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Autore: _ihatebeingme    07/05/2012    1 recensioni
Questa storia narra di Amie, una normalissima adolescente Inglese innamorata, segretamente, del suo vicino di casa, Harry Styles, sin da quando le loro madri li costringevano a giocare insieme al parco. Nonostante siano cresciuti insieme però, Amie sembra essere totalmente invisibile agli occhi di Harry e le cose peggiorano quando il moro decide di partecipare ad XFactor diventando poi, con i suoi compagni di band, una star internazionale. Si ritroverà a non poterlo guardare più da una finestra ma dai pixel di un computer o di una televisione o almeno lo farà fino a quando, grazie ad un po' di fortuna e all'aiuto delle sue migliori amiche, si ritroverà faccia a faccia con lui. Cosa succederà? Amie resterà per Harry sempre e solo la sua vicina di casa incapace di rivolgergli parola senza balbettare o arrossire? Oppure la rossa, ovvero Amie, riuscirà ad attirare l'attenzione del bel riccio?
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Ccccciao bella cccenteeeeeee =)
Spero di non avervi annoiati con quest'introduzione ma anzi, di avervi incuriositi almeno un po' se così non è...chiedo venia, giuro che non era mia intenzione :)
In sospeso
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.

Non ero mai stata una di quelle ragazze che si curavano di arrivare in orario ad un appuntamento, in realtà ero l’esatto opposto. Non che lo facessi di proposito eh, intendiamoci, ma in ogni occasione, per volere divino o per una ragione oscura o per qualsiasi altra cavolata, arrivavo sempre in enorme ritardo e quel giorno non stava certamente andando in modo diverso. Ormai tutti sapevano di questo mio piccolissimo, in realtà enorme, difetto tant’è che, al contrario di quando avevo 13 anni che facevo di tutto per arrivare in orario anche correre cinque isolati senza mai fermarmi, me ne fregavo altamente. A cosa sarebbe servito stancarmi e magari rischiare anche di perdere un polmone per strada se sarei comunque arrivata in ritardo?
Camminavo tranquillamente sul marciapiede facendo scorrere le dita tra le foglie dell’enorme cespuglio che si trovava sulla mia sinistra. Svoltai l’angolo arrestandomi alla visione delle ragazze urlanti che si trovavano proprio fuori casa mia. Nonostante fossero già due anni che ormai mi ritrovavo ragazzine dagli 11 ai 20 anni, con gli ormoni che quasi ballavano la conga, piangere, ridere, urlare o starnazzare come oche ancora non mi ci ero abituata. Si voltarono a guardarmi e dopo aver costatato che non ero nessuno di importante ritornarono a ciò che stavano facendo.
Percorsi gli ultimi metri che mi separavano dalla porta di casa mia e dopo aver inserito la chiave nella toppa entrai urlando un « Sono a casa. » nonostante non sapessi se c’era qualcuno.
« Amie sei tu? » urlò mio fratello dalla sua camera che si trovava al secondo piano, come tutte le altre camere d’altronde.
« No, sono un assassino che avverte le sue vittime di essere entrati in casa loro in modo da lasciargli tutto il tempo per chiedere aiuto. » risposi sarcasticamente urlando a mia volta.
« Ah-ah. » rise fintamente abbracciandomi da dietro « Stai perdendo la tua arte sorella, prima ti veniva meglio il sarcasmo! » mi schioccò un bacio sulla guancia prima di dirigersi verso il frigo per bere un sorso d’acqua.
Dopo aver sorriso corsi in camera mia a cambiarmi. Tolsi la tuta saltellando, manco fossi un canguro, e mi catapultai sotto la doccia stando attenta però che non mi bagnassi i capelli. Dopo essere uscita e asciugata indossai un pantalone stretto nero, una t-shirt bianca, un trench nero e converse bianche. Misi un filo di trucco e acconciai alla ben meglio i miei capelli rossi, o meglio ancora bordeaux, ondulati lasciandoli cadere dolcemente sulle spalle. Mi guardai per l’ultima volta allo specchio considerando accettabile ciò che ne era uscito fuori.
Non mi consideravo una brutta ragazza ma neanche chi sa quale bellezza al contrario delle persone che mi consideravano di una bellezza disarmante ma manco fossi Megan Fox.
Presi la borsa e scesi al piano di sotto pronta ad uscire.
« Francisco* io esco! » avvertii mio fratello lasciandogli un bacio sulla guancia.
« Aspetta, aspetta. Vieni qui! » salto dal divano su cui era spaparanzato scompostamente per afferrarmi il braccio.
« Che c’è? » mi voltai verso di lui guardandolo in quegli occhi così tanto diversi dai miei. Fisicamente io e lui eravamo totalmente diversi: gli occhi scuri erano contornati da una pelle molto più chiara della mia, i capelli corti che in genere sparava in alto con un quintale di gel erano tra il castano cenere ed inoltre era molto più alto di me e i muscoli gli coprivano la maggior parte del corpo. Io in confronto a lui ero una formica con dei capelli informi in testa. Caratterialmente invece era tutt’altra storia, era come se i nostri genitori ci avessero fatto con lo stampino e forse era proprio per questo motivo che tra i miei quattro fratelli con quello che andavo più d’accordo era proprio lui.
« Papà ha perso per l’ennesima volta le chiavi perciò gli ho dovuto prestare le mie! » mi spiegò svogliatamente mentre fissava un pubblicità di intimo in cui tre ragazze erano praticamente nude.
« E quindi? » spensi la televisione ricevendo subito un occhiataccia da parte sua, non potevo perdere altro tempo.
« E quindi devi prestarmi le tue! » cominciò a scavare nella mia borsa e dopo averle trovate mi cacciò di casa dicendomi che li avrebbe lasciate alla nostra vicina.
Entrai nella mia macchina, anche se più che una vera e propri auto sembrava una macchina tozzi tozzi, e facendo una manovra alquanto improbabile uscii dal garage trovandomi d’avanti di nuovo quel gruppo di assatanate con gli ormoni in subbuglio.
Scesi dall’auto per chiudere la porta del garage e mentre mi riavvicinavo alla portiera dell’auto sentii il gruppetto di ragazze urlare più del solito.
Alzai lo sguardo sconvolta notando che avevano fatto la loro comparsa le ragioni per cui quelle ragazze erano appostate fuori casa mia ovvero i One Direction.
Li fissai in volto uno per uno e mi dovetti trattenere dallo scoppiare a ridere, la loro espressione era una maschera di puro terrore.
Dopo essere entrata in macchina e dopo aver ingranato la marcia uscii dal vialetto imboccando la strada che mi avrebbe condotto a casa della mia migliore amica, una delle tre in realtà.
« Pensavo che un meteorite ti fosse caduto in testa, dovevi essere qui un’ora fa! » urlò Kathy appena si sedette al posto del passeggero.
« Urla più forte che quel maniaco del tuo vicino non ti ha sentita! » le risposi semplicemente dirigendomi verso casa dell’altra mia amica. Era possibile che fossero tutte così scansafatiche?
« Sono seria Amie, dovresti fare qualcosa anche perché secondo me questo è causato da un problema psicologico o emotivo. » cos’era quello? Un suggerimento a farmi analizzare da uno strizzacervelli?
« Per carità già ci sei tu che mi analizzi abbastanza! » esclamai dopo aver svoltato a sinistra, continuai prima che lei rispondesse « E comunque tu invece dovresti stare in silenzio visto che ti sono venuta a prendere! » mi voltai verso di lei.
Mi lanciò un occhiataccia che significava “Guarda la strada prima che un camionista ubriaco ci faccia diventare come una sardina” « Se sapevo che ci avresti messo così tanto sarei venuta da te a piedi visto che ci vogliono solo cinque minuti! » ribatte mettendo le scarpe sul cruscotto.
A quel gesto fui io a fulminarla con lo sguardo dopo avergli fatto abbassare i piedi con uno schiaffo sulle ginocchia « Ma non l’hai fatto perciò ora chiudi il becco befana! »
Ci guardammo per un paio di secondi e poi scoppiammo a ridere.
Passammo a prendere anche Cher e Minnow, le altre due mie migliori amiche e dopo di che, ci dirigemmo di nuovo a casa mia.
Eravamo un bel quartetto noi, passavamo insieme praticamente la maggior parte della giornata. Io, Cher e Minnow ci conoscevamo dalle elementari ed eravamo migliori amiche da altrettanto tempo purtroppo però si sa, le cose, quando si sta in tre non vanno mai bene. Infatti i problemi tra noi erano all'ordine del giorno già alle medie, anche se in realtà il problema ero io. Tra loro erano state sempre più legate di quanto io lo fossi con una di loro due, lo notavo nei gesti più stupidi, per esempio se una delle due dava una notizia all'altra prima di darla a me. Le vedevo come una sola cosa e non passava giorno senza che mi sentissi sola. Ricordo le mille maledizioni che inviavo ad entrambe, ricordavo quanta speranza riponevo in un allontanamento improvviso sentendomi poi egoista e cattiva, ricordo addirittura le mille sparate da moralista del cazzo che urlavo ad entrambe nei momenti di nervosismo, nervosismo che a sua volta era dovuto da un loro gesto o parola che mi aveva ferita. Quando iniziai a crescere ogni volta che pensavo a quei ricordi mi veniva da ridere, forse perché solo allora mi rendevo conto di quanto ridicola ero.
Le cose cambiarono totalmente quando, al secondo anno di superiori, Kathy si trasferì nella nostra città. Legammo sin da subito così tanto che nel giro di pochi mesi entrò nel nostro gruppo diventando anche la sorella che non avevo mai avuto.
Rientrai nel vialetto di casa stando attenta a non buttare sotto qualche ragazza che stava parlando, o meglio ancora cercava di parlare vista l'enorme confusione che c'era, con il proprio idolo.
Scendemmo dalla macchina e mentre le mie amiche si dirigevano verso la porta d'ingresso di casa mia io mi avvicinai a quella della mia vicina, bussai e aspettai che qualcuno mi venisse ad aprire. Intanto, le fan del mio vicino mi guardavano quasi invidiose.
« Chi è? » chiese Anne mentre apriva la porta, sorrise quando incrociò il mio sguardo « Oh ciao tesoro, fatti abbracciare un po'. » mi disse stritolandomi per un tempo che mi sembrava indeterminato. Io ero nata e cresciuta ad Holmes Chapel, uno sputo di cittadina costituita da tre case e una chiesa, e per tutto l'arco della mia vita Anne e la sua famiglia era stata la mia vicina di casa. Ricordo che da piccola i miei mi lasciavano a casa sua per giocare con sua figlia Gemma anche se era più grande di me perché non avevo sorelle e le cugine erano tutte lontane. In poche parole, si può dire che sono cresciuta in casa sua.
Mi lasciò respirare facendo un passo indietro ma non perdendo comunque il sorriso « Vado a prendere le chiavi a aspetta! »
Mi voltai verso le mie amiche che come loro solito stavano facendo le idiote mimando qualcosa che feci finta di non comprendere, sarei diventata paonazza e non potevo permettermelo.
« Ecco a te tesoro! » mi sorrise ancora posando le chiavi nel mio palmo aperto. Quella donna era di una bellezza disarmante nonostante l'età tant'è che mio fratello da piccolo ne era innamorato.
« Grazie Anne! » le sorrise lasciandole un bacio sulla guancia.
Girai le spalle per andarmene ma proprio in quel momento accadde ciò che avrei voluto proprio evitare: Anne richiamò l'attenzione di suo figlio costringendolo a salutarmi.
« Ciao Amie! » disse solo terminando per un attimo l'operazione in cui era impegnato ovvero firmare un poster ad una ragazza.
Il tono con cui mi aveva salutata era stato neutro ma era riuscito comunque a farmi arrossire mentre il cuore batteva a mille.
« Ciao Harry! » risposi io cercando di controllare le emozioni.
E sotto lo sguardo amorevole di Anne, quello indifferente di Harry, quello divertito delle mie amiche e infine quello invidioso delle ragazze che avevano assistito alla scenetta entrai in casa mia, seguita dalle mie amiche.
Appena mi chiusi la porta alle spalle mi lasciai scivolare contro di essa fino ad arrivare a sedermi a terra con gli occhi serrati e una mano sulla fronte mentre quelle bastarde delle mie amiche se la ridevano sguaiatamente.
« Ciao Harry! » mi scimmiottò Minnow tra le risate « Dovevi vedere la tua faccia, era diventata dello stesso colore dei tuoi capelli. » continuò mentre si manteneva la pancia.
« Io persino avuto paura che svenissi! » si intromise Kathy mentre il suo corpo era scosso dalle risate.
« Smettetela stronze! » esclamai alzandomi e dirigendomi verso il frigo per bene un sorso d'acqua. Non avevo realmente sete ma dovevo trovare una scusa per non guardarle in faccia o avrei veramente rivalutato l'idea di andare a vivere in Alaska rompendo i contatti con tutti. Forse era un po' eccessivo ma odiavo essere criticata o derisa su certi argomenti, in realtà mi dava fastidio anche solo parlare di alcuni argomenti, solo quando riguardavano me ovviamente, perfino con loro. Non potevo farci niente, io non ero come Minnow che cambiava un ragazzo ogni due settimane in cerca del principe azzurro ma non ero neanche come Kathy che passava da un letto ad un altro proclamandosi disinteressata all'amore. No, io ero una normale ragazza che aveva, volutamente, pochissima esperienza con i ragazzi, mi affezionavano subito alle persone, non sarei mai riuscita a mollare un ragazzo dopo una settimana solo per qualche difettuccio e avevo troppa stima di me per perdere la verginità con uno di cui a stento conoscevo il nome e finire poi a cambiare letto ogni sera.
« Oh andiamo Amie stiamo scherzando! » mi disse Cher spintonandomi scherzosamente.
« Anche perché sono più che rari i momenti in cui possiamo punzecchiarmi un po' su quest'argomento! » continuò Minnow buttandosi a peso morto sul divano come se fosse a casa sua.
« Senza contare che tu lo fai in continuazione con noi. » ovviamente ci mancava Kathy per completare il quadretto.
Mi sedetti anche io sul divano accendendo la tv.
« Comunque, parlando seriamente... » iniziò Cher voltandosi con mezzo busto verso di me « ...non è possibile che tu abbia avuto sul serio quelle reazioni ad un semplicissimo saluto! »
« Io credo sia impossibile anche solo l'interesse che hai verso quel ragazzo insomma, avete trascorso la fanciullezza insieme, l'asilo, le elementari, le medie e le superiori quindi siete praticamente cresciuti insieme ma comunque lui non ti ha mai degnata di uno sguardo, poi è diventato famoso quindi le volte che non lo vedi attraverso ad uno schermo sono rarissime e ne sei ancora cotta? » infierì Kathy guardando distrattamente uno di quei tanti programmi sulla cucina che stavano dando alla televisione.
« Il bello è che ne è cotta dalle elementari, se non dall'asilo! » come sapevano mettere il coltello nella piaga le mie amiche, non lo sapeva mettere nessuno, ne ero certa.
« No, il bello è che continua a rifiutare i ragazzi solo per lui! » proprio non volevano sapere di finire di blaterare.
Sbuffai mettendo MTV ed alzando il volume sperando che quelle deficienti croniche capissero che non avevo voglia di parlare.
Senza farlo apposta stavano passando proprio What Makes You Beautiful. Ok, era ufficiale, qualcuno c'è l'aveva con me, non poteva esserci altra spiegazione alla mia enorme sfiga!
Sbuffai di nuovo spegnendo la TV e dirigendomi in camera mia.
Fantastico, l'umore mi era andato a puttane!

- _ihatebe

- _ihatebeingme's space -

Cccciao gente =)
Mi chiamo Ornella, ho 17 anni e sono di Napoli...
Ho iniziato da poco a scrivere questa storia con l'intenzione però di non postarla perché è la prima che scrivo e mi sento troppo inesperta ma contemporaneamente voglio sentire il parere di altre persone perciò alla fine, come potete notare l'ho postata xD
Ok, il mio discorso è alquanto insensato xD
Passiamo alle cose importanti:
I personaggi, tranne i One Direction ovviamente, sono tutte di mia invenzione sia caratterialmente che fisicamente al di fuori dell'aspetto fisico di Amie che è rappresentata da: Ariana Grande.
So che questo capitolo può risultare noioso ma serve per farvi conoscere la protagonista, già dal prossimo capitolo le cose si animano perciò vi prego, prima di cestinarla aspettate di leggere il prossimo capitolo =)
Vi chiedo scusa per l'orrendo tesserino che ho fatto ma sono negata in grafica xD
Detto questo, vi do appuntamento al prossimo aggiornamento!
Spero che vi abbia incuriosita almeno un po' e che mi lasciate anche qualche recensione...
Baci :3
Ah, dimenticavo, questo è il mio twitter: _ihatebeingme



Spoiler: *
Sputai i cerali e latte rischiando quasi di affogarmi più per la notizia che per altro « Tu cos'hai fatto? » urlai con gli occhi sgranati.
« Ho invitato i One Direction a mangiare qui! » *

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