a me.
«Non ho nessuna intenzione di scusarmi con te…»
«…soprattutto dopo aver visto come hai spaventato quel ragazzino!»
Alzai lo sguardo per vedere con chi avevo l’onore di parlare.
«Ma guarda, la giovane Weasley e Neville Paciock!» dissi sarcastica, inchinandomi.
«Ma guarda, l’arrogante Serpeverde sa essere simpatica» ribatté Neville.
«Sentite pagliacci, vogliamo solo andare a sederci nel nostro scompartimento. Quindi spostatevi e lasciateci in pace, se non volete guai.» disse Derek in tono di sfida.
«Oh, oh, ora hai anche la guardia del corpo? Che c’è, non sai difenderti da sola?» disse Ginny. «Povera, piccola, indifesa Malfoy!» Si prendeva gioco di me e questo non potevo sopportarlo, la rabbia ribolliva dentro e non riuscii più a trattenerla. Con un movimento rapido sfilai la bacchetta dal retro dei jeans e mi avvicinai al volto della ragazza, pochi centimetri ci separavano.
«So difendermi benissimo da sola e posso dimostrartelo quando vuoi» sibilai a denti stretti, guardandola fissa negli occhi con un espressone dura e fredda, la bacchetta puntata verso Ginny. Lei reggeva lo sguardo con un’espressione altrettanto sprezzante e dura.
«Che sta succedendo qui?» chiese un Prefetto di Corvonero. «Niente combattimenti sul treno!» ci ammonì severo.
Io e Ginny ci squadrammo ancora qualche minuto, poi mi allontanai abbassando la bacchetta. Derek mi prese per mano e mi guidò fino allo scompartimento dove c’erano gli altri Serpeverde. Entrammo e trovammo Draco con la testa poggiata sulle gambe di Pansy-la gallina-Parkinson, che lo coccolava con la bava alla bocca. Tiger e Goyle interessati ascoltavano ciò che mio cugino stava raccontando e Zabini era dietro di noi, che tentava di chiudere la porta dello scompartimento, con scarsi risultati. Il ragazzo diede, quindi, un forte strattone e la porta si chiuse di scatto. Poi, si andò a sedere accanto a Derek, mentre io mi sedetti a fianco di Draco, costringendolo a scollarsi dalla Parkinson. La vipera mi guardò in cagnesco, per poi girarsi verso il finestrino offesa.
«Allora, Zabini» chiese Draco. «Che cosa voleva Lumacorno?»
«Solo ingraziarsi la gente ben ammanicata» rispose Blaise. «Non che sia riuscito a trovarne molta»
«Chi è questo Lumacorno?» chiesi, mentre allungavo le gambe e le poggiavo su Draco, tanto per dare fastidio ancora un po’ alla Parkinson.
Mi chiedo come possa mio cugino tenersela ancora buona, con tutte le ragazze intelligenti e carine che gli corrono dietro, proprio questa stupida  viziata.
«È un vecchio insegnante dei nostri genitori. Insegnava Pozioni.» mi rispose Draco, lanciando continue occhiate torve verso la reticella sopra di noi.
«Chi altri ha invitato?» domandò mio cugino, irritato per non aver ricevuto l’invito a sua volta.
«McLaggen di Grifondoro… » rispose Blaise. Feci una smorfia di disgusto.
«Quel pomposo deficiente? Si, sarà anche carino, ma al posto del cervello si ritrova un criceto in prognosi riservata!»
«Già, ma suo zio è un pezzo grosso al Ministero» ribatté Draco ridendo divertito.
«… un altro che si chiama Belby, di Corvonero»
«Ma dai, è un idiota!» sbottò la Parkinson.
«Solo perché ti ha detto che preferirebbe darla ad un cane che a te? No, a me sembra un ragazzo intelligente e perspicace!» la ragazza diventò viola di rabbia e io le sorrisi bonariamente.
«… e Paciock, Potter e la ragazza Weasley!» concluse Zabini.
Draco si alzò a sedere bruscamente rischiando di farmi cadere dal sedile. «Ehi, stai attento!» Fece finta di non sentirmi.
Idiotapensai alzando gli occhi al cielo.
«Ha invitato Paciock?»
«Beh, suppongo di si, visto che Paciock era lì» rispose Blaise indifferente.
«Che cosa ha Paciock che possa interessare Lumacorno?»
Blaise alzò le spalle.
«Potter, quel tesoro di Potter, ovvio che voleva dare un’occhiata al Prescelto» sogghignò Draco. «Ma quella Weasley! Che cos’ha lei di tanto speciale?»
«Piace ad un sacco di ragazzi» disse la Parkinson, osservando la reazione di Draco con la coda nell’occhio. «Anche tu pensi che sia carina, no, Blaise? E sappiamo tutti che sei tanto difficile!»
«Non toccherei una sudicia traditrice di sangue come lei per quanto carina possa essere» ribatté Blaise gelido e la Parkinson parve soddisfatta. Draco si risistemò comodamente sul sedile e io tornai a distendere le gambe su di lui.
Non capisco cosa c’entri sempre lo stato di sangue, pensai infastidita, ma me ne stetti zitta.
«Ma sembra che qua, qualcuno non sia in grado di farsi rispettare da una pivella del quinto anno come la Weasley, vero, Cassiopea?» mi punzecchiò. Io la guardai irata e in un attimo mi trovavo accovacciata davanti a lei, con la bacchetta tesa e puntata verso la sua gola.
«Pensi di essere in grado di tapparti quella sudicia bocca o devo aiutarti annodandoti le corde vocali?» le chiesi con un sorriso adirato.
«Dai Cassiopea, lasciala stare. Lo sappiamo tutti che potresti benissimo dare una lezione alla Weasley» disse Derek. Mi alzai in piedi e tornai a sedermi, stavolta accanto al mio migliore amico, lasciando Pansy pallida e terrorizzata. Draco, quindi, si distese poggiando la testa sulle gambe della Parkinson che, ripreso il colorito, cominciò ad accarezzargli i capelli entusiasta.
«Beh, sta di fatto che Lumacorno ha gusti da schifo. Forse sta diventando un po’ demente. Peccato mio padre era uno dei suoi preferiti e diceva che ai tempi era un buon mago. Lumacorno probabilmente non ha saputo che sono sul treno, o… »
«Io non conterei su un so invito» intervenne Blaise. «Appena sono arrivato mi ha chiesto del padre di Nott. Erano vecchi amici a quanto pare, ma quando ha sentito che era stato arrestato dal Ministero, non è parso contento e Nott non è stato invitato. Non credo che Lumacorno sia interessato ai Mangiamorte»
Draco era furioso, ma riuscì a mettere insieme una risata straordinariamente priva di allegria.
«Beh, chissenefrega. Che cos’è, a pensarci bene? Solo uno stupido insegnante» Sbadigliò vistosamente. «Voglio dire, può darsi che il prossimo anno io non sia nemmeno a Hogwarts, che cosa me ne importa se piaccio o no a un vecchio grasso relitto?»
Alle sue parole, coloro che lo ascoltavano presero un’espressione curiosa. Io spalancai la bocca, incredula.
«Come sarebbe, può darsi che il prossimo anno tu non sia nemmeno a Hogwarts?» chiese la Parkinson indignata, smettendo subito di pettinarlo.
«Beh, non si può mai sapere» rispose lui con l’ombra di un ghigno. «Magari… ehm… mi dedicherò a cose più grandi e più importanti.» Non riuscivo a serrare la bocca tanto ero scioccata da quello che quell’idiota di mio cugino stava dicendo. Non avevo parole, come poteva vantarsi di “cose più importanti e più grandi”, se proprio la notte scorsa era venuto in ginocchio, terrorizzato, pregandomi di aiutarlo? Mi voltai a guardare Derek, che ascoltava incuriosito, e rispose al mio sguardo con un’espressione corrucciata.
«Draco, che stai dicendo?» dissi a denti stretti.
«Vuoi dire… Lui?» domandò la Parkinson nello stesso momento, permettendo a Draco di ignorarmi con nonchalance.
«Mia madre vuole che io porti a termine la mia istruzione, ma io non lo trovo importante di questi tempi. Voglio dire, pensateci… quando il Signore Oscuro salirà al potere, baderà a quanti G.U.F.O. o M.A.G.O. uno ha preso?»
No di sicuro, ma io sarò troppo impegnata a prenderti a calci per potergli chiedere conferma!
«Certo che no… dipenderà tutto dal genere di servigi che ha ricevuto, dal livello di devozione che gli è stato dimostrato»
«E tu credi di poter fare qualcosa per lui?» gli chiese Zabini pungente. «A sedici anni e senza nemmeno aver preso il diploma?»
«L’ho appena detto, no? Forse non gli importa se ho preso il diploma. Forse il lavoro che vuole da me non è qualcosa per cui serve il diploma.» mormorò Draco.
Tiger e Goyle stavano a bocca aperta come due doccioni. La Parkinson lo fissava come se niente e nessuno le avesse mai ispirato tanta reverenza. Io avevo solo voglia di stringergli le mani al collo per farlo tacere.
«Ecco Hogwarts» disse Draco, godendosi l’effetto che aveva creato e indicando un punto oltre il finestrino annerito. «Meglio vestirsi.»
Mi alzai di scatto, colpendo Derek alla testa con il gomito. «Ahia» gemette, massaggiandosi il punto dolente.
«Scusa» borbottai. Mi allungai verso la reticella sopra di noi e tentai di tirare giù il mio baule, ma non ci riuscii. Così Derek, si alzò e mi aiutò, prendendo i bagagli di entrambi. Indossammo velocemente la divisa, mentre mille pensieri mi vorticavano in testa.
Come ha potuto essere così arrogante? Accennare alla sua missione solo per farsi figo davanti ai suoi amici. Non ha nemmeno lontanamente immaginato che, un azzardo del genere, potrebbe costargli caro? Che provi a chiedermi aiuto e giuro che lo Trasfiguro in uno scarafaggio e lo rinchiudo in un barattolo!
Infuriata mi allacciai il pesante mantello da viaggio e chiusi il baule, rimettendolo a posto. Il treno rallentò sussultando, presi Derek per il braccio e mi avviai con lui verso il corridoio.
«Cosa voleva dire, prima, tuo cugino?» chiese perplesso. «Non diceva sul serio riguardo alla storia dei servigi e della devozione al Signore Oscuro… »
«Sssh.. Abbassa la voce!» gli dissi sussurrando. «Spero che non sia deficiente a tal punto di andare a sbandierare queste cose in giro.»
«Non mi starai mica dicendo che… Non ci credo! Cosa vuole da lui il Signore Oscuro?»
«Io non ho detto un bel niente» gli risposi irritata.
Scendendo dal treno, ci riversammo nella folla di alunni che si dirigeva chi alle carrozze, chi alle barche capeggiati dal guardiacaccia. Tutte quelle persone, ridenti e festanti mi davano ai nervi.
«Spostatevi!» urlai a un gruppo di ragazzini.
Io e Derek raggiungemmo le carrozze trainate magicamente, mi voltai e dietro di noi c’erano Tiger e Goyle, la Parkinson, Blaise e Nott. Di Draco neanche l’ombra.
«Dove è finito mio cugino?» Mi guardai intorno, ma non lo vidi. Sembrava sparito.
«Eccolo, sta arrivando!» disse Derek.
«Dove eri finito?» chiesi curiosa.
«Stavo solo controllando una cosa» mi disse evitando di guardarmi negli occhi. «Dai, saliamo»
Tiger e Goyle si erano già accomodati sulla carrozza, Draco li raggiunse e Derek mi precedette. La Parkinson si accingeva a salire, ma la scostai e andai a sedermi accanto a Derek, divertito dalla scena, e di fronte a Draco, che non la degnava di uno sguardo,  lasciando la povera ragazza a terra, con un’espressione furibonda sul viso e gli occhi ridotti a fessure. Quindi alzai la mano e la sventolai per salutarla, con il sorriso sulle labbra.
Il viaggio fu silenzioso. Draco era voltato verso il castello, pensieroso e con un pizzico di soddisfazione sul viso.
Mi sta nascondendo qualcosa, ma cosa? 
Arrivati a destinazione, non riuscii a non rimanere meravigliata davanti al paesaggio che mi si presentava. Il castello era illuminato dalla luce della luna e rifletteva la sua immagina sullo specchio di acqua scura del Lago Nero; la scogliera lo innalzava rendendolo ancora più maestoso e stupendo. Sorrisi, lasciando perdere mio cugino e permettendo alla mia mente di galoppare libera tra i ricordi.
 
Era una splendida giornata d’estate e i miei genitori mi avevano portato a visitare una foresta nel sud-est dell’Inghilterra. Avevo quasi sette anni ed ero una bambina sveglia e curiosa. 
Dopo pranzo, andai a giocare nel folto della foresta, mentre i miei genitori se ne stavano al margine, sdraiati su una coperta a scacchi rossi e bianchi. Mi addentrai nella boscaglia, in esplorazione, fino a raggiungerne il cuore. Era un posto incantevole, dove  provavo un senso di libertà e leggerezza. Gli alberi erano alti come un gigante e il venticello ne faceva danzare le chiome, dove gli uccellini colorati avevano costruito i loro nidi e cinguettavano allegramente, intonando canzoni divertenti. Gli scoiattoli si nascondevano dietro ai cespugli di more e lamponi o si arrampicavano lungo le cortecce per raggiungere le proprie tane, dove stavano ammucchiando le noci per l’inverno, e, in lontananza, una coppia di cerbiatti brucava tranquillamente l’erba verde del prato. 
Decisi di arrampicarmi su uno degli alberi più alti, in modo da avere una visuale migliore e poter ammirare il paesaggio, quando mi avvicinai al fusto allungai le braccia per issarmi su un ramo, ma caddi. Allora tentai un’altra volta e poi ancora, e ancora, fino a quando un ramo si abbassò sinuosamente e mi cinse la vita, mi alzò da terra e mi fece sedere su uno dei rami più alti. 
«Grazie» dissi ridendo al ramo.
Stetti lì fino a quando il cielo non si colorò di rosso e uno splendido tramonto si dipinse all’orizzonte. Amavo i tramonti. Il Sole calava lentamente, quasi controvoglia, triste di lasciare questo mondo così vivo e speciale, per lasciare spazio alla Luna, bianca e luminosa. Quindi, il ramo su cui ero seduto si mosse accompagnandomi lentamente a terra e raggiunsi il suolo con un salto. 
«Ciao albero!» lo salutai scuotendo animatamente la mano e trotterellai verso l’esterno della foresta per raggiungere i miei genitori, ansiosa di raccontare loro cosa fosse accaduto.
Una volta arrivata alla coperta, trovai mia madre in lacrime e mio padre le cingeva le spalle per consolarla e, quando mi videro, si alzarono in piedi correndomi incontro. Mi abbracciarono forte, sollevati. Io non capivo, ero confusa.
«Mamma, cosa è successo?»
«Cassy, non farlo mai più. Promettimi che non ti allontanerai mai più senza dire niente» mi supplicò.
«Io volevo solo guardare  il tramonto!» 
«Ma la prossima volta avvisaci, ci hai fatto prendere un colpo!» mi disse mio padre severo.
«Comunque, sapete cosa è successo?» dissi stendendo le labbra in un grande sorriso. «Allora, volevo salire su un albero, ma continuavo a cadere e allora un ramo si è abbassato, mi ha preso qua» indicai la vita «e mi ha alzato fino in cima, sul ramo più alto del mondo!»
«Cassiopea!» mia madre scoppiò in lacrime.
«Sono molto orgoglioso di te, piccola mia» mi disse mio padre prendendomi in braccio e facendomi volteggiare…
 
Era il 17 marzo del 1991, il giorno del mio undicesimo compleanno. Sapevo cosa ciò volesse dire ed ero emozionata a tal punto che, per l’intera giornata, rimasi davanti alla finestra, osservando il cielo plumbeo, in attesa dell’arrivo del mio gufo.
Erano le 17:34 e un ticchettio insistente mi svegliò. Aprii gli occhi, intontita, ma appena vidi il piumaggio color caffè del rapace, cominciai a saltare entusiasta e ad urlare eccitata. I miei genitori mi raggiunsero e con la felicità dipinta sul volto, mi abbracciarono.
«È arrivata, è arrivata, è arrivata… » continuavo a ripetere, saltellando intorno alla tavola.
«Perché non la apri?» disse mio padre sorridendo divertito.
Allora presi la busta e la ammirai, fronte e retro, impugnai il tagliacarte e la aprii. Sfilai i fogli al suo interno e lessi la prima lettera.
 
“Caro Signorina  Malfoy,
siamo lieti di informarLa che Lei ha diritto a frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Qui accluso troverà l'elenco di tutti i libri di testo e delle attrezzature necessarie. I corsi avranno inizio il 1o settembre. Restiamo in attesa della Sua risposta via gufo entro e non oltre il 31 luglio p.v.
 
Con ossequi,
Minerva Mcgranitt”
 
Ero una strega, a tutti gli effetti.
 
 
La professoressa McGranitt ci stava conducendo all’interno della Sala Grande, io camminavo a fianco di Draco, ero agitata, ma sicura del mio destino. Entrammo nella sala e percorremmo il lungo corridoio, fermandoci davanti alla tavolata dei professori. Il Preside, il professor Silente, ci scrutava curioso, in cerca di qualcuno in particolare.
La professoressa McGranitt si appostò accanto allo sgabello che reggeva il Cappello Parlante e su cui tra pochi minuti mi sarei dovuta sedere. Il Cappello prese vita e cominciò a cantare, ma non compresi le parole, perché troppo occupata a mangiarmi le unghie nervosamente. Non mi accorsi nemmeno che la professoressa avesse cominciato a chiamare all’appello i ragazzi per lo Smistamento.
«Malfoy Cassiopea Hydra» sgranai gli occhi. Come poteva già essere il mio turno?
Draco era accanto a me e mi guardava sorridente, infondendomi un po’ di coraggio. Allora mi avvicinai allo sgabello, svuotando la mente e lasciandola completamente libera; nessun pensiero doveva rovinare quel momento decisivo dove il Cappello avrebbe deciso il mio destino e io l’avrei accettato qualunque esso fosse. Mi sedetti sullo sgabello, la professoressa McGranitt calò il Cappello Parlante sulla mia testa e una voce ruppe il silenzio che vi regnava.
«Aah…. Una nuova Malfoy, alquanto curioso. C’è qualcosa che ti contraddistingue, qualcosa che ti rende… diversa, da questa famiglia. Ma… non vorrei sbagliarmi. SERPEVERDE!»
Mi alzai dallo sgabello perplessa, con quelle parole che mi rimbombavano ancora in testa, e andai a sedermi tra i Serpeverde. La tavola applaudiva, fischiava e mi dava pacche sulle spalle.
«Benvenuta in Serpeverde»
«Siamo molto contenti di avere un’altra Serpeverde»
«Vedrai, ti troverai bene»
Io sorridevo distrattamente, ripensando ancora a quello che voleva dire il Cappello. 
Quando mi recai al dormitorio delle ragazze conobbi le mie compagne di stanza: Pansy una ragazza minuta dai neri capelli a caschetto e un’espressione dura; Millicent timida e riservata, nascondeva il suo corpo sotto un pigiama di due taglie più grandi e mi guardava con un sorriso sincero; Daphne stava seduta con una postura dritta e perfetta, i lunghi capelli castani perfettamente acconciati e i suoi occhi azzurri mi guardavano indagatori; infine, Shirley, i lunghi capelli biondo platino ricadevano in morbidi ricci dietro la schiena e gli occhi color liquirizia erano profondi e impenetrabili. Erano tutte sedute sul letto di, a quanto capii dal baule, Shirley e mi sorridevano.
«Dai, unisci a noi» mi disse cortesemente Daphne.
«Grazie» risposi sorridendo.
 
Sarebbe stato un nuovo emozionante anno alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts.



 




NdA

Ed eccomi qui con il secondo capitolo. 
Innanzotutto voglio ringraziare coloro che hanno recensito, perchè con le loro parole riescono ad incoraggiarmi a continuare.
Quindi grazie a HermyLily89, Simona_Lupin e VersTonks95 :3

Ebbene, parlando della storia, ecco che emerge il vero carattere di Cassiopea. Infondo, se è una Serpeverde un motivo ci deve pur essere, no?!
Entra, inoltre, in scena un nuovo personaggio: Derek. Il migliore amico di Cassy, che ricopre un ruolo molto importante per lei e per la storia, in futuro.
Viene fuori anche il Draco che tutti noi conosciamo, ma non mancheranno momenti in cui non riuscirete a riconoscerlo, perchè lui è legato a sua cugina come a nessun altro e con lei riesce a tirare fuori quella parte umana che ci è sempre stata negata nei libri.
Infine i primi ricordi di Cassy legati alla magia, beh non potevano non mancare :3

Bon, sperando che vi sia piaciuto e che non siate scappati a gambe levate -come penso abbiate fatto visto le poche recensioni ricevute D: -vi saluto.
Baci Son 
   
 
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