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Autore: LeftEye    02/12/2006    5 recensioni
Sulla scia deglli ultimi fatti di cronaca, ovvero la condanna a morte di Saddam, mi è venuta in mente questa fanfiction...
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due

 

 

La prigione, per la cui postazione era stata scelta l’isola di Alcatraz, era una vera e propria fortezza invalicabile, intorno alla quale erano appostate tantissime guardie armate.

Si diceva che fosse dotata dei sistemi di sicurezza più all’avanguardia.

E lo dimostrava il fatto che nessuno dei suoi pericolosi detenuti fosse scappato.

Freezer era tenuto in una cella le cui mura erano fatte di un nuovo materiale indistruttibile.

Più volte l’alieno aveva tentato di distruggere le pareti, ma invano. Le scariche di energia che lanciava venivano riflesse come uno specchio e presto l’ex dittatore aveva capito che se avesse continuato si sarebbe ammazzato con le sue stesse mani.

Gli altri detenuti si trovavano in altre celle, altrettanto resistenti, ma non erano isolati come Freezer, bensì erano nella stessa sezione del carcere e a volte si parlavano.

Solo il principe Vegeta non aveva aperto bocca con nessuno da quando era stato portato in prigione.

Le voci più strane giravano sul suo mutismo: c’era chi diceva che stesse caricando la sua aura di energia per scatenare la sua potenza e distruggere l’intero pianeta, altri che fosse rimasto talmente traumatizzato dal fatto di essere stato sconfitto che aveva perso l’uso della parola e forse anche la ragione, altri che stesse pregando un qualche dio in attesa di essere giustiziato.

Inoltre, da quando era stata emessa la sentenza aveva smesso di mangiare.

Non che di solito gli dessero del cibo vero: solo sostanze a basso contenuto energetico, giusto l’essenziale per tenerlo in vita.

Non aveva più l’aspetto inquietante di un tempo, non spaventava più nessuno ormai.

Era un nemico sconfitto.

Peggio, un semplice fuorilegge che presto sarebbe finito sulla forca.

 

 

Il viaggio era durato ben ventidue ore e Bulma era esausta, affamata e sudata, ma si fermò all’hotel solo per farsi una veloce doccia e chiese di essere portata subito al carcere di massima sicurezza.

Si decise a mangiare qualcosa solo una volta arrivata là: chiese alle guardie se potevano procurarle un panino e molto, molto caffé.

Quel posto le metteva i brividi: attraversando i corridoi non si udiva altro rumore che quello dei suoi tacchi.

Ai suoi lati sfilavano una serie di piccole porte: minuscole celle oltre le quali erano rinchiusi i peggiori criminali della Galassia.

Il silenzio venne spezzato quando un detenuto, oltre la porta della sua cella, esclamò:

«Una donna! C’è una donna qui fuori!»

Tutti i detenuti si esibirono allora in una serie di fischi, urli ed esclamazioni molto volgari che fecero arrossire e pentire Bulma di aver indossato i tacchi.

«Non li ascolti signorina» le disse la guardia che la stava accompagnando. «Sono solo degli animali.»

La ragazza venne condotta all’interno di un ascensore, che l’avrebbe portata ai pieni inferiori, posizionati addirittura sotto il livello del mare.

Attraversarono altri corridoi, e quando passarono davanti ad una porta controllata da ben quattro guardie Bulma chiese cosa ci fosse oltre.

«Il male in persona, signorina» rispose la guardia abbassando la voce, quasi temendo di essere sentito dal più pericoloso dei detenuti, Freezer.

«Siamo arrivati» disse poco dopo.

A Bulma venne in mente “Il silenzio degli innocenti”: quella sezione del carcere era uguale a quella del film: uno stanzone lungo e buio, privo di finestre, e una serie di celle.

«L’ultima è quella di Vegeta» le disse la guardia. «Naturalmente, non può entrare, per motivi di sicurezza.»

«Certo, non ci penserei nemmeno ad entrare!» esclamò la giovane giornalista.

Era un po’ spaventata da quello che stava per fare e dalla persona che stava per incontrare, ma quello era un sacrificio che era disposta a fare, in cambio della gloria e del successo.

«Le pareti della cella sono trasparenti» continuò la guardia. «Abbiamo messo un tavolino lì di fronte così vi potrete parlare in tutta tranquillità… sempre che lui apra bocca.»

«Che tipo è?» si informò Bulma.

«Un tipo difficile» rispose la guardia facendo spallucce. «All’inizio ha fatto resistenza, ma poi stranamente è diventato tranquillo e silenzioso. E non ha mai tentato di fuggire, al contrario di tutti gli altri suoi compagni. Alcuni non hanno ancora rinunciato, non hanno capito che da qui non usciranno mai! Prego, andiamo avanti.»

La precedette lungo il corridoio e ancora una volta sentì un commento volgare partire da una delle celle, quella di Napa.

Gli altri la guardarono di sbieco ma non dissero nulla.

«Li abbiamo riempiti di tranquillanti» spiegò la guardia. «Quando hanno saputo la condanna hanno iniziato ad agitarsi, tranne Vegeta ovviamente.»

«Hanno paura di morire?»

«No, da quel che affermano. Ma io credo che dietro quel velo di sfrontatezza se la stiano facendo sotto dalla paura. Non si aspettavano di fare la fine dei topi, credevano tutti di morire in combattimento e con onore» commentò ironicamente prima di fermarsi. «Eccoci qua.»

Bulma spostò lo sguardo verso l’interno della cella davanti a sé e trattenne il fiato per la sorpresa: quello era Vegeta?! Era solo un ragazzo della sua età!

Il Sayan era appeso ad una sbarra posta tra le due pareti della cella e stava facendo dei sollevamenti.

Si era accorto della presenza di qualcuno ma non ci badò minimamente e continuò i suoi esercizi.

Bulma notò che il suo torso nudo, ricoperto da svariate cicatrici, era muscoloso e tonico ma molto asciutto: il ragazzo stava dimagrendo e lo si vedeva anche dai pantaloni della tuta, che scendevano oltre le anche.

Anche il viso era scavato e portava i segni della stanchezza.

Bulma ricacciò indietro quel sentimento di compassione che si stava impossessando di lei.

“Ricordati che è un criminale” pensò.

«Ehi principe» disse la guardia. «Hai visite. Vedi di non essere sgarbato. Signorina vuole che la lasci sola?»

La ragazza ci pensò un attimo su.

«Sì, credo sia meglio così. Ah, senta, e il mio panino dov’è?» chiese un po’ imbarazzata.

«Adesso arriva. Intanto lei può iniziare; glielo porterò io.»

E la lasciò sola con il detenuto, che non l’aveva filata nemmeno di striscio.

Almeno, era quello che pensava lei.

 

 

Vegeta stava analizzando attentamente la ragazza, naturalmente senza darlo a vedere, come era stato addestrato a fare: studiare il nemico senza farglielo capire.

Ma quella non era una nemica.

Bassetta, dalle forme morbide e con strani capelli azzurri, come i suoi occhi che lo guardavano stupiti e allo stesso tempo incuriositi.

Il Sayan non aveva la minima intenzione di rivolgerle la parola ma voleva sapere chi era.

Non era mai successo che qualcuno oltre alle guardie o ai poliziotti andasse da lui.

Finalmente lei si decise a presentarsi:

«Mi chiamo Bulma Briefs…» disse con voce incerta. «Sono una giornalista e vorrei farle… farti qualche domanda…»

Lui non diede alcun segno di interessamento ma in realtà stava ascoltando con interesse.

«Anzi, a dire la verità vorrei farti più di qualche domanda; mi hanno chiesto di scrivere la tua biografia, quindi dovresti parlarmi della tua vita…»

Vegeta alzò un sopracciglio, continuando però a fare sollevamenti e senza guardare la ragazza in faccia.

Un libro sulla sua vita?

Era completamente fuori di testa?

Perché avrebbe dovuto parlare con un’estranea della sua vita, vita che stava per concludersi, per di più?

Quella era la cosa più ridicola che avesse mai sentito!

Mollò la presa dalla sbarra e saltò a terra; si distese sulla sua branda portando le braccia sotto la testa e chiuse gli occhi.

Bulma sbuffò risentita.

Quel Sayan non aveva la minima intenzione di collaborare, vero?

“Sarà un lavoro difficile.”

In quel momento arrivò la guardia di prima, con due panini e una tazza di caffè.

«Come va?» chiese.

«Per ora male» rispose Bulma. «Grazie mille.»

La ragazza addentò affamata uno dei due panini e si sedette sulla sedia posta vicino alla cella, meditando su quale tattica potesse usare per far parlare il Sayan.

“Ci sono! I Sayan sono un pozzo senza fondo, basta prenderli per la gola!”

«Posso dare un panino anche a lui?» chiese alla guardia.

«Guardi che non siamo mica allo zoo!»

«Lo so, è che lo vedo tanto magro, immagino che quello che gli date non sia sufficiente per un Sayan!»

«Va bene, lo depositi dentro cassetta per il cibo; se lo vuole se lo prende.»

Bulma si avvicinò alla parete trasparente e depositò il panino sorridendo al Sayan che, incuriosito, aveva sollevato leggermente le palpebre per vedere cosa stava succedendo.

“Sciocca! Mi ha proprio preso per un animale!”

Ma il suo stomaco la pensava diversamente.

Il suo sciopero della fame non gli stava facendo granché bene e la vista di quel panino aumentava le fitte allo stomaco.

Ma decise di resistere: accettare quell’offerta significava darle una speranza, e lui non intendeva dargliene.

Non aveva intenzione di parlare con lei.

Terminato il suo spuntino, Bulma tentò di nuovo:

«Allora, non ti va proprio di parlare con me? Sarebbe molto importante… magari verrebbe fuori qualcosa che potrebbe mutare la tua pena…»

“Doppiamente sciocca!» pensò sdegnato Vegeta. “Crede di comprarmi!”

Bulma sospirò.

«Beh, io resto qui un po’, così se dovessi cambiare idea…»

“Illusa!”

Passò un’ora.

Ogni tanto Bulma aveva cercato di fargli qualche domanda, ma era come parlare al muro, non otteneva alcuna risposta.

“Va bene allora, tenterò per altre vie!” si decise infine e, dopo aver lanciato al Sayan un sorrisino di sfida, si allontanò.

Poco dopo, qando si fu assicurato che la donna se ne fosse andata, Vegeta prese il panino e lo inghiottì con ingordigia.

 

 

Quel pomeriggio Bulma ritornò sventolando un permesso del giudice: ora poteva parlare anche con gli altri detenuti.

Decise di iniziare dal più giovane, Radish.

«Chi sei, donna?» la attaccò non appena la vide.

«Sono una giornalista, mi chiamo Bulma Briefs. Volevo chiederti cosa sai del principe Vegeta.»

«Era il mio comandante, che altro vuoi sapere?» sbottò lui.

«Per esempio, che fine hanno fatto i suoi genitori, se ha fratelli, sorelle, altri parenti, a quanti anni ha iniziato a lavorare per Freezer, se è sposato…»

«Calma, calma, donna. Tu vuoi sapere troppo. Io so qualcosa, ma tu devi farmi un favore.»

«Vedrò quello che posso fare. Che cosa vuoi?»

«Voglio che recapiti un messaggio a mio fratello, Kaarot. Devi dirgli solo questo: che aveva ragione e che mi dispiace.»

Strana richiesta, quella, e strano messaggio, ma Bulma aveva capito che aveva un grande significato; avrebbe mantenuto la sua promessa.

Radish decise che si poteva fidare di quella Terrestre e iniziò a parlare:

«Il padre di Vegeta, che portava il suo stesso nome, è morto quando lui aveva sei anni. E’ stato ucciso da Freezer.»

«Santo Cielo!» esclamò Bulma. «Ma allora perché è rimasto con lui?»

«Ci è stato obbligato, ovviamente. Freezer l’ha cresciuto come una macchina da guerra. Se tu cresci una tigre come un animaletto domestico, lui diventa docile. Viceversa…» disse, lasciando in sospeso il suo ragionamento, troppo ovvio per essere terminato. «Non ti so dire molto dell’infanzia di Vegeta, anch’io ero molto giovane e troppo impegnato per farmi gli affari del principe. So solo che era fortissimo sin dalla tenera età, e quando ho iniziato a combattere nella sua squadra, all’età di diciannove anni, lui ne aveva quindici ed era…»

Bulma attese che il Sayan proseguisse, ma non fu così.

«Era cosa?» gli chiese allora.

«Non come dovrebbero essere tutti i Sayan, dediti al combattimento e appassionati alla lotta: la sua vera passione era uccidere, sterminare, confrontarsi con nemici sempre più forti per poi farli a pezzi lentamente e dolorosamente. Una volta l’ho visto obbligare un suo avversario, in punto di morte, a dire che lui era il più potente guerriero dell’Universo. Dovevi vedere come lo guardava, con una luce negli occhi carica di odio, quasi satanica. “Dillo” continuava a ripetergli tenendolo per i capelli. E’ stata quella volta che ho capito che in Vegeta c’era qualcosa che non andava.»

Quel racconto aveva fatto venire i brividi a Bulma.

«Quindi secondo te lui è… pazzo?» azzardò.

Radish indietreggiò di colpo e la guardò come se avesse detto una bestemmia, ad occhi spalancati.

«No!» esclamò. «Non penserei mai una cosa del genere del mio principe! No, lui è a posto con la testa, ma è come se ci fosse qualcosa dentro di lui che… è stato spezzato. Non so come spiegarlo, ma è questa l’impressione che mi ha sempre dato. Noi Sayan non siamo tipi da moine e sentimentalismi, siamo cattivi, come dite voi Terrestri, ma conosciamo anche noi l’affetto di una famiglia, anche se stentereste a crederlo. Ecco, Vegeta invece no: a lui è stato tolto tutto, ed è rimasto solo l’odio. Dubito perfino che abbia paura di morire.»

 

continua...

 

NdLeftye: ringraziamenti a CamyllaSsj5, Vegeta83, Mascia, Marikan;

tigre: eh... purtroppo li ho sbattuti tutti in prigione, la legge è uguale per tutti!

Marco1989: finora Vegeta non ha reagito tanto bene, l'idea dell'intervista non gli va a genio per niente, soprattutto dal momento che sta per essere giustiziato...

315: come avrai notato, alcune delle riflessioni scritte nel precedente capitolo sono riprese dal nostro piccolo dibattito sul forum (durante il quale sei stata illuminante per me! ^_^): è in quel periodo che mi è venuta in mente l'idea per questa fanfic. E come vedi non trascuro Un sayan a Parigi! ^_^

Ghan_HOPE326: è un onore ricevere una tua recensione! Sai, mi ha fatto riflettere quello che hai detto, a tal punto che ho modificato alcuni eventi (soprattutto il finale) della fanfiction! Lo so, Freezer messo in gabbia è poco credibile, l'ho pensato dal primo momento, ma era assolutamente necessario e spero che anche gli altri lettori chiuderanno un occhio. Quello che voglio fare è incentrare la storia sulla psicologia e la vita di Vegeta, prima, e poi sui vari dibattiti riguardo la pena di morte. A dire la verità questa storia non è del tutto di mia invenzione: la trama è tratta (più o meno) da un film che ho visto qualche anno fa (ma di cui non ricordo il titolo), con Russel Crow e Kate Winslet. Se qualcuno di voi riesce a trovarmi il titolo del film gli sarei molto riconoscente!

A presto e grazie a tutti!

 

   
 
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