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Autore: almeisan_    11/05/2012    1 recensioni
E se Elena Gilbert, l’ultima doppelgänger Petrova, stretta in un triangolo fatale, avesse una sorella gemella, totalmente dissimile da lei? E se questa sorella, Nicole, fuggita da Mystic Falls anni prima e di cui non si hanno più notizie, fosse una strega discendente da una delle più importanti dinastie di Salem? E se Klaus, l’ibrido invincibile, proprio per questo cercasse il suo appoggio?
Questa storia si ambienta nella terza stagione, per cui ci sono spoiler per chi dovesse ancora vederle, dall’episodio 3x03 e ha come protagonisti prevalentemente la famiglia Gilbert e quella degli Originari, come sfondo la cittadina di Mystic Falls attraversata dalle morti e dagli scontri soprannaturali e i suoi abitanti.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Klaus, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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15 cap

Capitolo 15

This is the problem: I’ve already done it

Era stato Klaus. Quella consapevolezza la impietrì, impedendole di percepire ogni altra parola, ogni altra sensazione. Aveva ordinato a Jeremy, al suo fratellino, di lasciarsi mettere sotto da un’auto in corsa a tutta velocità guidata da un suo ibrido. Lacrime amare, colme di asperità, tristezza e afflizione le velarono gli occhi resi più scuri dall’ira crescente. Si era fidata di lui, dell’ibrido folle che voleva assoggettare l’intera Mystic Falls con il suo esercito di abominevoli creature. Si era fidata cotanto di lui da baciarlo, da stringerlo a sé, da scherzare con lui, da offrirgli tutta se stessa con le proprie carezze, i sorrisi, i baci. Era stata una sciocca, si sentiva immensamente tradita, così tanto da stringere i pugni. Tradita. Un’altra volta. Solo che bruciava maggiormente. Se era stata in grado di perdonare Tyler, non era certa che l’avrebbe fatto con Klaus. Tyler non aveva ucciso suo padre e sua zia. Tyler non aveva tentato di uccidere suo fratello. Tyler non aveva minacciato tutta la città. Tyler non le aveva fatto mancare la terra sotto i piedi con uno solo sguardo. Tyler non l’aveva fatta sentire in Paradiso con un solo bacio.  Tyler non l’aveva consolata con una sola carezza.
« Nicole,» la chiamò sua sorella. La sua voce, preoccupata e, al contempo, incollerita, proveniva da un luogo irraggiungibile, ovattata da quei pensieri che le stavano logorando l’animo. Non avrebbe mai dovuto farlo entrare nella sua vita. Non avrebbe mai dovuto permettere a un altro uomo di ferirla. Percepì le braccia di sua sorella posarsi sulle sue spalle e scuoterla prima con delicatezza poi con forza, quando non volle dar loro la giusta importanza. Tornò al presente. L’avrebbe ucciso, gliel’avrebbe fatta pagare. Non s’era accorta di aver serrato gli occhi sino a quando non li spalancò per incontrare quelli scuri di sua sorella. Era indispettiti, inquieti, ricolmi di nervosismo e afflizione. Erano ancora inginocchiati sul cadavere di Alaric, però Jeremy ed Elena erano in procinto di issarsi in piedi per trasportarlo all’interno della casa, « Non puoi stare davvero dalla sua parte,» bisbigliò incredula prima di aiutare suo fratello nel sollevarlo. La giovane annuì, inviperita, e si alzò velocemente, serrando i pugni e assottigliando lo sguardo.
« Non più, Elena,» soffiò prima di avanzare velocemente verso casa. Sulla consolle era poggiate le chiavi della macchina di sua sorella. Le afferrò prontamente e si scostò per lasciar passare i suoi fratelli, poi uscì. Percorse il vialetto e mise in moto mentre una lacrima le rigava la guancia arrossata per la vergogna e la foga. Guidò per le vie della città senza nemmeno rendersi conto di ciò che stava facendo. Era così arrabbiata da sembrare una Furia. La sua parte più razionale sperava che nessuno potesse vederla, riconoscerla, perché nei suoi occhi non avrebbe visto altro che collera infinita, che le infiammava lo sguardo limpido rendendolo ancora più brillante, e odio. Rancore nei confronti di se stessa, di lui, di chi le aveva mentito ancora una volta mentre le diceva che non avrebbe mai fatto del male alla sua famiglia, di sua sorella stessa, poiché aveva ragione. In Klaus era impossibile confidare, aver fede che potesse ancora nutrire qualcosa di vero e profondo nei confronti di una persona, foss’essa quella più autentica e vera nell’intero universo, e Nicole sapeva di non esserlo, sebbene si esprimesse sempre secondo quella che era la sua verità, nonostante tante volte le avesse arrecato più maldicenza che onori. Pianse ancora, durante tutta la durata del viaggio, le mani tremanti sul volante, tentando di non compier alcun incidente e scontrarsi contro le poche macchine dinanzi a lei. Parcheggiò dinanzi all’enorme e grandioso palazzo bianco e discese, chiudendo lo sportello con un tonfo fragoroso che fece gracchiare, per il malcontento, un corvo poco distante.  Si asciugò le lacrime rimanenti, tentando di non ferirsi e arrossare la pelle, con la manica della felpa che non aveva avuto il tempo di sfilarsi. Si passò una mano tra i capelli, poi avanzò, fiera, con il capo alto e pieno d’orgogliosa ira, controllata, verso l’interno. Dovevano aver incominciato a ristrutturarla poiché percepiva dei rumori soprattutto nella sala e ai piani superiori. Vide Tyler uscire, però lui non si accorse di lei, intento a rimuginare su ciò che a lei non era dato sapere. Mikael non era più sul tavolo dove lo aveva poggiato Klaus la sera prima e lo cercò con lo sguardo mentre alcuni muratori l’osservavano senza dir nulla, ammaliati da qualche ibrido per compiere quel lavoro. Lo trovò in una piccola stanza laterale, in una bara di noce dagli interni candidi e scosse il capo, avvicinandosi a lui. Si chinò e notò che aveva gli occhi chiusi.
« Mikael,» lo chiamò incerta, a bassa voce, per non turbare il suo sonno. L’Originale li spalancò prontamente, mostrandole che era sveglio. Stava progressivamente perdendo la propria lucentezza glaciale. Aveva fame, e tanta, però Nicole sapeva che non era di umani che lui si nutriva, solo di vampiri. Sebbene la strega fosse totalmente certa che non disdegnasse qualche licantropo, seppur raro in quell’epoca.
« Nicole Bishop,» la salutò divertito, volgendo il capo verso di lei, « Potresti gentilmente allontanarti? Devi esserti ferita poiché proviene del sangue dalle tue vesti,» le comunicò gentilmente. Nicole obbedì, subito, e arretrò di un solo passo, continuando a guardarlo. Mikael la ringraziò con un piccolo sorrisetto, una lieve increspatura delle labbra sottili, e Nicole inclinò il capo.
« Non è mio, » mormorò atona, portandosi un boccolo dietro l’orecchio e volgendo il capo verso l’uscita, percependo uno sguardo fisso su di sé. Incontrò quello limpido di Klaus e assottigliò il proprio, indispettita. Serrò i pugni e schiuse le labbra. L’ibrido sembrò sorpreso da quella reazione e la guardò interrogativo, « Come hai potuto? » gli domandò mesta e, al contempo, irata, negli occhi nuove lacrime che obbedirono e non le inumidirono le guance.
« Non prenderla sul personale, sweetheart. Non era contro di te, ma contro tua sorella e i Salvatore. Voglio Rebekah, e la mia famiglia, e loro me l’hanno rubati,» le spiegò avanzando verso di lei. Le fu davanti in un lampo e guardò oltre, verso il suo patrigno.
« Perché Jeremy? Perché mio fratello? Perché? » chiese incredula, la voce più acuta di un’ottava, poi venendo scossa da un singulto. Tremava e faticava a mantenersi in piedi, ma non avrebbe ceduto, sebbene, vedendo gli occhi preoccupati per lei di Klaus, il suo cuore si rifiutasse di attaccarlo e ferirlo. La sua anima l’aveva già perdonato, ma la sua mente no e voleva combattere. Klaus le poggiò le grandi mani candide sulle braccia distese lungo i fianchi, però Nicole lo scostò da sé, « Non osare toccarmi, Klaus,» continuò più arrabbiata, ferita, arretrando di un altro passo. Klaus schiuse le labbra per la sofferenza che quelle parole gli avevano causato, poi chinò il capo e poggiò la mano sul legno scuro della bara. Subito dopo si volse, ancora più incollerito di lei, e la osservò con gli occhi assottigliati e inviperiti.
« Sai cosa, Nicole, non m’importa se sei arrabbiata con me. Sono stanco di questa città, di queste insulse personince e delle loro vitucce prive di senso,»  esclamò irato, spalancando le braccia, poi rise allegro, avvicinandosi a lei e sfiorandole solo con i polpastrelli i fianchi. Nicole non indietreggiò e non si sottrasse, ma lo guardò interrogativa e incerta sulle sue intenzioni, « E anche tu, dolcezza. Non mentire. Potresti avere molto di più di questo. Ti ho vista, Nicole Gilbert,» continuò con più sentimento, quasi sussurrandole quelle parole come se fossero un segreto tra loro, un segreto che non poteva essere svelato, come tra due amanti. Quel pensiero la fece arrossire, avvampare persino, e scosse il capo, deglutendo.
« Ti sbagli, Klaus. Non ho mai pensato questo di Mystic Falls, dei miei amici, della mia famiglia. E, anche se tante volte ho pensato di odiare questo piccolo mondo, in tutta onestà, ho sempre saputo che questa era la mia casa. Che solo qui posso realmente essere felice,» bisbigliò, abbassando lo sguardo, abbandonandosi a Klaus e alle sue mani che la cullavano delicatamente, « Perché qui non sono sola e non lo sarò mai. Perché, anche se io ed Elena litighiamo, so che ci saremo sempre l’una per l’altra pronte a consolarci e a ridere dei nostri sciocchi diverbi. Perché, anche se Jeremy sa che non siamo davvero le sue sorelle, ci ama e ci proteggerebbe da ogni pericolo, stando al nostro fianco sempre e comunque, a qualsiasi costo,» continuò in un mormorio dolce e pieno d’affetto. Era vero ed era stata in grado di comprenderlo solo in quel momento. Erano una famiglia. Sebbene i loro genitori fossero deceduti e non sarebbero mai più tornati, loro potevano rimanere uniti contro ogni avversità grazie al bene che nutrivano gli uni nei confronti degli altri. Sorrise, tra sé, poi alzò lo sguardo per incontrare quello serio e austero di Klaus. Sembrava che quelle parole l’avessero turbato.
« Perdonatemi di interrompere questo momento altamente sentimentale,» esordì Mikael, rammentandole che non erano soli in quella stanza, « Però avrei preso la mia decisione, Miss Gilbert,» continuò gentilmente. Nicole annuì e Klaus la lasciò libera di avvicinarsi maggiormente alla bara, « Voglio rivedere i miei figli,» esclamò serio, con voce greve e profonda, « Prometto di adempiere alle tue condizioni. Non farò del male agli abitanti di questa città, alle persone a cui tieni e a Niklaus,»  proseguì, poi fece una breve pausa prima di ricominciare, « Ma necessito di un tuo favore, sebbene comprenda di non essere nella posizione migliore per trattare un affare,» mormorò arcuando le sopracciglia, come per domandarle il permesso. Nicole annuì e percepì la mano di Klaus sulla sua schiena, come per infonderle forza, « Voglio che tu convinca Niklaus nel darti la possibilità di riportare in vita la mia Esther,» concluse mestamente, negli occhi un’espressione colma d’amore e affetto tanto da intenerirla.
« No, non se ne parla. Lei non tornerà qui. Non accettare, Nicole. Sono tutte menzogne, non puoi fidarti di lui. Mente,» esclamò Klaus, scuotendo il capo con foga e decisione. Nicole lo osservò incerta e schiuse le labbra.
« Perché non vuoi riportare in vita tua madre, Klaus? Sono sicura che sarà pentita di ciò che ti ha fatto e tu avrai la possibilità di scusarti con lei per averla uccisa,» sussurrò, sfiorandogli il braccio.
« Mia madre non è una brava persona, Nicole. Riportarla qui sarebbe un errore da parte tua,» l’avvertì, osservandola profondamente negl’occhi, tentando di imprimere quel concetto nella sua mente. La ragazza chinò il capo.
« Non importa, Nicole Bishop. L’importante rimane la tua parola. Ho sentito dire che rassomigli ad Elijah, da questo punto di vista, e ciò ti offre molto onore. Non ho mai conosciuto un uomo più virtuoso del mio figlio maggiore, più ligio alla parola data. In tutta onestà, tutti i miei figli hanno delle qualità che li rendono unici,» le rivelò con affetto. Nicole sorrise brevemente e annuì.
« Ne sono pienamente certa. Mi piacerebbe incontrarli. Rebekah è davvero una ragazza unica, si nota. Spero solo che i Salvatore comincino a collaborare per la pace. Mystic Falls è stanca della guerra. La natura me lo fa percepire in ogni modo possibile e si ribellerà se verrà ancora provocata,» mormorò socchiudendo gli occhi prima di sospirare lievemente. Subito dopo distese le mani dinanzi a sé, « Ho la tua parola, Mikael?»
« Lo prometto,» le confermò l’Originale. Chiuse gli occhi del tutto, annuì e cominciò a formulare l’incantesimo che avrebbe potuto liberarlo dalle catene. Si portò, poi, le braccia al petto e spalancò lo guardo sentendo il fragore delle catene sbattere contro il legno. Mikael si era messo a sedere e stava discendendo dalla bara elegantemente, osservandola con un sorriso soddisfatto. Aveva delle bruciature su tutte le vesti, causate dalla verbena e Nicole abbassò gli angoli delle labbra in un’espressione dispiaciuta. Non avrebbe dovuto ferirlo in quel modo, però l’incantesimo prevedeva la massima sofferenza per un vampiro e non aveva potuto sottrarsi alle regole imposte dalle sue antenate, « Ti ringrazio per la tua lealtà, Nicole Gilbert,» mormorò porgendole la mano che prontamente Nicole strinse, poi si rivolse al figliastro che l’osservava con le braccia incrociate al petto e un’espressione che gli induriva i bei tratti del volto, « Ora, Niklaus, dobbiamo riprenderci la nostra famiglia,» esclamò leggero.
« Stefan ha nascosto le bare. Ho mandato qualcuno a pedinarlo, l’hanno ucciso. Forse avrei dovuto mandare Tyler. Avrei avuto la certezza di vederlo tornare,» aggiunse guardandola in tralice, come se fosse stata colpa sua, « Tu hai un’ascendente su Stefan Salvatore, Nicole,» continuò più lieve e divertito. Nicole schiuse le labbra e aggrottò le sopracciglia, confusa da quell’affermazione.
« Ti sbagli, non ho alcun ascendente sui Salvatore e sono certa che Elena non lo sappia. Non avrebbe mai messo a rischio la vita di Jeremy se ne fosse stata a conoscenza e poi io e Stefan non abbiamo mai molto parlato. Questo nuovo Stefan è totalmente differente da quello di cui mi ha parlato mio padre,» lo interruppe quasi infastidita da quella frase. Non ne conosceva la ragione, però non le piaceva che Klaus pensasse una cosa del genere, non di lei. 
« Possiamo occuparcene noi due, Niklaus. La ragazza ha già fatto abbastanza per la nostra famiglia,» esclamò Mikael rassicurante e bonario. Klaus annuì, poi un suono squassò l’aria. Estrasse il cellulare e aggrottò le sopracciglia, ironicamente divertito.
« Forse l’altra sorella può aiutare,» affermò caustico prima di rispondere, « Elena, cara, sei diventata ragionevole e hai deciso di dare una mano per la causa? » le domandò allegro. Nicole non percepì la risposta di sua sorella, ma dal sorriso spensierato di Klaus comprese che doveva essere stata positiva, « Casa Salvatore? Vengo subito. Non bisogna far aspettare la famiglia,» concluse prima di interrompere la chiamata e chiudere la comunicazione. Nicole lo guardò, però lo sguardo di Klaus era puntato sul suo patrigno, come per domandargli se dovesse andare con lui. Mikael scosse il capo impercettibilmente e si avvicinò a Nicole.
« Vai tu, Niklaus. Io e la signorina Bishop abbiamo una commissione da compiere,» aggiunse osservando la ragazza che aveva aggrottato le sopracciglia.
« Quale? » domandò incerta, inclinando il capo in direzione dell’Originale.
« Dobbiamo recuperare alcuni Grimori della tua cara nonna, Elizabeth Bishop. Molti tendono a ricordare solamente la straordinaria Khloe, però tua nonna non è stata da meno,» esclamò l’Originale annuendo con serietà. Nicole tremò lievemente, senza darlo a vedere, poi scosse il capo. I Grimori di sua nonna era pregni di magia e non sarebbero mai dovuti finire nelle mani sbagliate o si sarebbe sprigionato l’Inferno più nero, la magia più oscura e inesplorata, malvagia e originata dal diavolo in persona per i suoi loschi scopi di adescamento e corruzione del genere umano. Non avrebbe mai potuto permettere a un vampiro di utilizzarli per i propri fini. Sua nonna non l’avrebbe mai accettato e non poteva andar contro le sue antenate o si sarebbero scatenate delle conseguenze irreversibili.
« Mia nonna ha cresciuto i suoi due figli senza l’aiuto di nessuno. Non ha mai avuto tempo per gli incantesimi,» mentì soltanto in parte. Aveva fatto un patto con Mikael, però non prevedeva che lei gli mostrasse tutti i più intimi segreti della sua famiglia. Era totalmente fuori discussione. Mikael le sorrise, una lieve increspatura delle labbra sottili, negli occhi glaciali un’ombra di prematura collera.
« Però è da lei che hai appreso la stregoneria, Nicole,» soffiò leggero, inchiodandola con quello sguardo disarmante. Comprendeva Klaus e la sua paura. Come se l’avesse chiamato, l’ibrido le si fece più vicino sfiorandole il fianco per farle intendere che non le sarebbe accaduto nulla, che l’avrebbe protetta lui da Mikael. Quel pensiero l’avrebbe fatta arrossire, avvampare per l’imbarazzo e l’inadeguata gioia, in un altro momento, però non dinanzi a Mikael, « Ti prometto che l’incantesimo che desidero non va in contrasto con il nostro patto. Sono una persona d’onore, Nicole. Non mai venuto meno alla parola data prima d’ora. E Niklaus può confermarlo,» aggiunge più malevolo, osservandolo in tralice. Nicole si volse a guardarlo, non per averne conferma, bensì poiché si era mosso inquieto vicino a lei. Aveva un sorriso falso e rigido sul bel volto e gli occhi erano velati da un’ombra di pura rabbia.
« Sì, mi ricordo benissimo la promessa che mi avresti dato la caccia fino a quando non mi avessi staccato il cuore dal petto proprio come io avevo fatto con la mamma, padre,» esclamò lieve, sebbene fosse presente nel suo tono una leggera nota d’ira. Nicole gli si fece più vicino per farlo calmare, totalmente dimentica di tutto quello che Klaus le aveva fatto quel giorno tentando di uccidere Jeremy. In quel momento era quasi passato in secondo piano e si domandò se non fosse totalmente ammattita. La sua famiglia non poteva venir messa al secondo posto da Klaus. Era impossibile. Però una parte di lei sapeva che era al fianco di Klaus, e non di Elena o Jeremy, che voleva veramente essere in quel momento, perlomeno, e quella consapevolezza la fece tremare. Se Klaus aveva acquisito quel potere su di lei, se Nicole stessa gli aveva permesso di penetrare in quel modo nella sua anima, allora non v’era altra soluzione.
« Deciderà tua madre, Klaus. Darò a lei libera scelta, però tu ben conosci la sua anima buona e pura e sai che non sarebbe mai capace di uccidere un suo figlio, sebbene sia il peggiore che si possa desiderare,» soggiunse mefistofelico, nonostante nei suoi occhi vi fosse un’espressione mesta e triste.
« Sono pronta, Mikael,» interruppe quella discussione che stava facendo soffrire entrambi. Carezzò lievemente la mano che Klaus aveva poggiato sul suo fianco e gli sorrise rassicurante.
« Mi scuso per tuo fratello. Non era parte del piano e ti avevo promesso che non avrei fatto del male alla tua famiglia. Però comprendimi, Nicole, nella tua infinita bontà di cuore. I Salvatore mi hanno rubato l’unica cosa che per me conta,» mormorò dispiaciuto. Nicole annuì, seria, e assottigliò lo sguardo limpido.
« Se non ci fosse stato Rick, mio fratello sarebbe morto e tu con lui, Klaus. Voglio che questo ti sia chiaro. Non m’importa che tu sia un ibrido immortale e indistruttibile. Avrei trovato il modo per ucciderti, stanne certo. Nessuno tocca i miei fratelli,» aggiunse mentre l’ombra della tristezza le occupava lo sguardo azzurrino e profondo, « Sebbene loro mi trattino come la peggiore delle persone sulla faccia di questa Terra. Mio fratello mi urla contro, mia sorella mi accusa, però tutto questo va bene perché non sono stata qui per due, lunghissimi, anni. Non ho potuto star loro vicino quando sono morti mamma e papà, quando è morta la zia Jenna e quando è morto papà perché era sbagliato rimanere a Mystic Falls. Però adesso sono tornata e sarà diverso, tutto. Ho intenzione di recuperare la mia famiglia, ho intenzione di far ritornare quel vincolo che prima ci legava e ci avrebbe fatti morire gli uni per gli altri. Perché noi siamo ancora una famiglia e non posso credere che siamo riusciti a dimenticarlo così, di colpo,»  aggiunse scuotendo il capo chino. Erano rivolte a se stessa quelle parole, più che a Klaus, però l’ibrido annuì comunque. Mikael era uscito mentre parlava e la stava aspettando fuori, forse per lasciarli soli. Klaus le posò l’indice sotto al mento, sollevandolo lievemente. Negli occhi di Nicole brillavano le lacrime che a stento era in grado di trattenere mentre in quelli di Klaus v’era solo dispiacere. Le carezzò lievemente le labbra esangui e avvicinò i loro visi, posando la fronte sulla sua. I respiri si unirono, quello accelerato di Nicole e quello più rilassato di Klaus.
« Perdonami, se puoi, Nicole,» sussurrò lievemente. Le sarebbe parsa impercettibile quella preghiera se non l’avesse avuto cotanto vicino. Nicole chiuse la mano a coppa sulla sua guancia e sospirò. Poggiò le labbra su quelle di Klaus in un bacio appena accennato, poi si scostò, subito dopo.
« È questo il problema, Klaus: io l’ho già fatto,» mormorò con gli occhi chiusi prima di arretrare di un solo passo e sospirare ancora.  Percepì le labbra di Klaus che premevano gentilmente sulle proprie, le sue mani sulla guancia e tra i capelli, il suo corpo a un soffio dal proprio. Non avrebbe dovuto permettergli di baciarla, però era talmente innocente e puro il loro contatto da impedirle di bloccarlo. Si abbandonò a lui, tremando per l’emozione, però quella magia durò solo un attimo. Klaus si scostò di poco, carezzandole per l’ultima volta la guancia lievemente arrossata. Nicole aprì gli occhi e notò il suo sorriso dolce e rassicurante.
« Non è un problema e spero che tenterai di comprenderlo, di accettarlo perché io non mi arrenderò, non con te,» le comunicò in un sussurro appena percettibile, ma che arrivò forte e nitido alla sua mente, poi scomparve velocemente dalla sua vista. Nicole si sfiorò le labbra lievemente gonfie, meditabonda, poi scosse il capo, arrossì e si diresse a passo svelto verso l’uscita, con ancora il battito accelerato e il respiro corto. Mikael l’attendeva elegantemente appoggiato sullo sportello del passeggero della macchina di sua sorella, lo sguardo divertito e un lieve sorriso. Nicole avanzò verso quello del guidatore e gli fece cenno di accomodarsi. Le chiavi erano già in macchina e mise in moto, tornando in città e percorrendo la via centrale. Non aveva azionato l’autoradio per timore che a Mikael non potessero piacere quelle nuove canzoni e l’Originale le sembrò grato. Osservava il paesaggio mentre Nicole guardava lui con la coda dell’occhio. Era calmo, tuttavia la sua aura non emanava pacatezza, bensì inquietudine e senso di attesa. Quando si volse a guardarla, Nicole tornò ad osservare totalmente la strada.
« Non vedo Niklaus tanto legato a una persona come lo è con te da innumerevoli secoli,» le comunicò asciutto, atono, non un’emozione nella sua voce. Nicole arrossì, poi scosse il capo, « Solo Rebekah ed Elijah avrebbero potuto parlargli in quel modo senza incorrere nella sua ira,» soggiunse più divertito e leggero.
« Sono stata abituata a dire sempre la verità, Mikael, anche se spiacevole,» affermò con voce dura e impassibile, inclinando il capo verso di lui.
« Si nota che hai un bel caratterino, Nicole Gilbert. Sei molto diversa da Tatiana,» aggiunse meditabondo. Nicole aggrottò le sopracciglia dorate e si volse per guardarlo confusa.
« Chi è Tatiana?» domandò incerta, voltando verso la strada delle villette a schiera che portava al Wickery Bridge. Quella di sua nonna era poco distante dalla dimora dei Salvatore e, da quando era morta, Elena si occupava della casa, ripulendola ogni domenica. Non avevano voluto affittarla, o venderla, perché, in verità, apparteneva a Nicole. Era espressamente scritto nel testamento il suo di nome, non quello di Grayson o di John, il suo, sebbene non fosse ancora maggiorenne.
« Non te ne ha parlato? Comprensibile. Niklaus odia parlare di lei come, del resto, anche Elijah. Tatiana Petrova, o Tatia, è stata la prima doppleganger. Ha fatto innamorare entrambi e molti ragazzi del villaggio. In tutta onestà, mia moglie la odiava e Bekah anche. Niklaus ed Elijah hanno molto litigato, tante volte arrivando persino alle mani, per lei, anche se, debbo ammetterlo, Niklaus era quello più innamorato,» affermò prima di ridere brevemente mentre Nicole parcheggiava nel vialetto. Klaus aveva amato una ragazza che aveva le stesse sembianze di sua sorella. Quel pensiero l’indispettì, ma non lo diede a vedere all’Originale.
« E chi riuscì a raggiungere il suo cuore?» domandò incuriosita e leggera per non fargli comprendere la propria irritazione e gelosia, in qualche modo. Sebbene non avesse dovuto esserlo, Nicole era davvero gelosa di quel ricordo del passato e sapeva che Mikael glielo aveva raccontato di proposito. Klaus le aveva solamente accennato di essersi innamorato in passato, sotto sua esplicita richiesta, ma non le aveva raccontato chi fosse la giovane di cui si era invaghito. Scese dalla macchina e l’Originale fece altrettanto. Sollevò il sopracciglio destro e abbassò gli angoli delle labbra in un’espressione di sufficienza.
« Nessuno dei due, in realtà, sebbene io creda che alla fine, dopo aver smesso di giocare, non avrebbe scelto nessuno dei due. Non li amava veramente, la sua mente era rivolta a un altro, il padre di suo figlio, probabilmente. Esther utilizzò il suo sangue per farci divenire dei vampiri. Non ne fu mai molto dispiaciuta,» asserì. Nicole fu turbata da quell’affermazione. Forse Klaus aveva ragione su sua madre. Avrebbe dovuto far attenzione. Si avvicinò all’ingresso della piccola villetta bianca con un portico di legno d’acero dinanzi a sé. Una vicina, la signora Jessica Kennedy, una donna sulla trentina che abitava lì con suo marito e suo figlio adottivo, era appena uscita dalla propria e la salutò con la mano e un sorriso dolce. Nicole ricambiò prontamente.
« Cara, Elena mi ha lasciato le chiavi qualche giorno fa, dicendomi che eri tornata,» le comunicò percorrendo velocemente il cortile che separava le due villette.
« Grazie, signora Kennedy. Va tutto bene? Il signor Kennedy e Dean? » domandò gentilmente prendendo il mazzo di chiavi che la signora dagli occhi azzurri le stava porgendo. Jessica sorrise, illuminando le gote paffute, poi si scostò un ricciolo color rame dagli occhi e annuì.
« Mio marito è fuori città, è andato a Richmond. Sai, il lavoro gli porta via tanto tempo, mentre Dean ha incominciato a frequentare il college. L’hanno accettato alla Duke e lì studia medicina. Siamo molto fieri di lui,» esclamò orgogliosa e felice. Nicole annuì e sorrise dolcemente. Dean era un bravo ragazzo, lo conosceva bene. Da piccolo aveva perso entrambi i genitori in un incidente d’auto e i Kennedy lo avevano accolto con gioia nella loro casa priva di risate infantili per la sterilità del signor Kevin. Aveva un paio d’anni in più rispetto a lei ed erano sempre stati molto amici poiché sua nonna soleva fargli da babysitter quando i genitori lavoravano.
« Lo credo bene. Gli porga i miei più sinceri complimenti e i miei saluti. Spero di rivederlo presto,» mormorò prima di inserire la chiava nella toppa. Jessica annuì, la salutò e si diresse verso casa. Mikael era stato in silenzio, si era quasi estraniato dalla scena per lasciarle spazio, e Nicole lo ringraziò con lieve sorriso. Schiuse la porta di casa e respirò profondamente, facendo un passo, « Puoi entrare, Mikael,» lo invitò gentilmente. L’Originale si chiuse la porta alle spalle e avanzò guardandosi intorno. Era molto simile a casa loro, solo che la carta da parati scura con dei disegni floreali bianchi ricopriva ogni muro e le scale erano di legno di ciliegio. Dopo un breve corridoio v’erano due spazi, uno dedicato alla cucina e l’altro al salone rettangolare. Nicole lo fece accomodare in quest’ultima stanza e Mikael si sedette su uno dei due divani di pelle bianca dinanzi al tavolino di cristallo da dove poteva scorgere una modesta libreria e la cucina. Nicole si diresse verso il minibar accanto al camino di marmo bianco, prendendo una bottiglia di Absolut Vodka.
« Gradisci qualcosa? » gli domandò cordialmente. Mikael scosse il capo e Nicole bevve un bicchierino prima di avanzare verso la consolle. Aprì il cassetto centrale e prese una minuscola chiave dorata, poi scostò il tappeto circolare, persiano, dai disegni geometrici color porpora, dinanzi al camino, rivelando una botola marroncina con un piccolo catenaccio di ferro. Si chinò e l’aprì, scoprendo uno spazio scuro e abbastanza lungo, poco profondo, che conteneva una decina di libri in tutto. Quelli erano solo alcuni dei Grimori delle streghe Bishop, gli altri era custoditi gelosamente in un luogo che non avrebbe rivelato neanche sotto tortura per il loro contenuto altamente delicato e oscuro, « Cosa vorresti fare, Mikael?»
« Dovresti sapere che il corpo di mia moglie fu conservato dalla strega Ayanna, una delle amiche più sincere che Esther potesse desiderare avere, da cui discende la tua amica Bonnie, grazie a un incantesimo mentre il suo cuore, l’essenza della sua vita, fu serbato da Rowena. Klaus la trasporta in una delle tombe contenenti i membri della nostra famiglia,» le raccontò, issandosi in piedi e avanzando verso di lei. Nicole incrociò le braccia al petto e lo osservò incerta.
« Avevi detto che avrei dovuto convincere Klaus, non agire alle sue spalle,» lo interruppe Nicole, scuotendo il capo con foga. Non l’avrebbe tradito.
« Non ti sto chiedendo di agire alle sue spalle, Nicole. Voglio solo mia moglie. Ho dato la caccia a Klaus per mille anni per vendicarmi quando, invece, sono stato io a ucciderla. Se non le avessi domandato di trasformarci in vampiri, se non avessi voluto superare i licantropi, saremmo rimasti umani. Klaus non si sarebbe mai trasformato e non avrebbe mai saputo di cos’era figlio. I miei figli, i miei bambini, non sarebbero stati costretti a uccidere per la fame, macchiando per sempre le proprie anime. Avrebbero avuto una famiglia, sarebbero cresciuti. Finn avrebbe sposato la sua Sage ed Elijah e Niklaus si sarebbero riappacificati. La mia Bekah avrebbe trovato un uomo che l’amasse e sarebbe stata felice. Kol sarebbe cresciuto,» esclamò tremante, con la voce instabile e il corpo scosso da singulti trattenuti. Nicole schiuse le labbra per lo stupore e mosse un passo verso di lui, sfiorandogli gli avambracci per consolarlo, sebbene il suo sguardo fosse vuoto, spento, non più glaciale, soltanto ferito da un passato che non avrebbe mai potuto cambiare, « Ho ostinatamente dato la colpa a Klaus, mentre è mia. Sono stato io a distruggere la nostra famiglia. Rebekah ha ragione,» mormorò mentre una lacrima gli rigava il volto segnato dalle rughe del tempo.
« Puoi cambiare le cose, Mikael. Non potete tornare a essere umani, questo è vero, però potete essere una famiglia. Dovete darvi una seconda possibilità,» sussurrò rassicurante. Mikael la guardò, per un solo istante, poi annuì e il suo sguardo tornò quello gelido consueto. Si allontanò e Nicole volse il capo ai Grimori, « Quindi l’incantesimo di Rowena mantenne Esther in vita, in qualche modo? »
« Sì, appena la bara verrà aperta mia moglie potrà ritornare in vita,» asserì l’Originale. Nicole annuì e incrociò le braccia al petto avanzando verso il divano, poi gli fece cenno di fare lo stesso. Si sedettero, l’uno di fronte all’altra.
« Non è soltanto a me che devi rivolgerti, Mikael. Per un incantesimo del genere ci vuole una linea di sangue, due streghe. Delle Bishop ci sono solamente io. Mia sorella non ha alcuna magia dentro di sé e mia nonna è morta. Hai bisogno delle Bennett. Seppur io Bonnie potessimo tentare, non sono certa che riusciremmo. Devi trovare la madre di Bonnie, Abby, per ricostruire una dinastia,» gli comunicò velocemente, accavallando le gambe snelle, osservandolo con serietà. Mikael annuì.
« Non v’è un modo per rimediare al male che io ho causato? » le domandò criptico. Nicole non comprese subito, aggrottò le sopracciglia dorate e schiuse le labbra per richiedergli spiegazioni, poi un barlume di comprensione le illuminò le iridi chiare e scosse il capo.
« Non ho abbastanza potere per farvi ritornare a essere umani, Mikael. Solo la strega che ha formulato l’incantesimo, può spezzarlo. Dovrai rivolgerti a Esther, sebbene non sia certa che potrebbe spezzarlo del tutto. È un incantesimo complesso, che ha richiesto l’aiuto di tutta la natura, delle quercia bianca soprattutto. Oramai non se ne trovano più. Temo sia impossibile,» ragionò dispiaciuta. Mikael annuì nuovamente poi si alzò.
« Ti ringrazio per il tempo che hai concesso alla mia famiglia. Questa volta Klaus non ha riposto la sua fiducia e il suo cuore in mani inadatte e bugiarde,» soggiunse tra sé facendola avvampare. Scosse il capo con foga e si issò in piedi avanzando dietro di lui verso l’uscita, dopo aver preso uno, il più vecchio, dei Grimori di sua nonna e aver richiuso la botola, celandola da sguardi esterni. Mise la chiave in tasca per sicurezza e continuò ad avanzare verso l’auto di Elena. Mikael non entrò quella volta, ma la guardò, incuriosito dalla sua reazione.
« Io non credo che,» esordì imbarazzata, carezzandosi l’avambraccio e chinando appena il capo per non dover osservare Mikael.
« Ti sbagli, Nicole. Tu non lo conosci bene come me. Niklaus deve provare qualcosa di forte per te, qualcosa che rende il suo animo logorato dal tempo e dall’ambizione nobile e puro. Tu sei quella purezza che gli è mancata per troppo tempo. A causa mia,» la interruppe afflitto. Nicole alzò lo sguardo, puntandolo nei suoi occhi.
« Tu non lo odi sul serio,» mormorò incerta, però speranzosa. Mikael scosse il capo e la osservò, gelido come mai le era sembrato, turbato da quelle parole.
« Non è mio figlio, ha ucciso mia moglie, è stato il frutto di una vergogna che mai mi ha abbandonato, però è solo un ragazzo solo. Ha bisogno di qualcuno che sappia amarlo.»

  
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