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Autore: _hurricane    11/05/2012    27 recensioni
Raccolta di Missing Moments della mia fanfiction Let Me Be Your Sun: 8 momenti diversi della loro vita, alti e bassi, sconfitte, vittorie.
Perchè ci sono tanti modi in cui il sole può splendere. Come le albe, i tramonti e le aurore boreali.
“…mi avresti fermato e mi avresti chiesto Scusa, posso farti una domanda? Sono nuovo qui! e io avrei fatto finta di crederci” concluse Blaine al suo posto, soffocando una risatina di scherno. Kurt gli diede una spallata, per poi raggomitolarsi di nuovo contro di lui.
“Poi mi avresti preso per mano, così, senza pensarci” continuò, lo sguardo lontano.
“Senza neanche conoscerti?” domandò Blaine, un piccolo sorriso sul volto. Dio, sapeva che lo avrebbe fatto. Sapeva che se quando si erano conosciuti Kurt fosse stato diverso, se tutto fosse stato diverso, avrebbe allungato una mano verso il suo cuore alla prima occasione, dal primo istante.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Missing Moments, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La canzone che troverete in questo capitolo è On My Way di Boyce Avenue.

Vi ricordo che questo è l'ultimo capitolo della raccolta, purtroppo :( spero che vi piaccia!

Credo che vi farà piangere, ma d'altronde che lo dico a fare ormai?



 

 

 

Kurt II scopre una sorpresa dimenticata nel tempo.

 

 

 

 

 

Kurt entrò in silenzio nella stanza di Kurt, l’altro Kurt, il Kurt di un tempo, quello di cui suo padre si era innamorato tantissimi anni prima e che amava ancora. Era uno di quei giorni un po’ grigi e malinconici in cui sentiva il bisogno di farlo: chiudersi dentro quel santuario di ricordi non suoi, sperando che quel giorno facesse la differenza, che sfiorando per l’ennesima volta un mobile o toccando per l’ennesima volta un quadro avrebbe potuto chiudere gli occhi, riaprirli e poter dire di conoscere veramente tutta la storia.

Gli sembrava ancora di non conoscerla, quella storia. Pur avendola letta e riletta centinaia di volte, gli sembrava di continuare ad aprire e chiudere la mano intorno al nulla, all’aria. Certe volte si sentiva fuori posto, lì dentro, perché c’erano crepe nei muri e macchie di pittura che ne sapevano più di lui, in quella casa. Che avevano visto più cose, ascoltato più risate, osservato baci casti farsi più audaci e sorrisi nascere dal buio, che avevano contemplato nel silenzio mentre due anime si innamoravano, che le avevano sentite piangere, che avevano assaporato nell’oscurità della notte i loro cuori battere all’unisono mentre dormivano.

Cercando di scacciare via quella sensazione di inadeguatezza, Kurt attraversò lentamente, quasi con riverenza, la camera da letto; era ancora tutto uguale, tutto, faceva quasi impressione come il tempo sembrasse fermo. Burt si assicurava sempre di tenere la stanza pulita ma anche di lasciare tutto nella stessa posizione, ma non nella sala hobby: lì, suo figlio non aveva mai voluto che qualcuno pulisse e Burt aveva deciso di mantenere le cose invariate.

Kurt oltrepassò il tavolo rotondo – il tavolo intorno al quale loro studiavano, dove avevano imparato a conoscersi – e diede una rapida occhiata al davanzale, quello dove, se fosse stato lì prima di venire al mondo, avrebbe trovato il padre che non aveva mai conosciuto seduto con le ginocchia sotto il mento, lo sguardo fisso contro un vetro scuro, ignaro della luce che avrebbe trovato senza il bisogno di oltrepassarlo.

Raggiunse infine la seconda porta e la aprì, fermandosi un attimo a guardare. Sempre lo stesso ammasso di schizzi sparsi, di pennelli sporchi, di tele finite e altre incompiute, spartiti, mucchi inutilizzati di argilla. Sempre lo stesso ammasso di oggetti che sembravano volerlo giudicare. Chiudendosi la porta alle spalle, Kurt camminò all’interno, sfiorando con riverenza la superficie scura del pianoforte che aveva ormai imparato a suonare e cercando come sempre di non calpestare i fogli che nessuno aveva osato raccogliere da terra.

Se Kurt e Blaine non le avessero ripulite dopo, le impronte delle loro mani sporche di pittura sul pavimento sarebbero state ancora lì.

Lo sguardo fisso sul pavimento per misurare bene i suoi passi, il ragazzo si fermò di colpo, una scritta mai notata che catturò improvvisamente la sua attenzione. Fuoriusciva leggermente al di sotto di un altro foglio, che la nascondeva per metà, così Kurt si abbassò e raccolse da terra il foglio sottostante, ignorando il leggero senso di colpa che provò nel farlo.

Quando lesse finalmente cosa c’era scritto, gli mancò il respiro.

Se mai verrai al mondo, questa è per te. Per Kurt, da Kurt.

Era una canzone. E Kurt… Kurt l’aveva scritta per lui. Blaine non gli aveva mai raccontato di avergli detto in anticipo di volerlo chiamare come lui, probabilmente era successo nell’arco di tempo successivo alla pagina scritta per il suo ultimo compleanno e Blaine non parlava mai di quell’arco di tempo, era come se non fosse mai esistito, erano cose che sapeva soltanto lui e probabilmente non avrebbe mai condiviso con nessuno al mondo, neanche con lui.

All’improvviso, non si sentì più fuori posto. Perché per tutto quel tempo c’era stato un regalo per lui lì dentro, qualcosa destinata ad essere trovata da lui, e quel pensiero rese la sua presenza giusta. Era strano che quella canzone non fosse nelle mani di Blaine, pronte a consegnargliela alla prima occasione, ma quando Kurt osservò meglio il foglio capì perché: era incompleta.

Frasi tagliate e riscritte, scarabocchi, e sul finale delle note musicali che sfumavano nel nulla, in un finale che non era un finale, in un addio non detto ad alta voce. Non aveva avuto il tempo di finirla, o forse si era pentito di averla scritta, pensò all’improvviso Kurt, mordendosi il labbro inferiore, ma a quel punto l’avrebbe strappata e gettata via.

Senza concedersi il tempo di ripensarci, si voltò e si diresse a grandi passi verso il pianoforte. Si sedette, lo aprì e poi sistemò il foglio dalle scritte leggermente sbiadite sul leggio, flettendo le dita per iniziare a suonare mentre gli occhi vagavano velocemente tra note e parole, abili ed esperti, per trovarne il senso e poterlo esprimere.

Aveva la voce di suo padre, gli dicevano sempre tutti. Di Blaine. Pur non essendo legato a lui per sangue, gli somigliava nei modi di comportarsi e anche di cantare, forse perché era lui ad averglielo insegnato.

Quando iniziò a cantare, però, la sua voce profonda uscì quasi strozzata e innaturale, sconvolta dall’emozione, mentre le parole venivano lentamente assorbite dal suo cuore come fosse una spugna e la sensazione, finalmente, di essere al suo posto lo avvolgeva come una morbida carezza. Quelle parole erano per lui, solo per lui. Ed era bellissimo.

 


I wasn’t there the moment you first learned to breathe

But I’m on my way, on my way

I wasn’t there the moment you got off your knees

But I’m on my way, on my way

 

Lay down

And come alive in all you've found

All you're meant to be

And for now we'll wait until the morning light

And close our eyes to see

Just close your eyes to see

 


Le sue mani incespicavano sui tasti, una canzone ancora semi-sconosciuta perché potesse suonarla al meglio, ma non era per quello, non del tutto: era troppo intenso, troppo importante, troppo tutto perché potesse eseguire le note come se non gli importasse. Le lacrime all’improvviso si addensarono nei suoi occhi e le parole si trasformarono in singhiozzi accompagnati dalla musica.

 


A tear must have formed in my eye

When you had your first kiss

But I'm on my way, on my way

So leave a space deep inside for everything I'll miss

Cause I'm on my way, on my way

Lay down

And come alive in all you've found

All you're meant to be

And for now we'll wait until the morning light

And close our eyes to see

Just close your eyes to see

 


Era come se per tutto quel tempo Kurt lo avesse guardato, guardato davvero, in attesa che trovasse quella canzone segreta e che capisse, che sapesse che se solo avesse potuto conoscerlo lo avrebbe voluto, lo avrebbe amato tanto quanto aveva amato Blaine. Nonostante tutti gli oggetti intorno a lui, e il diario sul suo comodino, e gli aneddoti che suo padre gli raccontava, quello rese Kurt reale più di qualsiasi altra cosa, come se di colpo avesse tra le mani la prova lampante che era esistito davvero, che non era ma d'altronde che lo dico a farato e aveva scritto per lui ancor prima che venisse al mondo.

 

And when you feel no saving grace

Well I'm on my way, on my way

And when you're bound to second place

Well I'm on my way, on my way

 

So don't believe it's all in vain

Cause I'm on my way, on my way

The light at the end is worth the pain

Cause I'm on my way, on my way



Kurt smise di suonare e cantare – o piangere, o singhiozzare, non aveva importanza – e chiuse gli occhi, portandosi una mano sul cuore e rilasciando un lungo respiro liberatorio. Era una sensazione bellissima, sapere di essere stati così importanti per qualcuno così, alla cieca, sapendo di non poter mai ricevere niente in cambio. Perché era così che suo padre aveva amato: o tutto o niente, senza zone grigie né vie di mezzo né se e forse e chissà.

E adesso anche lui era parte di quella storia, non era più un narratore esterno, uno spettatore seduto nel buio a guardare il palcoscenico. Che fosse stata un’ora, o un giorno, una settimana, era stato nei pensieri di Kurt, nelle sue dita ispirate mentre scrivevano su un foglio stropicciato e macchiato d’inchiostro.

“Grazie” sussurrò ad occhi chiusi, prima di sorridere lievemente.

 


 

“Kurt?”

Kurt alzò lo sguardo dall’ammasso di fogli scarabocchiati che aveva disseminato inconsapevolmente intorno a sé, seduto a gambe incrociate sul pavimento di pietra della sala hobby della sua vecchia casa. Si tolse la matita da dietro l’orecchio e iniziò a raccoglierne alla cieca qualcuno, per impilarli l’uno sull’altro in un frettoloso tentativo di ordinarli.

Blaine si appoggiò allo stipite della porta, una gamba incrociata sull’altra, e lo fissò con aria divertita mentre lo vedeva trafficare velocemente nel tentativo di nascondergli una canzone non finita, perché era così, era sempre così: finchè non erano perfette, nessuno aveva il diritto di vederle se non lui.

“Scusami, stavo- stavo scrivendo” gli disse Kurt, mordendosi lievemente il labbro e trasalendo quando si rese conto di aver accentuato un piccolo taglio nel farlo. Era più o meno una settimana ormai che le sue labbra erano di colpo screpolate e la pelle più secca, qualche piccolo solco ai lati dei suoi occhi che non era riuscito ad idratare per quanto ci avesse provato, soltanto perché Blaine non se ne accorgesse e gli dicesse che era ancora bello come un tempo.

“Ho notato” rispose Blaine, abbozzando un sorriso. “Non posso proprio avere un’anteprima, vero?”

“Quando sarà finita, lo sai” gli disse Kurt, alzandosi lentamente da terra. “Quando sarà finita, te la farò ascoltare.”

“Va bene” acconsentì Blaine, allungando una mano verso di lui in attesa che la stringesse. Quando lo fece, lo attrasse inaspettatamente a sé in modo che i loro corpi aderissero l’uno all’altro, e in silenzio alzò l’altra mano per tracciare con l’indice il contorno dei suoi occhi, giù lungo la mascella fino ad arrivare alle labbra secche di Kurt.

“Blaine, no-“

Ma Blaine lo zittì silenziosamente con un dolce, lunghissimo bacio, inumidendogli le labbra mentre le sue braccia gli cingevano i fianchi. Kurt si abbandonò completamente, e quando si separarono i loro volti rimasero comunque vicinissimi.

“Ci sono riuscito, Kurt?” disse Blaine in un sussurro quasi inesistente.

“A fare cosa?” rispose Kurt, la voce altrettanto bassa.

“Ad essere il tuo sole. Ci sono riuscito?”

Kurt unì le loro fronti per un attimo, sospirando, prima di guadagnare la forza necessaria per rispondergli, per quanto fosse dannatamente facile.

“Sì” sussurrò, dandogli un rapido bacio sulle labbra prima di continuare. “Sì, Blaine.”

 

 

 

 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non posso dirvi quando tornerò con una nuova storia, ne ho una in cantiere da una VITA ma in questo periodo non ho mai tempo per colpa degli esami universitari. Quindi insomma, posso solo dirvi di non dimenticarvi di me :)

Grazie a tutti coloro che mi hanno seguito, anche in questo piccolo spin-off!

Siete voi che con il vostro supporto mi spingete a continuare :)

Baci, _hurricane


   
 
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